Draghi pronto a nuovi tagli

 Qualora l’economia dell’Eurozona dovesse mostrare altri di forte cedimento la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a effettuare nuovi tagli dei tassi di interesse. A dichiararlo è il membro del Comitato esecutivo della BCE, Benoit Coeure.

Nel corso di un’intervista a France Inter Radio, Coeure ha detto che i tassi si trovano già “al minimo storico, ma provvederemo a nuovi tagli se gli indicatori economici confermeranno che la situazione in Eurozona sta ulteriormente peggiorando”.

Nel contempo, la settimana scorsa l’Eurotower ha tagliato il costo del denaro allo 0,5% dallo 0,75% e il governatore Mario Draghi ha confermato la politica monetaria accomodante dell’istituto di Francoforte per tutto il tempo necessario” sottolineando che la decisione del taglio dei tassi di interesse è stata presa al fine di supportare la domanda interna e la ripresa verso la fine dell’anno.

Draghi: “Pronti ad agire se necessario”

Dal canto suo, il governatore della Banca Centrale Draghi, ha voluto fare una precisazione. Draghi ha sottolineato che l’istituto sta monitorando in maniera costante i dati macroeconomici ed “è pronta ad agire se necessario”.

Tutto, dunque, è in relazione agli esiti della situazione. Esiti che saranno misurati (a mò di polso) nelle prossime settimane.

Al momento, quella della Bce suona come una ‘minaccia a fin di bene’, in maniera tale da poter risollevare la situazione europea.

 

Fiat investirà 7 miliardi in Brasile

 Il Gruppo Fiat è pronto ad ampliare il paniere degli investimenti oltreoceano. Questa volta si tratta del Brasile, per il quale sarebbe già pronto un piano dal valore di 7 miliardi di dollari.

Sempre più giù il mercato dell’auto

L’ Agenzia di stampa brasiliana Agencia Brasil ha infatti diffuso oggi la notizia che l’  amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, ha inviato al Presidente brasiliano Dilma Rouseff il resoconto di un piano di investimenti che prevede, entro il 2016, un impegno del Gruppo – sia su Fiat Spa che su Fiat Industrial – per circa 7 miliardi di dollari.

Il nuovo piano, in realtà, sviluppa una precedente strategia aziendale relativa al triennio 2011 – 2014, per la quale erano previsti già 4 miliardi di dollari, di cui costituisce una sorta di implementazione.

FIAT Industrial ripensa ai suoi conti

Gli investimenti previsti serviranno a finanziare non solo la costruzione del nuovo stabilimento industriale di Pernambuco, che entrerà in attività nel 2014, ma anche la produzione di motori e veicoli industriali.

In seguito a questa manovra, dunque, il gruppo Fiat aumenterà nel Paese il numero degli addetti diretti, che saliranno di 7.700 unità, mentre l’ indotto subirà un incremento per 12 mila posti di lavoro:  del resto il Brasile è il più grande mercato Fiat presente fuori Italia e il quarto più grande al mondo per il settore delle automobili.

Niente vacanze per gli italiani

Sarà un’estate povera in termini di svago e non solo. Il turismo continua ad andare male e c’è chi prevede una flessione del 7% di arrivi e presenze. Sarà, stando a un’indagine svolta da Trademark Italia, una contrazione non “a macchie” come nel 2012, bensì un regolare alternarsi di alti e bassi che indurrà i gestori a ridurre il personale stagionale.

In altri termini, in vacanza andranno 5,4 milioni di italiani in meno, con una perdita di 2,7 miliardi di euro di guadagni per il comparto.

Solo un italiano su 5 ha già bene in mente dove andrà

Il quadro che emerge dall’indagine è molto triste: a fine estate l’Italia farà registrare incredibili perdite di giro d’affari e di posti di lavoro.

Lo studio, dichiara che l’Italia è “avvitata” su se stessa, diffidente, decisa a risparmiare, a ridurre i budget di spesa, a contrarre le giornate di vacanza e tagliare lo shopping turistico.

Il dato più grave concerne il numero delle persone che hanno già deciso dove e quando andare in vacanza: sono solo il 22%, mentre il 23,5% del campione prevede di partire, ma non ha ancora stabilito dove e quando.

Più della metà di coloro che sono stati coinvolti nel sondaggio non si è ancora posta la questione-vacanze. Tuttavia, c’è chi sta pensando di rinunciare ridurre in maniera drastica il tempo del soggiorno.

La maggioranza, invece, ha negato la necessità di un periodo di riposo e ‘rigenerazione’. In conclusione, l’indagine afferma che circa 5,4 milioni di italiani in meno rispetto al 2012 si presenteranno sul mercato delle vacanze facendo perdere all’industria del turismo 2,7 miliardi di euro di ricavi lordi. Un dato che peserà negativamente anche sull’occupazione stagionale che scenderò di 250/300mila unità.

Barroso spinge ancora per l’unione bancaria europea

Con ogni probabilità, finché a Bruxelles sarà lui a ‘governare’, la richiesta perverrà più e più volte.

Jose Manuel Barroso è tornato a sollecitare, spingendo il pedale sull’acceleratore, il processo di unificazione europeo. Processo che al momento passa per l’unione bancaria, prerequisito per il superamento della crisi del debito sovrano.

“La priorità è costruire l’Unione bancaria”, ha dichiarato Barroso nel corso di una conferenza sull’Unione economica e monetaria a Bruxelles, rammentando che “il legame fra debito sovrano e crisi bancaria deve essere spezzato una volta per tutte”.

Da par suo, il Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato che è tutto pronto per l’unione bancaria e che occorre rispettare la tabella di marcia senza troppo stare a ragionare sui meccanismi di vigilanza e sul funzionamento delle ricapitalizzazioni dirette dell’ESM. Dijsselbloem ha dichiarato: “Abbiamo bisogno che tutti gli strumenti siano pronti prima che la Banca centrale europea inizi ad operare”.

Barroso, rimembrando l’inefficienza delle frammentazioni della vigilanza nazionale e l’aumento del rischio di contagio che ne è scaturito, ha anche detto nuovamente che l’Europa deve aver presente dove vuole andare e che il processo di unificazione non deve fermarsi, superando step-by-step il nodo dell’unione bancaria, fiscale, economica e politica.

L’altro punto cruciale per andare oltre la crisi sono le riforme, necessarie per correggere gli errori del passato e per delineare nuove regole comuni.

A marzo i consumi sono tornati ai livelli del 2000

 Non migliora neanche nel mese di marzo il quadro ormai depresso dei consumi italiani. La Confcommercio ha infatti recentemente segnalato, attraverso il suo indicatore dei consumi (Icc) che anche nel terzo mese del 2013 si è potuto registrare su questo fronte una ulteriore diminuzione del 3,4% in termini tendenziali e una dello 0,1% rispetto al mese precedente.

Ancora giù i consumi degli italiani nel 2013

A livello complessivo, dunque, il primo trimestre del 2013 si è chiuso con una diminuzione del 4,2% rispetto all’ analogo periodo dell’ anno precedente. Andando più nello specifico, rispetto al mese di marzo 2012, nel corso di quest’ anno si è potuto registrare un calo del 2,2% della domanda relativa ai servizi e un calo del 3,9% della spesa relativa ai beni.

Crollano i consumi al dettaglio

Un dato tendenziale positivo è stato invece offerto dalla spesa per i beni e i servizi delle comunicazioni, che nel mese di marzo è salito del 3,1% rispetto all’ anno precedente.

A differenza del settore delle comunicazioni, tuttavia, numerosi altri settori e comparti sono stati interessati da forti flessioni, tra cui spiccano quelle della mobilità (-8,5%), dei servizi ricreativi (-5,6%), di alimentari e tabacchi (-3,0%), nonché delle consumazioni dei pasti fuori casa  (-2,8%).

Nel singolo mese di marzo, invece, il dato più negativo è stato il calo relativo ad alberghi e ristorazione (-1,4%) , mentre modestamente positiva è stata la mobilità (+1,6%).

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

 Mentre il nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta si prepara, nel corso di questa settimana, a sciogliere, almeno in via preliminare, il problema rappresentato dalla sospensione dell’ IMU, il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sposta l’ attenzione su un’ altra grave emergenza del Paese:  quella dell’ eccessivo costo del lavoro.

Susanna Camusso cerca l’accordo con Confindustria

Per il Presidente dell’ Unione degli industriali italiani, infatti, sarebbe decisamente più importante intervenire per detassare il costo del lavoro piuttosto che quello della casa, dal momento che in questo momento la vera priorità per il Paese è quella di dare nuova linfa al mercato del lavoro e far ripartire la crescita.

Le priorità per il nuovo governo secondo Squinzi

A proposito di questo tema, dunque, Giorgio Squinzi ha ricordato, dal Politecnico di Milano, dove era ospite in occasione del 50enario del conferimento del Premio Nobel a Giulio Natta, che Confindustria ha in passato avanzato la proposta di detassare del 9% il costo del lavoro attraverso la neutralizzazione dello stesso dal calcolo degli imponibili Irap. Per il Presidente questo è quindi un provvedimento che deve essere adottato e che avrebbe sicuri risultati positivi in questa direzione.

Squinzi ha poi dedicato anche un commento all’ ipotesi, spesso suggerita in questi giorni, della cosiddetta decrescita felice: a suo avviso si tratta di una soluzione impossibile, che andrebbe a distruggere lavoro e occupazione.

Il vero costo dell’IMU

 Probabilmente già nel corso di questa settimana – si parla forse di giovedì 9 Maggio – il Governo Letta emanerà il decreto legge con cui verrà ufficialmente autorizzata la sospensione della rata di giugno dell’ IMU, l’imposta municipale che è ormai uno dei nodi da sciogliere del nuovo esecutivo.

Il programma di Letta su Imu e occupazione

E’ intenzione del nuovo Governo, infatti, tamponare attraverso il decreto una situazione che merita una attenta e approfondita revisione, quella dell’ intero sistema tributario italiano, immobili compresi, a cui il Parlamento dedicherà le sue attenzioni probabilmente in autunno, di pari passo con la Finanziaria, cercando di arrivare ad una soluzione più equa e definitiva.

Una service tax al posto dell’IMU?

Il congelamento dell’ IMU di giugno, ormai è noto, costa all’ incirca 2 miliardi, mentre se si volesse abolire l’ intero prelievo si arriverebbe ad un totale di 4 miliardi.  Ma quanto pagano, e hanno pagato, in realtà, famiglie e imprese per far fronte al prelievo IMU?

L’ IMU ha prodotto nel 2012 un gettito complessivo da 23,7 miliardi di euro, con una spesa media da 918 euro, all’ interno della quale sono compresi, tuttavia, anche gli oneri delle grandi aziende.  Le famiglie italiane, in questo quadro, cioè 16 milioni di nuclei familiari, hanno pagato di media 225 euro l’ anno, cioè circa 61 centesimi al giorno, anche se con piccole differenze sulla base della città di residenza – aliquote comunali e rendite catastali – e del proprio reddito, se si tratta di prima casa.

Lidl assume in tutta Italia

 Tantissime offerte di lavoro dalla Grande Distribuzione Organizzata. Questa volta ad offrirle è Lidl, la grande catena di supermercati e discount presente su tutta la penisola.

Il grande successo di questa catena è dovuto alla grande convenienza dei suoi prodotti che, pur avendo un prezzo molto accessibile, non derogano mai sulla qualità.

Al momento Lidl sta cercando molto personale che assumerà sia con contratti di lavoro a tempo determinato che a tempo indeterminato, che prevedono anche delle interessanti retribuzioni. Vediamo nel dettaglio le posizioni aperte da Lidl.

Capi Settore, tutta Italia;

Responsabile Frutta e Verdura, Arcole (VR)

Buyer Junior (Nachwuchsführungskraft Einkauf ), Arcole (VR)

Collaboratore/Collaboratrice Ufficio Legale, Arcole (VR)

Facility Manager, tutta Italia;

Responsabile Sviluppo, tutta Italia;

Responsabile Tecnico, tutta Italia;

International Trainee con inglese, Arcole (VR);

Stage Ufficio Legale, Arcole (VR);

Assistente Dispo Controlling, Arcole (VR).

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti per partecipare alle nuove selezioni di personale per Lidl e per inviare la propria candidatura, si rimanda alla pagina dedicata alle Posizioni Aperte del sito della catena.

Assunzioni Kiko Make Up

 Se il vostro sogno è quello di lavorare nel settore della cosmesi, le offerte di lavoro di Kiko Make Up sono quello che fa al caso vostro.

Kiko Make Up è una delle realtà più grandi e capillarmente presenti sul territorio italiano e deve il suo grande successo all’ottimo rapporto tra qualità e prezzo dei suoi prodotti, rigorosamente made in Italy.

Al momento Kiko Make Up è alla ricerca di tantissime figure da inserire nell’organico dei suoi store, sia con contratti di lavoro che come stagisti. Vediamo nel dettaglio le offerte di lavoro di Kiko Make Up.

Offerte di stage Kiko Make Up

Stage Marketing Prodotto Make Up per la sede di Bergamo

Stage Marketing Prodotto Skin Care per la sede di Bergamo

Stage E-Commerce per tutta Italia

Offerte di lavoro Kiko Make Up 

Store Manager per le sedi di Mantova, Treviglio, Milano, Torino, Venezia, Lonato, Roma, Vicenza, Rimini, Forte dei Marmi e Trento

Addetti alle vendite per le sedi di Mantova, Livorno, Treviglio, Milano, Torino, Venezia, Vicenza (Torri di Quartesolo), Rimini, Forte dei Marmi

Web Project Specialist per tutta Italia

Product Trainer Skin  Care Madina per la sede di Bergamo

Sourcing Specialist – Accessori e Pop per la sede di Bergamo

Addetti alle Vendite Fragranze e Accessori Uomo per la sede di Riccione

Multimedia Specialist per la sede di Bergamo

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti e per le modalità di candidatura alle offerte di stage e di lavoro di Kiko Make Up consultare la pagina dedicata alle Carriere del sito dell’azienda.

Com’è cambiato il portafogli degli italiani con la crisi?

 La Relazione Consob ci restituisce un quadro molto chiaro di come gli italiani hanno cambiato le loro abitudini di investimento dall’inizio della crisi. Per scattare questa fotografia la Consob ha preso in esame un campione di famiglie italiane che rappresentano gli investitori medi, analizzando le loro scelte di investimento dal 2007 al 2012.
► Gli italiani non vogliono più investire

Ciò che emerge con forza da questa analisi è che la crisi, generata in parte dalla bolla dei subprime, ha portato gli italiani a prediligere per i loro investimenti depositi e attività a basso rischio, anche se meno fruttuose, al posto di azioni e fondi comuni.

Nello specifico, gli investimenti in strumenti finanziari rischiosi sono diminuiti del 10% rispetto al 2007, con solo il 25% delle famiglie che investe in azioniobbligazionirisparmio gestito e polizze vita. Un calo sensibile si è registrato proprio sul fronte delle polizze vita, dei fondi pensione e dei prodotti di risparmio gestito.

Per quanto riguarda i portafogli di investimento delle famiglie, la Consob evidenzia come quasi la metà del totale del campione analizzato (49%) scelga di investire il capitale in depositi e risparmio postale. Ma anche i titoli di Stato sembrano avere un ruolo importante: le famiglie che scelgono questo tipo di investimento sono passate dal 14,2 al 17,1% in un solo anno (dal 2011 al 2012) e superiori ai livelli pre-crisi.

Le azioni, invece, non piacciono più: è dimezzato il numero delle famiglie che fa questa scelta, passando dal 10% del 2007 all’attuale 5,3%.

► Il peso del fisco sul risparmio

Altro dato registrato dalla Consob è l’aumento generale del livello di indebitamento delle famiglie: dal 1999 alla fine del 2011 sono raddoppiate le passività finanziarie in percentuale del reddito disponibile.