Il reato della doppia vendita

 Per evadere le tasse, un imprenditore, ha usato fatture relative ad operazioni inesistenti, ma il reato collegato alla doppia vendita di uno stesso bene, è stato scovato dall’Agenzia delle Entrate. Adesso esiste anche una sentenza della Corte di Cassazione a riguardo.

Si tratta della sentenza numero 16764 del 12 aprile 2013 in cui è stato accusato ufficialmente l’imprenditore in questione per dichiarazione fraudolenta. Il reato si è configurato nel momento in cui il contribuente ha venduto i beni “lavati”, cioè ha ceduto a delle società intermediarie di comodo dei beni senza l’addebito dell’IVA per poi rivendere gli stessi beni ai clienti effettivi con prezzi più bassi di quelli in vigore nel mercato di riferimento.

Smascherata la frode che coinvolgeva la colf

Come per ogni sentenza, anche in questo caso c’è un fatto alla base del pronunciamento. La Corte d’Appello aveva condannato il rappresentante legate di una società che si occupava di commercio di prodotti di telefonia mobile, dichiarandola colpevole di dichiarazione fraudolenta.

Le buste paga gonfiate sono fraudolente

L’imprenditore condannato aveva fatto ricorso in cassazione spiegando che per il reato contestato non aveva alcuna responsabilità. I porporati, invece, hanno dichiarato infondato il ricorso e hanno condannato l’imprenditore alla pena minima prevista dalla normativa.

Nel pronunciamento è evidente che c’è un’implicita condanna alle società cartiere, alle società di comodo interposte nelle normali attività commerciali.

 

Tutto sul modello 770

 Il modello 770 ha trovato ampio spazio nei nostri articoli anche se non è di diretto interesse per i contribuenti comuni ma deve essere usato dai sostituti d’imposta, dalle amministrazioni dello stato e dagli altri enti e amministrazioni simili.

I sostituti d’imposta, come abbiamo avuto modo di specificare nella scheda informativadevono infatti comunicare all’Agenzia delle Entrate  tutti i dati relativi alle ritenute effettuate nel periodo d’imposta della dichiarazione. In pratica devono effettuare una dichiarazione annuale riguardo i versamenti eseguiti, i crediti, le compensazioni e i dati relativi a contributi e assicurazioni.

Chi deve presentare il 770 ordinario? La risposta è molto semplice: i sostituti d’imposta che hanno corrisposto somme soggette a ritenuta alla fonte sui redditi di capitale, compensi per avviamento commerciale, contributi ad enti pubblici e privati, riscatti da contratti di assicurazione vita, premi legati a proventi finanziai, utili collegati a partecipazioni in società di capitali e redditi diversi.

E’ importante poi capire Come quando presentare il 770 ordinario. Fatto salvo che tutte le scadenze possono subire delle modifiche e che quindi è sempre meglio controllare il sito dell’Erario, in linea di massima il modello in qustione deve essere trasmesso telematicamente entro il 31 luglio in modo diretto, oppure attraverso un intermediario abilitato, sia esso un professionista, un CAF oppure un’associazione di categoria.

Chi deve presentare il 770 ordinario

Con la scheda informativa del 770 abbiamo sottolineato che si tratta di un modello di dichiarazione dei redditi per i sostituti d’imposta che devono usarlo per certificare ritenute operate, crediti e compensazioni, relative a diverse tipologie di redditi.

Come abbiamo già visto anche per gli altri modelli di dichiarazione, cerchiamo di capire chi è tenuto alla presentazione del modello 770 ordinario.

Tutto sul modello 730

Devono presentare il 770 ordinario i sostituti d’imposta che hanno corrisposto somme soggette a ritenuta alla fonte sui redditi di capitale, compensi per avviamento commerciale, contributi ad enti pubblici e privati, riscatti da contratti di assicurazione vita, premi legati a proventi finanziai, utili collegati a partecipazioni in società di capitali e redditi diversi.

Quindi devono presentare il 770 ordinario sia le società di capitali e gli enti commerciali ad esse equiparate che risiedono nel territorio dello Stato, gli enti non commerciali compresi gli enti pubblici, le associazioni non riconosciute, le società e gli enti di ogni tipo, i trust, i condomini, le società di persone fatte da residenti nel territorio dello Stato, le società e le associazioni senza personalità giuridica, i gruppi europei d’interesse economico, le persone fisiche che esercitano arti e professioni, le amministrazioni si stato, i curatori fallimentari.

Quanto costano i reami europei

 E’ stato di recente portato a termine uno studio relativo al costo delle case reali europee e nonostante i fasti cui ci hanno abituato le teste coronate inglesi, non è la monarchia britannica quella più spendacciona. Il rapporto è stato curato da un docente dell’Università di Ghent.

Il documento spiega che al primo posto nella graduatoria delle case reali c’è quella del re Harald V di Norvegia che ogni anno spende circa 42 milioni e 700 mila euro. Al secondo posto si piazza l’Olanda e soltanto sul terzo gradito del podio c’è l’Inghilterra. La domanda che si è posto questo professore riguarda i costi di una monarchia che abbia i suoi sudditi.

La nuova banconota da 5 sterline

Oggi che di moda c’è l’austerity economica, ci si chiede se in Europa, anche la monarchia, non debba tirare un po’ la cinghia. A livello numerico ricordiamo che nel Vecchio Continente ci sono ancora una decina di paesi che possono vantare una regina o un re come capi dello stato.

Quanto costa il funerale della Thatcher

Per esempio, è stato da pochissimo scelto in Belgio un nuovo sovrano che ha preso il nome di Guglielmo. Il principe in questione ha ereditato lo scettro che era stato della regina Beatrice, sua madre. Da considerare, come si spiega nel rapporto che esistono anche forme di finanziamento pubblico rivolte alle teste coronate.

Richiesta ammortamento assegni bancari o circolari

Cosa succede e cosa si può fare quando si smarrisce il possesso di un assegno bancario o un assegno circolare? Può succedere al possessore oppure all’ultimo giratario, al cessionario, all’erede, al beneficiario o all’istituto emittente. I motivi possono essere diversi: furto, perdita, distruzione involontaria.

In tutti questi casi ci si può rivolgere al Presidente del Tribunale per ottenere il pagamento del titolo di credito.

Se si possedeva, a diverso titolo, un assegno bancario o circolare e per diversi motivi si è smarrito il documento, (perdita, furto, autodistruzione involontaria) rivolgendosi al Presidente del Tribunale, dove l’assegno è pagabile, oppure presso il Tribunale dove dove si ha residenza, è un ottimo modo per recuperarlo. Ciò va fatto presentando una istanza per avere un provvedimento che dichiari l’inefficacia dell’assegno, ottenendo così l’autorizzazione a procedere al suo incasso.

Prassi di ammortamento

Occorre ricordare che tale provvedimento giudiziale viene definito ammortamento di assegno bancario o circolare. Una volta che si otterrà questo provvedimento, il proprio assegno, bancario o circolare, perderà ogni effetto a meno che non venga presentata una richiesta di opposizione. Bisogna inoltre ricordare che se la perdita riguarda un proprio assegno bancario, circolare o vaglia bancario con la clausola non trasferibile o sbarrato, non si potrà richiedere la procedura di ammortamento, bensì prendere come riferimento l’iter di denuncia di perdita o furto agli organi competenti ed avvisare la banca emittente dei titoli di credito.

Documenti da presentare

Tale procedimento lo si potrà presentare in modo autonomo, ma bisogna ricordare che se si preferisce si può richiedere un legale. Per presentare la richiesta di ammortamento del proprio assegno bancario o circolare bisognerà presentare una serie di documenti, ovvero il modulo ammortamento assegni a titolo di ricorso al Presidente del Tribunale, il versamento di un contributo unificato pari a 85 euro, una marca da bollo e la denuncia presentata dall’istituto che ha emesso l’assegno alla Autorità di Polizia o ai Carabinieri.

Compilazione dei documenti

Bisognerà dunque compilare tutti i documenti,ovvero la nota di trascrizione a ruolo, indicando i propri dati anagrafici, l’eventuale nome del proprio avvocato difensore e rammentare di allegare la ricevuta del versamento del contributo unificato, il modulo di richiesta di ammortamento di assegni bancari e circolari, scrivendo i propri dati anagrafici completi, specificando la causa della richiesta. In altri termini occorre specificare se si tratta di furto o di smarrimento, il numero dell’assegno, il nome dell’emittente,la banca sulla quale è stato emesso, il nome del beneficiario e l’importo dell’assegno. Dopo aver scritto queste informazioni occorre firmare e mettere la data a fondo modulo, senza dimenticarsi di siglare la casella che conferma che si alla propria istanza una copia della denuncia fatta presso gli organi competenti.

Non bisogna inoltre dimenticare di compilare anche modulo di versamento del contributo unificato con i propri dati anagrafici o eventualmente con quelli di chi ha fatto il versamento. Fatto ciò occorre porre la propria firma e la data sul modulo, e per ultimo compilare il modulo di dichiarazione di valore, inserendo oltre ai propri dati anagrafici ed il proprio codice fiscale anche di aver versato il contributo unificato, oppure specificare di avere diritto all’esonero di tale pagamento.

Presentazione

Dopo aver completato la compilazione di tutti i documenti necessari, bisognerà presentarli alla Cancelleria del Tribunale dove risiedi oppure presso quella dove l’assegno è pagabile. Rammenta di allegare anche la marca da bollo ed eventuali documenti che possano chiarire meglio la motivazione della tua richiesta. Prima di presentare l’istanza bisogna ricordarsi di conservare una copia di tutti i documenti e delle ricevute di versamento.

Come si incassa un assegno bancario?

Il pagamento tramite assegno bancario è all’ordine del giorno. Si utilizza questo libretto quando c’è da pagare un cliente, nonché quando c’è da pagare un oggetto prezioso e non si dispone dei contanti sufficienti per liquidare il venditore. Si tratta, in questi come in altri esempi, di una scelta ponderata che scaturisce ovviamente da una determinata disponibilità economica da parte del consumatore.

Gli assegni bancari sono dunque strumenti abbastanza diffusi. Da ciò si evince che presto o tardi capiterà ad ognuno, nella propria vita di trovarsi di fronte a questo pezzo di carta di enorme valore. Talvolta, tuttavia, non si conosce bene il modo in cui gestirlo. Per tutti i pagamenti che impegnano cifre medio-alte è molto frequente l’utilizzo di tale modalità. Appare dunque opportuno avere chiare le regole e le procedure inerenti al modo in cui si può incassare un assegno bancario.

Pagare o ricevere pagamenti di cifre considerevoli in contanti non si configura come un metodo sicuro. Per queste ragioni sono le stesse banche a consigliare ai propri clienti di procedere mediante la prassi della firma di un assegno. In questa maniera rimane a disposizione una traccia affidabile della transazione economica alla quale si può far fede al fine di attestare l’avvenuto versamento del denaro in caso di controversia. E’ questo un esempio molto diffuso.

Gli assegni si configurano come titoli di credito. Per questa ragione permettono a chi li riceve di godere di una somma in denaro. Nel momento in cui si compila o si riceve un assegno è altamente consigliato possedere l’abitudine di controllare la correttezza di tutti i dati dichiarati che riguardano la somma, il beneficiario e colui che emette l’assegno. Qualora dovessero verificarsi degli errori le banche avranno la possibilità di non considerarlo un documento valido. In un caso del genere l’assegno diventerebbe carta straccia.

Come incassare un assegno

Per incassare un assegno occorre in primo luogo rivolgersi ad una banca. Dirigendosi nella dal quale proviene l’assegno sarà possibile ricevere il corrispettivo in contanti della somma indicata. In alternativa si può decidere di rivolgersi presso il proprio istituto di fiducia e scegliere di trasferire direttamente l’importo dell’assegno sul proprio conto corrente. Chi non è in possesso di un conto in banca personale ma si trova, in ogni caso, nella condizione di dover cambiare l’assegno dovrà per forza di cose recarsi presso la banca dalla quale esso è stato emesso.

Validità dell’assegno bancario

Ogni assegno ha una validità: c’è la necessità di provvedere ad incassarlo entro otto giorni nel caso in cui sia stato emesso all’interno dello stesso comune di residenza (su piazza). Nel caso in cui l’assegno bancario provenga da un altro comune (fuori piazza) il periodo per incassarlo sale a quindici giorni

Il beneficiario dell’assegno è l’unica persona in grado di poter rivolgersi allo sportello al fine di rivendicarne il pagamento. Oggi tutti gli assegni in circolazione sono non trasferibili. Questo non significa che l’addetto allo sportello, prima di procedere all’incasso, non possa chiedere un documento di identità valido per assicurarsi che chi ha difronte corrisponda al beneficiario.

Delega notarile

Nella procedura di ricevimento del denaro corrispondente alla cifra scritta sull’assegno possono subentrare alcuni casi particolari da tenere altamente in considerazione vista la loro frequenza. Nel caso in cui, per motivi di forza maggiore, il beneficiario dell’assegno non possa procedere all’incasso personalmente può delegare un’altra persona configurandola come responsabile del completamento della prassi sopra indicata. Nell’ultimo caso esaminato si ha bisogno di una delega notarile oppure si potrebbe procedere alla cosiddetta girata. Si tratta in entrambi i casi di un’operazione attraverso la quale il beneficiario cede il proprio diritto di incassare l’assegno bancario ad un’altra persona.

Anche l’Austria abbandonerà il segreto bancario

 La notizia è stata data dal cancelliere austriaco Werner Faymann. L’Austria ha ceduto alla pressione sul segreto bancario e, ultimo paese dei 27 dell’Unione Europea, sceglie di aderire allo scambio automatico di informazioni concernenti i conti bancari detenuti in paesi esteri.

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Dopo il Lussemburgo, che ha iniziato il cambiamento e che si allineerà al resto alle richieste entro il 2015, l’Austria era rimasta la sola a mantenere ben saldo il principio del segreto bancario e questa notizia, che arriva a pochi mesi dalle elezioni politiche nel paese, è un’importante cambiamento di rotta per il paese che, assicura il cancelliere, non avrà ripercussioni significative sul settore bancario austriaco, settore che sostiene l’economia del paese.

Nei depositi bancari austriaci si stima che la percentuale dei depositi bancari appartenenti a non austriaci siano una fetta molto sostanziosa del totale, circa 53 miliardi su un totale di 350 miliardi di euro totali, il 25% del Pil del paese, che, una volta ratificato lo scambio automatico delle informazioni, potrebbero essere spostati su conti di paesi che hanno condizioni più favorevoli.

► Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Quello che si attende ora, dopo che tutti i paesi dell’Unione hanno aderito allo scambio automatico delle informazioni, è la direttiva Ue con le nuove linee guida per la tassazione dei depositi dei non residenti.