Le proposte delle imprese per il rilancio dell’occupazione giovanile

 Sono le imprese del territorio a dover prendersi carico della risoluzione del problema della disoccupazione giovanile, ma lo possono fare solo se anche il Governo darà loro una mano.

► Le richieste dei giovani italiani per gli stage e i tirocini

Al momento i giovani italiani sono schiacciati da un mercato del lavoro che non trova spazio per loro e, quando questo accade, è solo con contratti a tempo determinato o per stage e tirocini, nulla, quindi, che può garantire loro un futuro dignitoso.

L’unica soluzione è trovare una strada di concerto tra tutte le parti in causa, imprese, giovani e governo. Ecco cosa chiedono le imprese all’Esecutivo Letta, ora che è stato deciso di rimettere mano alla Riforma Fornero e che a fine giugno ci sarà il prossimo Consiglio europeo sull’argomento.

Ecco cosa chiedono le imprese.

Prima di tutto le imprese italiane chiedono che i contratti a termine siano resi più flessibili con il ripristino degli intervalli tra l’uno e l’altro esistenti prima della Riforma Fornero, ma con una durata massima di 36 mesi. In secondo luogo ciò che si chiede di rivedere è l’apprendistato che dovrebbe essere reso più semplice, realmente utile per le imprese e formativo per i giovani.

L’obiettivo da raggiungere è quello descritto dalla Youth Guarantee, che prevede che i giovani sotto i 25 anni riescano a trovare un’occupazione entro 4 mesi dalla fine della scuola o dall’inizio della disoccupazione.

► Confindustria lancia l’allarme sulla disoccupazione giovanile

Il terzo punto da discutere è quello dei centri per l’impiego. Questi enti nel nostro paese non riescono ad intercettare più del 3% delle assunzioni, per questo, pur assorbendo risorse, non sembrano restituire risultati adeguati. Al loro posto, le imprese chiedono che siano finanziati progetti più piccoli, di concerto con  enti locali, agenzie private e uffici pubblici per l’impiego, parti sociali che abbiano il preciso scopo di dare occupazione ai giovani.

 

 

Le richieste dei giovani italiani per gli stage e i tirocini

 Il problema dei giovani italiani è uno: la disoccupazione. Un male endemico che colpisce la fascia di età più produttiva e che li porta ad essere scoraggiati nei confronti del futuro e a cercare soluzioni alternative, prima di tutte l’espatrio verso mete maggiormente promettenti.

Oltre alla disoccupazione, poi, i giovani sono costretti a fare i conti con il precariato, con aziende che assumono con contratti a termine o che propongono stage e tirocini con condizioni davvero umilianti, con stipendi bassissimi e senza nessun diritto e garanzia.

I giovani non ci stanno più, almeno quelli della CGIL, che hanno preparato una giornata di mobilitazione per il 29 maggio, poco prima che le Regioni saranno chiamate a rivedere la regolamentazione di stage e tirocini.

Cosa chiedono i giovani per migliorare l’attuale situazione degli stage?

Queste proposte della Confederazione Generale Italiana del Lavoro:

1. Lo stage deve essere un percorso di formazione individuale e una opportunità di inserimento, che deve essere agevolata dallo Stato con opportuni incentivi per chi assume stagisti e tirocinanti.

2. Gli stage e i tirocini devono garantire una retribuzione di almeno 400 euro al mese.

3. Si può essere assunti come stagisti non oltre il 12 mese dal conseguimento del titolo di studio.

4. Lo stage deve avere una durata massima di sei mesi.

5. Le mansioni date a stagisti e tirocinanti devono avere un  reale valore formativo.

6. Le aziende che assumono stagisti devono avere una giusta proporzione di personale a tempo indeterminato e tirocinanti e non presentare situazioni occupazionali difficili (licenziamenti collettivi, cassa integrazione ecc.)

7. Alle aziende che non pagano o che non rispettano i termini del contratto di stage devono essere passibili di multa.

Pirelli offre lavoro in Italia

 Pirelli è una grandissima azienda. Tra le più grandi produttrici di pneumatici al mondo – il progetto è di divenire leader del settore entro il 2015 – è famosa in tutto il mondo per essere il fornitore esclusivo del Campionato di Formula 1 per il triennio 2011 – 2013 e del Campionato mondiale di Superbike.

Il suo grande successo è dovuto anche all’attenzione che Pirelli mette nella formazione del suo staff, sia nelle sedi italiane che in quelle all’estero. Anche in questo periodo sono aperte le selezioni della Pirelli, vediamo le posizioni aperte.

Le offerte di lavoro all’estero della Pirelli

Industrial Efficiency Engineer;

Quality Control Engineer;

Sales Representative;

Senior Mechanical Maintenance Engineer.

Le offerte di lavoro e stage in Italia della Pirelli

Stage Communication & Media Relations Manager

Stage Competitive Intelligence

Stage Controller Assistant

Stage Internal Auditing Specialist

Stage Marketing Pricing Specialist

Stage Sales & Marketing Specialist

Stage Sviluppatore Sistemi Ict

Stage Trade Marketing Assistant

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti dalla Pirelli per partecipare alle selezioni e per l’invio della propria candidatura consultare il sito dell’azienda alla pagina Lavora con Noi.

 

Bershka assume in tutta Italia

 Bershka, come anche Zara, Pull&aBear, Massimo Dutti, Stradivarius, Oysho, è un marchio di abbigliamento spagnolo che fa parte del gruppo Inditex. Tra gli ultimi nati del grande gruppo iberico, Bershka si rivolge ad un pubblico giovane e al passo con le nuove tecnologie, con una linea di abbigliamento e accessori colorati e comodi.

Bershka è una grande catena, che può vantare ben 750 negozi in oltre 54 paesi, dei quali molti presenti anche in Italia, per i quali il gruppo Inditex sta cercando diverse figure professionali, da inserire con contratti di lavoro e di stage. Vediamoli nel dettaglio.

Commessi e commessi per i negozi di .C. La Porta di Roma, Roma centro, Roma Torvergata Roma e Bologna

Possibilità di impegno sia full time che part time. Richiesta breve esperienza nella mansione.

Coordinator Merchandiser per Chieti, Pescara, Napoli, Torino e tutta Italia

Necessaria disponibilità full time e esperienza pregressa nel ruolo di almeno due anni.

Responsabili di Punto Vendita per Torino

Necessaria disponibilità full time e esperienza pregressa nel ruolo di almeno 3/5 anni.

Vice Responsabile Punto Vendita per Torino

Necessaria disponibilità full time e esperienza pregressa nel ruolo di almeno 3/5 anni.

Per tutte le informazioni sulle mansioni da svolgere per ogni posizione lavorativa, i requisiti richiesti per la candidatura e per l’invio della stessa consultare il sito del Gruppo Inditex alla pagina dedicata alle Carriere.

Operazione trasparenza del Governo: dove sono i redditi dei ministri?

 La politica sta tagliando i suoi costi: un dovere nei confronti dei cittadini che sono ancora preda di una crisi che non sembra voler finire e che sta abbattendo consumi e risparmio.

► La Camera taglia spese per 8,5 milioni di euro

I politici, che da questa crisi dovrebbero tirarci fuori, hanno dalla loro parte degli stipendi di tutto rispetto per il lavoro che fanno che, per effetto della legge anticorruzione (legge n.190 del 2012), del decreto legge n. 33 di marzo scorso (entrato in vigore il 20 aprile scorso con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) e di quanto fatto da Mario Monti – i cui ministri avevano l’obbligo di pubblicare online la situazione patrimoniale del proprio Esecutivo – dovrebbero rendere pubblici l’importo dei loro emolumenti.

Se anche non si volesse seguire l’esempio dato dall’ex premier Monti, c’è il Dlgs 33/2013 a imporlo: secondo il decreto, infatti, tutte le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di pubblicare online, in una apposita sezione del loro sito, informazioni sulla situazione economica dell’amministrazione stessa e di chi ricopre degli incarichi al suo interno (compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, dichiarazioni dei redditi e situazione patrimoniale anche per il coniuge e ai parenti entro il secondo grado).

► Abrogati gli stipendi da ministro

Al momento i siti dei Ministeri tacciono. Nessun ministro, segretario, sottosegretario e via dicendo ha pubblicato nulla a riguardo. C’è da sottolineare, comunque, che il tempo previsto dal decreto per l’aggiornamento è di tre mesi, uno dei quali, però, è già passato.

 

La Camera taglia spese per 8,5 milioni di euro

 Ha iniziato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a tagliare i costi del mantenimento della sua sede e di tutto ciò che ne compete: due misure di contenimento che porteranno ad un risparmio di circa 10 milioni di euro per i prossimi tre anni, ai quali si affianca la rinuncia all’adeguamento del fabbisogno di bilancio all’inflazione.

► Napolitano tagli ancora le spese del Quirinale

Ora arriva anche la Camera dei Deputati, con un doppio passo che mira a ristabilire la credibilità dei politici e della struttura amministrativa e gestionale del governo.

In primo luogo, infatti, tutti i cittadini potranno consultare i bilanci della Camera – sezione «Spese e trasparenza» del sito di Montecitorio – e i documenti relativi ai bandi di gara, le spese per i vari lavori, la retribuzione del personale e gli emolumenti corrisposti ai deputati.

Ma non solo. Infatti l’Ufficio di presidenza della Camera ha già approvato tagli ai costi per circa 8,5 milioni di euro. Una cifra piuttosto alta – il 2,6% in più rispetto a quanto previsto dai tagli approvati dalla precedente legislatura – che arriveranno dal taglio di 3 milioni all’anno al fondo attribuito ai gruppi parlamentari e di altri 5,5 milioni di euro che saranno risparmiati sugli appartamenti di servizio per il presidente della Camera, per i vicepresidenti e per i questori, dalla riduzione del 30% delle indennità di carica, dal taglio del 25% della spesa per il personale di segreteria, dalla soppressione dei fondi di rappresentanza singoli e dal dimezzamento del fondo generale di rappresentanza.

► Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Tagliate anche le spese per le auto blu. La dotazione monetaria a disposizione della Camera si ridurrà, con questi provvedimenti, di 150 milioni di euro in 3 anni.

 

Per Coldiretti l’aumento IVA potrebbe ricadere sui consumi di vino

 Dovrebbe scattare il prossimo primo luglio l’ incremento dell’ aliquota IVA, la quale passerà, per effetto di una misura del Governo Monti, dall’ attuale 21% al  futuro 22%. A meno che, ovviamente, il Governo Letta non decida di rinunciare in extremis al provvedimento: reperendo, tuttavia, le necessarie coperture.

Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

Da alcuni giorni a questa parte, quindi, si susseguono gli allarmi lanciati dalle diverse componenti del mondo produttivo italiano, che teme dalla revisione dell’ imposta un ulteriore effetto di depressione dei consumi.

> L’aumento dell’IVA peserà sulle famiglie più numerose

Tra queste voci spicca oggi quella di Coldiretti, che, dalla manifestazione Cantine Aperte, sottolinea i possibili effetti negativi dell’ aumento dell’ aliquota dell’ IVA sui consumi del vino in Italia.  Consumi che, nel primo trimestre del 2013 hanno già subito una drastica riduzione del 7%.

Ma il dato, in realtà, conferma una tendenza di più lungo periodo che ha caratterizzato il mercato interno italiano. Nel giro degli ultimi 10 anni, infatti, il consumo di vino da parte degli italiani si è ridotto di circa il 25%, cosa che ha ridotto gli stessi ad un totale di soli 22,6 milioni di ettolitri.

A fianco a questa riduzione interna, tuttavia, ha tenuto diversamente bene il settore dell’ export, di cui hanno beneficiato Paesi come la Cina e la Germania che hanno incrementato i loro consumi di vino Made in Italy.

Gli otto miliardi della fine della procedure di deficit devono andare alle imprese

 L’Unione Europea ha deciso di chiudere la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per deficit eccessivo. Ancora la decisione non è ufficiale – arriverà solo per il 29 maggio – ma, a meno di grandi rivolgimenti in questi due giorni, la procedura sarà chiusa.

► Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Il beneficio che ne trarrà l’Italia in termini economici è la liberazione di circa otto miliardi di euro che non saranno più bloccati al fine di mantenere stabile il livello del debito pubblico del paese. Cosa ci si può fare con queste nuove risorse?

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha le idee molto chiare e le ha espresse poche ore fa di fronte all’assemblea degli industriali di Varese: questi soldi devono essere dati alle imprese, come rinforzo allo sblocco dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione.

I debiti che la pubblica amministrazione ha accumulato nei confronti delle imprese, infatti, ammontano a circa 130/140 miliardi di euro: tutti soldi che non devono essere considerati come sovvenzioni, ma sono il risultato di servizi, prodotti e forniture fatte allo Stato dalle imprese e dai professionisti italiani che lo Stato ha l’obbligo di restituire.

► Banche tornano in utile, ma non concedono prestiti a imprese e famiglie

E questo passo è fondamentale soprattutto in questo periodo che lo stesso Squinzi definisce di credit crunch: le banche non concedono prestiti e il minimo che lo Stato possa fare per le sue imprese è garantire la liquidità per gli investimenti e la produzione.

Fiat-Chrysler, un affaire da venti miliardi di dollari

 L’operazione con la quale Fiat vuole acquistare il controllo totale di Chrysler ammonterebbe a 20 miliardi di dollari.

Poco meno dei 23 miliardi di dollari con i quali General Motors nel 2010 è sbarcata in Borsa.

L’indiscrezione proviene dal Wall Street Journal, che ha quantificato la “mossa” del Ceo del lingotto Sergio Marchionne per acquistare il controllo del 100% di Chrysler e per quotare in Borsa la società che nascerà dal legame con Fiat.

La richiesta di finanziamento

Senza dubbio, per il giornale, si tratta di un affare “complicato”. Per portarlo a termine Fiat si è rivolta a Goldman Sachs, Bank of America, Deutsche Bank e ad altri istituti per una potenziale richiesta di credito.

Marchionne e Fiat puntano a permettere al Lingotto di possedere “il totale controllo della casa automobilistica americana e a quotare i titoli su un listino americano, una manovra che probabilmente includerà una complicata reazione a catena che potrebbe significare più di 20 miliardi di dollari di accordi”.

Per il Wsj si tratta di una cifra grande quasi quanto i 23 miliardi di dollari dello sbarco in Borsa di General Motors di tre anni fa.

Marchionne vuole puntare ad un’ipo della società Fiat-Chrysler che possa alimentare il bilancio della casa torinese.

L’aumento dell’IVA peserà sulle famiglie più numerose

 Gli effetti della revisione dell’ aliquota dell’ IVA, che a partire dal prossimo primo luglio, come abbiamo più volte anticipato, passerà dal 21 al 22%, tenderanno a ricadere sulle spalle delle famiglie meno abbienti e più numerose.

Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

Lo affermano, dopo accurati studi, gli analisti dell Cgia di Mestre, che hanno calcolato che l’ incremento dell’ aliquota inciderà sui nuclei familiari che constano di più individui in maniera inversamente proporzionale al reddito.

Confesercenti lancia l’allarme sull’Iva

Insomma, secondo i calcoli della Cgia, che ha preso in considerazione tre nuclei familiari – tipo e sette livelli retributivi,  a soffrire saranno soprattutto le retribuzioni più basse e le famiglie più numerose: ragione per cui l’ innalzamento dell’ aliquota andrebbe a tutti i costi scongiurato, proprio per non creare una ulteriore emergenza sociale.

Andando più nello specifico, invece, per i nuclei familiari composti da single, l’ incremento peserà maggiormente sulle fasce meno abbienti, con un aggravio annuale fino a 99 euro.

Per un nucleo familiare composto da un lavoratore dipendente con moglie e figlio a carico si avranno spese in più per altri 113 euro l’ anno, mentre nella stessa situazione, ma con 2 figli a carico, si arriva fino a 120 euro l’anno in più.