Desigual assume in tutta Italia

 Desigual è uno dei brand di abbigliamento più all’avanguardia. Il suo è un marchio di fabbrica ben riconoscibile, caratterizzato da capi e accessori molto colorati e dalle collaborazioni con stilisti di fama internazionale.

La nascita di questo brand si deve a Thomas Meyer. Desigual nasce nel 1984 e in meno di trent’anni è riuscita a conquistare diverse piazze internazionali: al momento il marchio Desigual è presente in oltre 72 paesi del mondo, con più di 7000 punti vendita multimarca, 170 store propri e 1700 corner nei grandi magazzini. Tutto questo dà lavoro a  2800.

In questo momento Desigual è alla ricerca di nuove leve che possano integrare il personale che già opera in Italia, soprattutto per i ruoli di Store Manager e di Addetti alle vendite. Vediamo nel dettaglio l’offerta.

Store Manager per Catania, Città Sant’Angelo (PE), Roma, Mestre, Bolzano, Ancona, Torino, Pisa, Milano e Chieti

Si richiede  diploma di maturità o formazione professionale e esperienza pregressa nella mansione di 2 anni come Assistant Store Manager nel settore dell’abbigliamento. Richiesta anche la conoscenza dell’inglese o dello spagnolo.

Addetti alle Vendite per Parma, Chieti, Fidenza, Bolzano, Torino, Milano, Limbiate (MI), Venezia, Roma, Napoli, Ancona e Pescara.

Richiesto diploma, esperienza nel ruolo di almeno un anno e conoscenza dell’inglese.

Per l’invio della propria candidatura e per tutte le informazioni necessarie consultare la pagina dedicata alle Offerte di lavoro del sito di Desigual.

Le proposte di Confesercenti per il rilancio dell’economia

 Confesercenti ha commentato questa mattina la Risoluzione di maggioranza sul Def votata nelle ore precedenti da Camera e Senato, avanzando alcune proposte per il generale rilancio dell’ economia italiana.

L’ economia italiana, infatti, soffre da molto tempo di problemi di produttività e competitività delle PMI, affossate, oltre che dalla perdurante crisi, anche dall’ aumento della pressione fiscale, dal calo del potere d’ acquisto e da una serie di problemi strutturali e infrastrutturali.

> L’allarme di Confesercenti sui consumi

Per Confesercenti il nodo della questione risiede nella ripresa del mercato interno, che dovrebbe essere incentivato attraverso delle azioni mirate che vadano a intervenire in particolare su pressione fiscale e mercato del lavoro.

Sondaggio Confesercenti su crisi

Per questo motivo Confesercenti ha elaborato una serie di 4 proposte per promuovere il rilancio dell’ economia del Paese. Le proposte prevedono quindi di:

  1. abolire definitivamente l’ aumento dell’ aliquota dell’ IVA previsto per il mese di luglio 2013;
  2. riportare il valore dell’ aliquota dell’ IVA al 20% in modo tale da non deprimere ulteriormente i consumi ma di incentivarli;
  3. ridurre al più presto la pressione fiscale su famiglie e imprese, incentivando politiche di taglio delle spese pubbliche attraverso ulteriori interventi di spending review;
  4. ridurre il costo del lavoro in modo da incentivare l’ occupazione e incrementare i livelli di produttività.

Conti corrente troppo cari e la Commissione Europea interviene con una direttiva

 Bruxelles ha rilevato i costi dei conto corrente nei paesi dell’Unione Europea e ha evidenziato come il costo della gestione del conto sia troppo alto nella maggior parte dei paesi: per questo la Commissione Europea ha deciso di intervenire con delle nuove regole che prevedono l’istituzione, per tutti i paesi, di un conto corrente di base e di una banca che lo dovrà mettere a disposizione dei cittadini.

Ma la Commissione Europea ha anche evidenziato una tendenziale mancanza di trasparenza per gli istituti bancari dell’Unione, ossia una mancanza di possibilità per i clienti di sapere i costi effettivi degli strumenti utilizzati.

► Come risparmiare sul conto corrente

Conto Corrente – La situazione italiana secondo la Commissione Europea

Dall’indagine della Commissione Europea emerge che l’Italia è uno dei paesi dove i conto corrente hanno un costo maggiore.

Dai dati della Commissione, che si riferiscono al 2009, l’Italia è il paese con il costo medio di tenuta di conto corrente più alto – la cifra è poco meno di 250 euro all’anno. Secondo Bankitalia, però, questi dati, oltre ad essere piuttosto vecchi, non corrispondono a verità: in Italia, e le rilevazioni sono del 2011, il costo medio annuo di un conto corrente è di 105,7 euro (più basso di 4,5 euro rispetto al costo del 2010) con una media di 1,51 euro di spesa per ogni operazione effettuata.

La Commissione Europea, inoltre, pone l’Italia tra i paesi con meno trasparenza bancaria, sia per quanto riguarda l’effettivo costo delle operazione e dei prodotti finanziari sia nell’accessibilità delle informazioni.

► Le spese del conto corrente

Conto Corrente – Le nuove regole della Commissione Europea

La Commissione Europa ha giudicato i conti corrente a disposizione dei cittadini italiani troppo cari e troppo poco trasparenti e per questo è al lavoro su una direttiva, che poi dovrà essere recepita da tutti gli stati membri, per ovviare a questi problemi che si basa su tre pilastri fondamentali: l’accesso ai conti, la trasparenza delle spese e la possibilità di trasferire i conti in tempi brevi da una banca all’altra.

L’accesso ai conti

La Commissione Europea chiederà a tutti i paesi membri di predisporre un conto corrente base con il quale si potrà avere accesso a tutte le operazioni ‘di routine’ – prelievo, bonifico, accredito dello stipendio, pagamento delle bollette e un bancomat – ma che non dia accesso a scoperti e linee di credito.

Questo conto, che dovrà essere offerto da almeno una delle banche del paese, sarà accessibile a tutti i cittadini, residenti e non, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria.

► Le banche on line sono convenienti?

Trasparenza delle spese

Tutte le banche avranno l’obbligo di mettere a disposizione dei clienti un documento informativo che riporti i servizi  previsti dalle varie tipologie di conto corrente e i relativi costi. Il documento dovrà riportare anche un riepilogo delle spese applicate durante gli ultimi dodici mesi e, su richiesta del cliente, la banca dovrà fornire anche un glossario che aiuti il cliente stesso ad orientarsi tra i vari termini utilizzati.

I testi redatti dalle banche dovranno avere un formato standard che permetta così al correntista un confronto agevole delle offerte dei vari istituti.

La Commissione Europea intende, inoltre, approntare un comparatore pubblico online, ossia un sito internet che permetta al cliente di avere accesso autonomo alle informazioni di tutte le banche.

Trasferimenti interbancari veloci

Ultimo punto sul quale sui è concentrata la Commissione Europa nella preparazione della direttiva per la trasparenza bancaria, è il trasferimento di un conto corrente tra due istituti. Le banche avranno l’obbligo di provvedere a tutti gli oneri burocratici della varie fasi dell’operazione e il conto corrente dovrà essere spostato e essere operativo al massimo entro 15 dalla data di inizio delle operazioni di trasferimento.

Il tempo a disposizione è un mese se si tratta di un trasferimento tra banche di paesi diversi.

In crescita il numero dei fallimenti in Italia

 A partire dall’ inizio del 2013 sono state circa 42 al giorno le imprese italiane costrette al fallimento dalla morsa della crisi economica che ha investito il Paese. 

I dati relativi ai crack e alle chiusure sono andati, infatti, decisamente peggiorando da gennaio ad oggi. Lo rileva Cerved Group, che per il Sole 24 Ore monitora ogni giorno la precaria e ormai compromessa situazione dell’ imprenditoria italiana, prevedendo che, qualora non si verificassero alterazioni in quello che sembra ormai essere un trend di stagione, il numero delle imprese fallite entro fine 2013  ammonterebbe a più di 14 mila unità, cioè circa 2000 realtà in più rispetto ai numeri del 2012. 

> La fiducia delle imprese manifatturiere in calo

Il numero dei fallimenti in Italia è dunque in crescita del 12,2% e, solo nelle ultime settimane, addirittura del 16,2% rispetto ai dati relativi all’ anno precedente.

> Imprenditoria femminile in calo

Le cause di questo preoccupante fenomeno sono da rintracciare, però, in una serie congiunturale di elementi negativi, che disegnano un quadro sicuramente non entusiasmante dell’ intera economia italiana: il costante calo della produzione industriale che dura oramai da molti mesi consecutivi, la pesante riduzione dei consumi e degli investimenti produttivi, la frenata nel settore delle esportazioni, l’ incremento delle ore della cassa integrazione e i blocchi ancora operanti sulla concessione del credito.

L’allarme di Rete Imprese per le imprese italiane

 Rete Imprese lancia un appello al Governo e alla politica tutta per ciò che sta succedendo alle imprese italiane: nel 2013 potrebbero chiudere 250mila attività commerciali e dell’artigianato con la perdita di 650mila posti di lavoro, fatto che si aggiunge alla perdita di 26,6 miliardi di Pil e 22,8 miliardi di consumi.

Una situazione gravissima generata da una crisi che si è trasformata in una recessione che intrappola le imprese sulle quali, inoltre, pesa un carico fiscale ormai intollerabile, la mancanza di credito e anche la macchinosa burocrazia italiana.

Le imprese italiane, denuncia Rete Imprese, a causa di questa situazione, non possono essere competitive sul mercato internazionale, come dimostra la perdita, negli ultimi sei anni, della competitività.

Una situazione che, però, può ancora essere invertita, ma solo se si riuscirà ad evitare il balzello fiscale previsto per l’estate che prevede l’aumento dell’Iva, la Tares e l’Imu. Il governo deve agire in fretta, commenta Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia, e il fisco è la prima delle quattro priorità per il salvataggio delle imprese italiane che prevedono, dopo la riduzione delle tasse, la concessione di maggiore credito, la semplificazione e gli incentivi al lavoro.

La Cassazione sulla modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori

 La Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione ha emesso, all’ interno della sentenza n. 10550/2013, alcune precisazioni in merito alle modifiche relative all’ articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori volute dalla Legge Fornero, la legge 92 del 2012.

Vademecum sulla riforma del lavoro – L’interpretazione

Secondo la Cassazione, dunque, in estrema sintesi, la modifica dell’ articolo 18 prevista dalla Legge Fornero, “impone un approccio diverso alla qualificazione giuridica dei fatti, incompatibile con una sua immediata applicazione ai processi in corso”.

La riforma Fornero non piace alle imprese più piccole

Tradotto in altre parole, le aziende che fin da subito volessero appellarsi in Cassazione per vedere applicata una delle possibilità previste dalla nuova legge del lavoro in caso di licenziamento considerato illegittimo (che vanno dal reintegro del dipendente all’indennizzo di un minino di 12 mensilità), sappiano che la legge ha in realtà introdotto una complessa e articolata disciplina che regola i licenziamenti stessi.

Di conseguenza, il nuovo sistema introdotto dalla legge Fornero prevede «distinti regimi di tutela a seconda che si accerti la natura discriminatoria del licenziamento, l’ inesistenza della condotta addebitata o la sua riconducibilità tra quelle punibili solo con una sanzione conservativa”.

Poiché quindi, stando così le cose, la qualificazione giuridica dei fatti risulta particolarmente complessa, per la Cassazione non è possibile una applicazione immediata della legge ai processi in corso.

La disoccupazione giovanile è un problema globale

 73,4 milioni di giovani saranno disoccupati nel 2013. Lo dice il Rapporto ILO’s Global Employment Trends for Youth 2013 dell’International Labour Organization, che fotografa una situazione per cui, a parte alcune differenze regionali, i giovani sono la categoria più a rischio.

► Draghi invita a ridurre la disoccupazione e la concentrazione dei redditi

Il tasso di disoccupazione globale nel 2013 raggiungerà il 12,6%, percentuale molto simile a quella che l’Onu ha registrato nel 2009, l’anno più nero della crisi economica. Ed è un trend rialzista che non accenna a fermarsi e, entro il 2018, il dato potrebbe crescere ancora fino a raggiungere il 12,8%.

A questo punto, come spiegano International Labour Organization, non si tratta più di una disoccupazione dettata dalla crisi economica – dopo il 2009 c’erano stati dei segni di ripresa – ma un problema proprio delle economie avanzate che sono caratterizzate da

disoccupazione persistente, una proliferazione di posti di lavoro temporaneo e un aumento di giovani scoraggiati; mentre nei paesi in via di sviluppo predominano posti di lavoro di bassa qualità, informali e al limite della sussistenza.

► La ricetta della Germania per l’occupazione

Per questo motivo diviene sempre più necessario mettere in campo degli interventi mirati che si concentrino sull’istruzione e la formazione dei giovani che portino ad una interazione positiva tra la scuola, i giovani e il mondo del lavoro che, allo stato attuale, sembrano essere treni che corrono su binari paralleli.

 

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

 Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha oggi dato notizia della stipula di un accordo d’ intesa tra l’ Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial CrimesEnforcement Network (FinCen) di Washington, al fine di contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento di operazioni terroristiche.

> Il successo del fisco italiano in Vaticano

Da questo momento in avanti, quindi, tra i due istituti internazionali avverrà, sulla scia di una alta cooperazione, un regolare scambio di informazioni utili per contrastare i fenomeni sopra descritti.

In realtà l’ AIF, istituita nel 2010 da Benedetto XVI, rappresenta un organismo indipendente rispetto agli altri enti della Santa Sede, sui quali appunto esercita funzioni di controllo, e la sua competenza si estende anche alla supervisione dello IOR.

> Il nuovo presidente dello IOR

Proprio per questo motivo l’ accordo che l’ istituto della Santa Sede ha siglato con le istituzioni americane è analogo ad altri protocolli di intesa che sono in questo momento oggetto di trattative, ma che potrebbero venire a breve parimenti ratificati, sempre in vista di una più incisiva lotta al riciclaggio di denaro e al terrorismo internazionale, denaro  di cui quest’ ultimo si serve.

Calano il fatturato e gli utili di Enel

 In Italia il primo trimestre del 2013 si è chiuso con una netta diminuzione delle vendite di energia elettrica, che hanno comportato, di conseguenza, un calo del fatturato e degli utili del gruppo Enel.

Le vendite di energia elettrica in questi ultimi tre mesi hanno infatti subito un decremento del 7,1% in relazione al mercato italiano, francese e spagnolo, mentre gli utili netti (852 milioni di euro) hanno visto una diminuzione del 26,2%, accompagnato da una perdita del’ 1,5% nel fatturato.

Cresce l’utile di Enel Green Power

Al calo della domanda di energia in Italia e in Spagna ha fatto poi seguito anche un calo della produzione della stessa pari all’ 8,9% , sia per quella estera che per quella italiana, e  un calo della distribuzione.

> Enel Energia cerca agenti

La situazione che sta interessando il gruppo Enel può essere dunque letta in questo modo: il calo dei ricavi del gruppo è imputabile principalmente al calo dei ricavi dalla vendita di energia che non sono stati sufficientemente compensati dai ricavi del trasporto dell’ energia e da quelli derivanti dalla sua produzione.

Infine l’ Ebitda, cioè il margine operativo lordo del primo trimestre del 2013 (4.077 milioni di euro) segna una contrazione del 4,2% rispetto all’analogo periodo del 2012 e riflette la riduzione del margine di generazione in Italia e Spagna.

Anche la Camera dà il via libera al Def

 Dopo quello di ieri pronunciato dal Senato, è arrivato, anche da parte dell’ Aula della Camera, il via libera al Def, il Documento di economia e finanza che è stato approvato con 419 voti a favore.

> Il Senato dà il via libera al Def

Nella Risoluzione la maggioranza ha così espresso la sua volontà di superare la rigida austerità di bilancio degli ultimi mesi, per aprire verso una politica che ripercorra la strada della crescita e dell’ occupazione. L’ obiettivo del Governo sarà dunque quello di continuare a razionalizzare la spesa pubblica, ma accanto alle misure di contenimento, si troverà anche spazio per accrescere gli investimenti produttivi e per alleggerire la pressione fiscale che al momento grava sulle spalle di famiglie e imprese.

Dai dividendi dello spread le risorse per l’IMU e la Cig

Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni ha quindi ricordato che l’ approvazione del Def da parte del Parlamento è un passo sicuramente importante anche nei confronti degli incontri con Bruxelles che si verificheranno a breve.

Il primo passo, infatti, è comunque costituito dalla chiusura della procedura di disavanzo, ma successivamente ci si dedicherà ad una revisione del Def in relazione anche alle riforme strutturali annunciate dal Governo.