Si acquista casa anche senza mutuo

 Il mercato immobiliare si evolve rapidamente e sempre più spesso capita di trovare dei privati che acquistano una casa in tempo di crisi senza dover accendere necessariamente un mutuo. Il fatto è che non hanno così tanti soldi a disposizione per il pagamento ma ricorrono ad altri strumenti.

Risparmia sul mutuo condividendo la casa

La crisi ha bloccato le compravendite immobiliari che oggi sono molte meno e spesso oppongono un venditore che non vuole negoziare il prezzo dell’immobile per garantirsi un certo guadagno e le famiglie che non hanno a disposizione i soldi necessari per l’acquisto.

Aumentano gli importi dei mutui

Secondo un’indagine di Supermoney esistono almeno tre alternative all’accensione di un mutuo ipotecario: il rent to buy, il buy to rent e l’help to buy. Approfondiamo i primi due metodi.

Il primo dei tre consiste nella sottoscrizione di un contratto di locazione che dopo un periodo di tempo prestabilito si trasforma in contratto di compravendita. In pratica con le rate diluite nel tempo si paga l’importo dell’immobile al proprietario anziché alla banca.

Il buy to rent è un meccanismo simile ma si parte con il contratto di compravendita a pagamento rateizzato. Il passaggio di proprietà è immediato ma se il debitore è inadempiente, l’ex proprietario è tutelato.

 

 

Ottenere un prestito senza busta paga

 Oggi, anche sul fronte dei prestiti, i tempi stanno cambiando e se prima senza busta paga, da una finanziaria non si otteneva niente, adesso tutto è cambiato e l’assenza della “garanzia lavorativa” non è discriminante per l’individuazione di un buon debitore.

Caratteristiche e vantaggi della cessione del quinto

La busta paga, indice di un buon lavoro, è sicuramente una discriminante di successo nell’accesso al credito ma oggi è anche vero che i lavori a tempo indeterminato sono una chimera, sono una normalità cui pochissimi eletti hanno accesso. Il mercato del lavoro è diventato molto flessibile e le finanziarie si stanno adeguando.

Caratteristiche prestiti personali

Oggi esistono quindi delle alternative al prestito con busta paga. Una di queste è la presentazione di documenti che attestino altri tipi di reddito, per esempio una rendita legata alla proprietà di un immobile. Un ragazzo che abbia ereditato una casa e l’abbia affittata, può dimostrare con un regolare contratto d’affitto, di avere un’entrata fissa.

Esistono poi altre garanzie, tra cui la fideiussione bancaria che è un documento con cui la banca si fa praticamente garante della capacità di credito di chi richiede un prestito. La cambiale, l’ipoteca e il pegno sono ulteriori forme di garanzia usate per dimostrare di poter pagare la somma richiesta a rate.

La contrazione del credito alle imprese nel 2012

 Una recente analisi condotta da Standard & Poor’ s ha rilevato come nel corso del 2012 le imprese italiane abbiano dovuto affrontare una considerevole contrazione della quantità del credito finanziario loro concesso. Solo l’ anno scorso, infatti, secondo i dati riportati nel rapporto, le aziende italiane hanno avuto, in totale, 44 miliardi di euro in meno dalle banche. 

Sono le banche a togliere fiato alle imprese

 Standard & Poor’s, l’agenzia di rating, categorica come sempre, spiega che a determinare questa grave crisi economica hanno contributo soprattutto le banche. Per il soffocamento delle imprese sono proprio gli istituti di credito a doversi mettere una mano sulla coscienza.

Prestiti online sempre meno accessibili

L’agenzia di rating, nel suo rapporto sui finanziamenti alle aziende nel nostro paese, indagando l’atteggiamento degli istituti di credito nostrani verso le imprese nel 2012, ha dedotto che sono alla base del disagio economico di molto realtà “industriali”.

L’Italia promossa dall’Europa

Nel dettaglio sembra che l’anno scorso le imprese italiane siano state decurtate di 44 miliardi di euro di finanziamenti prima erogati dalle banche. Il rapporto completo di Standard&Poor’s spiega che questa situazione è da considerarsi drammatica perché il 92 per cento delle imprese si affida per il sostentamento al credito erogato dalle banche. 

Quindi, il credit crunche esasperato, unito alla pressione fiscale sulle imprese, ha avuto come effetto l’indebolimento delle PMI. Per questo è importante, secondo l’agenzia di rating, provvedere il più presto possibile all’allentamento della legislazione d’impresa e fiscale per le PMI, al fine di avere anche delle emissioni obbligazionarie che possano sostenere la crescita produttiva tricolore.

La percentuale delle obbligazioni sul totale dei finanziamenti dovrebbe crescere fino all’11-14 per cento.

 

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

 Il premier giapponese ha sempre detto di essere disposto a fare di tutto per stimolare l’economia del paese e per far sì che il mercato interno si vivacizzi. Il piano di crescita previsto determina l’iniezione nel mercato di altri 500 miliardi di dollari tra qualche mese.

Tutto in vendita sul mercato

Una tensione praticamente inversa a quella americana, visto che negli USA la Fed ha deciso addirittura di ridurre gli stimoli economici per eliminarli il prima possibile. In tutta questa situazione, i mercati sono in attesa della pubblicazione del beige book e della riunione della BCE che dovrebbe decidere del taglio dei tassi.

Sull’Eurozona, purtroppo, le previsioni non sono così rassicuranti. Per questo i mercati giapponesi e non solo, nella giornata di oggi risultano particolarmente colpiti dalla volatilità. I listini hanno raggiunto ancora una volta i massimi storici e continuamente ci sono dei rimbalzi.

Borse positive mentre Tokyo precipita

Il problema, almeno a livello finanziario, è che non si chiarisce bene la posizione degli investitori. Questi sanno che l’urgenza di alcuni provvedimenti persiste così come la debolezza della ripresa economica. Le borse non fanno che restituire nelle quotazioni questa sensazione d’incertezza. Con riferimento al caso particolare del Giappone, scopriamo che Shinzo Abe ha contribuito allo shock del mercato e con il programma economico annunciato ha fatto calare di 3,86 punti percentuali il Nikkei.

Come regolarsi per l’acconto IMU di giugno

 Ma l’IMU non era stata abolita? No, per l’abolizione il dibattito è ancora vivo poiché una manovra del genere comporta il reperimento di fondi che il governo adesso non ha. La prima rata dell’IMU, quella da pagare entro il 16 giugno, è stata soltanto sospesa per alcune categorie di contribuenti. Per gli altri, ecco qualche informazione utile per non trovarsi in difetto con il fisco.

Difendersi dai cambi in corsa sull’IMU

L’IMU, quindi, non è stata abolita e per i proprietari di 28 milioni di immobili sparsi nel nostro paese, la scadenza indicata si approssima sempre di più.

La prima cosa da sapere è che se la casa in cui si abita è classificata in una categoria da A/2 ad A/6, l’acconto del 50 per cento previsto per giugno è sospeso ma se la casa rientra nelle categorie A/1, A/8 e A/9, l’acconto deve essere versato.

Lo stop Imu solo sulla prima casa anche se…

Quindi non sono esentati da questa scadenza, coloro che posseggono una casa di lusso, una villa, un castello o un palazzo storico. Le case per le quali, al contrario, l’acconto è sospeso, sono le abitazioni di tipo civile, quelle di tipo economico, le abitazioni di tipo popolare, le abitazioni di tipo ultrapopolare e le abitazioni di tipo rurale.

Indesit rinnova l’azienda

 Indesit è una delle aziende italiane oggi più in vista nel panorama nazionale. La sua base è a Fabriano ma in questi giorni sta diventando un caso nazionale visto che i vertici dell’azienda hanno presentato ai sindacati un programma per la salvaguardia della produzione e la razionalizzazione dell’azienda.

 La possibile espansione di Geox

Il presupposto è che con i costi che vigono oggi in Italia, non è facile né sostenibile tenere in piedi un’impresa nello Stivale. Per questo l’azienda ha deciso in via del tutto provvisoria, di trasferire la produzione in paesi meno costosi come la Polonia e la Turchia. Cosa ne sarà dei centri Indesit aperti in Italia? Sono tre e diventeranno dei modelli di sviluppo, concentrati di innovazione.

 Lavorare in Indesit

Il piano di salvaguardia e razionalizzazione è stato presentato dalla Indesit a Roma poiché non si tratta di una questione meramente aziendale, visto che in ballo c’è la completa riorganizzazione del gruppo. Oggi, in Italia, l’azienda Indesit impiega circa 1.400 persone e per la gestione del sistema si serve di 25 dirigenti. Poi sono da inserire nel computo del personale anche 150 impiegati delle sedi centrali e circa 1.250 persone tra operai e impiegati di fabbrica.

La Fiom, nel leggere la proposta ha sottolineato che la situazione Indesit non è altro che l’espressione della situazione drammatica delle imprese presenti nel nostro paese.