Si abbassano gli affitti in tempi di crisi

 Una famiglia che non abbia una casa di proprietà, in genere, va in affitto. Quindi la richiesta di immobili, da acquistare o da locare, resta grosso modo standard. Magari le richieste di mutuo per l’acquisto della casa sono in calo ma questo non vuol dire che una sorte simile tocchi anche ai canoni di locazione.

Dicono sia sempre meglio comprare

Eppure chi ha una casa e l’affitta teme sempre di più che in un periodo di crisi gli affittuari non siano in grado di ottemperare ai loro obblighi economici, per questo la tendenza è a ridurre il costo delle locazioni. Le statistiche dicono che i proprietari degli appartamenti messi in affitto, per invogliare gli inquilini a restare in casa, senza cercare soluzioni più economiche, propongono degli sconti.

Arredare bene prima di vendere e affittare

Un proprietario su quattro sembra metta in saldo gli appartamenti. Le statistiche sono state raccolta da Solo Affitti che è un’agenzia in franchising specializzata nella locazione degli immobili.

Se poi si vogliono quantificare i ribassi in termini percentuali, facendo delle distinzioni di natura territoriale, si scopre che li ribassi nelle città metropolitane sono del 33 per cento. La causa del trend immobiliare descritto, dicono gli analisti, è da rintracciare nell’acuirsi della crisi. Gli sconti proposti vanno dai 30 ai 70 euro ma raggiungono anche i 100 euro nel centro Italia

La crisi interessa anche Philips

 I conti della Philips non sono al riparo dalla crisi, è questo il risultato dell’ultimo report dedicato all’argomento. I settori che soffrono maggiormente della flessione industriale dell’azienda sono quello dell’illuminazione e quello delle apparecchiature mediche che insieme formano l’80 per cento del fatturato Philips.

Philips si abbandona al rosso

I paesi dell’Occidente, in questo momento, sono in una fase di depressione e stagnazione e il risultato economico di molte industrie conferma questa situazione. I prodotti per la cura della persona, invece, hanno i conti in ordine e talvolta in crescita. L’utile, però si assesta sui 161 milioni di dollari che sono l’1 per cento in meno del 2011.

Le lampadine e i prodotti per la sanità sono quindi il vero tallone d’Achille della Philips, un’azienda olandese che non ha resistito a lungo al perdurare della crisi del Vecchio Continente. Il primo trimestre del 2013 si è chiuso con i profitti in calo dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Assunzioni Philips

Il titolo in borsa ha sofferto la diffusione delle notizie sulla crisi Philips. L’unica ancora di salvataggio sembra rappresentata dalle lampadine led e da quelle a risparmio energetico, oltre che dal settore che in genere è racchiuso dentro la denominazione di “consumer lifestyle”. Si parla quindi di regolabarba, di depilatori, di machine del caffé e via discorrendo. Il consumer lifestyle ha fato registrare un aumento del fatturato pari al 9 per cento.

Il triste bilancio delle librerie italiane

 In questo momento l’investimento dell’Italia nella cultura non è considerato prioritario e lo si vede dalle scelte del governo che ha annunciato, tra i primi provvedimenti, piuttosto la sospensione dell’IMU, la revisione della TARES ed altri interventi legati al profilo fiscale dei cittadini italiani. Invece la scuola, l’istruzione e la cultura, sono in crisi e bisogna porre attenzione al fenomeno.

La giornata complicata di Piazza Affari

Non parliamo certo delle famiglie che hanno sempre maggiori difficoltà a mandare i loro figli in gita scolastica, ma ci riferiamo piuttosto al trend negativo che sta investendo le librerie del Belpaese. Il bollettino sulle librerie, che si evince dall’ultimo rapporto, riferito ai primi mesi del 2013, sembra un bollettino di guerra.

Molte librerie, infatti, sono state vittime della crisi e tantissimi marchi “storici”, in questo momento, rischiano di cessare l’attività dopo aver dato molto al tessuto socioculturale italiano. Il caso più emblematico è quello della Hoepli che fa parte della realtà commerciale milanese dal lontano 1870.

L’Italia non investe nella cultura

L’azienda, all’inizio del 2013, ha dovuto avviare una cassa integrazione a rotazione per 60 dipendenti. Questa tiritera è andata avanti ben 3 mesi, poi c’è stata la proroga della CIG per altre 13 settimane. Il tempo necessario per la riorganizzazione economica dell’azienda.

Succede solo al nord? Certo che no, visto che una sorte simile a quella delle Hoepli la sta vivendo anche la Flaccovio di Palermo.

Presto risparmi per i mutui variabili

 Nel breve periodo le famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile, potranno beneficiare di un alleggerimento delle rate visto che l’Euribor è “condannato” a rasentare lo zero. Le banche spingono molto per appioppare agli aspiranti mutuatari dei mutui a tasso fisso. La leva per la promozione è nella sicurezza della rata che in un momento di forte incertezza economica, riesce sicuramente ad ingolosire un buon numero di consumatori.

Le previsioni sui tassi futuri

Le famiglie, invece, nella maggior parte dei casi, puntano sul risparmio di lungo periodo e quindi optano per un mutuo a tasso variabile che in tempi di crisi risulta ancora più conveniente. Tant’è che centinaia di migliaia di famiglie, oggi, hanno un mutuo a tasso variabile e l’indicizzazione del finanziamento si lega al trend dell’Euribor.

Qualche consiglio per ottenere il mutuo

Questo indicatore viaggia da diversi mesi su livelli molto bassi, soprattutto l’Euribor a 3 mesi cui si lega la maggior parte dei mutui italiani. In aprile ha chiuso i conti sullo 0,21 per cento. Lo stesso indice ad un anno, invece, è in discesa dello 0,51 per cento. C’è solo da sperare che la BCE, seguendo il trend definito nell’ultimo periodo, confermi una flessione dei tassi.

Le famiglie considerano questa mossa opportuna e conveniente ma non la pensano allo stesso modo le banche che sul lungo periodo si vedranno restituire un capitale inferiore a quello preventivato.

1 milione di famiglie senza redditi da lavoro

 Secondo i dati Istat riferiti al 2012, ci sono nel nostro paese circa un milione di famiglie che non hanno redditi da lavoro e più della metà di queste famiglie sono al sud, il 51,8 per cento. Poi ci sono le famiglie del Nord, circa 303 mila e infine quelle del Centro, soltanto 157  mila.

A Moody’s non piace l’Italia

Un altro dato che emerge dal report Istat è che tutti i componenti attivi che partecipano al mercato del lavoro sono disoccupati. In pratica ci sono 995 mila famiglie dove tutti i componenti del nucleo sono in cerca di occupazione. Il numero dimostra di essere 32,3 volte più grande che nel 2011.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

Nel giro di un anno, quindi, le famiglie che possono essere raggruppate sotto l’etichetta di “senza lavoro” sono cresciute di 233 mila unità. Ma di chi stiamo parlando nel dettaglio? 234 mila famiglie sono formate da uomini e donne single. Poi ci sono 183 mila famiglie monogenitore e 74 mila coppie senza figli. Chiudono la lista 419 mila coppie di famiglie con figli e 45 mila famiglie che appartengono ad altre tipologie.

Per tutte queste persone il disagio lavorativo si traduce in un disagio economico.

L’austerity ha le ore contate

 Il Fondo Monetario Internazionale a Washington ha tenuto sei giorni d’incontri cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle istituzioni italiane. Tutti sono concordi nel ritenere che l’austerity deve essere eliminata o comunque allentata.

Gli errori degli economisti spiegati da Reinhart e Rogoff

L’economia deve prendere una boccata d’aria, a dirlo è Christine Lagarde che è preoccupata del fatto che la ripresa economica, laddove ha avuto inizio, è ancora lenta e procede con molte incertezze. Le economie restano molto deboli e creare posti di lavoro, dov’è possibile, non è assolutamente sufficiente.

In questo momento, nell’incertezza che domina lo scacchiere internazionale, si notano nuovi rischi per l’economia locale, senza crescita dei vantaggi. La soluzione, quindi, è nell’allentamento del clima di austerity che sembra deprimere più che spingere i paesi che adottano strategie di questo tipo.

L’austerity non piace agli intellettuali

La recessione è di casa in molte zone del mondo e questo, secondo la Lagarde, deve far riflettere: gli sforzi finora compiuti per mettere in ordine i conti, non si sono tradotti in un vantaggio per l’economia reale e quindi abbiamo un mondo diviso in tre parti. Da un lato gli Stati Uniti trainanti e in ripresa, dall’altro la Vecchia Europa che arranca e poi i paesi emergenti che continuano a crescere anche se ad un ritmo più lento.

Da valutare, quindi, non solo l’opportunità di continuare nell’austerity ma anche il ritmo imposto a questa strategia.

Ritirato il progetto di bilancio di Parmalat

 Il progetto di bilancio di Parmalat è definitivamente ritirato. La decisione l’ha presa il consiglio di amministrazione del gruppo di Tanzi visto che il Tribunale di Roma, di recente, ha disposto la riconsegna al Comune di Roma del 75 per cento della quota Parmalat detenuta in questo momento dalla Centrale del Latte capitolina.

Commissario per la Parmalat legato all’affare Lactalis

Tutto, insomma, ruota ancora attorno alle vicende giudiziarie, ai reciproci atti d’accusa, alla vendita di una quota Parmalat alla Cirio di Sergio Cragnotti. Nella gara pubblica successiva alla decisione di vendere l’azienda, era stata inserita tra l’altro una clausola che impediva di cedere a terzi la quota acquistata per i primi cinque anni. Invece Cirio, appena trascorso un anno dall’acquisto, aveva venduto la Centrale del latte, confluita in Eurolat, alla Parmalat.

La ripresa di piazza Affari

Visto questo mancato rispetto dell’accordo, il Tribunale di Roma ha deciso per l’immediata restituzione delle azioni e gli amministratori della società sono stati costretti a ritirare il progetto di bilancio 2012.

Gli amministratori della Parmalat hanno giudicato errata la decisione del Tribunale ed hanno confidato nella decisione dei giudici convocati in appello per decidere se accogliere o no il ricorso. Il progetto di bilancio al 31 dicembre 2012 è stato comunque ritirato: dovranno essere verificate le esigenze, apportate le integrazioni, revocate le delibere relative all’approvazione del progetto stesso.

Lo spread giusto a quota 100 secondo Saccomanni

 Il direttore generale di Bankitalia, spiega che il differenziale tra bund e BTp, per rispecchiare davvero la realtà, dovrebbe essere di 100 punti, per questo ha rivolto un appello alla politica, al mondo imprenditoriale e quello creditizio, per trovare un modo di rilanciare l’Italia.

Napolitano e le borse dell’indomani

Il direttore di Bankitalia, alla fine degli incontri di primavera del FMI ha avuto un incontro con i giornalisti italiani ed ha avuto l’occasione di ribadire che lo spread dovrebbe essere a 100 punti per rispecchiare la situazione reale del nostro paese. Gli investitori che hanno creduto nelle possibilità dell’Italia, dovrebbero essere premiati, se poi si paragona anche la situazione del Belpaese con quella del Giappone, allora è chiaro che lo spread dovrebbe essere di 100 punti.

Il differenziale così alto, non può essere sostenuto a lungo dal paese ed è necessario lo sforzo di tutti.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Secondo Saccomanni il governo deve proporre delle riforme strutturali del paese, le banche devono aiutare economicamente le imprese e queste ultime devono avere lo slancio verso l’innovazione, anche volgendo lo sguardo all’estero. Il credito bancario è importante ma ci sono anche altre fonti di finanziamento da scandagliare.

Insomma le imprese devono “riposizionarsi” sul mercato. Soltanto con uno sforzo sinergico sembra possibile ritrovare la competitività.

 

Come dare le dimissioni da un lavoro a progetto

I contratti a progetto sono stipulati oggi con un’enorme frequenza. Si tratta di contratti che non garantiscono un granché al lavoratore che presta servizio lavorativo nei pressi dell’azienda o dell’ufficio a tempo determinato, sempre per la solita retribuzione. Così, sono molti coloro che decidono di recidere il contratto, e dunque di licenziarsi.

Ma come si fa a recidere un accordo se si lavora con un contratto a progetto? Ecco, alcuni utilissimi consigli per la rescissione:

Per un motivo o per un altro si può arrivare ad avere l’esigenza di dover inviare al proprio datore di lavoro la lettera di dimissioni, a maggior ragione se l’impiego è tramite la forma del contratto a progetto e all’orizzonte si prospetta un’offerta di lavoro che risulta più allettante e conveniente. Un’offerta che, magari, offre qualche possibilità in più e uno stipendio più congruo.

Come bisogna dunque comportarsi con la propria azienda? Cosa bisogna scrivere nella lettera di dimissioni? Occorre dare o no i giorni di preavviso? E quanti? La lettera si deve consegnare a mano o si deve mandare tramite posta con raccomandata con ricevuta di ritorno? Sono molti i quesiti ai quali bisogna dare risposta. Cerchiamo, pertanto, di andare con estremo ordine.

Lettera di dimissioni

Malgrado il contratto a progetto non sia la più positiva tra le collaborazioni lavorative presenti nel mondo del lavoro, molti giovani si trovano oggi a prestare servizio come free-lance o “lavoratori autonomi” e dunque non dipendenti. Viene stipulato un contratto di pochi mesi, che lascia però al lavoratore, la “libertà” di collaborare con altre ditte. Nonostante si tratti di collaborazione autonoma, per interrompere il rapporto lavorativo, serve comunque una lettera di dimissioni.

Se si ha, dunque, l’intenzione di licenziarsi, occorre innanzitutto leggete con attenzione il contratto, comprese le minime clausole, al fine di vedere bene le condizioni da rispettare in caso di licenziamento e quanti giorni (se eventualmente sono richiesti) si devono dare di preavviso. Trattandosi di un contratto a progetto, non dovrebbe essere previsto alcun giorno e, teoricamente, si potrebbe abbandonare il posto di lavoro all’indomani del giorno in cui si prende tale decisione.

Preavviso

Per ragioni di buon senso, organizzazione da parte della ditta/azienda, e per evitare di dare luogo a dei cattivissimi rapporti, l’ideale sarebbe parlare con il datore di lavoro e (se possibile) accordarsi direttamente con lui su quanti giorni di preavviso ci vogliono e di quanti giorni necessita prima che si abbandoni il proprio posto di lavoro Se si riesce a rimanere in buoni rapporti con il datore di lavoro, concordando direttamente con lui i tempi per le dimissioni è meglio. In tal caso ci si può basare sulle sue richieste e consegnarli, (qualora sia prevista la ricezione a mano), la lettera di dimissioni. Se non vi è possibilità di arrivare a un accordo, ci si può rivolgere a un sindacato e chiedere un consiglio.

Sindacati

In questo caso si può mostrare il contratto in questione. Analizzandolo, il sindacato saprà consigliare il lavoratore su quale comportamento dovrà tenere. In linea di massima, per dare le dimissioni, si dovrà presentare una lettera con oggetto (“dimissioni volontarie”), mittente e destinatario (nome proprio e nome e indirizzo del datore di lavoro ossia persona fisica o persona giuridica in caso di ditta, azienda ecc), lettera formale dove indichiamo la volontà di recidere il contratto di lavoro per motivi personali indicando, se richiesto nel contratto, i giorni che si danno di preavviso.  Naturalmente farà fede il timbro postale con la data della spedizione nel caso in cui ci fossero problemi, e la ricevuta di ritorno sarà prova dell’avvenuto avviso. Qualora si consegnino a mano, è bene farsi controfirmare la fotocopia delle dimissioni.

Organizzazione economica di eventi di beneficenza

 Quella di fare beneficenza è una maniera per aiutare chi ha più bisogno, chi non possiede nulla per vivere o chi è colpito da problemi di grave entità. Sicuramente aiutare gli altri è qualcosa che fa bene al cuore e allo spirito. L’unione di più persone, come succede in diversi ambiti della vita quotidiana, può essere d’aiuto anche in questo caso. Per tale ragione, l’organizzazione di eventi di beneficenza è spesso uno dei modi migliori per raggiungere l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei più sfortunati.

Ma come si fa ad organizzare un evento di beneficenza, tenendo conto della sua natura economica e cercando di ottenere degli ottimi risultati? La seguente guida è ricca di consigli per non lasciare nulla al caso:

A chi andranno i proventi raccolti

Organizzare in maniera meticolosa un evento di beneficenza non è assolutamente difficile. Ciò vuole dire che anche chi è alle prime esperienze può impegnarsi e riuscire in un’operazione di questo tipo senza riscontrare particolari difficoltà. Vi sono, tuttavia, delle minuscole “regole” da seguire, al fine di poter raggiungere dei buoni risultati e, in particolar modo, un iter da seguire senza avere fretta di concludere tutto e subito.

Come prima cosa è opportuno provare a determinare il tipo di evento che si desidera organizzare e a beneficio di chi andranno i proventi raccolti. A seconda della tipologia, infatti, possono scaturire numerosi problemi di natura logistica. Ad esempio, se è richiesta la presenza di artisti è bene stabilire dati e certezze con diversi mesi di anticipo, al fine di garantirsi la loro presenza.

Numero degli operatori volontari

Occorre considerare, successivamente, in base alla portata dell’evento, di quanti “aiutanti” si avrà bisogno. Si tratta, ovviamente, di volontari, la cui ricerca può partire da parenti e amici per allargarsi, poi, attraverso il classico passaparola, anche a persone che magari nemmeno si conoscono ma che hanno tanta voglia di dare una mano.

Sponsor

Allo stesso tempo occorre cercare di procurarsi degli sponsor. I migliori sponsor, in questo settore, sono senza alcun dubbio i negozi e le attività commerciali in genere che, naturalmente, non forniranno denaro ma contribuiranno con la merce, come pane, carne e similari (in funzione del tipo di evento previsto).

Sede dell’evento

Se non si dispone di un’area pubblica, occorre cercare una sede per l’evento che si sta organizzando Nella scelta bisogna tenere in considerazione che, trattandosi di una manifestazione a cui più gente partecipa e meglio è, è bene che si trovi in un luogo non isolato e soprattutto ben servito dai mezzi pubblici per favorire anche coloro che non hanno la disponibilità di un mezzo proprio e sarebbero quindi impossibilitati a sopraggiungere.

Comitato organizzativo

Pensare a un comitato organizzativo con tutti i volontari e gli sponsor, in modo da fare riunioni settimanali per il punto della situazione. In questo modo si tiene tutto sotto controllo e si evitano il più possibile problemi dell’ultimo minuto.

Promozione dell’evento

Pubblicizzare l’evento quanto più possibile. A tale scopo, oltre il passaparola, si può pensare a volantini e manifesti (da affiggere sempre rispettando la normativa in termini di affissioni). Sarebbe utile, poi, creare un sito web dedicato esclusivamente all’evento, in modo da richiamare l’attenzione anche di chi non abita proprio vicino e magari potrebbe essere interessato.

Prezzo d’ingresso all’evento

Fissare un prezzo per l’ingresso (generalmente compreso tra 5 e 10 euro) e organizzare una lotteria interna (tipo tombola) per la raccolta di ulteriori fondi. Specificare, comunque, sempre tutto all’interno del sito web e su tutto il materiale promozionale.

Consuntivo

In seguito all’evento, ci si siede a tavolino e si tirano le somme. Solo così facendo si può crescere e capire cosa ha funzionato e cosa, magari, non ha funzionato. Per gli eventi successivi si avrà sicuramente la possibilità di evitare errori fatti in precedenza e di migliorare sempre di più gli aspetti positivi.