Basta ai pignoramenti delle pensioni e degli stipendi in banca

Pochi giorni fa a Ballarò fu sollevato da alcuni deputati del PD il problema del pignoramento di pensioni e stipendi versati in banca da parte di Equitalia. Un problema grave e molto sentito, soprattutto per i pensionati che si sono visti costretti a doversi far accreditare le pensioni su conto corrente bancario o postale per effetto della legge anti-evasione.
► Il pignoramento di stipendi e delle pensioni è un problema da risolvere

Infatti, e questo è problema comune tanto quanto a pensionati che a stipendiati, una volta che lo stipendio o la pensione sono versati in banca sono considerati da Equitalia come parte del risparmio e quindi passibili di pignoramento in caso di debiti insoluti.

Ma quei soldi, in realtà, sono di primaria necessità per pensionati e stipendiati, che li usano per le spese correnti. Per questo, anche su suggerimento del direttore stesso dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, Equitalia ha deciso, e il provvedimento ha decorrenze immediata, che le azioni di pignoramento direttamente sul conto corrente saranno attivabili solo al datore di lavoro o all’ente pensionistico e solo per pensioni o stipendi che risultino superiori a 5 mila euro mensili.

► Sale la spesa per le pensioni che però sono sempre più povere

Il pignoramento presso datore di lavoro o ente pensionistico potrà avvenire, come accade anche ora, solo per un decimo dello stipendio sotto i 2.500 euro mensili di reddito, un settimo tra 2.500 e 5.000 euro un quinto sopra questa soglia.

Banca Credem assume

 Banca Credem, abbreviazione di Gruppo Bancario Credito Emiliano, è una realtà bancaria che esiste fin dal 1910. Quotata in borsa da qualche anno è uno dei gruppi bancari privati più attivi sul territorio con oltre 600 filiali presenti sul territorio italiano.

Al momento le offerte di lavoro di Banca Credem si concentrano nella regione Emilia romagna. Vediamo nel dettaglio quali sono le posizioni aperte.

Analista Tecnico Senior: età massima per partecipare alle selezioni è di 35 anni e ai candidati si richiedono almeno 3 anni di esperienza nel ruolo.

Operatori di sportello: la ricerca è ricolta a neodiplomati in materie economiche, tecniche o scientifiche. Dopo il primo inserimento come operatori di sportello ai candidati si offrono delle importanti occasioni di crescita all’interno del gruppo.

Operatori di banking commerciale: richiesta la laurea in materie economiche, bancarie, giuridiche e scientifiche e età massima di 28 anni.

Programmatori Juniro Credem Tel: richiesta laurea ed esperienza pregressa nella programmazione in ambiente Microsoft (.NET, C#, VB.NET, ASP.NET).

Per candidarsi ad una delle posizioni di lavoro aperte presso Banca Credem consultare il sito del gruppo alla pagina Lavora con noi.

 

Lavorare da Zara

 Zara è un’importante realtà del settore della moda. L’azienda spagnola, che fa parte del gruppo Inditex insieme ad altri grandi e conosciuti brand di abbigliamento come Bershka, Massimo Dutti, Oysho, Pull&Bear, Stradivarius, Zara Home e Uterque.

Marchi famosi in tutto il mondo che rappresentano il meglio della moda giovane e che sono sempre alla ricerca di nuove leve da inserire nel loro organico. In questo periodo le ricerche sono tutte per il marchio Zara che sta cercando Merchandiser, Allievi e Responsabili in tutta Italia.

Vediamo le offerte di lavoro di Zara nel dettaglio.

Merchandiser per Reggio Calabria, Pisa, Cuneo, Imola, Udine, Bolzano e Bergamo.

Allievi responsabili di negozio per Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio.

Responsabili e Store manager per  Cuneo e Arezzo.

Per conoscere i dettagli sulle mansioni relative a ciascun ruolo, i requisiti richiesti e le modalità di candidatura consultare il sito di Zara alla pagina Offerte di Lavoro.

Nessun assegno pensionistico integrativo per i giovani di oggi

 A lanciare questo drammatico monito è Alberto Brambilla, docente dell’Università Cattolica e fino al dicembre 2011 presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, che cerca di mettere in guardia i giovani sulle prospettive che si aprono loro a fine carriera.

► L’italia è un paese per vecchi

Con l’entrata in vigore della riforma pensionistico voluta dal Ministro Fornero, infatti, l’Istituto di Previdenza Nazionale non potrà più emettere gli assegni pensionistici integrativi che finora erano elargiti a coloro che andavano in pensione senza aver raggiunto i requisiti necessari.

Ad oggi lo Stato integra circa il 40% degli assegni pensionistici erogati, ma è un beneficio del quale tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 non potranno più godere.

Dal 1996 sono entrate nel mondo del lavoro circa 7 milioni di persone. Secondo i dati relativi al 2011, 6,9 milioni di pensionati ricevono un’integrazione, su un totale di 16,7 milioni di pensionati.

Per questo il docente invita tutti i giovani a provvedere al più presto a costruirsi la propria pensione: se la percentuale di coloro che avrebbe necessità di una integrazione dovesse mantenersi simile o uguale a quella attuale, sarà il 40% dei giovani di oggi a trovarsi senza una pensione adeguata per sopravvivere e non potranno neanche contare sull’aiuto dello Stato. Secondo Brambilla i potenziali bisognosi di integrazione saranno circa 3 milioni.

► Calcolo delle pensione fai da te possibile dal 2013

Quello che preoccupa è l’accesso alle forme di pensione integrativa: ad oggi meno di un terzo di questi potenziali poveri ha iniziato a costruirsi la propria pensione.

 

 

L’invecchiamento della popolazione mette in crisi il welfare

 Se per il resto del mondo la preoccupazione maggiore è l’esplosione demografica, in Italia succede il contrario: l’implosione demografica, ossia la sempre meno presenza di nuove nascite, sta portando il paese ad un rapido invecchiamento. Il problema in questione sembra essere una prerogativa più del sud Italia che delle altre parti.
► Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

Secondo una ricerca del Censis, infatti, entro il 2030 la popolazione anziana del sud crescerà ad un ritmo più sostenuto rispetto al resto del paese (il 35,1% più velocemente) e il welfare pubblico potrebbe non essere in grado, complice anche la crisi economica, di far fronte con un’offerta adeguata alla crescente richiesta di cure mediche e assistenziali.

Secondo lo studio, infatti, anche se oggi il rapporto tra il numero di ultra 65enni e di ultra 14enni nel sud d’Italia è più basso di due punti percentuali rispetto alla media nazionale, nei prossimi venti anni questo rapporto è destinato ad invertirsi, con il numero di persone con più di 65 anni destinato a raddoppiare.

Quindi, laddove oggi a prendersi cura dei non autosufficienti sono gli altri membri della famiglia, in larga parte le figlie, fra qualche anno questa situazione non sarà più possibile e il welfare, se non verranno apportate le dovute modifiche, non sarà in grado di far fronte alle aumentate richieste di assistenza.

► Indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Italia una su sei è povera

Secondo il Censis l’unica soluzione possibile è quella di sfruttare le poche risorse disponibili per

mettere insieme imprese sociali, nuove professioni, nuove tecnologie, nuove modalità di erogazione dei servizi: fare del Meridione il laboratorio di un nuovo welfare di comunità.

Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

 Sono 995 mila le famiglie italiane che non hanno alcun tipo di reddito. Famiglie i cui componenti attivi, quelli che sarebbero abili al lavoro, non ne hanno e che sopravvivono con altri tipi di reddito, come quelli da pensione, o grazie agli ammortizzatori sociali.

► Indagine europea sulla ricchezza delle famiglie: in Italia una su sei è povera

Famiglie, quindi, in grave disagio economico che si concentrano soprattutto al sud, dove sono circa 495 mila, poi al nord (303 mila) e al Centro (157 mila). Un numero esorbitante che è cresciuto del 32,3% rispetto al 2011, circa 233 mila in più.

Tra queste 234 mila sono i single, 183 mila le famiglie monogenitore, 74 mila nuclei famigliari composti da coppie senza figli e 419 mila quelli composti da coppie con ‘prole’ a cui se ne aggiungono 45 mila che l’Istat definisce di “altre tipologie”.

Per la maggior parte si tratta di famiglie che vivono nel più completo disagio economico, solo in piccolissima parte si tratta di persone, o famiglie, che possono permettersi di non lavorare perché hanno redditi di altro tipo come quelle immobiliari o da capitale.

► In generale, una famiglia su due non ha le finanze a posto

Il dato è allarmante, non solo perché il numero delle famiglie senza reddito è aumentato rispetto allo scorso anno, ma perché questo numero è raddoppiato nel giro di soli cinque anni: nel 2007 le famiglie in queste condizioni erano solo 466 mila. Ad oggi il loro numero è aumentato del +104,9%.

 

L’Eurostat sui conti italiani

 Se i conti dell’Italia non fossero in ordine, il nostro paese incorrerebbe in una procedura d’infrazione definita a livello europeo. Ma adesso, come spiega bene anche l’UE, per quanto riguarda l’Italia si nota una volontà di portare il paese fuori dalla crisi, operando le riforme necessarie.

Quinquennio difficile per il debito tricolore

Il livello del debito pubblico del nostro paese, in questo momento, segue soltanto la realtà greca, viaggiamo ormai verso i 90 punti percentuali del prodotto interno lordo. L’Eurostat, però, parla di una ripresa dei conti pubblici del Belpaese. Un giudizio positivo ed importante che in qualche modo potrebbe dare una svolta alla politica di Bruxelles che ha sempre bacchettato l’Italia per il suo deficit fuori dai limiti di sicurezza.

Tutti i pareri sull’austerità

In questi giorni, il discorso sul debito dell’Italia è tornato di moda dopo che il governo ha emanato un decreto per lo sblocco dei 40 miliardi di euro necessari per rimborsare i crediti accumulati dalle imprese rispetto alla Pubblica Amministrazione.

L’Italia, comunque, resta nell’insieme dei paesi, 16 in tutto, che hanno un deficit superiore al 3 per cento. L’intenzione è quella di mettere una croce sulla procedura d’infrazione che è stata avviata all’indirizzo del Belpaese ormai nel 2009. Il deficit, per centrare gli obiettivi, deve essere riportato al di sotto del 3 per cento sia quest’anno, sia nel 2014.

Anche Intrade colpito dallo scandalo

 Il gioco d’azzardo nel nostro paese è ormai una piaga che indebolisce la società e soprattutto coinvolge le fasce più deboli della popolazione. Un settore, dicono molti analisti, che non conosce crisi. Invece è dell’ultim’ora la notizia relativa ad Intrade: il sito di riferimento per tutti coloro che amano fare qualche scommessa. Un sito di portata mondiale, consultato anche per le previsioni dei trend.

Le stime Ocse sull’economia italiana

Oggi, Intrade, è sotto accusa visto che i suoi conti non sono mai stati in ordine e la situazione si è di recente aggravata così che adesso siamo ad un passo dalla bancarotta. Il sospetto che nutrono in tanti è che il fondatore di Intrade abbia distratto i fondi dell’azienda. Ma andiamo con ordine descrivendo a grosse linee le specificità di questo sito internet.

Cocaina tra le cause della crisi

Si tratta di un sito che accetta puntate e scommesse su ogni materia, ad eccezione dello sport. Si può per esempio scommettere sulla vincita dell’Oscar da parte di un singolo attore, sulla riuscita di una ricerca scientifica, sul trend di una materia prima ma anche sulla direzione intrapresa dalla politica.

Oggi, però, tutti quelli che hanno vinto con Intrade, rischiano di non portare a casa nemmeno un dollaro visto che la piattaforma in questione è ad un passo dal fallimento. La chiusura ufficiale c’è stata il 10 marzo scorso, visto che un’agenzia di revisione aveva sottolineato in Intrade delle transazioni finanziarie sospette ed una mancanza di liquidità.

Napolitano e le borse dell’indomani

 La conferma di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica piace moltissimo agli investitori che nonostante la veneranda età del nostro presidente lo ritengono ancora l’unico in grado di assicurare continuità al paese. La borsa, anche il giorno dopo la sua elezione, si dimostra molto brillante.

Monti parla della situazione italiana e non scherza

Il rendimento dei titoli a due anni, infatti, scende ai livelli minimi che non toccava da dieci anni, dal 1993. Il rendimento dei titoli decennali, invece, è ormai prossimo al 4 per cento. Per quanto riguarda gli altri mercati non legati ai titoli di stato, si nota una ripresa dell’euro nel Forex e si avverte un certo entusiasmo anche nel comparto delle materie prime.

Peccato che poi a rovinare la festa dei listini tricolore ci abbia pensato l’America, sono stati infatti diffusi i dati macroeconomici sugli USA. Ma torniamo un attimo a Giorgio Napolitano e al valore contenuto nella sua rielezione. Il fatto di volersi assicurare una certa continuità deriva secondo gli investitori, dalla volontà di raggiungere anche la stabilità politica.

L’ultima settimana dei mercati

Ai mercati basta questa volontà implicita per determinare un allentamento della pressione sul debito pubblico. Il rendimento dei titoli di stato si è abbassato sia per i prodotti a breve scadenza, sia per i prodotti a medio termine. Una sorte analoga è toccata allo spread: la differenza tra BTp e Bund, infatti, è scesa sotto i 285 punti percentuali, sotto la soglia indicata da Monti come necessaria per uscire dalla crisi.

La Bundesbank prende tempo su MPS

 Monte dei Paschi di Siena è una delle banche storiche italiane che è stata investita da una crisi finanziaria e manageriale senza precedenti che, in alcuni casi, ha portato anche a risvolti macabri. Se ne parla e se ne parla ancora di più adesso che il Partito Democratico è arrivato al Governo, visto che molti politici del centro sinistra aveva legami con il tessuto finanziario toscano.

Un aggiornamento sul caso MPS

Il nuovo argomento all’ordine del giorno è relativo alla decisione presa dalla Bundesbank. La banca centrale tedesca si diceva che non volesse collaborare con la magistratura italiana e in particolare con quella senese, riguardo i conti controllati da Nomura ed equivalenti a ben 1,8 miliardi di euro.

Banco Popolare in difficoltà

La Bundesbank, presa alla sprovvista, ha detto che “Qualsiasi azione restrittiva riguardo gli asset di un cliente può avvenire soltanto nel quadro di una procedura regolata dalla lette. La Bundesbank, poi, per prassi, non divulga mai informazioni che riguardano i rapporti tra l’istituto di credito e i singoli clienti.

Insomma c’è necessità di avere delle informazioni ma queste informazioni non possono essere immediatamente disponibili. La magistrature senese aveva emanato invece un decreto d’urgenza, la settimana scorso per bloccare i flussi del circuito “target 2“.