La Germania deve ripensare all’austerità

 Le banche centrali, chi in un modo, chi in un altro, stanno procedendo compatte verso la creazione della moneta e a guidare questo percorso ci sono sempre la Federal Reserve americana e la Banca del Giappone. La politica economica che ora va per la maggiore è quella secondo cui il denaro cartaceo è la base della crescita.

Record di disoccupati in Spagna

In questo movimento e pensiero, l’unica banca che si sta muovendo in direzione opposta è la Banca centrale europea dove prevale il sentimento o meglio il pensiero tedesco. Purtroppo per la Germania, negli ultimi mesi, il malcontento è stato crescente e anche la determinazione tedesca è stata compromessa.

 Tutti i pareri sull’austerità

In tutta questa storia è poi arrivato anche il Federal Open Market Committee che con un comunicato ha spiegato che non ci sarà un nuovo quantitative easing. Il programma di stimolo americano sarà presto interrotto. Questa dichiarazione sta lanciando nel panico anche gli investitori. Di fatto persistono delle situazioni di disagio che non si riescono a sanare.

 Strategie per uscire dalla crisi

Per esempio nella zona euro, il numero dei disoccupati cresce e le disparità tra un paese e l’altro aumentano. Questo vuol dire che in qualche modo il concetto dominante di austerity è stato nella pratica messo in discussione e si dovrà ripensare tutto sull’argomento.

La laurea? Serve sempre a meno

 Molti di loro hanno preso 110 e lode, ma non se ne fanno nulla. Se gli va bene lavorano come camerieri o in una ditta di pulizie. E lo fanno senza batter ciglio. Lo conferma un’indagine effettuata intervistando 9.000 under trenta. La crisi continua a pesare moltissimo qualità della vita dei ragazzi che, a livello europeo, vedono compromesse le loro prospettive per un futuro autosufficiente dalle famiglie, vero ammortizzatore sociale di questo Stato.

Lasciano la casa dei genitori e mettono su famiglia più tardi degli altri.

Tra gli intervistati, un giovane su quattro ormai si accontenterebbe anche un impiego ben lontano dal lavoro desiderato. E al Sud il rapporto sale ad uno su tre.

Il problema, però, è arrivare a fine mese contenti. A volte il problema è arrivarci con qualcosa da mangiare in frigo.

In altri termini, tra stage sottopagati – che a differenza del nome diventano un vero e proprio lavoro – e impieghi di fortuna, il principale motivo di frustrazione che emerge dal rapporto è legato alla retribuzione, inadeguata per il 47% degli intervistati.

Una consolazione c’è. Per fronteggiare la difficile situazione, i laureati disoccupati le provano tutte e spesso decidono di mettersi in proprio rischiando e costruendosi il futuro. Ce la faranno? Si, perché posseggono uno spiccato senso dell’imprenditoria.

Le “sirene” cinesi ammaliano Telecom

Per Telecom c’è un’importante offerta: quella del miliardario cinese Li Ka Shing, che contempla la fusione di Telecom con la sua H3G.

La trattativa con Li Ka Shing proseguirà su un via parallela. Prima c’è da capire come si andrà avanti per ciò che riguarda l’operazione dello scorporo sulla Rete.

Si ipotizza una quotazione della società della Rete con una quota dell’Ipo (offerta pubblica iniziale) riservata al Fondo Strategico. In questa maniera a determinare il valore dell’infrastruttura sarà direttamente il mercato. Ad essere scorporata e societarizzata, comunque, non dovrebbe essere l’intera rete, ma solo il cosiddetto “ultimo miglio”, quello che va dagli armadietti nelle strade fin dentro le case. Quanto può valere? Le stime che circolano sul mercato parlano di 14 miliardi, inclusi 10 miliardi di debito che dovrebbero essere trasferiti nella newco.

Il fondo, tuttavia, può soltanto acquistare quote di minoranza.

Tuttavia, scorporare la rete e quotarla successivamente sul mercato potrebbe complicare le cose. Se Li Ka Shing dovesse diventare il socio di maggioranza di Telecom, è palese che il governo non potrebbe comunque permettere che a controllare l’infrastruttura (anche con il 60%) fosse l’imprenditore cinese. Il punto è che una volta quotata la rete, l’unico modo per sottrarla a Li Ka Shing sarebbe una costosa offerta pubblica d’acquisto. La strada per l’integrazione di 3, insomma, sembra essere decisamente in salita.

 

L’Europa non è più una priorità per gli italiani

 Il 53% degli italiani non sente più l’appartenenza all’Unione Europea come un’opportunità di sviluppo, bensì come uno svantaggio. E un italiano su due teme che in futuro non sarà in grado di garantirsi «condizioni di vita dignitose».

Nel contempo l’Europa fatica a uscire dalle sabbie mobili. La crisi la consuma ormai da sei anni.

Nel frattempo l’indagine Ipsos-Publicis “Gli europei e la fine della crisi” commissionata da sei importantissimi quotidiani europei, Sueddeutsche Zeitung, Le Monde, Gazeta Wyborcza, El Pais e il Guardian, vede l’Italia come uno Stato immerso in un pessimismo più accentuato rispetto a quello che affligge i cittadini del resto d’Europa. E due italiani su tre non credono che le ricette adottate per superare la recessione saranno efficaci (nella Ue è il 58%). Il 73% pensa anzi che il nostro Paese ne uscirà «lievemente» o «fortemente» indebolito (contro il 66% della media europea).

Al di là della contingenza, del pessimismo delle prospettive a breve (il 26% pensa che peggioreranno «molto”, il 52% «lievemente») è come se si respirasse ovunque un clima da cambio di paradigma, da «fine dell’eta dell’oro». Soltanto l’Est Europa si salva dalla sensazione – ancora una volta più forte in Italia che negli altri 26 Paesi dell’Unione -. che stia tramontando un’era, che le generazioni future staranno peggio.

Sono cambiate molto anche le abitudini degli italiani, nel corso della Grande crisi. Consumano e sprecano meno. Tuttavia, tirano la cinghia ma non rinuncerebbero mai allo stipendio.

Prime richieste per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

 Un decreto stilato e firmato in fretta e furia quello che obbliga le Pubbliche Amministrazioni a pagare i debiti contratti nei confronti delle aziende e delle imprese italiane.

► Primi problemi per lo sblocco del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

Fin dall’inizio il decreto non ha riscosso molto consenso, né da una parte né dall’altra, ma, data la situazione critica in cui versa l’economia italiana, della quale le imprese sono la colonna portante, ci si è adattati e sono iniziate a pervenire le prime richieste di pagamento dei debiti contratti alla Cassa Depositi e Prestiti.

Lo fanno sapere dal Ministero del Tesoro che, in una nota di poche ore fa, riferisce  che sono già pervenute oltre 1.500 domande per un totale di circa 6 miliardi di euro da restituire.

Sul totale delle richieste pervenute la maggior parte è arrivata dalle Amministrazioni Comunali, 15 sono le domande presentate dalle Amministrazioni provinciali e 25 le richieste degli altri Enti locali.

► Chi pagherà i debiti delle imprese?

Questi soldi non ci sono tutti: il decreto prevede per il Fondo dedicato agli Enti locali risorse per un totale di 4 miliardi di euro da erogare in due anni, quindi, al momento, la soluzione è stata quella di dividere quanto disponibile tra tutti i richiedenti.

Le prime anticipazioni di liquidità saranno erogate entro il prossimo 15 maggio e  saranno effettuate a seguito del perfezionamento dei relativi contratti.

 

Calzedonia vuole acquistare La Perla

Le trattative sono partite bene, al punto che i due soggetti in questione (Calzedonia e La Perla) hanno diramato una nota congiunta rendendo pubblico il fatto di aver avviato un discorso “in esclusiva, diretto a definire termini e condizioni di un eventuale accordo di acquisizione”.

La Perla è un brand di gran lusso, dotato però di una fragilissima struttura finanziaria e decisamente non in buona salute. Dal 2007 il gruppo è di proprietà del fondo di investimento americano Jh partners, ma l’intervento del partner finanziario (che ha investito circa 50 milioni di euro nella società) è riuscito a risollevare i conti del gruppo bolognese.

C’è di più, i numerosi tagli all’occupazione non si sono tradotti in un miglioramento del quadro generale, al punto che il fatturato è passato da 183 milioni pre-cessione agli attuali 107 milioni, a fronte di 70 milioni di debiti, bilanci in rosso da anni e molti dipendenti in cassa integrazione. Attualmente il grupo La Perla ha 1.400 dipendenti, di cui 590 solo nel sito bolognese. E proprio in questo settore di sono concentrate molte preoccupazioni per i risvolti di natura occupazionale, peraltro anche in seguito a relazioni con la proprietà non sono sempre semplici.

Attualmente, la possibile svolta potrebbe portare in ballo Calzedonia. Il brand veronese ha oltre 1.400 negozi in tutto il mondo, e 20 mila dipendenti, di cui 2.200 in Italia. Nelle trattative per rilevare La Perla è assistita da Goldman Sachs e dallo studio legale Latham & Watkins.

Una carta di credito per le spese dei deputati

 E’ questa la proposta fatta dal Movimento 5 Stelle durante l’incontro che si è tenuto oggi con il collegio dei questori alla Camera.

Come ha spiegato vicecapogruppo grillino, Riccardo Nuti, di tratterebbe di una carta di credito dedicata che i deputati potranno utilizzare per le spese di vitto e alloggio.

► Taglio dei costi della politica, si inizia dal Quirinale

In sostanza si tratta di sostituire la diaria che percepiscono i deputati con una carta di credito dedicata, che abbia un tetto di spesa massima prefissato. Grazie a questa innovazione, dicono i grillini, sarebbe possibile avere una rendicontazione in tempo reale delle spese sostenute e controllare, così, che tali spese rientrino effettivamente in quelle previste dalla diaria.

E’ una proposta, questa, che si inserisce nella battaglia che stanno conducendo i grillini per la riduzione dei costi della politica ed è anche una risposta alle ritrosie dei parlamentari sul taglio delle indennità e alla proposta del conto corrente fatta qualche giorno fa.

► Un conto corrente per versare le indennità dei grillini

Nuti, comunque, non manca di rilanciare un altra provocazione, ossia la  “riduzione dell’indennità” per tutti i deputati, che dovrebbero essere parametrate agli stipendi pubblici, e non a quelli dei magistrati, e con gli aumenti in base agli indici dell’Istat.

Disney Cruise Line cerca baristi

Una grande compagnia di navigazione che in più può vantare anche il marchio Diney, una garanzia di sicurezza e di divertimento per tutte le famiglie che viaggiano con i bambini.

Questo è Disney Cruise Line che, con la sua flotta composta da navi come la Magic Disney, il Disney Wonder, la Disney Dream e la Disney Fantasy, gira il mondo toccando le più belle località.

Lavorare per questa è un’esperienza di alto valore formativo ma anche particolarmente interessante per chi vuole formarsi in un ambiente a vocazione internazionale.

Al momento la Disney Cruise Line, in collaborazione con EURES Milano, sta cercando personale da impiegare come Assistant Bartender sulle proprie navi. Il lavoro si svolgerà sia a bordo delle navi – a rotazione tra i diversi bar presenti – che a Castaway Cay, l’isola delle Bahamas di proprietà della Disney dove attraccano le navi della compagnia.

Ai selezionati la Disney Cruise Line offre una retribuzione adeguata alla mansione, vitto e alloggio gratuiti, pass gratuiti per parchi a tema Disney, sconti e molto altro.

Per la candidatura, che dovrà avvenire con l’invio del curriculum vitae a [email protected] e in copia a [email protected], è richiesta la conoscenza della lingua inglese e precedente esperienza nel ruolo.

Il passaparola guida i consumi degli italiani

 Un approfondito sondaggio condotto dal gruppo Accenture, il Consumer Pulse Research Survey, ha recentemente indagato le scelte di consumo di 12 mila consumatori in ben 33 Paesi del mondo.

Dal survey internazionale è così risultato che il 78% degli italiani si affida, ormai, prima dell’ acquisto, al passaparola per informarsi su prodotti relativi a Ict, utility, finanza, assicurazioni, beni di consumo e turismo.

Il risparmio per i viaggi parte da internet

E questo, in Italia, a differenza di altri Paesi, avviene soprattutto in relazione agli acquisti che vengono effettuati attraverso il web.

In questo processo, ovviamente, ricoprono un ruolo fondamentale soprattutto i motori di ricerca e i social network. Questi ultimi, in particolare, offrono ai consumatori la possibilità di affidarsi sia alle opinioni delle persone che si conoscono, sia a quelle degli utenti che non si conoscono. Ad ogni modo i social sono per i consumatori un modo veloce per apprendere di più su ciò che si desidera acquistare.

Attenti alle compagnie assicurative false

Dal sondaggio internazionale, tuttavia, è risultato anche chiaro il fatto che il passaparola online interviene immediatamente anche in caso di problemi riscontrati con il customer service, sul quale molti utenti – circa l’ 80% – postano anche commenti online.

In ambito di CS, infatti, i consumatori italiani e non apprezzano molto affidabilità ed efficienza in relazione al cambio e alla fornitura di beni e servizi.

I miliardari russi alla conquista dell’ovest

Sono trascorsi più di venti anni dalla fine dell’Urss e dalla caduta del comunismo. In questi anni la Russia ha cercato di superare i precetti del capitalismo per rimettere in modo l’economia. Oggi, possiamo dire che gli uomini di affari ci sono riusciti bene.

Si contano numerosi miliardari provenienti dai Paesi che un tempo erano in forza all’Urss e che oggi hanno sviluppato nuove metodologie e nuove ideologie per conquistare il pianeta industria e il pianeta finanza nel terzo millennio.

Le classifiche degli uomini più ricchi, una delle più famose è quella stilata dalla rivista statunitense Forbes, contemplano oggi molti nomi provenienti dai territori russi. Sono ad oggi cento i magnati russi che hanno un patrimonio personale superiore al miliardo di dollari. A costoro devono essere aggiunti dieci magnati ucraini, cinque kazaki e un georgiano. Non male, no?

Oltre a Forbes, anche Bloomberg ha stilato la classifica dei cento conti correnti più ricchi del mondo, contandone undici in Russia e uno in Ucraina.

Parliamo, naturalmente, di numeri indicativi. Ma siamo comunque dinanzi a cifre importanti. I dati confermano che gli ex-capitalisti sono sempre più inseriti nel sistema economico d’occidente. In quali settori? I magnati si riuniscono in holding che oggi possono vantare asset che vanno dagli idrocarburi al settore bancario.