Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

 La Banca Centrale Europea e il suo governatore Mario Draghi sono chiamati in questi giorni a decidere gli interventi che andranno operati sul costo del denaro. In attesa di questa importante decisione sia i mercati, sia i principali attori della situazione politica si sono espressi a favore o meno della previsione di un eventuale taglio sui tassi.

>Verso un ulteriore riduzione del costo del denaro

La maggior parte delle voci politiche, tuttavia, ha messo in evidenza come la Bce si trovi in merito a questa scelta in una situazione di particolare difficoltà, perché data la disomogeneità della compagine europea sotto il profilo economico, quella che viene a presentarsi agli occhi del governatore Draghi è quantomeno una situazione paradossale.

>Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Interviene su questa linea, infatti, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che riterrebbe necessario in realtà una soluzione diversificata. Il tasso del costo del denaro andrebbe infatti alzato per la Germania, mentre andrebbe reso più basso per gli altri Paesi europei. A differenza della Germania, infatti, gli altri Pesi dell’ Eurozona hanno bisogno di politiche monetarie che mettano a disposizione maggiore liquidità e che premettano alle imprese di accedere alla liquidità stessa. Per i risparmiatori tedeschi, tuttavia, tassi di interesse troppo bassi finiscono per essere nocivi.

C’è chi crede nella fine dell’euro

 Il mercato valutario procede con un andamento molto particolare. L’euro nel dettaglio è sotto i riflettori per via della crisi che sta interessando il Vecchio Continente. Per diversi anni, quindi, ci si è chiesti quanto entrare nell’euro sia stato vantaggioso per gli stati membri dell’Eurozona. Oggi molti paesi ripensano all’adesione alla moneta unica, tranne la Lettonia, decisa a togliersi di dosso lo stereotipo di paese povero.

La Fed condiziona il mercato Forex

Uno scenario variegato su cui entra a gamba tesa il cofondatore di Saxo Bank, un certo Lars Seier Christensen che considera l’euro una moneta destinata al fallimento. Anche il suo saliscendi, in fondo, secondo Christensen, non è che un’illusione ben costruita.

L’evoluzione del cambio euro/dollaro

Il fatto è che l’euro, finora, si è appoggiato a fondamenta poco solide. Tutto il sistema della moneta unica, quindi, potrebbe crollare, a meno che qualcuno non voglia fare delle modifiche in modo da eliminare i problemi di sempre. Il CEO di Saxo Bank ritiene che molti investitori sapessero fin dall’inizio che l’euro non era il massimo delle cose auspicabili ma tutti speravano nell’unione fiscale e nei grandi trasferimenti di denaro. La popolazione invece, non era preparata ad un passaggio simile.

Qualcosa riguardo il destino dell’euro, potrebbe cambiare da settembre dopo le elezioni tedesche a patto che le aspettative, il terzo mandato per Angela Merkel, sia confermato dalle urne. Leggi anche: Come cambiare bitcoin in euro

Rehn e Constancio aprono a un rallentamento dell’austerity

 Arrivano dall’Europa dei deboli ma positivi segnali nei confronti di un rallentamento di quelle politiche di estremo rigore economico che hanno caratterizzato il governo di molti stati europei negli ultimi, difficili mesi. Sebbene la crisi non sia ancora del tutto passata, c’è chi in Europa si dichiara almeno un poco ottimista sulle effettive possibilità di ripresa generale della situazione.

L’austerity colpisce anche la corruzione

A dirsi, se non proprio del tutto ottimisti, ma quantomeno possibilisti sulla eventualità di allentare quella morsa dell’austerity che da molti mesi ormai costringe i cittadini europei, sono state proprio due voci molto importanti dell’ambiente di Bruxelles: il commissario agli Affari economici dell’Unione europea, Olli Rehn, e il vicedirettore della Banca centrale europea,Victor Constancio.

>Tutti i pareri sull’austerità

Due voci autorevoli, dunque, che hanno riconosciuto gli sforzi fatti dai paesi in difficoltà nel necessario aggiustamento dei conti pubblici e che ora aprono verso possibilità di minore rigore, resa possibile anche dal sostegno offerto dalla Banca Centrale Europea. Anche se, come ha ricordato lo stesso Rehn, il consolidamento dei conti pubblici resta comunque essenziale anche per la strategia futura.

Favorevole ad un rallentamento sul rigore nel consolidamento dei conti pubblici si è dimostrato, inoltre, proprio il Vicedirettore della Banca Centrale Europea, Victor Constancio, che ha parlato in proposito di un “cambiamento di passo”.

Cambio solo per i sostituti d’imposta

 Fino a qualche giorno fa il calendario fiscale era caratterizzato da un’importante scadenza, quella del 30 aprile, termine ultimo per la presentazione del modello 730/2013 al proprio datore di lavoro, al sostituto d’imposta, oppure all’ente previdenziale. Invece il calendario ha subito una variazione e c’è più tempo per fare il proprio dovere di contribuenti.

Tutti coloro che si avvalgono dell’assistenza fiscale offerta dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale, possono consegnare la documentazione entro il 16 maggio 2013. Lo ha stabilito un decreto firmato dal Consiglio dei ministri e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 aprile.

730 al sostituto con più calma

Perché lo slittamento? Sembra che la decisioni di andare oltre la fine del mese sia stata presa per il ritardo registrato nella consegna dei modelli CUD 2013. Molti lavoratori, infatti, non hanno ancora in mano la documentazione necessaria per fare la dichiarazione dei redditi. Visto il ritardo dei datori di lavoro nella consegna del CUD, si è offerto maggior tempo anche ai lavoratori.

730 al sostituto con più calma

Il termine entro il quale i sostituti d’imposta devono presentare ai contribuenti da loro assistiti la dichiarazione e il prospetto della liquidazione subisce una dilazione funzionale. La prima scadenza era stata fissata al 31 maggio, adesso si avrà tempo fino al 14 giugno. Non cambia invece la scadenza per i contribuenti che compilano autonomamente il modello 730 e poi lo presentano al fisco tramite un CAF o un altro intermediario abilitato. Per loro la scadenza fissata è al 31 maggio 2013.

L’epopea del titolo e dell’azienda Fiat

 Tutti gli investitori, soprattutto quelli di Wall Street, si stanno concentrando sul titolo FIAT dopoché il Wall Street Journal, ha diffuso una serie d’indiscrezioni. Sembra infatti che la FIAT abbia deciso di mettere il piede sull’acceleratore e procedere alla svelta con l’acquisizione di Chrysler.

Una volta completata l’operazione, poi, si potrebbe andare avanti con la quotazione a Wall Street. Questa notizia, relativa alle trattative tra le due aziende automobilistiche, ha fatto crescere in modo davvero interessante il titolo FIAT nella borsa di Milano. Resta però un problema da affrontare e risolvere, quello relativo al contenzioso con il fondo Veba, il quale, ricordiamolo, ha in gestione il 41,5 per cento della società americana su “commissione” del sindacato Uaw.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

La Reuters, intanto, ha deciso di pubblicare qualche indiscrezione sul prezzo dell’acquisizione del 41% di Chrysler da parte di Veba. Si tratta di una cifra che non dovrebbe superare i 3,5 miliardi di dollari. Fiat, al momento, è soltanto alla ricerca degli strumenti finanziari necessari per portare a termine l’operazione. Sembra che dopo la fusione si possa procedere con la quotazione e che questo “ultimo” passaggio non ci sarà prima del 2014.

Il punto del FT sulla crisi europea

I rappresentanti Fiat saranno presto in tribunale per trovare una soluzione al contenzioso relativo al 3,32 per cento di Chrysler che adesso è nelle mani di Veba.

Critiche dalla Bundesbank alla Bce

Alla Bundesbank non va giù il piano formulato dalla Banca centrale europea per salvaguardia dell’euro. Parliamo dell’ormai noto programma OMT di acquisto di titoli degli Stati che si trovano in difficoltà.

Discutendone presso la Corte costituzionale tedesca, la Bundesbank dichiara che vi sono molte perplessità. Il piano, secondo quanto dicono Weidmann e soci, potrebbe non essere necessario e in più la sua attuazione metterebbe a repentaglio il denaro dei contribuenti tedeschi.

C’è di più: così formulato, il programma OMT violerebbe i Trattati europei che pongono un diniego sul finanziamento monetario dei deficit pubblici. Il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, era stato l’unico membro del consiglio direttivo della Banca Centrale europea a votare contro il lancio del programma durante la scorsa estate. Successivamente, però, la Bundesbank aeva dichiarato che, anche non essendo mai stato sfruttato, il programma era stato utile per portare pace nei mercati finanziari.

Il programma è curato nei minimi dettagli ma ancora non è stato reso pubblico. Con molta astuzia, e non è la prima volta che succede, la Bundesbank ha dato vita ad una fughe di notizie per contrastare le scelte della Bce da lei non condivise, facendo pubblicare il programma da un quotidiano tedesco.

Rendimento in calo per i BOT

 I BOT semestrali, ultimamente piazzati dal Ministero del Tesoro, hanno dimostrato un interessante rendimento in discesa che testimonia la sempre maggiore fiducia riposta nella salute del nostro paese. Il Tesoro, proprio all’indomani della festa della liberazione, ha venduto ben 8 miliardi di euro di BOT semestrali.

Il loro rendimento è diminuito confermandosi ai minimi livelli di sempre. Il titolo in questione scade il 31 ottobre del 2013 ed è stato venduto senza troppi sforzi dal MEF. La domanda di BOT è stata di 1,4 volte superiore alle disponibilità, quindi è stata di 11 miliardi di euro. Il rendimento, quindi, per essere più precisi, è passato dallo 0,831% dell’asta precedente fino allo 0,503%. Da quando è stato introdotto l’euro si tratta del tasso minimo mai registrato.

I CTz sono altri strumenti d’investimento

Il fatto che il rendimento dei BOT sia in discesa non è così strano visto che prima del giorno di festa erano stati piazzati sul mercato anche i Ctz biennali e il loro tasso aveva superato di pochissimo l’1 per cento. Il rendimento, anche in questo caso, è il più basso dall’introduzione dell’euro ad oggi.

Che strumenti sono i conti deposito

L’asta dei BOT semestrali, comunque, ha confermato ancora una volta che il mercato è a caccia di rendimenti e in questo trend è sicuramente favorito il bull market dei titoli di stato dell’area euro.

La Bce chiede più credito per le PMI

 Una ricerca recentemente condotta dall’ Eurotower ha confermato che le piccole e medie imprese italiane sono state nell’ Eurozona quelle maggiormente colpite, negli ultimi sei mesi, da problemi di liquidità, con aumento dello scoperto e necessità di prestiti. Problemi, dunque, strettamente collegati con il calo dei profitti conseguente la crisi economica.

Le banche hanno paura di fare prestiti

La palma delle PMI più colpite dalla crisi è andata dunque, purtroppo, alle realtà di casa nostra, che, seguite subito da quelle spagnole, hanno fatto registrare tra ottobre 2012  e marzo 2013 i peggiori numeri a livello  di utili e fatturato.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

La Banca Centrale Europea aggiunge, tuttavia, che un po’ in tutta Europa si è potuta rilevare, negli ultimi mesi, un aumento delle necessità di finanziamento e una concomitante pesante indisponibilità dei prestiti bancari e che queste condizioni hanno pesato in maniera negativa sulle reali possibilità di crescita e di ripresa nei diversi Paesi, in particolar modo per l’ Italia.

Andando ancora più nello specifico e valutando la questione in cifre, la Bce ha calcolato nel suo rapporto che la disponibilità di accesso a prestiti per le PMI europee è scesa al 10%, mentre vi è stato un calo del un tasso di respingimento delle domande di prestiti che ha toccato il 15%.