I mercati rischiano la bolla finanziaria?

 In un momento molto delicato a livello economico e finanziario ci si chiede se le oscillazioni dei prezzi e dei valori delle azioni, non siano da mettere nella cornice di una bolla finanziaria. Certo è che nonostante i risultati dell’OCSE sono da considerarsi in rallentamento sia Wall Street che Tokyo.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Quello che molti analisti, quindi, cercano di suggerire è che i mercati finanziari hanno iniziato a vacillare dietro le continue oscillazioni delle quotazioni che vanno avanti dal 2009 in modo molto insistente. La liquidità che si è mossa negli scambi delle borse ha determinato un aumento del valore di Wall Street che ha raggiunto i record storici. Una considerazione analoga riguarda Francoforte e Tokyo. La borsa giapponese, per esempio, in sei mesi ha guadagnato addirittura l’80 per cento, per via degli stimoli monetari della BoJ.

Il FMI sulla crescita cinese

A questa situazione, specie all’incremento del valore del mercato giapponese, sta provando ad opporsi la Fed che ha deciso in prima battuta di mettere fine al piano di QE entro la fine dell’anno. In un secondo momento è tornata sui suoi passi dicendo di voler ridurre il piano di QE che oggi prevede l’iniezione di 85 miliardi di dollari al mese nel mercato.

Il risultato di questo batti e ribatti è stato un calo del Dow Jones e dello S&P500 e l’aumento della volatilità sul mercato giapponese.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

 L’OCSE ha pubblicato il suo rapporto semestrale dedicato all’economia mondiale ed ha ribadito che la ripresa economica è una realtà in molti continenti. Quello che sta succedendo in Europa e quello che sta succedendo in Italia in particolar modo, induce a non dare credito alle previsioni dell’organizzazione internazionale.

Perché si teme la decrescita cinese

Invece, leggendo bene il rapporto OCSE si trova una spiegazione per la determinazione dei risultati dell’indagine: la crescita economica è ricominciata ma prosegue con velocità diverse nelle diverse parti del mondo. Il capoeconomista dell’OCSe dice:

“La crescita globale è ancora deludente, ma i miglioramenti sono evidenti”.

Certo è che finora migliorano soltanto le economie legate a quella americana, dunque danno segnali visibili di crescita soltanto gli Stati Uniti. In Giappone e poi in Europa i progressi da fare sono ancora tanti, forse troppi. Il settore finanziario, con i progressi compiuti negli ultimi mesi, è certamente di supporto alla ripresa economica ma in Europa si deve ancora affrontare con determinazione il problema della disoccupazione.

Il FMI sulla crescita cinese

Le previsioni dell’OCSE, dunque, parlano degli Stati Uniti che proseguiranno nel cammino della crescita più velocemente delle altre economie. L’Eurozona, al contrario, per tutto il 2013 continuerà a persistere nel recinto della recessione e il miglioramento, sempre graduale ci sarà dal 2014 in poi. Il Giappone crescerà ma con un ritmo molto irregolare.

 

Il futuro degli investimenti è in Africa

 La Cina non è più un terreno d’investimento privilegiato per chi vuole far fruttare i propri capitali, infatti, secondo gli analisti di JP Morgan è bene cambiare continente e spostarsi dall’Asia all’Africa. Insomma è arrivato un invito palese a guardarsi intorno in questo periodo che potremmo definire di gran cambiamento.

Il Fondo Monetario Internazionale – come abbiamo avuto già modo di dire – qualche giorno fa ha abbassato le previsioni di crescita della Cina dall’8 al 7,75 per cento. Una flessione quasi impercettibile in termini percentuali che però getta qualche ombra sull’andamento futuro dell’economia di Pechino.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

Per questo motivo molti banchieri internazionali hanno deciso di sondare altri terreni d’investimento e sono arrivati alla conclusione che si possono trarre molti benefici dai mercati dell’area sub-sahariana. I primi ad interessarsi al business africano sono stati gli analisti di Jp Morgan, ma alla definizione di queste opportunità ha contribuito anche la ICBC.

Morgan Stanley e gli investimenti del 2013

Un discorso analogo è stato fatto anche dalla Standard Chartered che ha definito il mercato africano come un mercato in forte espansione, visto che a livello politico la governance sta migliorando e la stabilità dei governi aumenta di giorno in giorno.

Come nel caso dell’Europa, sarà sufficiente consolidare i traguardi politici per poi arrivare alla stabilità economica.

Le violazioni IVA sottoposte a sanzione

 Ogni cittadino ha un profilo di contribuente che gestisce in autonomia o affida alle competenze del sostituto d’imposta. Certo è che in entrambi i casi può capitare di sbagliare. Gli errori non sono tutti dello stesso tipo e altrettanto di può dire delle sanzioni correlate.

Infatti, esistono ad esempio, le cosiddette violazioni formali, i famosi vizi di forma che non hanno un effetto sulla determinazione della base imponibile sulla quale poi si calcolano le tasse da pagare. In più le sanzioni formali non arrecano pregiudizi all’esercizio delle azioni di controllo da parte dell’Ente finanziario.

Novità nella fatturazione IVA

Sicuramente, se l’Agenzia delle Entrate o un altro controllare, dovesse occuparsi delle violazioni sostanziali piuttosto che di quelle formali, si otterrebbe un’efficienza più elevata e una riduzione degli sprechi connessi a questo genere di attività.

L’idea di molti è quella di ribadire che le violazioni formali non sono sanzionabili, perché non modificano il gettito fiscale di un contribuente e poi non sono d’intralcio all’Erario. Esistono ben due errori che si verificano ma non possono essere imputati all’autore della dichiarazione: l’errore sul fatto e l’errore di diritto.

Equitalia porta il limite a 50 mila euro

Il primo è un errore del contribuente che compie una determinata azione sicuro del fatto che non sia vietata per legge. In questo caso con maggiore attenzione, l’errore si può evitare. L’errore di diritto, invece, si lega alla dubbia interpretazione della norma violata da parte di un cittadino.

Un parere UE sui tassi negativi sui depositi

 Esistono i conti correnti per la gestione quotidiana del risparmio e poi esistono i conti deposito usati per accantonare qualche gruzzoletto nella speranza di ricavarne un po’ d’interessi. I conti deposito sono stati di recente al centro di una dichiarazione di un esponente della BCE ma se n’era già parlato dopo il bailout di Cipro che proprio sui conti deposito aveva costruito la sua fortuna.

A tornare sull’argomento è stato il vice presidente della Banca Centrale Europea, Victor Constancio che ha spiegato come l’introduzione di tassi d’interesse negativi sui conti deposito potrebbe modificare l’atteggiamento delle banche ed introdurre nuova linfa nel settore creditizio.

Rendimento in calo per i BOT

Un’operazione di questo tipo, secondo Constancio, porterebbe ad un aumento dei profitti del settore bancario perché le banche, dovendo pagare la BCE per tenere il denaro depositato, sarebbero incentivate a fornire più prestiti.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

Nel settore creditizio, però, c’è qualche preoccupazione a riguardo, visto che si teme che i profitti delle banche calino in modo repentino inducendo gli istituti di credito e tutto il sistema che li contiene al collasso.

Eppure, in Europa, esiste il caso di un paese che ha adottato i tassi negativi sui depositi e ne ha ottenuto dei benefici. Si tratta della Danimarca, chiamata in causa proprio dal vice presidente della BCE.

Deutsche Bank è il miglior mutuo variabile

 Il mutuo a tasso fisso che parla tedesco è quello proposto da Deutsche Bank che oggi è tra i più competitivi nel settore. Grazie a Mutuisupermarket che come Mutuionline recensisce i migliori mutui del momento, scopriamo che il Mutuo pratico a tasso variabile di Deutsche Bank è il miglior mutuo del periodo. 

Nella presentazione essenziale fatta di questo finanziamento si scopre che il TAEG è del 3,18% e comprende il tasso del 3,05% come somma tra Euribor a 3 mesi e spread del 2,85%, le spese iniziali di 1090 euro ma nessuna spesa ricorrente. Si tratta di un mutuo che offre gratis anche l’assicurazione scoppio e incendio e promette l’erogazione del finanziamento al momento dell’atto di mutuo.

Le banche straniere sono più convenienti

Anche in questo caso, come per il mutuo a tasso fisso della stessa banca, ci sono da sostenere le spese d’istruttoria della pratica di 700 euro e le spese per la perizia dell’immobile, 390 euro. Entrambi questi costi rientrano nelle spese iniziali.

Tra i vantaggi del mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank ci sono dunque l’assenza di spese ricorrenti, la gratuità dell’assicurazione e l’erogazione dell’importo richiesto all’atto di mutuo. Per una richiesta di 140 mila euro da rimborsare in 30 anni, la rata iniziale prevista sarà di 594,03 euro. Il valore dell’immobile deve essere almeno di 220 mila euro.

Il mutuo a tasso fisso che parla tedesco

 Tra tutti i mutui messi a disposizione dalla banche in questo momento, si segnala tra i prodotti a tasso fisso, quello di Deutsche Bank. L’istituto di credito tedesco, infatti, riesce a fare a tutti coloro che risiedono in Italia da almeno tre anni, una proposta altamente competitiva.

Il mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank, nella descrizione fatta da Mutuisupermarket, parte dalla simulazione di una richiesta di 140 mila euro, da rimborsare in 30 anni a fronte di un immobile del valore di 220 mila euro. Il TAEG proposto per questo prodotto è del 5,45%.

La rata dei mutui scende se sono accesi online

Il TAEG comprende sia il tasso, sia tutte le spese del mutuo. Il tasso è del 5,23 per cento ed è il risultato della somma tra l’IRS a 30 anni pari al 2,18 per cento e lo spread del mutuo del 3,05%. Da aggiungere al tasso ci sono 1090 euro di spese iniziali e 350 euro almeno di imposta sostitutiva. Le spese iniziali sono così dettagliate: 700 euro per l’istruttoria della pratica e 390 euro per la perizia dell’immobile. Assenti sia le spese per l’assicurazione scoppio e incendio, sia le spese ricorrenti.

Le banche straniere sono più convenienti

Queste caratteristiche del mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank sono da considerarsi tra i punti forti del prodotto. rivolto a chi deve acquistare la prima o la seconda casa o a chi deve ristrutturare un immobile.

La più grande sfida è l’occupazione

 Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha ribadito un concetto che da più settimane è sulla cresta dell’onda: bisogna risolvere l’emergenza occupazione in Europa. L’ha detto il nostro premier Enrico Letta e l’ha ribadito anche il presidente della BCE.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Adesso a prendere la parola sull’argomento è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble che spiega come il fallimento di una qualsiasi politica volta alla riduzione della disoccupazione giovanile, potrebbe determinare la fine o comunque lo sbriciolamento del Vecchio Continente.

Questo non vuol dire che la risposta all’emergenza sia nella linea dura, quella che prevede l’abbandono del sistema del welfare caratteristico della nostra porzione d’occidente. Una rotta simile, infatti, potrebbe portare alla rivoluzione.

Passera è il contrario di Schaeuble

In Germania s’insiste molto sul salvataggio delle nuove generazioni, così come sotto lo stesso vessillo si raccolgono anche le iniziative della Francia e dell’Italia. Il problema è che i governi fanno sempre più fatica a cercare dei posti di lavoro.

La proposta della Germania si è tradotta praticamente negli accordi siglati con la Spagna e con il Portogallo. I tedeschi hanno ribadito l’importanza di fare delle riforme strutturali che rendano ogni paese maggiormente competitivo e appetibile in Europa e poi mondo. Il tutto si può realizzare attraverso l’uso responsabile e parsimonioso dei fondi europei disponibili.