La fine del segreto bancario svizzero

 La Svizzera non è più quella di una volta, quell’impenetrabile regione dell’Europa in cui i conti bancari erano al sicuro. Anche se forse, sicuro, non è il termine corretto visto che di sicurezza si può ancora parlare ma la trasparenza imposta alla Confederazione da alcuni accordi, ne mina alla base il segreto bancario.

Questa questione è stata al centro di una diatriba che ha opposto la Svizzera agli Stati Uniti nella lotta all’evasione fiscale. Ma i conti che sono detenuti dagli stranieri in Svizzera, adesso, non saranno più così intoccabili. Negli ultimi anni, infatti, non solo gli Stati Uniti ma anche tanti altri paesi come la Germania e il Regno Unito, hanno accelerato le pratiche per far sì che si recuperassero le tasse evase, legate alle operazioni non dichiarate.

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Molto è successo in questi ultimi anni. Basta pensare che nel 2009 l’UBS ha dovuto corrispondere una sanzione di 780 milioni di dollari agli Stati Uniti per aver indotto moltissimi contribuenti a nascondere i loro traffici nei conti considerati supersegreti e localizzati in Svizzera.

Il segreto bancario svizzero in pericolo

L’indagine è stata poi estesa anche alla Credit Suisse e ancor più di recente, per la pressione fatta dagli Stati uniti, è stata portata davanti al banco degli imputati anche la Wegelin, una banca privata.

 

Il roaming non sarà più a pagamento

 Il mercato delle telecomunicazioni si è rinnovato molto e adesso in poco tempo è necessario gestire una serie di questioni scottanti, per esempio il roaming. In Europa, per effetto delle trasformazioni indicate, infatti, sembra che il roaming UE sia destinato a scomparire. Si sta occupando della faccenda il commissario europeo Neelie Kroes.

Questa persona è il Commissario europeo per l’agenda digitale e di recente ha tenuto un discorso al Parlamento Europeo, dedicato proprio al roaming. Le domande emerse, alle quali adesso l’Europa dovrà dare una risposta, sono queste: si possono eliminare le tariffe di roaming per i cellulari all’estero? Si può liberalizzare l’accesso ad internet ovunque e per tutti i cittadini dell’UE?

51mila abbonati in meno per Sky

Il progetto che nascerà dalla risposta a queste domande è senza dubbio ambizioso ma soprattutto è destinato a rivoluzionare il mercato perchè impone che a fronte di numerosi benefici per i clienti, ci sia una concorrenza diversa tra gli operatori.

Un miliardo e mezzo di telefonate in meno nel 2012

Il modo che ha l’Unione Europea di organizzare il mondo delle telecomunicazioni, comunque, non piace ad alcune società che ultimamente hanno espresso delle riserve all’indirizzo dell’UE. Si tratta ad esempio della società spagnola Telefonica, di Vodafone e della società francese France Telecom.

Il regolamento eccessivo del sistema non va giù agli attori principali.

Cosa ha deciso l’UE per il nostro paese

 Il nostro paese, dopo il governo Berlusconi, era entrato nella procedura di deficit e soltanto la strenua difesa del rigore dei conti pubblici, aveva in qualche modo consentito all’Italia di riscattare la propria immagine sull’altare europeo.

A distanza di un anno e mezzo dall’operato di Monti, si traggono un po’ di conclusioni e sembra che la Commissione Europea, valutato l’impegno tricolore, abbia deciso di sospendere la procedura per deficit eccessivo. Una notizia che senz’altro suona come positiva ma nella pratica, in cosa si traduce? Adesso, cosa può fare il nostro paese? Potrà spendere tutti i soldi che risultano a disposizione?

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

Insieme a questa decisione, che deve ancora essere ratificata dal Consiglio dell’UE, sono state fornite una serie di raccomandazioni al nostro paese al fine di continuare sulla strada del risanamento economico. In Europa, comunque, ci sono altri paesi che hanno subito una procedura contro il deficit eccessivo, che non è proprio uno strumento punitivo, quanto piuttosto un modo per distogliere i paesi dalle spese eccessive.

Stime Eurostat sul debito pubblico italiano

Su 27 stati membri che formano l’Europa, il Consiglio Europeo ha aperto una procedura di deficit nei confronti di ben 25 paesi. Si sono salvate soltanto l’Estonia e la Svezia. Attualmente, poi le procedure sono ancora aperte per 20 paesi.

Chiuso per riciclaggio Liberty Reserve

 Non soltanto un sistema per lo scambio di soldi ma piuttosto un modo per riciclare denaro sporco. E’ questo cambio di prospettiva sul servizio Liberty Reserve che ha fatto sì che il servizio fosse chiuso gettando un’ombra sulla storia economica degli Stati Uniti.

Non sentirete parlare molto di questo affare anche perché il servizio Liberty Reserve non è certo tra i più diffusi in Occidente e in Europa. In generale si tratta di un servizio online usabile in tutto il mondo per completare le transazioni economiche.

Abbandonate le monete di piccolo taglio

Il fondatore di Liberty Reserve, oggi, è accusato di riciclaggio di denaro sporco da un procuratore degli Stati Uniti di New York. Il servizio, infatti, ha permesso a moltissimi malintenzionati di spostare denaro recuperato in modo illecito per un valore che supera anche i 6 miliardi dollari.

Il Vaticano stoppa le carte di credito

Oltre al suo fondatore, che si chiama Arthur Budovsky, sono finite nel cosiddetto registro degli indagati altre sei persone che avrebbero gestito “fisicamente” le attività illecite censite dal sistema.

Tanto per essere più precisi sulle origini e sul funzionamento di Liberty Reserve, ricordiamo che ha la sua sede in Costa Rica e che consente di trasferire denaro ad altre persone, che sono identificate soltanto tramite nome e cognome, data di nascita ed email.

10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler

 La fusione tra Fiat e Chrysler, ormai, è il grande tormentone del mercato finanziario ma adesso sembra di essere arrivati davvero agli sgoccioli. La scadenza per la fusione di queste realtà industriali, infatti, è stata procrastinata al massimo fino all’estate, sempre che riesca il coinvolgimento delle banche necessarie a concludere l’operazione a livello finanziario.

Poi, entro la fine dell’anno, ci dovrà essere il completamento della fusione anche dal punto di vista amministrativo. Insomma, il futuro di Chrysler e Fiat è unico. Adesso la parola sull’operazione spetta al Ministro dello sviluppo economico che ha già dichiarato di voler approfondire che impatto ha questa operazione sull’Italia.

Fiat-Chrysler, un affaire da venti miliardi di dollari

La Fiat ha gli obiettivi chiari, nel senso che punta a scalare Chrysler fino al 100 per cento ma per farlo ha bisogno delle banche e in particolare di un finanziamento di 10 miliardi di dollari. Dove sono questi soldi? Secondo gli analisti di Bloomberg, potrebbero presto entrare in campo la Bank of America, la Deutsche Bank e poi anche BNP Paribas e Goldman Sachs. Con questi aiuti la Fiat dovrebbe riuscire a rilevare il 41,5 per cento della Chrysler.

Fiat Industrial emigra in Regno Unito per pagare meno tasse

I 10 miliardi menzionati servono in parte per finanziare l’acquisto di questa quota Chrysler da parte della Fiat, circa 4 miliardi, il resto serve poi per assottigliare il debito in scadenza.

Non calo ma crollo della produzione industriale

 L’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi, tanto per citare un noto film spagnolo e questa situazione dipende molto da quello che stanno vivendo le aziende, le industrie del nostro paese. Il centro studi di Confindustria, per l’appunto, ha realizzato un report ad hoc che fa presagire il peggio per lo Stivale.

L’industria italiana in cattive acque

Il centro studi di Viale dell’Astronomia ha spiegato che la produzione industriale, soltanto a maggio, rispetto ad aprile, è diminuita dello 0,1 per cento, mentre a livello previsionale erano stati fatti i conti con un incremento della produzione dello 0,2 per cento sul mese di marzo. A peggiorare visibilmente è stato soprattutto il settore manifatturiero.

Sempre con riferimento al mese di maggio si apprende che il gap della produzione industriale rispetto al periodo precedente alla crisi, quindi rispetto al mese di aprile 2008 è del -24,6 per cento. Non più soltanto una diminuzione ma un vero e proprio crollo della produzione industriale.

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Se il paragone è fatto rispetto al mese di maggio del 2012 e se il calcolo è effettuato al netto del numero delle giornate lavorative che possono essere differenti, allora la diminuzione della produzione industriale è pari al -3,2 per cento.

Rispetto agli ordini industriali c’è stata una diminuzione del volume dello 0,4 per cento con riferimento ad aprile 2013.

 

Fino al 10 giugno per il 730

 Chi compila il modello 730 per la dichiarazione dei redditi e lo fa presentando i documenti al Caf oppure ai commercialisti, ha qualche giorno in più per completare la pratica. E’ stato infatti stabilito che la scadenza per l’invio delle dichiarazioni riferite all’anno d’imposta 2012, è il 10 giugno 2013.

Adesso sembra che si stia studiando, a livello governativo, anche una proroga per le scadenze di pagamento, per il versamento delle imposte che, senza alcuna maggiorazione, potrebbero non dover essere pagate entro il 17 giugno ma entro l’8 luglio prossimi.

Spese defiscalizzate nella dichiarazione dei redditi

Il termine per la consegna dei documenti relativi al 730 e necessari per ottenere l’assistenza fiscale da parte dei contribuenti, slittano al 10 giugno e questo comporta che anche gli intermediari fiscali abbiano più tempo per riconsegnare ai contribuenti la dichiarazione dei redditi elaborata.

Detrazioni per spese mediche nell’Unico PF

La scadenza originale era stata fissata al 17 giugno mentre sembra che adesso si possa “temporeggiare” fino al 24 giugno prossimo.

I modelli, a loro volta, dovranno essere trasmessi non più entro il 30 giugno ma entro l’8 luglio. Il nuovo calendario è stato fissato da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che sta per essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dopo che il Consiglio dei ministri l’ha firmato il 29 maggio.

Per la proroga ufficiale del pagamento delle imposte, invece, occorrerà attendere un po’.

Lo scorporo della rete Telecom

 Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, l’ultimo che si è svolto in questi giorni, è stato molto operativo nel senso che ha avviato le pratiche per scorporare la rete aziendale. Il cda è stato molto veloce ma non si è escluso il via alla cosiddetta societarizzazione della rete d’accesso. Entro una settimana, cioè entro il 5 giugno, ci sarà una nuova riunione concentrata sul documento legato all’affare 3 Italia.

Tagliato il rating di Telecom

In pratica, due mesi fa, l’11 aprile, il consiglio d’amministrazione di Telecom aveva dato al management Telecom l’incarico di definire il percorso di fattibilità per la separazione della rete di accesso di Telecom Italia. E’ stato dunque approvato un percorso che avrebbe dovuto portare alla separazione della rete di accesso di Telecom Italia. Poi è stato deciso per la societarizzazione della rete di accesso da far rientrare in una OPAC.

Finito il Cda Telecom, panico in borsa

Questa nuova struttura deve fornire dei servizi essenziali: l’Ull, cioè l’Unbundling del Local Loop e il Vula, vale a dire il Virtual Unbundling Local Access per le reti di nuova generazione basate su architetture fibra fino al cabinetto (FttCab) e fibra fino in casa (Ftth).

Nella società della rete d’accesso è probabile che possa entrare anche la Cassa Depositi e Prestiti, almeno per quel che riguarda il capitale.

 

In Italia bisogna aiutare i giovani

 Nella triste classifica dei paesi che hanno il maggior numero di disoccupati che non hanno ancora raggiunto i 25 anni, il nostro paese si posiziona al quarto posto visto che in Italia 39 under25 su 100 sono in cerca di un’occupazione. Peggio di noi riescono a fare soltanto la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Nei primi due paesi il tasso di disoccupazione giovanile è al 40 per cento, in Portogallo si scende al 40.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

La descrizione che riguarda l’Italia è molto completa e molto triste visto che nel computo dei disoccupati si annoverano anche il 21,5 per cento dei cosiddetti NEET cioè i giovani che sono senza lavoro e sono anche fuori dal circuito di formazione ed educazione. L’11 per cento di questa porzione di giovani è ormai scoraggiato, disilluso e ha smesso di cercare un’occupazione perché convinto che il lavoro in Italia non ci sia.

La più grande sfida è l’occupazione

A spiegarlo è il direttore della divisione lavoro dell’OCSE che spiega che a lungo andare anche reintegrare queste persone nel ciclo di lavoro sarà sempre più complicato perché chi non cerca lavoro e chi non si dà da fare per lavorare anche saltuariamente, manca dell’esperienza necessaria per poi trovare un’occupazione valida.

Per questo, secondo l’OCSE, la disoccupazione giovanile è il primo punto sul quale è necessario insistere a livello di riforma.

Borse positive mentre Tokyo precipita

 In Giappone, la borsa, si caratterizza per l’eccessiva volatilità anche se c’è da dire che negli ultimi 6 mesi gli scambi di Tokyo sono cresciuti del 10 per cento. Adesso, l’ultima notizia riguarda una correzione positiva legata al rialzo che ha contraddistinto lo yen.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Piazza Affari, allo stesso modo, ha archiviato le contrattazioni in terreno positivo chiudendo con il +0,6 per cento. Nel caso italiano i rialzi sono dedicati alla collocazione effettuata dal Tesoro dei Btp a cinque e dieci anni. La cedola per questi ultimi prodotti è salita fino al 4,14 per cento, il tutto mentre lo spread cresceva fino a 260 punti.

Visto che le borse sono tutte legate tra loro, dobbiamo anche accennare a quello che sta succedendo in America dove è noto che nel primo trimestre d’analisi, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2,4 per cento, con il progressivo aumento dei sussidi di disoccupazione.

Come evitare il rischio nei mercati volatili

Tutti questi scenari appena descritti fanno sì che si deduca che l’irrazionalità guida l’andamento del mercato visto che i dati macroeconomici danno l’idea di essere in una fase crescente, mentre i listini proseguono sì in salita, ma in modo molto cauto.

Certo, almeno per il versante americano, sono state provvidenziali le parole di Bernanke che ha detto di non escludere una prosecuzione del piano QE.