L’inflazione pesa su chi spende meno

 L’ inflazione, cioè il caro – prezzi, sebbene sia poi espressa attraverso un unico valore nazionale, non è purtroppo uguale per tutti.  A dirlo sono gli analisti dell’ Istat, che in questi giorni ha pubblicato dei nuovi dati che dimostrano come il rincaro dei prezzi abbia pesato maggiormente sulle famiglie che spendono meno.

Crolla l’inflazione e i prezzi frenano in Italia

Esiste cioè, secondo l’ Istituto di Statistica, e può essere misurato attraverso una serie di indici che saranno d’ ora in avanti resi pubblici ogni 6 mesi, una sorta di “spread dell’ inflazione”, ovvero di differenziale tra i nuclei familiari italiani che spendono di più e quelli che spendono di meno.

Inflazione al minimo storico dal 2010

Le famiglie italiane sono infatti state divise in cinque gruppi in base al loro livello di spesa. E sulla base delle analisi fatte in relazione ai consumi per beni alimentari e beni energetici relativi agli ultimi sette anni, dal 2005 al 2012, risulta che l’ indice dei prezzi per i nuclei familiari a spesa più bassa è aumentato del 20,2%, mentre per quello a più alta spesa solo del 16,0%.

Ne consegue, dunque, che, per tempi più vicini ai nostri, nel primo trimestre del 2013, chi ha speso meno ha subito una inflazione del 2,5%, mentre chi ha speso di più solo dell’ 1,8%.

Mutuo You a tasso fisso del Banco Popolare

 I mutui a tasso fisso non piacciono molto ai mutuatari ma sono spinti a livello di marketing dalle banche che comunque, nel carnet di prodotti creditizi, hanno sempre più soluzioni a tasso variabile. Per quanto riguarda i tassi fissi, oggi, presentiamo un prodotto tra i più convenienti del momento, secondo la recensione di Mutuionline: il Mutuo You a tasso fisso del Gruppo Banco Popolare.

Banco Popolare in difficoltà

Il prodotto in questione è rivolto ai privati che non abbiano superato gli 80 anni alla scadenza del contratto e propone delle condizioni promozionali per i nuovi clienti. Il mutuo You è finalizzato all’acquisto della prima casa e propone un tasso che è uguale per tutti i piani d’ammortamento. A 10, 15, 20 e 25 anni, senza distinzioni di sorta, il Gruppo Banco Popolare offre un tasso al 4,75 per cento.

Contocorrente Youbanking della BP di Lodi

L’offerta che stiamo enucleando ha una scadenza. E’ stata attivata il 2 aprile 2013 e sarà valida fino al 31 luglio 2013 per i mutui stipulati al massimo entro il 31 ottobre 2013. Il loan to value è nella media visto che con questo prodotto si può ottenere un finanziamento pari all’80 per cento del minore tra valore commerciale e valore dichiarato nel preliminare di vendita o nella proposta d’acquisto.

Il mutuatario deve poi accollarsi le spese d’istruttoria pari all’1 per cento dell’importo erogato e le spese di perizia, nonché le spese periodiche per l’incasso della rata. L’imposta sostitutiva è pari allo 0,25 per cento dell’importo del mutuo erogato per la prima casa.

Londra si scaglia contro l’evasione fiscale

 Anche la City si scaglia contro l’evasione fiscale e contro i paradisi fiscali con l’annuncio del ministro delle Finanze che dice: Verremo a prendervi ovunque. Parte così la più grande battaglia inglese contro chi porta i capitali all’estro e chi li aiuta a farlo.
► Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

L’indagine che i ministri di Sua Maestà è senza precedenti: saranno, almeno per ora, 100 i super ricchi inglesi i cui conti saranno passati al setaccio delle autorità. La finalità di questa impresa è quella di far pagare le tasse a tutti, in modo particolare a coloro che esportano i loro capitali proprio per sfuggire al fisco.

Tali individui, che sono stati indicati da una soffiata, potranno essere perseguiti penalmente, insieme ai commercialisti o gli avvocati che li aiutano in queste ‘fughe’.

► Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Il ministro delle Finanze ha poi esortato i 100 sospetti individuati fino adesso a farsi avanti spontaneamente e rimettersi in pari con il fisco, aiutando anche le autorità a districarsi tra i vari conti che si trovano nei paradisi fiscali come Singapore, le Isole Vergini britanniche e le isole Cayman.

 

Al Sud 300 mila posti di lavoro in meno in cinque anni

 Si è tenuto in questi giorni a Napoli un convegno sul tema del rilancio dell’ economia e dell’ occupazione nel Mezzogiorno italiano. E in questa cornice i rappresentanti di Svimez, l’ Associazione per lo Sviluppo dell’ industria nel Mezzogiorno, hanno fatto il punto sulla situazione del mercato del lavoro nel Sud Italia. 

> L’allarme della disoccupazione giovanile

Sulla base dei dati presentati dall’ Associazione, il Mezzogiorno italiano, ancora una volta, ha pagato il prezzo più alto della crisi economica sul fronte dell’ occupazione. Nel giro di cinque anni, infatti, solo al Sud sono stati persi più di 300 mila posti di lavoro, ovvero quasi il 60% dell’ intera perdita nazionale, concentrata, però, in un’ area molto meno estesa.

> La disoccupazione giovanile è un problema globale

Da Napoli, dunque, il Presidente della Svimez avverte della necessità per l’ Italia di un piano di sviluppo globale che possa riportare il Mezzogiorno all’ interno della crescita futura del Paese, Paese che non può continuare ad essere diviso su basi economiche e occupazionali.

Non sono mancati, infine, anche osservazioni – sulla base di dati Eurostat – relative al Nord Italia, che nell’ ultimo periodo ha sofferto di un drastico calo della produzione della ricchezza, cosa ancora più preoccupante in un sistema in cui le regioni del nord continuano a “trascinare” quelle del sud.

 

Europa alla battaglia finale tra austerità e crescita

 L’austerità ha fatto il suo corso? E’ ora di voltare pagina?

Secondo le ultime analisi della Commissione Europea sembrerebbe arrivato il momento che il rigore dei conti lasci spazio a manovre e interventi di più ampio respiro che diano la possibilità all’Europa di ricominciare a crescere.

► Crisi: anche la Slovenia vara il piano lacrime e sangue per evitare di ricorrere alla Troika

Questa battaglia tra rigore e crescita si sta protraendo da troppo tempo e la rigidità sui conti non è certo il miglior modo per far nuovamente girare l’economia. Ma sembra che il momento della svolta sia arrivato e potrebbe concretizzarsi già a giugno, con il prossimo vertice dell’Unione Europea.

I segnali di questa svolta stanno già arrivando: un esempio sono i due anni in più concessi a Francia e Spagna per risanare i conti, un altro potrebbe essere l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo (la decisione definitiva arriverà solo a fine maggio).

La parola più importante, come al solito, spetta alla cancelliera Merkel che ha molta voce in capitolo sulle decisioni dell’Unione, ma, visto che ha dato il suo assenso per la Francia e per la Spagna si spera che sarà altrettanto magnanima nei confronti del suo vicino tricolore.

► La Germania deve ripensare all’austerità

Oltre questo, anche Olli Rehn ha parlato oggi della necessità di un allentamento di questo rigore che non permette la crescita, ma sempre e solo se i paesi che hanno manifestato i maggiori problemi saranno capaci di mettere in pratica le riforme strutturali richieste.

 

 

Telecom multata per abuso di posizione dominante

 Una maxi multa.  103,794 milioni di euro sono una cifra esorbitante anche per un grande colosso delle telecomunicazioni come Telecom.

Lo ha deciso l’Antitrust che ha rilevato una condotta scorretta della Telecom atta a limitare la concorrenza degli altri operatori. Nello specifico l’Antitrust ha riscontrato che la Telecom ha

► Telecom continua sulla strada dell’integrazione con H3G

ostacolato l’espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale e dell’accesso ad internet a banda larga.

Il che ha portato ad una prima diffida della grande azienda, ma la Telecom non ha preso molto in considerazione il monito dell’Antitrust e come si legge nella nota diffusa oggi:

ha opposto agli altri operatori un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso

per poi applicare delle tariffe molto scontate ai clienti business per i servizi di telefonia fissa, impedendo, quindi, l’entrata in scena di altri operatori altrettanto efficienti.

Da questa condotta, quindi, la maxi multa da oltre 100 milioni di euro che è la somma di due diverse sanzioni, una da 88,182 milioni per il primo reato e una da 15,612 milioni per il secondo. L’accusa di abuso di posizione dominante deriva dal fatto che la Telecom ha riservato un trattamento diverso agli ordinativi provenienti dagli altri operatori in modo discriminatorio rispetto a quelli provenienti dalle proprie divisioni interne.

► Richiesta di subentro per clienti affari Telecom

In più, i grandi sconti per l’aera business avrebbero avuto degli effetti restrittivi della concorrenza.

L’UE rivede a ribasso le stime italiane su PIL, debito e occupazione

 Arrivano in questi giorni da Bruxelles le stime della Commissione europea sulle previsioni di crescita dell’ economia italiana. Il dato sicuramente positivo è che il deficit italiano per l’ UE scenderà finalmente al di sotto della soglia del 3%, attestandosi al 2,9%, cosa che consentirà al nostro Paese di uscire entro fine mese dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

Per quanto riguarda poi il 2014, il rapporto italiano deficit Pil subirà un’ ulteriore diminuzione arrivando a toccare il 2,5%, dato, che pur essendo superiore alle previsioni dello stesso Governo italiano, costituisce comunque un miglioramento rispetto alla situazione pregressa.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

Per quanto riguarda, invece, gli altri dati sensibili dell’ economia italiana, come PIL, debito pubblico e occupazione, le stime della Commissione europea non sono troppo ottimistiche, ma rappresentano una revisione a ribasso dei dati presentati in precedenza.

Per il Pil è, ad esempio, previsto un calo dell’ 1,3%, che sarà il risultato di un decremento dell’ 1% previsto nella stima precedente e dei modesti risultati di quello del 2014.

Sul fronte dell’ immenso debito pubblico italiano si avrà, invece, ancora un pesante rialzo, che lo porterà a raggiungere il 131,4% del PIL, per poi salire ancora nel 2014 (132,2%).

Bilancio UE negativo, infine, anche per la disoccupazione italiana, che continuerà a salire fino al 12,2%.

Crisi: anche la Slovenia vara il piano lacrime e sangue per evitare di ricorrere alla Troika

 Il piano lacrime e sangue, definizione che ormai è entrata nell’uso comune per tutti i piani di austerity, è stato varato ieri anche in Slovenia dal neo premier Alenka Bratusek. Il governo, in carica da sole sei settimane, sta già lottando contro il rischio di default del paese, che sembra essere sempre più vicino.

► I titoli sloveni sono considerati tossici

Il piano sarà presentato oggi, o al massimo domani, anche a Bruxelles. Se la Commissione approverà il piano, la Slovenia avrà un po’ di tempo per sistemare la sua situazione economica, altrimenti dovrà immediatamente ricorrere agli aiuti della Troika, come già successo a Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro.

Le misure contenute nel piano di Alenka Bratusek prevedono un aumento delle aliquote Iva di 2 punti percentuali (passerebbe così dal 20% al 22%) a partire da luglio, una tassa sugli immobili, che potrebbe entrare in vigore già a partire dal 2014, prevista anche la vendita di 15 società pubbliche.

Ma il provvedimento che sta facendo discutere di più è la possibilità di una sovrattassa tra lo 0,5% e il 5% su tutti i salari, sulla base della retribuzione lorda, che porterebbe nelle casse dello stato circa 250 milioni di euro. I sindacati, infatti, preferirebbero che queste risorse arrivassero dal taglio degli stipendi pubblici e il blocco delle pensioni.

► La crisi Slovena spiegata in 2 step

L’obiettivo del premier, e anche quello che lo porterebbe a non dover richiedere l’aiuto dell’Europa, sarebbe quello di riuscire ad abbassare il deficit del pil dal 7,8%  di quest’anno al 3,3% già entro il prossimo anno.

Continua la crisi dei prestiti

 E’ sempre più evidente la contrazione dei prestiti bancari ai privati. A marzo, stando a quanto riportato dalla Banca d’Italia, sono diminuiti su base annua dell’1,6% (1,4% a febbraio). I prestiti alle famiglie sono diminuiti dello 0,8% sui 12 mesi (-0,7% a febbraio), quelli alle società non finanziarie sono scesi del 2,8% (-2,7% a febbraio).

Si velocizza, a marzo, il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze bancarie. Stando a quanto comunicato dalla Banca d’Italia è aumentato al 21,7% rispetto al 18,6% del mese precedente.

I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese di marzo alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (prima quindi del taglio dei tassi della Bce di inizio aprile) sono diminuiti al 3,90% (3,98% a febbraio). E’ quanto dichiara la Banca d’Italia secondo cui i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono diminuiti al 9,64% (9,78 a febbraio). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono ancora invariati (4,36% fino a 1 milione di euro, 2,93% dopo tale soglia), così come quelli passivi sul complesso dei depositi in essere.

Continua il buon andamento della raccolta bancaria a marzo. Stando a quanto informa la Banca d’Italia il tasso di crescita su base annua dei depositi del settore privato è rimasto sostenuto, attestandosi al 7,0% (7,8% a febbraio). Il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria è sceso al -3,3% (-0,8% nel mese precedente).

Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

 Non sono troppo lunsinghiere le previsioni relative al PIL dell’ Eurozona contenute all’ interno dell’ ultimo bollettino mensile emesso dalla Banca Centrale Europea. Secondo le stime dell’ Istituto, infatti, il Pil europeo subirà, entro la fine del 2013, una ulteriore contrazione, arrivando a far registrare un calo dello 0,4%, rispetto alle precedenti stime, che avevano previsto invece uno 0%.

> Per la BCE i tassi rimarranno bassi fin quando necessario

Nell’ ultimo bollettino della Bce, inoltre, sono state modificate anche le stime relative al Pil europeo previsto per il 2014, che è stato ridotto di alcuni punti, passando dal precedente +1,1% all’ attuale +1%. Sono rimasti invece invariate le previsioni passate relative al Pil europeo per l’ anno 2015 (+1,6%) e per l’ anno 2017 (+1,8%).

Far ripartire la crescita in Europa

All’ interno del bollettino la Banca Centrale Europea ha poi spiegato che le revisioni a ribasso del prodotto interno lordo per l’ anno 2013 sono state dovute alla forte debolezza economica che si è potuta avvertire tra la fine del 2012 e l’ inizio del 2013.

La congiuntura attuale infatti è stata caratterizzata da una ulteriore perdita di posti di lavoro e dall’ aumento della disoccupazione, fenomeni che insieme ad una intrinseca debolezza dell’ industria non fanno ben sperare per una ripresa della situazione in tempi rapidi.