Come si usa lo stipendio degli italiani

 La Confederazione italiana agricoltori ha realizzato uno studio sulle spese compiute dai nostri connazionali. Il risultato è che il 60 per cento degli stipendi degli italiani è usato per quelle che si chiamano “spese obbligate”, vale a dire il mutuo o l’affitto, la rata della macchina e le bollette, nello specifico acqua, gas e luce.

La Grecia torna sul mercato dei bond

Per questo motivo, visto il rallentamento del mondo del lavoro e vista la riduzione degli stipendi, si assiste ad una battuta d’arresto dei consumi. Le famiglie infatti, una volta pagate le spese obbligate, si trovano a dover risparmiare, o meglio tagliare, tutto il resto.

La casa non è una spesa per tutte le famiglie italiane

Ogni famiglia è chiamata in questo periodo di crisi a definire delle priorità di spesa, a scegliere se investire nel settore alimentare, piuttosto che nel vestiario. La recessione è ad ogni modo inevitabile e infatti, nel primo trimestre del 2013 c’è stato un crollo dei consumi del 4,2 per cento.

Le famiglie, dice la Confederazione italiana agricoltori, punta al risparmio rinunciando anche alla qualità. L’analisi è compiuta su un insieme di 13,8 milioni di famiglie che per rinunciando ai brand hanno iniziato, ad esempio, a servirsi degli hard-discount.

Chi non ha rinunciato ai marchi, invece, fa molta più attenzione alla spesa e cerca soltanto le offerte speciali, gli sconti e le promozioni in vigore.

Sale la domanda di carburanti ad aprile

 Per la prima volta a partire dal lontano 2011 in Italia ad aprile torna a salire la domanda relativa alla vendita di carburanti ed è come un timido raggio di sole nel mare buio dei consumi in negativo. Una timida inversione di tendenza, dunque, dovuta principalmente, dicono gli esperti dell’ Unione Petrolifera, ad una discreta crescita dei consumi per il gasolio da autotrazione.

>Aumentano i carburanti Eni e no logo

Solo nel mese di aprile, infatti, la domanda totale di carburanti è salita dello 0,6%, dato che si rileva sulla base dei numeri realizzati nel corso dell’ anno precedente. E’ il primo rialzo dopo due anni, forse ancora episodico, per cui è ancora presto per parlare di vera ripresa. Ma il dato di fatto è che nel mese di aprile il consumo del gasolio da autotrazione è salito dello 0,9%, mentre quello della benzina è rimasto invariato.

>Finalmente il prezzo dei carburanti inizia a scendere

Il gasolio di autotrazione è il carburante in genere usato da camion e furgoni, quindi questo dato potrebbe significare anche una lieve ripresa del commercio su gomma. Non bisogna tuttavia pensare che il dato positivo abbia influenzato tutto il comparto dei carburanti, dal momento che questo ultimo ha subito nei primi quattro mesi dell’anno una diminuzione abbastanza forte del 7,2%.

Asse bipartisan tra le Regioni contro il patto di stabilità

 Le politiche di rigore applicate agli enti locali stanno piano piano uccidendo gli enti locali. E’ per questo che quattro governatori di quattro regioni italiane si sono riuniti in un asse bipartisan per chiedere al Governo Letta di allentare la rigidità delle politiche di austerity connesse con il patto di stabilità.

I Comuni non subiranno alcun deficit di liquidità

L’ iniziativa è stata presa dai presidenti delle Regioni Lazio, Nicola Zingaretti, Puglia Nichi Vendola, Lombardia Roberto Maroni e Veneto, Luca Zaia, come confermato anche nel corso di una conferenza stampa congiunta, al fine di limitare la compressione delle spese imposta dal patto di stabilità , e sarà seguita da una campagna di informazione e di mobilitazione.

L’Ance avverte il Governo: il decreto non basta a frenare il debito delle Pa

Per Vendola, ad esempio, l’ idea principale è quella di raccogliere tutti gli alleati possibili e costituire al più presto un movimento istituzionale. Un movimento che si opponga alla cecità dei tagli lineari e del contenimento delle spese volute dall’ Europa, e che dimostri che, procedendo di questo passo sarà molto difficile arrivare anche solo al 2014.

Anche per Zingaretti il patto di stabilità europeo sta colpendo in maniera non corretta le amministrazioni locali, bloccando in maniera non utile i patrimoni. E’ necessario quindi allentarne i cordoni che riducono le possibilità di spesa.

Le conseguenze dell’uscita di Equitalia dai Comuni

 In un post pubblicato in precedenza è stato segnalato che a partire da lunedì prossimo, 20 Maggio, in 6000 Comuni italiani, l’ azienda di recupero crediti dell’ Agenzia delle Entrate, Equitalia S.p.a., non sarà più autorizzata alla riscossione coatta dei tributi.

Equitalia fuori da 6 mila comuni italiani

Da lunedì prossimo, dunque, i cittadini in contravvenzione potranno certo strappare finalmente le loro multe, ma questa uscita di Equitalia S.p.a. dai Comuni rischia di costare agli enti locali almeno 2,5 miliardi di euro. Sì, perché sebbene si tratti di un provvedimento annunciato almeno con due anni di anticipo, nel 2011, la maggior parte dei Comuni – cioè più di 4000 – non hanno ancora provveduto a rimpiazzare la società di recupero crediti e quindi tutto fa pensare che presto, senza gli introiti delle multe, le casse delle amministrazioni  locali potranno ritrovarsi completamente vuote.

A questo si deve aggiungere, poi, anche la recente mancanza del gettito della rata IMU, la cui sospensione per i possessori di prima casa e di terreni agricoli e fabbricati rurali è stata ratificata proprio oggi per decreto.

>Ecco il decreto per la sospensione dell’IMU

Un’altra conseguenza , infine, ricadrà inevitabilmente sulle spalle delle amministrazioni, sarà quella del personale: 2000 esuberi negli impiegati di Equitalia addetti agli enti locali significano altri costi – da rimpiazzare – per i Comuni.

Crolla il settore dell’edilizia

 Il primo trimestre del 2013 in Italia si è dimostrato un periodo particolarmente difficile per numerosi settori economici: è rimasto negativo, infatti, il mercato dell’ auto, come anche quello delle compravendite immobiliari. Non vanno meglio le cose sul fronte del Pil e dei consumi, le cui stime, anzi sono state riviste a ribasso dall’ Istat nelle ultime settimane.

>Crolla l’immobiliare ma sui prezzi è battaglia

Ma a questa serie di dati economici non entusiasmanti se ne deve aggiungere anche un altro particolarmente rilevante per il nostro paese. Nel primo trimestre del 2013 è stato infatti possibile registrare in Italia un decisivo crollo anche nel settore dell’ edilizia.

>Mercato immobiliare italiano ai minimi storici dal 1985

L’ Istat ha infatti rilevato che nei primi tre mesi dell’ anno c’è stata nel settore una flessione media del 7,2% rispetto agli ultimi tre mesi dell’ anno scorso, mentre per quanto riguarda il mese precedente, cioè febbraio 2013, la flessione rilevata è stata del 4,1%.

Dal punto di vista dell’ indice destagionalizzato, quindi, l’ intero mercato delle costruzioni ha subito, nel giro di un anno, un crollo verticale pari al 20,9%, che gli aggiustamenti relativi agli effetti di calendario – il fatto che vi siano stati meno giorni lavorativi a marzo rispetto a febbraio 2013 – non hanno contribuito a modificare. Analoghi cali, dunque, anche nelle cifre relative alle produzioni.

Come si calcola e come si paga la Tares

 La Tares, il contributo voluto con la Manovra Salva Italia predisposta dal Governo Monti, sostituisce tutte le vecchie imposte comunali sui rifiuti. Dopo tanti rinvii questo nuovo contributo è entrato in vigore con il D.L. n. 35 del 2013, ossia il decreto resosi necessario per lo sblocco del pagamento dei debiti delle Pubbliche amministrazioni.

Cerchiamo di analizzarla per capire come si calcola, quando si dovrà pagare e come effettuare il versamento.

► Chiarimenti sulla Tares del Dipartimento delle Finanze

Come si calcola la Tares

La Tares si calcola in base alla dimensione dell’immobile di riferimento e in base ai dati statistici riguardo al valore medio di produzione di rifiuti. La dimensione dell’immobile – inteso come immobile con destinazione ordinaria ed iscritto al Catasto edilizio urbano – si calcola in metri quadrati. A questa superficie deve essere applicato un coefficiente dell’80%.

I comuni possono applicare una maggiore di 0,30 centesimi a metro quadro.

Quando si paga la Tares?

Per il 2013 sarà ogni singolo comune, potrà definire la scadenza e il numero delle rate di versamento, che dovranno essere comunque pubblicate sul sito Internet dell’istituzione entro e non oltre 30 giorni dalla scadenza prevista.

Per il 2014, invece, il pagamento avverrà in quattro rate trimestrali  scadenti nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre.

► Le esenzioni per la TARES

Come si paga la Tares

Per il pagamento della Tares relativo alle prime due rate del 2013 i Comuni hanno l’obbligo di inviare al contribuente i modelli di pagamento precompilati già predisposti per il pagamento della TARSU o della TIA 1 o della TIA 2 o indicare le modalità alternative di pagamento.

Un’economia unica e un bilancio comune per l’Europa

 La Francia, dal punto di vista della concezione delle istituzioni, della politica e della economia comunitaria si avvia, a quanto pare, ad un importante cambio di rotta. Durante la conferenza stampa semestrale all’Eliseo il presidente francese Francois Hollande ha infatti dichiarato ai giornalisti che ai Paesi dell’ Eurozona servirebbe ora un unico governo economico.

>Un patto europeo contro la disoccupazione

La Francia sarebbe quindi favorevole finalmente ad una iniziativa che portasse ad una unificazione politica dell’ Europa già entro due anni, che potrebbe poi esprimersi anche in una unica economia e in un unico bilancio. Il Presidente francese ha definito questa nuova visione delle cose a ragione di una valutazione del proprio primo anno di governo e della necessità di una svolta per il secondo.

>La crisi della Francia è più preoccupante

E’ tempo, infatti, – ha detto il premier francese – che la Francia contribuisca a far uscire l’ Europa da quello stato di prostrazione in cui è piombata, anche favorendo un rafforzamento delle istituzioni politiche europee. E i mezzi individuati per ottenere un tale risultato potrebbero essere a suo avviso i seguenti:

  1. la creazione di un governo economico e di un bilancio comune
  2. l’ attuazione di politiche a favore dell’ occupazione giovanile
  3. la creazione di una unione politica
  4. la formazione di una comunità europea delle energie rinnovabili.

Imu: chi paga e chi no

 Oggi il governo ha approvato il decreto che sospende il pagamento della rata dell’Imu prevista per giugno.

► Ecco il decreto per la sospensione dell’IMU

La prossima data di scadenza nell’agenda del Governo è il 16 settembre, giorno in cui scadrebbe anche il termine ultimo per il pagamento della rata successiva. La partita è ancora aperta, quindi, e il premier ha sottolineato che se entro il 31 agosto prossimo non si sarà arrivati ad una revisione totale e coerente di questa imposta, gli italiani dovranno versare la rata entro i termini previsti.

Ma la sospensione dell’Imu non è per tutti. Vediamo nel dettaglio chi la pagherà e chi no.

Chi ha diritto alla sospensione dell’Imu

Non si pagherà la rata di giugno dell’Imu su:

abitazioni principali e pertinenze;

– immobili “appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale e relative pertinenze dei soci assegnatari”;

– alloggi assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica;

terreni agricoli e i fabbricati rurali.

Chi pagherà la rata di Imu di giugno?

Il decreto firmato oggi dal governo prevede che l’Imu dovrà essere pagata da chi possiede immobili signorili, le ville, i castelli e i palazzi di pregio artistico o storico, cioè quelli classificati in catasto con le categorie A/1, A/8 e A/9.

Anche Moody’s alza il rating della Turchia

 Lo aveva fatto già lo scorso novembre l’agenzia di rating Fitch, anche la Moody’s ha preso visione dei grandi miglioramenti della Turchia e ha alzato il merito di credito di Ankara di un gradino portandolo a “Baa3” dal precedente “Ba1” con outlook stabile.

► I paesi emergenti spingono le quotazioni auree

Si tratta di un’ottima notizia che giunge per il paese della mezzaluna dopo circa dieci anni di profonde riforme economiche e strutturali del paese che avevano portato il rendimento dei suoi titoli di Stato ai minimi storici. Con questa promozione, i bond turchi diventano degli ottimi investimenti.

Le motivazioni di Moody’s per l’innalzamento del rating del debito del paese sono molto semplici: le riforme portate avanti hanno permesso alla Turchia di stabilizzarsi e di poter, così, essere meno vulnerabile in caso di shock dei mercati esterni.

Altro grande merito del paese è stato quello di aver estinto il debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale (FMI): grandi sacrifici per ottenere questo risultato, ma, come aveva annunciato il premier Recep Tayyip Erdogan, il debito è stato estinto nei tempi previsti con il pagamento, dell’ultima rata da 412 milioni di dollari.

► Nel 2030 la Cina sarà la prima superpotenza mondiale

Soddisfazione per il premier che già da tempo si aspettava questo riconoscimento.