500 giovani assunti da Unicredit nei prossimi diciotto mesi

 Giungono ottime notizie sul fronte lavorativo da Unicredit, che assumerà più di 500 nuovi impiegati in Italia entro un anno e sei mesi.

Unicredit, inoltre, si prepara al lancio di “prodotti più flessibili non sul tasso di interesse, bensì sulla gestione del mutuo in base alle caratteristiche del reddito familiare”.

A progettare il tracciato che l’istituto ha deciso di intraprendere verso diverse strade per contribuire a risollevare il Paese dalla crisi è l’amministratore delegato, Federico Ghizzoni.

Per Ghizzoni si tratta di un grande segnale di fiducia nella capacità di ripresa del nostro Paese.

L’ad del gruppo ha poi aggiunto: “In termini numerici non ne avremmo bisogno, ma questo indica che il gruppo si è rafforzato e che guarda al futuro. Ed è un atto di fiducia nella nostra rete italiana”.

Le selezioni sono già cominciate: cento giovani saranno assunti direttamente a tempo indeterminato, mentre i restanti 400 saranno inquadrati con contratti quadriennali di apprendistato destinati all’assunzione.

Per una ventina di “neolaureati ad alto potenziale” sarà formulato un contratto di assunzione a tempo indeterminato che li proietterà, nel giro di un paio d’anni, a diventare manager all’interno dell’istituto.

Unicredit cerca giovani laureati con voti eccellenti nelle seguenti materie: statistica, ingegneria, giurisprudenza ed economia.

E’ inoltre richiesta un’ottima conoscenza dell’inglese, poiché molto probabilmente i laureati faranno esperienza nelle sedi estere di Unicredit.

La priorità sarà data ai candidati con non più di 25 anni.

Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate per le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie

 Chiunque abbia sostenuto dei costi per gli interventi di recupero del patrimonio abitativo e per la riqualificazione energetica degli edifici può usufruire di agevolazione e detrazioni fiscali.

Lo scorso 9 maggio l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una Circolare con la quale fornisce dei chiarimenti sulle agevolazioni per gli interventi di recupero del patrimonio abitativo e per la riqualificazione energetica degli edifici. La Circolare, inoltre, fornisce chiarimenti anche in merito alla questione della cedolare secca.

► Denunciare l’affitto in nero per pagare meno

Vediamoli nel dettaglio.

Quanto si può detrarre per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica ?

1. Interventi di recupero edilizio

La circolare in esame chiarisce che per le spese documentate sostenute per interventi di recupero edilizio nel periodo compreso tra il 26 giugno 2012 e il 30 giugno 2013, la detrazione spettante dell’imposta lorda è pari al 50% per spese non superiori a 96.000 euro per ogni immobile.

Quindi, rispetto alla precedente normativa, il limite di spesa del 36% è stato elevato al 50% e non sussiste più il limite di spesa di 46.000 euro.

2. Interventi di riqualificazione energetica

La circolare chiarisce, in merito agli interventi di riqualificazione energetica eseguiti a cavallo del periodo di imposta 2013/2013, per l’ottenimento delle detrazioni il termine ultimo per la comunicazione delle spese sostenute all’ENEA, sulle quali si può ottenere una detrazione del 55%, non è il 30 giugno 2013, ma 90 giorni dalla data di fine dei lavori.

La data del 30 giugno 2013 si riferisce al periodo entro il quale devono essere state sostenute le spese per gli interventi di riqualificazione energetica.

► I prestiti più convenienti per le ristrutturazioni

Chi e quanto si può detrarre in caso di decesso del conduttore (affittuario)?

In caso di decesso del conduttore dell’immobile sul quale sono stati eseguiti i lavori di ristrutturazione edilizia sono permesse detrazioni Irpef, per spese  documentate rimaste a carico dei contribuenti che hanno, sulla base di un titolo idoneo, il possesso dell’immobile.

In questo caso la detrazione e del 36%.

Se, però, al conduttore dell’immobile subentra un erede che ha piena titolarità del contratto di locazione, il beneficio fiscale si trasmette, per intero, all’erede.

► Il rimborso per i bonus di ristrutturazione

Chi e quanto si può detrarre in caso di separazione legale?

In caso di separazione legale dei coniugi, come prevedel’art. 16-bis, comma 1, del TUIR: 

la detrazione Irpef per interventi di recupero del patrimonio edilizio in relazione alle spese documentate, sostenute ed effettivamente rimaste a carico dei contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi. Hanno diritto alla detrazione in questione, se hanno sostenuto le spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e queste sono rimaste a loro carico, il proprietario o il nudo proprietario dell’immobile, il titolare di un diritto reale sullo stesso (uso, usufrutto, abitazione), ma anche l’inquilino e il comodatario

La circolare chiarifica che la detrazione Irpef sarà a beneficio del coniuge al quale l’atto legale della separazione ha assegnato, attraverso idonei titolo, la titolarità dell’immobile sul quale sono stati effettuati interventi di ristrutturazione.

► I bonus sulla ristrutturazione edilizia nel modello 730

Cedolare secca

In merito all’applicazione del regime transitorio della cedolare secca sui contratti di locazione, la circolare dell’Agenzia delle entrate esplica che per le cedolari riferite nel modello 730/2012 o UNICO 2012 (redditi 2011), ma non confermate per gli anni successivi attraverso l’apposito modello 69, e in mancanza di revoca, il regime transitorio è applicabile per il residuo periodo di durata del contratto.

Squinzi: “Se cadesse il Governo sarebbe un disastro economico”

 Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha le idee chiare. Non si può far ‘saltare’ questo governo, tantomeno metterlo in discussione. Sarebbe come andare incontro a un “disastro nella gestione dei problemi dell’economia reale”.

Squinzi è stato chiaro durante l’European Business Forum e ha aggiunto: “Io credo che questo governo sia l’unica speranza che abbiamo per cambiare le cose nel breve tempo”. L’obiettivo, per Squinzi, è quello di trasmettere assolutamente il messaggio a chi sta a Palazzo Chigi che la politica del rigore va affrontata ed è una buona cosa, ma che bisogna anche pensare al domani.

Squinzi ha sottolineato inoltre che “Il declino dell’Italia non è affatto inarrestabile”. Il Presidente di Confindustria si dichiara ottimista sia come italiano che come imprenditore.

Parole che arrivano nonostante i nuovi dati negativi del pil. Per Squinzi è obbligatorio “mettercela tutta e come dico io da ciclista non bisogna mai smettere di pedalare”.

Per quanto concerne la priorità in termini di richieste da parte di Confindustria al governo vi è l’armonizzazione degli interventi sull’Imu, nello specifico quelli che impattano sulle attività produttive. In altri termini si tratta dei capannoni. In conclusione, dopo aver sottolineato ciò, Squinzi ha ribadito che “la ripartenza può venire solo dall’industria, quindi bisogna creare le condizioni perché questa possa ripartire”.

Proseguono le indagini su Mps: nuove perquisizioni in Italia e Svizzera

La Guardia Di Finanza sta effettuando numerose perquisizioni in moltissime città italiane, dietro disposizione della Procura di Siena in merito all’inchiesta riguardante MPS.

In contemporanea sono in corso altre perquisizioni in Svizzera, con il beneplacito delle autorità locali.

Secondo indiscrezioni provenienti da fonti vicine alle indagini si legge che vi sarebbero nuovi indagati, sui quali potrebbe pendere l’accusa di riciclaggio.

Intanto, pare che le perquisizioni riguardino tutte persone private e non aziende. Nello specifico, si parla di 12 persone accusate di reato. Le ipotesi vanno dalla truffa aggravata al riciclaggio. Tra questi, menzioniamo Roberto Villa, ex presidente di Richard Ginori, a suo tempo indagato dalla procura fiorentina per bancarotta fraudolenta.

Per Villa l’ipotesi accusatoria dei pm di Siena sarebbe di riciclaggio. Da sempre amico di Gianluca Baldassarri, alla fine degli anni ’80 Villa lavorava alla Cofilp, la sim della Popolare di Novara, proprio con l’ex capo area finanza di Mps, in carcere dal 14 febbraio scorso per l’inchiesta sul Monte.

Inoltre, proseguono le indagini sull’inchiesta del suicidio di David Rossi. L’ex capo dell’ufficio comunicazione di Mps si lanciò dal balcone del suo ufficio a Rocca Salimbeni il sei maggio scorso. Il fascicolo potrebbe essere chiuso a breve, previo aver risolto i legami tra la documentazione inclusa in esso e alcuni cavilli riguardanti la Banca Antonveneta.

L’acconto IMU peserà sugli affitti

 L’Ufficio studi della Confedilizia ha diffuso in questi giorni i dati relativi all’ ammontare degli acconti IMU che i proprietari degli immobile dati in locazione andranno a pagare con la rata in scadenza il prossimo 16 giugno.

Ne risulta dunque che per chi affitta ci saranno aumenti l’ imposta fino al 40%, che saranno applicati sia ai contratti liberi, cioè quelli con formula 4 + 4, che a quelli concordati, con formula 3 + 2 e canone ridotto.

I Comuni non subiranno alcun deficit di liquidità

E il primato italiano del rincaro, calcolato non solo rispetto all’ acconto IMU pagato l’ anno scorso, nel 2012, ma anche rispetto ai valori dell’ abolita Ici, è andato alla città di Venezia, che in soli due anni ha fatto registrare un aumento pari al 2.330%.

Per chi sarà l’acconto IMU

L’ aumento dell’ acconto Imu è in realtà dovuto ad un fattore principale: un emendamento al decreto legge sui debiti delle Pubbliche amministrazioni, approvato dalla Commissione Bilancio della Camera, ha concesso ai Comuni di non applicare più l’ aliquota base del 7,6 per mille per il calcolo dell’ Imposta Municipale, ma di utilizzare quelle stabilite dalle amministrazioni locali stesse nel 2012.

Secondo gli analisti di Confedilizia, infine, i rincari peseranno soprattutto sulle spalle dei sottoscrittori dei contratti concordati.

 

Imposta di bollo: è possibile non pagarla?

 Partendo dal presupposto che l’imposta di bollo si paga su tutti gli strumenti di risparmio – conti correnti, conti deposito e conti postali – in misura dell0 0,15% – sono previste comunque delle esenzioni per i conti correnti con giacenza media inferiore ai 5 mila euro.

Ci sono poi altri due modi per evitare di pagare l’imposta di bollo. Da un lato la possibilità di spostare i propri depositi verso banche che si fanno carico di questa imposizione. All’inizio dell’anno erano molti gli istituti che hanno fatto offerte in tal senso al fine di attirare maggiore clientela, ma per le banche non è conveniente, soprattutto in una fase di continuo calo del risparmio, accollarsi questa tassa, per cui, al momento le banche che non applicano l’imposta di bollo su conti corrente e conti deposito sono Banca Sistema, Banca Ifis, Banco Popolare, Ibl Banca e Bccforweb e alcune banche on line.

Questo non toglie, però, che comunque su questi prodotti sia applicata un tassa del 20% sugli interessi maturati.

Altro modo per non pagare l’imposta di bollo è ricorrere ad un prodotto finanziario senza vincoli di liquidità. Nello specifico si può ricorrere ad un conto corrente ad alta remunerazione che prevedono un’imposta di bollo fissa pari a 34,20 euro, a prescindere dall’importo del deposito.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

Imposta di bollo: prodotti finanziari e importo

 Con il governo Monti l’imposta di bollo è divenuta una tassa che si applica alla maggior parte degli strumenti finanziari di risparmio, sia bancari che postali.

Vediamo quali sono i prodotti che sono colpiti dall’applicazione dell’imposta e in che misura questa influisce sul risparmio.

Imposta di bollo su conti deposito, polizze e conti titoli

Per questa tipologia di strumenti finanziari l’imposta di bollo si paga in misura dello lo 0,15% della somma depositata. Per chi detiene questi strumenti l’importo minimo annuo previsto è di 34,20 euro e il massimo è di 1.200 euro.

Imposta di bollo su conti correnti bancari, postali e su libretti postali

In questo caso l’imposta di bollo è fissa. Il suo importo è di 34,20 euro per le giacenze medie annue superiori a 5 mila euro.

Imposta di bollo su buoni postali dematerializzati

Per i buoni postali dematerializzati l’imposta di bollo a carico del detentore è pari allo 0,15% sul totale dei buoni con la stessa intestazione che superano i 5 mila euro per un importo minimo annuale di 34,20 euro.

Imposta di bollo su buoni postali cartacei

A partire dal 1° gennaio 2013 l’imposta di bollo per questi strumenti è dello 0,15%, con imposizione minima di 1,81 euro per buono. Non sono previste esenzioni per i depositi inferiori ai 5 mila euro.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

Imposta di bollo sui conti deposito: le principali novità normative

 Con la manovra del governo tecnico sono cambiate le regole per quanto riguarda la tassazione dei conti depositi e dei vari strumenti di risparmio degli italiani.

Le novità riguardano in modo particolare l’applicazione dell’imposta di bollo, ossia l’imposta che si applica alla produzione, richiesta e presentazione di documenti bancari e postali.

Se questa imposizione fino alla fine del 2011 era pari ad 1,81 euro per ogni comunicazione che la banca inviava al cliente – molto spesso poi le banche non applicavano la tassa al cliente ma, dato l’irrisorietà del suo costo, era a carico degli istituti di credito – a partire dalla manovra effettuata all’epoca Tremonti c’è stato un primo cambiamento che ha trasformato l’imposta di bollo da tassa fissa a tassa proporzionale, con un andamento inversamente proporzionale all’ammontare del deposito.

Un successivo cambiamento è avvenuto a partire da quest’anno con il governo Monti che ha apportato tutta una serie di modifiche: l’imposta di bollo – a partire dal 1° gennaio 2013 – si applica a tutti i prodotti finanziari, con la sola esclusione di conti correnti aperti presso banche o posta, il cui saldo medio nell’anno è inferiore a 5 mila euro.

Per le somme depositate che superano tale importo l’imposta di bollo minimo applicata è di 34,20 annui, per un importo massimo di 1.200 euro.

Imposta di Bollo

Principali novità normative

Prodotti finanziari e importo

E possibile non pagarla?

 

A quali prodotti finanziari si applica la Tobin Tax?

 La Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che è entrata a marzo, con lo scopo di evitare la speculazione finanziaria, si applicherà su tutti gli scambi di azioni sui mercati regolamentati sulla base dei saldi quotidiani, e non quelli di ciascuna operazione.

Le aliquote per le transazioni sui mercati regolamentati

Nello specifico, a partire dal 1° marzo 2013, le azioni saranno tassate con un’aliquota pari allo 0,12% del loro valore di transazione. Dal 1° marzo 2014 l’aliquota scenderà allo 0,10%.

Le aliquote per le transazioni over the counter

Per quanto riguarda gli scambi “over the counter”, ossia le transazioni che avvengono al di fuori dei mercati regolamentati, l’aliquota per la tassazione delle azioni è dello 0,22% per il 2013, mentre scenderà allo 0,2% a partire dal 1° gennaio 2014.

La Tobin tax sui prodotti derivati

La normativa che regola la Tobin Tax prevede che a partire da luglio 2013 la nuova tassa sarà applicata anche sui prodotti derivati ma, a differenza di quanto accade per le azioni, è stato previsto un costo fisso che cresce in base al valore sottostante del titolo e alla maggiore o minore qualità speculativa.

Nello specifico gli strumenti meno speculativi avranno costi che vanno dai 2,5 centesimi di euro ai 20 per ogni operazione, mentre per gli strumenti con maggiore qualità speculativa il costo di ogni operazione andrà dai 12,50 ai 100 euro.

Calano le vendite nell’Eurozona

 Il mese di marzo 2013 ha fatto registrare per il nostro Paese il primo rosso delle esportazioni su base annuale a partire dal lontano 2009. Ma che cosa è successo, invece, in Europa, alla bilancia commerciale delle altre nazioni della zona euro?

A marzo negativo l’export italiano

Nel mese di marzo 2013 a livello di Eurozona si è potuto registrare un aumento delle esportazioni pari al 2,8%, mentre le importazioni hanno subito un calo dell’ 1%. Una situazione abbastanza simile, poi a livello tendenziale si è potuta rilevare anche nella UE, dove le esportazioni sono aumentate del 3,4%, mentre le importazioni sono diminuite dell’ 1,1%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

Andando più nello specifico, per quanto riguarda la situazione dei singoli Paesi, il dato sorprendente è che nell’ ultimo periodo, cioè a marzo, anche l’ export della Germania ha subito un forte calo del 10%, calo seguito da quello della Francia, che ha fatto registrare una flessione del 7,1%. Ma le cose non sono andate bene neanche in Spagna, dove i dati attestano un picco negativo addirittura di 20 punti.

La situazione dell’ Europa, dunque, appare quella di un’ area in cui gli acquisti hanno subito in generale un drastico calo, che si è inevitabilmente riversato sulle economie nazionali come la nostra, che perde 2,76 miliardi di acquisti nel primo trimestre 2013.