PIL USA deludente

 Il futuro spread non è un problema e questo vuol dire che nei prossimi anni l’Europa non potrà più fare a meno dell’Italia. La moneta unica, infatti, diventerebbe troppo forte perdendo una pedina fondamentale ed arriverebbe ad essere soltanto un clone del marco tedesco. Insomma, nonostante il mercato valutario odierno sia difficile da interpretare con l’Italia in crisi e i trend molto tranquilli, l’Europa restituisce agli investitori un’immagine di sé rassicurante.

Lo stesso non si può dire degli Stati Uniti che fino a qualche tempo fa erano considerati il traino dell’economia globale insieme alla Cina. Sia l’economia americana che quella cinese, infatti, sono da intendere in crescita sebbene il ritmo di questa crescita si sia modificato molto da un mese all’altro.

 In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

Gli ultimi dati, infatti, quelli relativi al PIL americano preliminare, sono deludenti o comunque al di sotto della aspettative. Il prodotto interno lordo a stelle e strisce, infatti, nel primo trimestre del 2013, è cresciuto soltanto del 2,5 per cento ed è in aumento dello 0,4 per cento rispetto alla rilevazione precedente.

 Krugman sul fiscal cliff

Gli analisti, però, si aspettavano una crescita pari almeno al +3 per cento. Il dollaro, per reazione degli investitori, è stato oggetto di una vendita sconsiderata. Il tasso di cambio tra l’euro e dollaro è cresciuto da 1,2990 a 1,3035. Scende invece il cambio tra dollaro e yen.

Lo spread futuro non è un problema

 L’andamento dei mercati finanziari, in questo periodo sembra andare in direzione contraria rispetto allo spread, tanto che i trend sono apparsi addirittura inspiegabili. Il fatto è che gli operatori sono sembrati molto tranquilli mentre a livello politico ha impensierito parecchio la situazione di stallo dell’Italia.

Cosa muove l’euro

In realtà più di quello che accade nel Parlamento del nostro paese, gli operatori finanziari tengono d’occhio quel che accade a livello internazionale e la paura è che i prossimi trimestri del 2013 siano al di sotto delle aspettative degli investitori. Come risolvere la situazione? Attraverso alcune considerazioni.

La prima è che l’euro, senza il contributo dell’Italia, non potrebbe avere vita lunga, infatti diventerebbe insostenibile anche per gli altri paesi periferici che sono quelli più esposti alla crisi.

L’evoluzione del cambio euro/dollaro

La moneta unica a livello valoriale, può essere considerata come la media delle valute nazionali. Dalla sua parte, l’euro, ha la BCE che si sta organizzando per reagire alla crisi ed evitare il contagio legato al crollo delle banche. In questo caso, infatti, l’euro diventerebbe assimilabile al marco tedesco.

La BCE, come ha detto anche Draghi, è pronta a fare qualsiasi cosa per l’euro. Oggi il suo intervento è più urgente che in passato visto che all’Italia, pedina fondamentale dell’Europa, non resta che crescere.

Le misure del nuovo piano anti – burocrazia

 Uno dei primi compiti che il nuovo governo si troverà ad affrontare sarà quello di semplificare e snellire ulteriormente il pesante apparato della burocrazia italiana, secondo termini e modalità ancora più profonde e strutturali di quelle applicate dai precedenti governi.

> Calendario in 15 tappe per il rimborso dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Proprio per questo motivo si parla in questi giorni della preparazione di un certo piano anti – burocrazia che raccolga al suo interno tutti i possibili provvedimenti che potrebbero essere presto applicati per rendere l’ organizzazione e le strutture della Pubblica Amministrazione italiana più dinamiche ed efficienti.

> Una nuova burocrazia per un nuovo governo

Ma quali sono, nello specifico, le misure e i provvedimenti che saranno adottati a tale scopo? Per il momento le proposte sono relative a quattro interventi strutturali:

  1. l’eliminazione di tutte le autorizzazioni non indispensabili, così come suggerito anche dal documento redatto dai saggi, che dovrebbe far seguito però ad una corretta valutazione dell’effettivo perso burocratico di ogni attività. Semplificazione e nuova ondata di liberalizzazioni, dunque, per dar nuovo slancio anche all’economia
  2. la possibilità per le aziende creditrici della PA di ricorrere ad un indennizzo contro le lentezze della macchina burocratica
  3. l’adozione di un metodo standard in edilizia per la Segnalazione di inizio attività (Scia)
  4. l’unificazione dei documenti di riconoscimento (CF, CI, TS)
  5. la misurazione e la valutazione dell’attività dei dipendenti pubblici di ogni livello

Una nuova burocrazia per il nuovo governo

 L’esecutivo non è ancora stato formato, ma tutte le forze politiche in causa, e soprattutto il nuovo Presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta, sono d’accordo almeno su un punto fondamentale: che la burocrazia italiana ha ancora bisogno di una buona dose di semplificazioni, semplificazioni che vadano a modificare in modo strutturale le procedure e l’interna organizzazione degli apparati della Pubblica amministrazione.

>Pagamento obbligatorio entro trenta giorni per la Pubblica Amministrazione

I punti salienti della nuova organizzazione della burocrazia italiana dovrebbero essere la cosiddetta opzione zero, ovvero la cancellazione di tutte le autorizzazioni e le richieste non indispensabili e la possibilità per i cittadini e per le imprese di accedere ad un risarcimento, o meglio ad un indennizzo qualora le Pubbliche Amministrazioni non provvedessero a liquidare i pagamenti nei tempi precedentemente stabiliti.

> Le nuove regole di trasparenze per le Pubbliche Ammnistrazioni

Tra gli altri possibili provvedimenti di semplificazione, inoltre, figura anche un nuovo sistema per monitorare e valutare l’operato dei dipendenti e dei dirigenti pubblici.

Tutti questi interventi strutturali, dunque, potranno entrare a far parte del nuovo piano anti – burocrazia promosso dal nuovo governo, piano che tra l’altro trova il completo appoggio dei saggi nominati dal Presidente della Repubblica e dell’ uscente Ministro, competente per il settore PA, Filippo Patroni Griffi..

730 al sostituto con più calma

 Una proroga dell’ultimo minuto è quella che ha interessato il 730 per tutti i dipendenti che decidono di presentare la loro dichiarazione attraverso il sostituto d’imposta, quindi presentandola al datore di lavoro. La verità è che ci sono stati tanti ritardi nella consegna del Cud e per questo è stato stabilito che i contribuenti avessero più tempo anche per fare la loro dichiarazione.

Assistenza sanitaria e spese mediche nel 730

Adesso, quindi, chi deve presentare il modello 730 tramite il sostituto d’imposta non dovrà più attenersi alla scadenza del 30 aprile ma potrà posticipare fino al 16 maggio. Insieme al modello di dichiarazione può e deve essere consegnato anche il modello 730-I per la scelta della destinazione dell’8 per mille.

Più patronati attivi per i disservizi legati al Cud

I sostituti d’imposta, chiaramente, avranno più tempo per riconsegnare al contribuente la dichiarazione elaborata. In pratica invece che attenersi alla vecchia scadenza del 31 maggio potranno ritardare fino al 14 giugno. Non cambiano invece gli obblighi per i lavoratori che pur presentando il modello 730, hanno deciso di avvalersi dell’assistenza di un centro fiscale. Chi per la dichiarazione dei redditi usa l’esperienza dei Caf dovrà comunque presentare il modello entro il 31 maggio.

Si ricorda che prima della consegna del modello al sostituto d’imposta, il contribuente deve controllare la veridicità e la giustezza dei dati inserti, altrimenti potrebbe incorrere in una multa.

Dove trovare i soldi per abolire l’IMU?

 Nel corso delle consultazioni che si sono tenute durante la giornata di ieri tra i principali esponenti delle forze politiche italiane e il neo incaricato Presidente del Consiglio Enrico Letta sono emerse posizioni sostanzialmente differenti in relazione la futuro dell’ IMU.

Il Pdl ha infatti manifestato la sua disponibilità ad abolire la tassa sugli immobili, come ha spiegato anche il Segretario Angelino Alfano, per tenere fede agli impegni assunti con gli elettori durante la campagna elettorale.

> Il Pdl vorrebbe cancellare l’IMU sulla prima casa

Di diverso parere, invece, sono apparsi i rappresentanti del Pd e di Scelta civica, che propongono semplicemente di apportare delle future modifiche alla legislazione inerente il versamento del tributo.

Il nocciolo dell’intera questione, tuttavia, al di là delle reciproche posizioni assunte dalle diverse forze politiche resta dove effettivamente trovare le risorse economiche necessarie alla cancellazione della tassa.

L’IMU è infatti un tributo che assicura alle casse del fisco italiano risorse per oltre 20 miliardi di euro (23,7 miliardi nel 2012), di cui 4 in arrivo solo dalle prime case. Secondo i rappresentanti del Pdl, tra cui Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, il rimborso dell’IMU potrebbe essere effettuato con l’emissione di Titoli di Stato a 10 anni.

> L’IMU sarà una tassa permanente

Ma è anche vero che il gettito dell’IMU compare nel Def consenento a Bruxelles e, in mancanza di questo, ci sarebbe la necessità di coprirlo con ulteriori manovre per tener fede agli impegni europei.

Il fisco italiano è una partita da 7 miliardi

 Il problema delle risorse economiche appare sempre più al centro della dialettica politica per la formazione del nuovo esecutivo. Le forse politiche in campo, infatti, dovranno, da qui a breve, trovare un nuovo accordo su un punto fondamentale: quello del ripartizione delle entrate fiscali secondo modalità che accontentino tutte le prerogative e le promesse elettorali.

> Il Pdl vorrebbe cancellare l’IMU sulla prima casa

Un accordo, dunque, che già adesso sembra di non facile attuazione, dal momento che quella relativa al fisco italiano è una partita che vale ben 7 miliardi e  che le idee delle diverse parti politiche su come dividere il gettito  sono sostanzialmente differenti.

Ma veniamo ai conti. Le componenti in ballo nella partita fiscale sono almeno tre: l’Imu, la famosa tassa sugli immobili, l’Iva e la Tares, l’ultima nata tra i tributi italiani.

Tares prima rata a maggio e la maggiore arriverà a dicembre

Dall’ imposizione dell’IMU solo sulla prima casa lo Stato Italiano ricava almeno 4 miliardi, che devono quindi essere sommati al gettito che a partire da luglio prossimo produrrà l’ aumento dell’aliquota dell’Iva, e che attualmente ammonta a circa 2 miliardi, cui dovrà infine essere sommato quel miliardo che frutterà la Tares, la nuova tassa su rifiuti e altri servizi che scatterà a fine anno per privati e aziende.

Solo nei prossimi giorni e nelle prossime ora si saprà come andrà effettivamente giocata questa partita.

Il Pdl vorrebbe cancellare l’IMU sulla prima casa

 Solo qualche giorno fa è stata diffusa la notizia della possibile trasformazione dell’IMU, l’ ormai famosa imposta comunale sugli immobili, da provvedimento e tributo straordinario per agevolare il pareggio dei conti italiani in un periodo di grandi difficoltà finanziarie, a tributo da versare in maniera permanente, con tanto anche di modifiche apportate al Def, il Documento economico e finanziario che ne riassume termini e modalità.

> L’IMU diventerà permanente

Ma poche ore sono bastate per riaprire le discussioni proprio su questo spinoso argomento che è stato al centro delle consultazioni per la formazione del nascente governo che si sono tenute durante la giornata di ieri tra le diverse forse politiche in campo e il nuovo Presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta.

L’IMU resta nonostante le promesse

Sul tavolo delle consultazioni sono dunque apparse posizioni nettamente differenti in merito al destino dell’IMU. Il Pdl si è schierato a favore di una abolizione della tassa sulla prima casa, provvedimento che figura anche nella lista degli otto punti di governo che sono stati presentati per la decisione delle priorità del nuovo esecutivo.

La proposta del Pdl prevederebbe, inoltre, la restituzione di quanto è già stato versato dai cittadini, così come preannunciato anche in campagna elettorale. E’ ancora da capire, tuttavia, dove poter trovare le risorse necessarie all’attuazione realistica del provvedimento.

I commenti su Enrico Letta

 Enrico Letta è il vicesegretario del PD, è un uomo della sinistra e soprattutto è stato a lungo considerato il braccio destro di Pier Luigi Bersani. Per lui l’incarico offerto da Napolitano era quasi scontato e il giovane Letta si avvia adesso alla ricerca dei ministri che possano suggerire con il loro passato politico, un governo di larghe intese.

Tutti i pareri sull’austerità

Ma come hanno accolto all’estero la notizia della scelta di Enrico Letta? Nelle 24 precedenti alla definizione di Letta, c’è stato molto fermento e secondo tanti osservatori, alla fine, Napolitano ha scelto lui perché non è un tecnico ma un politico e quindi è più probabile che non scelga tecnici per la sua squadra di governo.

In più Letta sembra il garante di una stabilità politica necessaria all’Italia ma allo stesso modo riesce ad esprimere a pieno il clima post elettorale. In ultimo c’è da considerare che se non fosse stato scelto Letta è probabile che il governo sarebbe stato affidato a Giuliano Amato. Solo che mentre quest’ultimo ha la bellezza di 75 anni suonati, al contrario Letta di anni ne ha 47 e può avviare anche lo svecchiamento della classe politica.

Secondo Munchau l’Italia sta peggio di tutti

Le divisioni in Parlamento resteranno, questo è poco ma sicuro, eppure scegliere Letta, forse, è il primo passo verso un cambiamento del modo di fare politica.

La Lettonia vuole l’Euro

 La moneta unica è sicuramente uno degli argomenti più discussi nella cronaca finanziaria attuale perché molti paesi hanno iniziato a pensare che si tratti di un inganno, di un modo un po’ arzigogolato per tenere in vita l’economia tedesca.

E’ davvero tutta colpa della Germania?

Il fatto è che a fronte della Polonia che sta per fare marcia indietro e propone un referendum sull’Euro, c’è la Lettonia che invece è cresciuta molto in questo ultimo periodo ed è pronta a fare il suo ingresso nell’Eurozona. Quello che però si chiedono i cittadini lettoni, di fronte alla volontà espressa dal paese di integrarsi nel mercato unico è: è davvero la soluzione giusta?

Sicuramente ci sono dei lati “negativi” che la popolazione lettone sta sottovalutando. Per esempio è molto probabile che tutto inizierà a costare di più e potrebbe verificarsi sul lungo periodo la stessa situazione che si è verificata a Cipro. La crisi dell’isola in questione, infatti, ha messo in crisi la sostenibilità dell’euro ed ora gli interrogati legati alla moneta unica sono sempre maggiori.

L’Europa e gli alert del resto del mondo

La Lettonia è comune decisa ad entrare nell’Euro, nonostante lo scetticismo della popolazione al fine  di superare lo status di paese povero e fare in modo che la sua posizione nel Vecchio Continente e soprattutto nell’Est Europa, sia consolidata.