I poveri sono sempre meno numerosi

 Secondo l’Economist sono in calo le persone che vivono sotto la soglia di povertà. Rispetto al 1990, la lista si è praticamente dimezzata e non è escluso che nonostante la crisi diminuiscano ancora i poveri presenti nel nostro universo.

La sperimentazione italiana sul reddito minimo

L’Economist ha dedicato alla povertà la copertina di questa settimana spiegando che oggi i governi hanno lottato in modo efficace contro la povertà. Nel 2000 l’ONU aveva stabilito degli obiettivi di sviluppo includendo anche la riduzione del numero dei poveri. Le persone che vivevano in condizioni di povertà dovevano dimezzarsi entro il 2015.

Con due anni di anticipo è stato praticamente raggiunto l’obiettivo. Anzi, a dire la verità, il dimezzamento del numero di poveri è arrivato già nel 2010, anno in cui sono stati confermati i dati già rilevati nel 2008. Diciamo che tutto si è compiuto con 5 anni d’anticipo. Adesso possiamo dire che soltanto il 21 per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1,25 dollari al giorno.

I consumi parlano del peggioramento dell’Italia

Nel 1990 a vivere con meno di un dollaro al giorno era il 43 per cento della popolazione mondiale, vale a dire 1,9 miliardi di persone. I “nuovi” poveri sono adesso poco meno di 1,1 miliardi. Adesso però ci sono da raggiungere tutti gli altri obiettivi che riguardano lo sviluppo economico, sociale e culturale della popolazione.

Casero parla del nuovo Fisco

 Il viceministro dell’ Economia e delle Finanze Luigi Casero, in alcune interviste rilasciate in questi giorni, ha svelato il volto del nuovo Fisco, quello che a partire proprio da questo mese prenderà gradualmente forma con l’ entrata in vigore di una serie di provvedimenti che andranno a caratterizzare il dopo Equitalia.

>Lotta all’ evasione fiscale ancora in alto mare

677 milioni di euro per ENI

 Ancora una notizia positiva per i bilanci dell’Eni. L’azienda infatti ha chiuso l’accelerated bookbuilding ed ha ceduto il 6,7 per cento di Galp portando nei forzieri aziendali ben 677 milioni di euro. Il titolo, dopo questa operazione, ha dimostrato di tenersi bene a galla nei mercati.

Eni vuole un risarcimento da Report

Il pacchetto di azioni Galp nelle mani di Eni è stato finalmente ceduto. L’incasso oggi nelle mani del Cane a sei zampe è stato di 677,6 milioni di euro. L’operazione è stata conclusa con successo. Si è trattato di un accelerated bookbuilding indirizzato soprattutto agli investitori istituzionali qualificati.

Alla fine dell’operazione di è scoperto che il prezzo finale per le singole azioni Galp è stato di 12,22 euro. L’operazione, per essere regolata, dovrà attendere ancora qualche giorno. Mercoledì, infatti, ci sarà la consegna dei titoli agli investitori e ad ENI verrà pagato il corrispettivo dell’operazione.

Aumenta la cedola ENI

Questo tipo di accordo rientra in un progetto più ampio annunciato dall’ENI che desidera rimettere sul mercato tutte le quote di partecipazioni azionarie non considerate strategiche al fine di concentrare un maggior numero di risorse su attività ad ogni modo più remunerative.

Scaroni aveva già detto lo scorso anno, per esempio, che la compagnia portoghese Galp non era nelle mire dell’ENI.

Il lusso contro i falsari

 L’economia del lusso tiene in piedi i listini italiani. In più di un’occasione s’è visto che i marchi legati ai beni di lusso, hanno sopravvissuto meglio alla crisi anche per il fatto che sono più esposti e più attivi sui listini internazionali. Oggi, quindi, sembra più che mai necessario che le imprese del lusso s’impegnino direttamente nella lotta contro i falsari.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

I  primi a scendere in campo sono i giudici del tribunale di New York che hanno puntato il dito contro alcuni falsari cinesi che hanno sfruttato la potenza del web per costruire una vera e propria roccaforte in grado di custodire e commercializzare beni falsi.

I falsari cinesi in questione si occupavano soprattutto della contraffazione di orologi di lusso. I primi ad indignarsi per questo “traffico alternativo” sono stati i manager del gruppo svizzero Richemont che hanno ricorso al tribunale americano per mettere al sicuro il loro business. I due personaggi incriminati sono Tony Chen e Fan Bao Dian che commerciavano prodotti dei marchi Cartier, Baume&Mercier e Jaeger-LeCoultre.

Ferragamo vede bene anche il 2013

Il commercio di questi falsi beni veniva effettuato su 2700 siti internet diversi di cui è stata disposta la chiusura.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

 La Corte dei Conti ha spiegato che gli strumenti nelle mani di chi lotta contro l’evasioni fiscale non sono affilati e infatti la battaglia in questione è stata definita ondivaga. Lo stesso redditometro che ha tempestato i giornali economici per diversi mesi, oggi è valutato come uno strumento dalla potenzialità limitate.

Battuta d’arresto per il redditometro

La Corte dei Conti, forse per la prima volta in modo esplicito, se la prende con il governo di Monti e soprattutto con i suoi contabili che hanno usato strategie e strumenti ondivaghi e contraddittori, insomma non sono riusciti a far venire allo scoperto quei tratti oscuri del fisco italiano.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

L’emersione del lavoro e dei redditi in nero era stata affidata a redditometro e spesometro. Oggi rispetto ai due metodi di controllo c’è molto scetticismo, si crede infatti che oltre a non risolvere i problemi, rischiano di stimolare ancora una volta e ancora di più il nero.

La lotta all’evasione fiscale, invece, secondo la Corte dei Conti, deve essere efficace perché è l’unico modo per rimettere in sesto i bilanci dello Stato. Adottare dei provvedimenti contraddittori non fa bene a nessuno e il rischio è che si disperdano le energie. Una maggiore chiarezza nella lotta sembra essere necessaria.

Tutto in vendita sul mercato

 Tutto, ancora una volta, è dovuto al rallentamento dell’economia cinese che oltre ad influire sulle quotazioni europee ed americane, incide profondamente anche sui listini azionari giapponesi. La borsa di Tokyo ha guadagnato parecchio nell’ultimo semestre e soltanto a maggio ha chiuso le contrattazioni in rosso.

Borse positive mentre Tokyo precipita

Si sono scatenate le vendite che in qualche modo influenzano anche l’andamento dei mercati europei. Per esempio lo spread tra Btp e Bund si è fermato a 265 punti, mentre sul fronte delle materie prime è in calo il prezzo del petrolio dopo le decisioni rese note dall’OPEC.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Per quanto riguarda l’indice PMI del Vecchio Continente, siamo in una fase di ripresa, l’indice è in ascesa anche se l’economia resta comunque nel recinto della contrazione. Molti analisti hanno pensato che questo cambio di fronte nelle quotazioni fosse dovuto al cambio del mese.

Giugno, infatti, potrebbe essere un mese all’insegna della volatilità con una serie di correzioni su tutti i mercati. La borsa di Tokyo, in più, sembra davvero oscillare sotto il peso della politica espansionista a livello monetario, decisa da Shinzo Abe.

Il Nikkei è in calo del 3,7 per cento e gli analisti danno la colpa  sia all’economia cinese sia, sotto il profilo monetario, al rafforzamento dello yen rispetto al dollaro americano.

La doppia faccia del lavoro: cresce al Nord ma crolla al Sud

 Quello che sembra ormai essere un clichet della nostra Italia viene costantemente confermato dai numeri. La disoccupazione è una spina nel fianco, molto più lunga in quello del Sud e sempre più corta in quello del Nord.

Se si tengono in considerazione gli ultimi anni di crisi si noterà che al Sud e sulle Isole sono stati distrutti più di 335.500 posti di lavoro.

Nel settentrione, invece, ne sono stati creati circa tredici mila.

I dati sono stati forniti durante il ventiquattresimo Report Sud, a cura di Diste Consulting-Fondazione Curella.

Mai come oggi, dunque, il Paese è spaccato in due, con un Mezzogiorno ‘alla frutta’ e un Nord in risalita.

Qualcuno, forse, non si fiderà delle statistiche, ma il dato è palese.

Spaccatura profonda

Non è solo il dato occupazionale a distinguere in maniera pesante Nord e Sud. In ogni comparto importante la differenza è netta.

Ad esempio, durante lo scorso anno. Il Prodotto interno lordo è diminuito del 3,4% a fronte di un calo del 2% nel Centro/Nord. Per l’economia meridionale si parlava della quinta diminuzione consecutiva nell’arco degli ultimi cinque anni, che ha fatto tornare il livello del Pil indietro di oltre il 10%, mentre per l’area centro settentrionale il consuntivo 2012 rappresenta una inversione di tendenza, al termine di un biennio di parziale recupero delle perdite subite nel 2008/2010, per cui la flessione del Pil in confronto al 2007 ha toccato il 6%.

In Italia chiudono anche le aziende straniere

 La crisi colpisce (inevitabilmente) anche le imprese edili create dai lavoratori romeni presenti in Italia. Stesso dicasi per i negozi che vendono frutta e verdura in mano ai cingalesi, o per i negozi gestiti dai cinesi o dai marocchini.

Non c’è scampo per nessuno. Un tempo l’Italia era considerata la ‘terra promessa‘ in cui creare il proprio business. Oggi, con sommo dispiacere, non c’è più gloria neanche per gli immigrati.

Le piccole imprese soffrono come non mai per via della recessione. La caduta dei consumi, dunque, si abbatte anche sulle piccole aziende guidate da extracomunitari.

In dodici mesi, dal 2011 al 2012, la presenza di queste attività imprenditoriali in Italia è diminuita del 6,7 per cento.

Le numerose piccole aziende straniere presenti sul territorio si basavano sul basso costo del lavoro per contrastare la crisi. Ma la crisi ha avuto il sopravvento.

Un calo progressivo

Così, mentre sino al 2011 la presenza di ditte straniere regolarmente iscritte all’albo faceva registrare una continua crescita, dall’anno scorso la tendenza si è invertita. Nel 2007 erano 167.000, nel 2011 erano 249.000, ma nel 2012 sono scese a 232.000.

Sono dunque 16.796 le imprese con titolare straniero che hanno chiuso in un anno.

Allarme CISL su disoccupazione

 Ieri, 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni ha lanciato l’ allarme sulla situazione del mercato del lavoro italiano, ribadendo l’ urgenza di far fronte al problema della crescente disoccupazione nel nostro Paese. Di questo passo, ha affermato infatti il segretario, l’ Italia rischia di diventare una Repubblica fondata sul non – lavoro, parafrasando e rielaborando il primo articolo della nostra Costituzione.

>Crisi occupazionale nel settore industriale

Conto alla rovescia per il Redditometro

 Il processo di revisione e di semplificazione del cosiddetto Redditometro, lo strumento messo a punto dall’ Agenzia delle Entrate per porre fine al problema dell’ evasione fiscale, è giunto ormai alla sua fase definitiva e a breve, forse già nel corso di questa settimana o al massimo della prossima, lo strumento potrebbe entrare in funzione.

>Arriva la versione definitiva del redditometro