Italiani senza contocorrente

Sono circa quindici milioni gli italiani che non posseggono risparmi in banca e non posseggono neanche un conto corrente. I dati escono fuori da un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, la quale assegna all’Italia il record in Europa dei cittadini “bank free“.

Lo studio ha tenuto in considerazione i cittadini d’Europa con oltre quindici anni di età, la cui peculiarità è quella di non disporre di un contro corrente bancario.

In Italia, questi sono quasi quindici milioni. Seguono Stati quali la Romania, con poco più di 9.860.000 persone (55% del totale) e la Polonia, con poco meno di 9.700.000 cittadini (30%). In Francia e nel Regno Unito i ‘senza conto’ sono poco più di un milione e mezzo (pari al 3% della popolazione con più di 15 anni). In Germania, al contrario, la soglia di coloro che non detengono un conto corrente si abbassa a poco più di un milione e quattrocentomila persone (2%).

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, commenta i dati affermando che si tratta di una situazione riconducibile a ragioni storiche e culturali ancora molto diffuse in alcune aree e fasce sociali d’Italia. Bortolussi, inoltre, ha aggiunto che non si può disconoscere, per esempio, che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca.

Una nuova tassa sulle sigarette elettroniche?

 E’ stato recentemente presentato dai relatori del decreto sui debiti della Pubblica Amministrazione un emendamento che vorrebbe l’ introduzione di una tassa al fine di recuperare ulteriori risorse: quella sulle sigarette elettroniche.

Il testo dell’ emendamento, che per ora si trova ancora sotto forma di bozza, prevederebbe la tassazione di prodotti contenenti nicotina o sostitutivi del tabacco, quindi andrebbe, in pratica, a imporre la vecchia accisa sul tabacco anche a prodotti che in realtà non lo contengono.

> Accisa

Dalla tassazione dei prodotti sostitutivi del tabacco come le sigarette elettroniche, lo Stato potrebbe recuperare qualche milione di euro, cifre che, in tempi di grandi ristrettezze e di grandi recuperi, servirebbero comunque a fare cassa, anche se l’ ammontare specifico dei debiti della Pubblica Amministrazione si aggira intorno ai 40 miliardi. E’ per questo motivo che di tale provvedimento si era già parlato in aprile.

Le sigarette di contrabbando rubano un miliardo l’anno allo Stato

L’ altro motivo per cui se ne continua a parlare, nonostante il piede di guerra su cui si sono posti immediatamente i venditori delle sigarette elettroniche, è il fatto che lo Stato italiano deve cercare di recuperare quei 200 milioni di euro circa che le e-cig hanno mandato in fumo all’ erario, facendo improvvisamente calare le vendite delle sigarette tradizionali. L’ ultima parola sulla questione, tuttavia, assicura Beretta, sottosegretario all’ Economia, spetta ai Monopoli di Stato.

Anche l’Europa paga l’imposta sulla casa

 Sono ormai diverse settimane che in Italia si dibatte sul tema e sul problema – a seconda dei punti di vista – dell’ IMU, la famigerata imposta municipale sugli immobili che proprio non è andata giù agli abitanti del Belpaese. In particolar modo, da quando si è fatto della sua abolizione uno stendardo elettorale.

Ma la cosa forse più interessante da scoprire è che le imposte sugli immobili, nella nostra civilissima Europa, non sono poi così straordinarie.  Si pagano, infatti, regolarmente, tasse sugli immobili analoghe all’ IMU nella maggior parte dei Paesi europei, ovvero, solo per fare qualche esempio, in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania.

Un piano casa al posto dell’IMU?

Più nello specifico, i proprietari francesi di casa sono tenuti al pagamento della taxe foncière, mentre in Germania si paga un tributo molto simile alla nostra Imposta Municipale Unica, calcolata sulla base di una serie di indicatori. Per il Regno Unito, invece, c’è la cosiddetta «council tax», una tassa che ricade sempre sulle spalle dei proprietari degli immobili.

L’IMU sui capannoni subirà un aumento del 35%

E per quanto riguarda l’ ammontare specifico di queste imposte europee, che cosa si può dire, facendo un veloce confronto con la situazione italiana? Si può dire che, in definitiva, le imposte italiane si collocano solo a metà di quelle pagate in  Europa.

In Bulgaria crisi ed elezioni difficili

 I guai non vengono mai da soli, soprattutto se si considera la situazione di alcuni paesi europei. Basta pensare alla Bulgaria che è stata lontano dai riflettori, eppure nel paese si è scatenata una guerra civile senza precedenti, scioperi che hanno portato anche alla morte di un fotoreporter.

La crisi della Bulgaria fa discutere

La Bulgaria, in questi giorni, è andata alle urne e la situazione che è venuta fuori dalla votazioni, somiglia molto a quella italiana di due mesi fa. Il partito dell’ex primo ministro Boiko Borisov ha vinto ma ha ottenuto una maggioranza molto risicata che non gli consente di costituire un esecutivo se non con larghe intese con la popolazione.

Le elezioni bulgare sono state accompagnate dagli scontri di piazza e da una serie di accuse di brogli elettorali, tanto che anche in questo paese si è parlato di complotto. In più, come se non bastasse, si è scatenato un vero e proprio watergate.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

Il partito dalla maggioranza risicata è un partito conservatore ed ha ottenuto il 31,4 per cento dei voti. A seguire ci sono i socialisti con il 27,3 per cento. In coda le urne hanno premiato un partito di etnia turca che ha ottenuto il 9,2 per cento ed un partito nazionalista di Ataka che ha raggiunto il 7,6% di preferenze.

 

La Commissione Europea si dota di un super controllore delle frodi fiscali

 Le frodi fiscali pesano sulla ripresa dell’economia: è a causa di chi non paga le tasse se la tassazione, come accade in Italia, è così alta. Recuperando quello che ogni anno viene evaso e quindi sottratto allo Stato e ai cittadini stessi, si potrebbe avere una minore tassazione e la possibilità di dare respiro alle imprese che potrebbero tornare ad investire e a creare occupazione.

Lo confermano i dati pubblicati da Rete Imprese che ha lanciato un vero e proprio allarme per quanto sta accadendo alle imprese italiane dato che, anche quest’anno, potrebbero esserci un nuovo record di imprese che dichiareranno fallimento.

► L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

Colpa, in primo luogo, dell’eccessiva tassazione fiscale eccessiva, conseguenza di una evasione fiscale che ogni anno ruba 120 miliardi di euro all’economia.

A questo allarme ha fatto seguito la notizia che la Commissione Ue si è dotata di una ong che avrà lo scopo proprio di vigilare sull’evasione fiscale dei vari stati dell’Unione.

La piattaforma sarà composta da autorità nazionali, Parlamento Ue e altri esperti nominati dalla Commissione e controllerà sulle misure che gli stati metteranno in atto e se i risultati siano compatibili con le aspettative dell’Unione stessa.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

45 i membri della ong anti frode dell’Unione, tra i quali ci saranno un delegato di alto livello di ogni autorità fiscale degli Stati e fino a 15 rappresentanti non governativi, scelti dalla Commissione Ue con una procedura aperta di candidature, che opereranno per tre anni.

Il primo appuntamento per il 10 giugno.

L’IMU sui capannoni subirà un aumento del 35%

 Un aumento medio del 35% su base nazionale è quello che subirà la rata IMU, in scadenza a giugno 2013, relativa ai capannoni industriali. Lo sostiene la CGIA di Mestre, che ha analizzato l’ impatto e l’ ammontare della prima rata IMU di quest’ anno nei diversi capoluoghi di provincia italiani.

Un piano casa al posto dell’IMU?

Ne è risultato, anzi, che in 38 di questi, su un totale di 101 città, gli aumenti IMU relativi ai beni industriali e agricoli subiranno un incremento addirittura del 51%.  E nella classica dei capoluoghi di provincia più cari d’ Italia dal punto di vista dell’ Imposta Municipale sono finiti La Spezia, Brescia e Taranto.

Per l’ANCE l’IMU va tolta anche su capannoni e invenduto

L’ incremento della rata sembra dovuto, a detta dei rappresentanti CGIA, all’ applicazione al tributo, calcolato sulla base di un 50% di quello effettivamente pagato nel 2012, del coefficiente moltiplicatore previsto per l’ anno 2013. All’ emergere di questi preoccupanti dati, tuttavia, gli stessi rappresentanti della CGIA chiedono al Governo di riconsiderare totalmente l’ eventuale applicazione del coefficiente moltiplicatore.

Anche il provvedimento di sospensione dell’ IMU sulla prima casa, continuano poi gli stessi, non deve trasformarsi in un aumento della tassazione sulle attività produttive, poiché i Comuni, privati del gettito derivante dagli immobili residenziali potrebbero pensare di recuperare risorse alzando le aliquote di quelli industriali.

L’Italia combatte contro la crisi

 Se un paese s’impegna nella risoluzione della crisi, allora gli investitori tornano ad avere fiducia nel paese stesso e vi portano i loro capitali, invece se un paese si adagia nella recessione, la situazione finisce con il peggiorare di giorno in giorno.

L’industria italiana in cattive acque

Da quando la BCE ha messo in campo le sue misure a supporto delle economie in crisi, usando anche soluzioni non convenzionali, la crisi si è allentata parecchio ma si dibatte molto sul ruolo e sull’operato dei governi.

L’Italia deve iniziare con le riforme strutturali

Il caso italiano, in tal senso, è emblematico, infatti la nuova coalizione di governo deve ancora essere messa a punto ma si sa già che non si può più aspettare sul fronte delle riforme. Infatti il rapporto tra debito e Pil ha superato il 100 per cento. 

Il nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, ha comunque intenzione di risolvere al più presto la situazione e in un’intervista rilasciata alla Cnbc spiega che l’Italia, con le politiche adottate finora ha guadagnato uno spazio di manovra nel target del 3 per cento, il target definito per i membri dell’Eurozona nel contesto della riduzione del debito.

Insomma l’Italia non può più attendere.

Detrazioni per spese mediche nell’Unico PF

 Il modello Unico 2013 per le persone fisiche deve essere presentato entro il 30 settembre 2013 per via telematica ma per chi scegliesse un altro tipo d’invio, quindi quello in formato cartaceo, le scadenze per la presentazione sono fissate al 2 maggio e al 30 giugno.

 Online i modelli di dichiarazione semplificati

Come per tutte le categorie di contribuenti, esiste una sezione del modello di dichiarazione da usare per la detrazione degli oneri e delle spese. Si tratta del quadro RP che è diviso in ben sei sezioni: la prima sezione è riservata alle spese per cui è riconosciuta la detrazione del 19 per cento; la seconda sezione è riservata agli oneri e alle spese deducibili dal reddito complessivo; la terza sezione è dedicata nel quadro A agli interventi di recupero del patrimonio edilizio per cui sono previste detrazioni del 36, del 41 e del 50 per cento e nel quadro B ai dati catastali per l’identificazione dell’immobile. La quarta sezione è riservata agli oneri per cui vale la detrazione al 55 per cento, la quinta sezione è dedicata al beneficio di detrazioni per canoni di locazione e la sesta sezione è dedicata ai dati per beneficiare delle altre detrazioni.

 Assistenza sanitaria e spese mediche nel 730

Per quanto riguarda le spese mediche generiche o specialistiche, si ha una detrazione d’imposta del 19 per cento sull’importo che eccede la franchigia di 129,11 euro. Possono essere detratte le spese mediche per l’assistenza specifica di un paramedico, le spese mediche legate a patologie esenti dalla spesa sanitaria pubblica. La detrazione è calcolata su un massimo di spesa di 6197,48 euro.

Come scoprire l’usura nel conto corrente

 Quando si accende un conto corrente si pensa sempre alle funzionalità che questo prodotto deve espletare: gestione dei risparmi, ricezione e invio dei bonifici, nella migliore delle ipotesi è contemplato anche un rendimento.

Altroconsumo denuncia la mancanza del conto corrente base in Italia

Tutta la riflessione sulla relazione tra usura e banche è stata portata in evidenza da un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene” che aveva come obiettivo quello di proteggere i cittadini da una pratica bancaria molto comune ma anche troppo simile all’usura, punita dalla legge.

Il CC di ING Direct e i vantaggi

Una legge, la numero 108 del 7 marzo 1996 e un articolo del Codice penale, il numero 644, hanno stabilito dei parametri oggettivi per confinare il fenomeno dell’usura. In pratica la banca non può applicare tassi più alti di quelli stabiliti dalla legge, sfruttando strumenti come le commissioni, le remunerazioni e via dicendo.

In più, a completare il quadro, c’è la relazione trimestrale della Banca d’Italia che stabilisce un tasso effettivo globale medio, conosciuto anche come tasso di soglia, che ogni banca applica nel momento in cui un consumatore si rivolge all’istituto di credito per un prestito, per un mutuo o per un fido.

Per l’apertura di un conto corrente che abbia una giacenza fino a 5000 euro, i tassi effettivi globali medi sono dell’11,39 per cento, mentre per le giacenze superiori oltre i 5000 euro, i tassi sono del 10,19 per cento.

 

Un piano casa al posto dell’IMU?

 Di decreto attuativo, per il momento, ancora non se ne parla, ma è certo che il Governo non sembra avere troppa fretta di chiudere una volta per tutte l’ affare IMU. La sospensione della rata di giugno dell’ Imposta municipale sugli immobili ha fatto, infatti, avanzare l’ idea di una più generale revisione dell’ intero settore dei tributi destinati alle proprietà immobiliari, per cui al momento si discute della possibilità di congelare il pagamento dell’ imposta anche per i fabbricati industriali ed agricoli.

> Per l’ANCE l’IMU va tolta anche su capannoni e invenduto

Un vero piano casa, dunque,  una soluzione graduale che però non vedrà la luce prima della fine dell’ estate e all’ interno della quale potrebbero trovare posto anche la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che dovrebbe scattare a partire dal 2014, l’ imposta di registro, che oggi produce un gettito di circa 4 miliardi di euro l’ anno, la recente cedolare secca – con  aliquota al 21%, che tuttavia non ha prodotto i risultati tributari sperati – e le imposte ipotecarie e catastali.

Rimandato alla prossima settimana il decreto sull’IMU

Le strade percorribili sono dunque diverse: optare per il rinvio al Governo non costerebbe nulla, anche se i Comuni si troverebbero momentaneamente sforniti di risorse; si potrebbero poi continuare a vagliare soluzioni che includono gli immobili industriali e gli sgravi per i carichi di famiglia e i redditi bassi.