Come si contesta una multa

E’ notorio che la violazione del codice stradale implichi determinate sanzioni. Sanzioni disciplinari che, naturalmente, devono essere pagate. Alcune volte, tuttavia, le multe possono essere considerate ingiuste per via di alcuni vizi presenti all’interno della loro formulazione o per delle condizioni che non corrispondono perfettamente a fatti realmente accaduti.

In questo caso appare opportuno comprendere in che maniera è possibile contestare una multa. Ecco quali sono i passaggi da seguire per avviare una procedura di contestazione.

Una multa, il più delle volte, si configura come una “sorpresa” inaspettata che si trova nella propria buca delle lettere. Appena la si legge, si cerca di ricordare il momento esatto in cui si è commessa l’infrazione. Si prova a far mente locale per comprendere cosa si stava facendo, dove ci si trovava, perché ci si trovava lì. Molte volte capita che in realtà, la multa ricevuta non sia veritiera o non sia giusta.

Informazioni e dati riportati sulla multa

Le prime cose che vanno controllate quando si riceve questa spiacevole sanzione amministrativa, sono le informazioni e i dati riportati su di essa. Questi ultimi devono essere formalmente corretti e precisi, dal momento che un minimo errore potrebbe implicare l’effettivo annullamento della sanzione. Inoltre la multa non deve essere ricevuta oltre i novanta giorni a partre dal giorno della sua emissione, altrimenti anche questa sarebbe una causa lecita per formalizzare l’avvio del ricorso.

Avvio della procedura di ricorso

Quando si decide di avviare la procedura di ricorso, è possibile decidere se rivolgersi al Prefetto o al Giudice di Pace. Il ricorso può essere avviato entro i successivi sessanta giorni dal momento della ricezione della multa ed è opportuno tenere in considerazione questo termine massimo.

Documenti da presentare

Se si decide di operare il ricorso presso il Prefetto, bisognerà presentare la domanda in carta semplice, la copia del verbale di accertamento e tutta la documentazione utile. La documentazione può essere consegnata a mano oppure mediante una raccomandata con ricevuta di ritorno al Comando di Polizia Municipale o alla Prefettura del capoluogo di provincia d’interesse. Quando si inizia tale procedura, dal momento che passerà del tempo per sapere l’esito del ricorso, occorrà chiedere espressamente la sospensione del provvedimento. Se cosi non dovesse essere, le tempistiche delle scadenze per il pagamento non verranno sospese e si potrebbe incorrere in una multa più elevata.

Valutazione del ricorso da parte del prefetto

Nel momento in cui il Prefetto si troverà il ricorso dinanzi ai propri occhi e lo valuterà nei minimi dettagli, esso verrà respinto nel caso in cui sarà emessa un’ordinanza di pagamento che equivale al doppio della multa contestata.

Ricorso accettato: le condizoni

Il ricorso verrà accettato se entro i successivi 210 o 180 giorni non verrà emessa nessuna ordinanza di pagamento.

Avvio della procedura di ricorso presso il Giudice di Pace

Se si decide di operare il ricorso presso il Giudice di Pace ci si dovrà recare presso la Sede territoriale competente in base al luogo in cui è stata commessa la violazione del codice della strada. Anche in questo caso, così come avviene per il Prefetto, dovrà essere presentata la domanda, la copia del verbale e la documentazione attinente a mano, mediante una raccomandata oppure online nella sezione apposita del tribunale.

Diversamente dal Prefetto, qualora il ricorso non dovesse essere accettato, in questo caso potrà essere formulato un ulteriore appello ma sarà necessario rivolgersi ad un avvocato.

Inoltre il ricorso al Giudice di Pace provocherà il pagamento di trentasette euro e sarò richiesta la presenza della persona che presenta la domanda durante l’udienza decisiva per la contestazione della multa.

 

Risoluzione anticipata del contratto di locazione

Nel caso in cui si sia stipulato un contratto di affitto ma si ha la necessità di risolvere questo contratto prima della sua scadenza naturale, e cioè prima della scadenza stabilita nel contratto medesimo, vi sono degli importanti adempimenti che devono essere svolti sia dal locatore che dal conduttore al fine di evitare successivi grattacapi.

In primo luogo è opportuno ricordare che sia il locatore sia il conduttore sono tenuti a comunicare la loro volontà di recedere anticipatamente dal contratto di locazione sei mesi prima, o comunque nel termine stabilito nel contratto stesso, della data in cui si intende lasciare l’appartamento se la risoluzione è chiesta dal conduttore o prima della data in cui si intende riavere l’appartamento, se la risoluzione è chiesta dal locatore. Entrambi, locatore e conduttore, sono tenuti a comunicare la loro decisione attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Per legge il conduttore è tenuto a versare il pigione pattuito fino all’ultimo mese, le eventuali cauzioni che sono state versate all’inizio della locazione non possono essere considerate pigioni da scalare (come invece spesso avviene), dal momento che lo scopo della cauzione è ben diverso. In altri termini, alla scadenza della locazione, il locatore visita l’appartamento locato al fine di verificare se ci sono stati eventuali danni, se riscontra dei danni potrà trattenere la cauzione, altrimenti la restituirà al conduttore.

Infine è opportuno ricordare che deve essere effettuata una pratica burocratica presso l’ufficio delle imposte: bisogna riempire un apposito modello F23, e pagare entro 30 giorni dal termine della locazione un’imposta di importo fisso di 67 Euro. Naturalmente, il pagamento sarà dovuto da chi recede dal contratto. Bisogna presentare all’agenzia delle entrate competente la ricevuta di tale pagamento.

A questo punto occorre anche ricordare che si tratta di passaggi fondamentali al fine di evitare di pagare le imposte di registro per le successive annualità, dal momento che l’appartamento, in mancanza del pagamento di questa imposta fissa e della presentazione all’agenzia delle entrate, proseguirà e continuerà ad essere ritenuto locato, ed è importante per il proprietario che eviterà di pagare le imposte sul mancato reddito derivante dal canone di locazione.

Occorre ricordarsi infine di comunicare la cessazione della locazione, portando copia firmata della cessazione di locazione, anche all’ufficio tarsu, altrimenti anche questa imposta continuerà ad essere inviata al conduttore.

Comunicazione della risoluzione del contratto di locazione

La risoluzione del contratto di locazione può avvenire in maniera naturale, facendo scadere gli anni previsti dal contratto stesso e liberando l’immobile, oppure può essere effettuata in maniera anticipata. Nel primo caso non è necessaria una procedura particolare, dal momento che come abbiamo detto, il contratto si risolve naturalmente nel corso del tempo. Nel secondo caso è opportuno seguire delle istruzioni precise al fine di comunicare la risoluzione del contratto di locazione. Ecco quali sono le istruzioni da comunicare.

Vi sono in primis alcune motivazioni che possono non far rispettare la naturale scadenza del contratto. Motivazioni che possono essere di diverso tipo. La legge prevede che una risoluzione possa essere anticipata in rapporto al termine solo nel caso in cui ricorrano dei gravi motivi, nel caso in cui le motivazioni in questione non siano state previste nel contratto.

Restrizioni e agevolazioni per l’inquilino

L’inquilino ha maggiori possibilità di vedere risolversi il contratto all’occorrenza dal momento che le restrizioni che colpiscono il proprietario dell’immobile sono maggiori. La legge agevola e tutela in particolar modo l’inquilino.

La risoluzione del contratto può essere effettuata soltanto quando si raggiunge un accordo tra le parti, quindi quando c’è consenso da ambo i lati, o quando ricorrano le cause previste dalla legge. Nel momento in cui il conduttore decida di recedere dal contratto, costui deve inviare un preavviso al locatore mediante una raccomandata con ricevuta di ritorno almeno con sei mesi di anticipo o tre mesi nel caso in cui si sia contratto un vincolo transitorio.

La lettera di preavviso deve essere chiara in ogni sua parte mettendo in risalto la volontà e l’intenzione di recedere anticipatamente e di riconsegnare l’immobile nel mese previsto.

Quando il locatore riceve una comunicazione di risoluzione anticipata del contratto o egli stesso, prendendo accordi con il conduttore decide di risolvere il vincolo, deve attenersi ad una procedura prevista per questo caso.

Comunicazione al Fisco

Il proprietario dell’immobile deve comunicare la cessazione del contratto al Fisco attraverso il pagamento dell’imposta di registro con il modello F23. Quest’ultimo deve contenere le generalità del proprietario e del conduttore e il codice di tributo corrispondente al tipo di locazione.

Sia che il contratto venga risolto anticipatamente che naturalmente, la comunicazione di scadenza del contratto deve sempre essere comunicata in anticipo. Dopo aver visto nello specifico cosa fare nei due diversi casi, dunque, se ci si dovesse trovare in una situazione del genere sarà molto più facile capire come fare.

Mutuo: come si posticipa una rata

 Il mutuo si configura come una particolare forma contrattuale attraverso la quale il soggetto (mutuante) fornisce una determinata somma di denaro a un soggetto (il mutuatario). Il soggetto mutuatario si impegna a restituire la somma ricevuta a rate nel corso dei mesi con l’aggiunta di un costo di interesse. In ogni caso vi sono delle situazioni in cui il mutuatario è a tutti gli effetti impossibilitato ad adempiere nei tempi e nei modi stabiliti dal contratto. Non è in grado di restituire al mutuante in tempo la somma di denaro con l’aggiunta di alcuni interessi e si trova dunque costretto a ricorrere ad un aiuto.

Congelamento del pagamento

In questi casi particolari come ci si comporta? Cosa succede? A oggi sono numerosi gli istituti bancari che consentono di congelare il pagamento per un periodo di tempo che sia più o meno lungo, senza per forza aggiungere maggiori costi notarili. L’operazione bancaria di questo tipo, viene incontro al mutuatario, al fine di fare fronte a situazioni sfavorevoli che verificandosi modificano completamente la propria condizione economica.

Posticipo rata: la prassi da seguire

L’associazione bancaria italiana ha dichiarato che i soggetti potranno chiedere una sospensione provvisoria dei versamenti per evitare che la banca proceda al pignoramento dell’immobile per mancato pagamento. Ma come si può posticipare, in soldoni, una rata del mutuo. Ecco tutta la procedura, completa in ogni suo passaggio, necessaria al fine di posticipare le rate del mutuo.

Se le possibilità di riprendere il proprio stile di vita (in tempi brevi) sono altamente probabili, è consigliabile semplicemente procrastinare di qualche mese i pagamenti tenendo conto che successivamente sarà obbligatorio versare interessi di mora in aggiunta. Bisogna però fare attenzione! In questo caso si va incontro seriamente alla rischiosissima possibilità di essere segnalati. Quest’ultimo punto non è da sottovalutare assolutamente. Se così dovesse essere, ciò farà diventare molto più difficile l’ottenimento di ulteriori prestiti e di conseguenza la richiesta di maggiori garanzie per la banca. In un futuro prossimo si potrebbe tornare ad averne bisogno ed è bene non rovinare i rapporti quando si ha la possibilità di chiedere un ausilio al proprio istituto.

Provvedimento di moratoria

Se invece la situazione economica e lavorativa non presenta alcun tipo di modifica in positivo, malgrado il decorso del tempo, si potrà ricorrere al provvedimento di moratoria. Tale provvedimento permette a un soggetto che si trova ad essere in possesso dei presupposti definiti dalla banca, di sospendere il finanziamento per un certo numero di mesi.

La procrastinazione delle rate è, al pari delle precedenti, una sorta di opzione che permetterà di effettuare il pagamento di un determinato numero di rate (di due o tre mesi ad esempio), le quali potranno essere pagate a fine finanziamento con una quota di interesse lievemente più alta. Appare opportuno, in questo caso, chiedere informazioni alla propria banca in modo tale da riuscire ad individuare la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

Il sistema di ausilio per l’agevolazione del pagamento del mutuo

Al di fuori di questi strumenti, gli utenti dovranno sempre ricordare che generalmente banche hanno istituito un sistema valido di ausilio per agevolare il pagamento del mutuo, tra cui l’ampliamento delle cause giustificatrici della richiesta di sospensione (includendo anche malattie gravi che impediscono al soggetto di presenziare sul posto di lavoro) e il diritto di stabilire un tetto massimo di pagamento mensile per tutta la durata del finanziamento (beneficiando al contempo di una probabile futura riduzione del tasso imposto dal mercato).

Tutto ciò ha consentito alle famiglie di posticipare il pagamento senza preoccupazioni a causa della perdita improvvisa dell’impiego lavorativo.

 

 

Come si compila un vaglia postale

Un’operazione apparentemente semplice, ma in realtà ricca di passaggi da seguire alla lettera al fine di non commettere errori di nessun tipo. Il vaglia postale è uno strumento che può essere declinato in ben quattro tipologie differenti. In primo luogo è necessario descrivere queste tipologie, in maniera tale da comprendere quale è la più adatta per l’operazione che si intende compiere. Le quattro tipologie di vaglia postale sono le seguenti:

– vaglia postale ordinario: è lo strumento più semplice ed è utilizzato in tutta Italia. Esso permette di inviare denaro pur non essendo titolari di conto corrente o deposito bancario;

vaglia postale circolare: è la seconda tipologia, anche essa molto usata.

vaglia postale veloce: si tratta di una procedura che permette di accelerare i pagamenti;

vaglia postale internazionale: la quarta e ultima tipologia è utile in quanto consente di inviare denaro in tutto il mondo.

Dopo aver descritto brevemente tutte e quattro le tipologie appare opportuno comprendere come si compila a tutti gli effetti un vaglia postale in maniera ottimale e semplice.

Al fine di effettuare un vaglia postale sarà obbligatorio recarsi presso un ufficio postale, oppure avvalarsi del servizio online presente nel sito delle poste italiane.

Il vaglia postale di tipo ordinario ha conservato, in base alle nuove norme in vigore in merito alle normative antiriciclaggio, il limite massimo di valore per operazione a 2.582,28 euro. Non è dunque possibile trasferire una cifra superiore tramite questo strumento.

Servizio online

Il servizio online è fruibile esclusivamente ai possessori di BancoPosta Online o BancoPosta Click.

Recapito del vaglia postale

Successivamente a tre o quattro giorni dalla data di emissione, il vaglia postale ordinario viene recapitato al beneficiario mediante il classico servizio di portalettere; in seguito, potrà essere riscosso dal titolare, o versato su qualsiasi conto corrente bancario o postale, presso qualsiasi ufficio postale. Basterà soltanto esibire un documento valido di riconoscimento. I vaglia postale di tipo veloce, sono recapitati in giornata.

Costi del vaglia postale

I costi del vaglia postale sono variabili: si va dai 2,50 euro per un vaglia emesso attraverso Banco Posta online, fino ai 6,00 euro per un vaglia postale emesso allo sportello anche se in contrassegno. Le commissioni sono a carico del mittente, mentre risultano totalmente gratuite per il beneficiario.

I vaglia postali, sia quello ordinario che quello circolare, sono emessi indicando il nome del destinatario o la ragione sociale del destinatario, con clausola di non trasferibilità. Per questo motivo possono essere riscossi soltanto dall’intestatario del titolo. In alternativa si dovrà barrare la casella specifica che consente la trasferibilità, presente nel modulo e relativa solo ad importi inferiori a 5.000 euro.

Sicurezza

Il vaglia postale è senza ombra di dubbio un metodo di pagamento valido, pratico e sicuro. Basterà dunque inserire le clausole relative al versamento in oggetto, e un testo facoltativo, nel caso in cui sia necessario, di massimo 120 caratteri, utile per comunicazioni di vario tipo. Inserire un testo è una prassi totalmente gratuita.

Procedure

Nel vaglia postale verrà inoltre indicato l’importo, andrà segnata la casella “vaglia postale” barrandola, e verranno aggiunti i dati del mittente e del destinatario (indirizzo e generalità). Bisognerà inoltre esibire un documento di riconoscimento, nonché il proprio codice fiscale.

La stessa procedura potrà essere effettuata online accedendo al sito delle poste italiane e barrando, nell’apposito modulo che vi apparirà nella sezione vaglia online, la crocetta specifica di selezione, inoltre vi verrà chiesto un codice alfanumerico di sicurezza (password personale)

Qualora non ci si senta completamente sicuri o preparati, è assolutamente preferibile non utilizzare il vaglia online bensì recarsi presso un qualsiasi ufficio postale. Il personale presente agli sportelli si opererà per darvi tutte le informazioni utili necessarie.

Liquidazione TFR: come si calcola?

 Il TFR (anche noto come Trattamento di Fine Rapporto o più semplicemente come liquidazione) si configura come un’indennità di carattere assicurativo.

Si tratta di un risparmio forzoso indicizzato, una specie di salario differito corrisposto al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

L’accantonamento annuo del Trattamento di Fine Rapporto, per il datore di lavoro, si configura sempre come un costo di competenza dell’esercizio.

In passato il Trattamento di Fine Rapporto veniva nominato con il termine “indennità di anzianità” dal momento che il suo scopo era quello di funzionare come una buonuscita per i lavoratori che rimanevano per molti anni a lavorare in un’impresa.

In termini materiali, la busta paga TFR si configura come un cedolino riepilogativo delle principali voci della liquidazione del dipendente, con le specifiche delle rivalutazioni ISTAT, le eventuali anticipazioni, le ritenute fiscali , gli acconti e l’importo netto finale che spetta al lavoratore.

Quando un rapporto di lavoro subordinato giunge al termine, al lavoratore spetta il Trattamento di Fine Rapporto. Ma come si calcola questa liquidazione?

Il calcolo del Trattamento di Fine Rapporto si farà sulla base dei mesi lavorati o frazioni di mese (almeno 15 giorni).

Elementi che rientrano nel computo del Trattamento di Fine Rapporto

Nel computo del TFR rientrano:

– gli aumenti periodici di anzianità;

– le provvigioni;

– il minimo contrattuale;

– la maggiorazione turni;

– i superminimi;

– i premi presenza;

– il cottimo;

– l’indennità di maneggio del denaro;

– i valori mensa;

– gli importi forfetari;

– l’indennità per disagiata sede;

– i premi e le partecipazioni.

Ai fini del calcolo sarà necessario tenere in considerazione, al 31 dicembre di ogni anno, la somma complessiva accantonata al 31 dicembre dell’anno precedente, tenendo in considerazione sia il tasso fisso dell’1,50%, sia il tasso a misura variabile pari al 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie accertato dall’ISTAT.

Come calcolare il Trattamento di Fine Rapporto

Al fine di effettuare il calcolo del Trattamento di Fine Rapporto, la retribuzione presa in considerazione è l’insieme delle somme corrisposte dal dipendente: non verranno invece conteggiate le somme da lavoro occasionale nè i rimborsi spese. Per calcolare il TFR sarò possibile utilizzare di solito un modello in Excel che somma per tutti gli anni di servizio una quota che corrisponde alla retribuzione dovuta, e il totale va diviso per 13,5.

Altre voci computate nel calcolo del Trattamento di Fine Rapporto

In modo tale da completare il calcolo del TFR verranno computate anche altre voci. E’ molto importante tenerle in considerazione. Stiamo parlando di casi in cui il calcolo verrà fatto sulla retribuzione giornaliera normale alla quale il lavoratore avrebbe avuto diritto.

Malattia e TFR

La malattia viene considerata come giornata lavorata.

Maternità e TFR

la maternità che viene anch’essa considerata come periodo normale lavorato ai fini del calcolo del TFR;

Permessi e TFR

i permessi verranno computati nel caso in cui, chiaramente, spetta una retribuzione;

Infortunio e TFR

l’infortunio viene considerato come periodo lavorato ai fini del TFR come fosse un periodo di lavoro normale

Calcolo del TFR

Tutti i lavoratori dipendenti, alla fine del loro rapporto di lavoro in un’azienda, hanno diritto al pagamento di una somma di denaro denominata Trattamento di Fine Rapporto (TFR). La somma è conosciuta anche con il termine di liquidazione. L’importo da corrispondere al lavoratore è determinato sulla base di calcoli precisi.

La base per il calcolo del Trattamento di Fine Rapporto si ottiene dalla somma di tutte le retribuzioni corrisposte al dipendente nel corso dell’anno solare. La retribuzione utile al fine del calcolo è data da tutte le voci retributive corrisposte salvo diversa disposizione prevista dal contratto collettivo.

In conclusione, dunque, occorre innanzitutto, prendere tutte le buste paga e sommare le retribuzioni dell’anno.

Una volta che la base imponibile è stata determinata come indicato nelle precedenti righe, la si divide per 13,5 (valore convenzionale che non varia se il dipendente prende tredici o quattordici mensilità) al valore ottenuto dalla divisione va sottratta una percentuale dello 0,5% pari al contributo da versare all’INPS. L’importo che deriva da tali operazioni rappresenta l’importo dell’accantonamento al TFR per l’anno in corso.

Come si compila una ricevuta fiscale

La ricevuta fiscale altro non è che un documento di avvenuto pagamento. Solitamente, il venditore rilascia una ricevuta fiscale all’acquirente nel momento in cui deve essere effettuato pagamento. La ricevuta fiscale viene utilizzata in diverse attività, tra le quali spiccano quelle di parrucchieri, barbieri, toelettature, che rilasciano la ricevuta in sostituzione dello scontrino.

Appare opportuno esaminare passaggio per passaggio la struttura di una ricevuta fiscale, prima di procedere alla sua compilazione, partendo proprio dall’acquisto stesso dei blocchi delle ricevute.

Blocchi di ricevute fiscali: dove si acquistano? Quali requisiti occorre avere per acquistarli?

I blocchi di ricevute fiscali possono essere acquistati dai rivenditori autorizzati. Durante il momento dell’acquisto delle ricevute, occorre presentare al venditore la partita iva e la visura camerale, che deve essere aggiornata al massimo a tre mesi precedenti. Questi documenti sono utili al venditore al fine di registrare l’acquisto, ed intestare il blocco, evitando così di fare vidimare il blocco una volta terminato.

Come compilare tutti i fogli del blocco di ricevute fiscali

Una volta acquistato il blocco più utile al tipo di attività, si passa nel vivo dell’operazione di scrittura. In altri termini, non manca più niente e ciò che c’è da fare è compilare tutti i fogli con numerazione progressiva, fino all’ultimo foglio del blocco di ricevute fiscali. Ogni ricevuta ha una copia al suo retro, la quale viene compilata come con la carta copiativa. In basso nella ricevuta – copia, bisogna mettere il cartoncino che generalmente è possibile trovare sul retro del blocco.

Ricevuta fiscale e ricevuta – copia

Ogni volta che viene compilata una nuova ricevuta, occorre spostare il cartoncino sotto la ricevuta – copia. Ogni ricevuta deve essere intestata. In altri termini, ogni ricevuta deve riportare la nomenclatura dell’attività che l’ha rilasciata. Tale passo può essere fatto con un timbro ogni volta che si effettua una ricevuta, oppure si può fare fare un prestampato delle ricevute.

I dati da compilare in ogni ricevuta

Sopra ogni ricevuta dovranno essere ben leggibili i seguenti dati: il nome, per esteso, dell’attività che l’ha rilasciata, l’indirizzo fiscale e la partita iva. Ogni ricevuta deve essere timbrata sia nella versione originale sia in copia. Quando si paga un oggetto, oppure una prestazione, deve essere rilasciata la ricevuta completa in ogni sua frazione.

I dati da non inserire durante la compilazione di una ricevuta

Quando si effettua una ricevuta fiscale, non si inseriscono i dati del ricevete della ricevuta. Occorre inserire, nella ricevuta fiscale, il tipo di prestazione effettuata, la quantità di prestazioni, e l’importo unitario di ogni prestazione. Nella parte bassa della ricevuta, occorre inoltre inserire l’importo pagato, e il totale della ricevuta.

L’importo della ricevuta fiscale

Nella ricevuta, inoltre, può essere inserito anche l’importo ancora da saldare in seguito. In ogni caso, bisogna indicare nella ricevuta l’importo effettivamente pagato per quella determinata ricevuta. Per farlo bisogna segnare, nella parte sinistra della ricevuta, la dicitura ricevuta fiscale, sbarrando il quadro laterale. Inoltre, va inserita la data in cui viene fatta la ricevuta.

Differenza tra fatture e ricevute fiscali

Solitamente ci si confonde tra fatture e ricevute fiscali. Tra i due strumenti vi sono sicuramente delle affinità ma anche delle differenze. Tuttavia, è opportuno comprendere come si fa a distinguere tra le fatture e le ricevute fiscali prendendo in esame lo strumento sotto la nostra osservazione: i blocchi delle ricevute fiscali. Molti blocchi di ricevute fiscali, solitamente, consentono di fare anche le fatture. La compilazione iniziale del blocco è assolutamente la stessa. Nella fattura, tuttavia, occorre anche indicare chi è il destinatario della fattura, la data, il servizio svolto, e il pagamento, oltre l’iva pagata per quel servizio. Per differenziarla dalla ricevuta, bisogna sbarrare la dicitura “fattura“.

Sulle truffe assicurative c’è un nuovo alleato

 Ancora oggi capita che molti consumatori siano abbindolati e truffati da compagnie assicurative inesistenti oppure da compagnie che dopo aver incassato il premio non forniscono l’assistenza giusta in caso di sinistro. Per questi motivi, per il fatto che le truffe sono ancora all’ordine del giorno, l’IVASS ha definito una black list di compagnie assicurative.

Tutti attenti alle false assicurazioni, parla l’Ivass

Ma per i cittadini che sono stati truffati c’è anche un nuovo alleato nella lotta contro le truffe, vale a dire lo Sportello dei Diritti di Lecce contro le truffe assicurative che dal 23 aprile, giorno dell’atto di costituzione, ha deciso di essere parte civile nei processi contro le truffe assicurative.

Attenti alle compagnie assicurative false

Il responsabile dello Sportello è Giovanni D’Agata che spiega come la prima causa sarà contro il liquidatore Allianz Spa che sembra abbia truffato una società assicurativa davanti al Tribunale di Lecce. In più dice:

“L’associazione ha deciso di costituirsi parte civile nei processi in cui a essere imputati sono coloro che sono accusati di aver frodato le compagnie, per le possibile ripercussioni sul sistema dei premi assicurativi, che vanno a ricadere sugli assicurati e quindi sulla collettività intera. A rappresentare l’associazione, l’avvocato Francesco Toto, già impegnato nelle difese di consumatori e utenti a partire dal processo per i piccoli azionisti Alitalia.”

 

L’iBond di Apple piace agli investitori

 La società di Cupertino, la famosa Apple, legata il suo successo non solo alla vendita dei prodotti della Mela morsicata ma anche alla capacità di presentare questi prodotti al pubblico, tipica di Steve Jobs. Non è un caso che alla morte di uno dei suoi leader più carismatici, sia la società che il titolo abbiano iniziato a perdere quota.

Adesso la Apple è costretta a lanciare la sua prima emissione di obbligazioni, la prima in assoluto dal 1997. Questo tipo di strumenti di finanziamento sono stati considerati migliori rispetto al rimpatrio dei capitali. Per Apple, portare circa 100 miliardi di dollari detenuti all’estero, in America, avrebbe voluto dire pagare moltissime tasse.

Boom smartphone premia Samsung

Da qui l’intuizione: chiedere un prestito agli investitori per riacquistare i titoli Apple e pagare il dividendo agli azionisti. In genere, infatti, basta dire che è la Apple a lanciare dei bond per incuriosire chi opera in borsa. Questi iBond però, non devono essere considerati il simbolo della fine dell’azienda, infatti la solidità finanziaria del colosso di Cupertino non è in discussione.

Come farà a sopravvivere Apple

Deutsche Bank e Goldman Sachs si stanno occupando del collocamento del prestito e fino a questo momento hanno già raccolto richieste pari a 40 miliardi di dollari. L’obiettivo è raccogliere tra i 15 e i 18 miliardi di dollari.

Lavorare da Coop

 6 milioni e mezzo di Soci, 135 Società Cooperative e la presenza capillare in ben 17 regioni italiane con 1.394 punti vendita e oltre 55.000 dipendenti.

Sono questi i numeri di Coop – Cooperative di Consumatori – una delle più grandi realtà italiane che opera nella Grande Distribuzione Organizzata, che al momento è alla ricerca di nuova forza lavoro. Vediamole nel dettaglio quali sono le posizioni aperte presso Coop.

Responsabili di punto vendita per Verbania e Alessandria

Vice responsabili di punto vendita per la provincia di Varese

Farmacisti per le sedi di Cheri, Biella, Cuorgnè, Crevoladossola, Borgosesia e Copparo

Responsabile Magazzino Articoli Ortopedici e Sanitari per la Provincia di Modena

Manutentori di Ipermercato per la sede di Borgosesia

Pasticcere per la sede di Cuneo

Referente di Ipermercato Reparto Taglio Gastronomia per la sede di Chieri

Agenti di Commercio Plurimandatari per le province di Ravenna, Forlì Cesena, Rimini, Bologna e Ferrara

Allievi Capo Reparto per le sedi di Firenze, Siena, Pisa, Lucca, Prato, Arezzo e Pistoia

Per tutte le informazioni relative ai requisiti richiesti per partecipare alle selezioni Coop e per l’invio della propria candidatura consultare la pagina Lavora con noi del sito della Coop.