L’euro è troppo forte?

 Il partito anti-euro è sempre più pericoloso e, al di là della sua rappresentanza nell’uno o nell’altro parlamento, sottolinea il problema della forza della moneta unica. Un paradosso, oggi giorno, ossessiona gli analisti: se l’euro diventa più forte, potrebbe minacciare la resistenza dell’euro stesso?

La crisi secondo Jens Weidmann

Il fatto è che una moneta forte scoraggia la ripresa economica. Basta vedere quello che sta succedendo in Giappone dove la banca centrale ha deciso di iniettare continuamente liquidità sul mercato per evitare l’apprezzamento dello yen e sostenere l’economia locale.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Nello stesso tempo, l’Europa, ha bisogno che gli investitori credano nella ripresa del Vecchio Continente e se questo accade vuol dire che l’euro è di nuovo in salita.

Dunque c’è bisogno che l’euro cresca per consolidare la fiducia ma c’è anche bisogno che l’euro resti ai minimi livelli per sostenere la ripresa economica. Un passaggio monetario non facile da superare.

La situazione dell’euro è la seguente: la moneta unica, negli ultimi 15 mesi ha toccato la sua punta massima, è arrivata ad essere scambiata 1.3711 contro il dollaro. Il rialzo in termini percentuali è stato del 14 per cento ed è cresciuta di 4 punti percentuali soltanto in riferimento alla prima parte dell’anno.

Una lieve flessione si deve soltanto alla gestione un po’ maldestra del salvataggio di Cipro.

Tod’s pensa di andare all’estero

 Della Valle, in un momento di crisi, riesce a tirare fuori il coniglio dal cilindro e stavolta si tratta dell’espansione del business all’estero. Dall’assemblea dell’azienda, intanto, vengono fuori dati incoraggianti. In primo luogo è stato autorizzato il dividendo di 2,7 euro per azione. In più si è parlato dell’incremento del 7,4 per cento dell’utile che è arrivato a 145,7 milioni di euro. Gli investitori e gli azionisti sanno adesso su chi puntare.

La possibile espansione di Geox

Diego Della Valle, durante l’assemblea, ha risposto ad una domanda relativa ai prossimi passi dell’azienda ed è venuto fuori che in futuro si guarderà soprattutto all’estero. I piccoli azionisti che hanno investito nel marchio, infatti, vogliono avere delle rassicurazioni, vogliono capire se il dividendo di 2,7 euro apra la strada alla ripresa o sia un fuoco di paglia prima della crisi.

Otto motivi per investire nelle azioni Tod’s

Tod’s, comunque, ha deciso di puntare sulla rete internazionale perché, conoscendo le problematiche macroeconomiche nazionali, sa che muoversi in Italia sarebbe troppo rischioso vista la prudenza degli investitori.

“La solidità del gruppo, il grande apprezzamento per i nostri prodotti e il rispetto per i nostri marchi che i clienti ci riconoscono, gli adeguati costi di struttura e l’ottima qualita del nostro management siano tutti elementi che ci permettono di pensare all’anno in corso, ed anche ai prossimi, con tranquillità ed ottimismo” dice Della Valle.

La crisi costringe alla chiusura le imprese

 Unioncamere ha diffuso i dati sulla base di Movimprese per constatare che la situazione, dal 2004 ad oggi si è aggravata. Il deficit, cioè il bilancio tra aperture e chiusure delle imprese, non era così grave dal 2009 ad oggi. Il 2009 è stato l’anno più duro della crisi.

La BCE chiede attenzione per le PMI

Il 2013, dunque, è iniziato con una serie d’imprese che hanno chiuso, un numero più ampio di quelle del 2009. A livello di numeri, nel primo trimestre dell’anno, hanno incrociato le braccia circa 31 mila aziende. A dirlo è Unioncamere sulla base di Movimprese che ricorda come anche nel 2009, nel primo trimestre dell’anno, a chiudere furono 30 mila unità.

Secondo Unioncamere, il fatto che s’iscrivano meno imprese rispetto al 2012, è ancora più grave delle chiusure d’impresa. Infatti mentre nel 2012 hanno aperto 120.178 imprese contro le 118.618 del 2013, le imprese che hanno chiuso sono state 149.696 nel 2013 e 146.368 nel 2012.

L’aumento IVA ci sarà o no?

Secondo gli analisti e gli esperti d’impresa, la preoccupazione sale nella misura in cui lo stallo politico continua senza che si prendano le contromisure dalla situazione contingente. Oggi, infatti, urge ridare credito alle imprese approvando delle misure ad hoc per sostenerle nella loro attività.

L’Europa crede nella BCE e nell’economia cinese

 Le borse, in questo  momento, navigano in territorio positivo e sperano che la cina faccia vedere un bel rimbalzo degli indici già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno. E le speranze degli analisti, in questo momento, bastano a Piazza Affari.

La ripresa è più lontana e le borse tremano

La borsa di Milano registra il miglior risultato di giornata, proprio quando anche Francoforte va in territorio negativo. Il Fondo Monetario, invece che parlare della Cina riporta i riflettori sul Vecchio Continente e spiega che la BCE ha tutti gli strumenti per tamponare la crisi e favorire dunque l’espansione europea. Wall Street, in tutto questo marasma, prova a rimbalzare.

Tagliato anche l’outlook della Cina

L’Europa in questo momento si augura una ripresa repentina dell’economia cinese e spera che con la ripresa della Cina, magari già nel secondo o nel terzo trimestre dell’anno, anche la BCE si decida a studiare un modo per combattere la crisi.

Nel nostro paese, poi, la situazione è più grave di quelle europea visto che l’instabilità politica sta zavvorando anche la politica. Lo stesso ministro Vittorio Grilli, presente agli incontri del FMI, spiega che nel nostro paese è necessario definire un governo, visto che non fare alcuna scelta è sintomo di deolezza e tutti vanno a guadagnarci, fuorché il nostro paese.

Piazza Affari, nonostante le notizie di Grilli, riesce a fare molto bene e guadagna l’1,81 per cento.

L’Italia s’indebolisce senza decisioni

 Qualche economista l’aveva anticipato: il grosso problema dell’Europa è che presto le crisi politiche si trasformeranno in crisi economiche. Il ritardo nella scelta del presidente del consiglio e nella scelta del Presidente della Repubblica, potrebbero condizionare parecchio i mercati.

I rischi italiani dell’uscita dall’euro

E’ convinto di questa interpretazione anche il ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, presente al meeting del Fondo Monetario Internazionale, ha detto:

“L’importanza di una soluzione politica veloce in Italia è soprattutto per gli italiani, perchè un’Italia che non decide ed è debole penso che possa far comodo ai nostri competitor”.

Questo non vuol dire, come spiega Grilli, che l’economia globale è in pericolo ma di certo per l’economia italiana non c’è da star tranquilli. Il fatto è che l’indecisione sottolinea soltanto una fragilità difficile da sanare.

Per l’Italia, secondo Grilli, è prima di tutto necessario ritrovare forza e stabilità così da presentarsi più forti al cospetto dei competitors.

Per l’OCSE sarà recessione fino a giugno

Grilli è intervenuto anche sui debiti della Pubblica Amministrazione, spiegando che il fondo di 40 miliardi di euro non è soltanto un fondo compensativo ma povrà essere usato a sostegno del settore bancario in modo che i rischi connessi ai prestiti si riducano.

E’ recente la notizia degli italiani che in un momento di crisi, stretti nella morsa creditizia, non hanno ottenuto fondi dalle banche e si sono rivolti agli strozzini.

Il brutto rapporto tra credit crunch e usura

 Il credit crunch è la stretta creditizia, la mancanza di disponibilità delle banche a concedere prestiti a cittadini ed imprese. Il fatto che gli istituti di credito siano meno disponibili, non vuol dire che poi i debitori abbiano meno bisogno di soldi. Ecco allora che la malavita o meglio, l’illecito, s’inseriscono nel meccanismo.

Prestiti in calo, che fare?

In pratica i debitori, pur di ottenere la liquidità di cui hanno bisogno subito, sono disposti a restituirla anche a tassi d’usura. Gli strozzini, dunque, con questa crisi, fanno la fortuna. Di media, dice una recente indagine condotta soprattutto in Campania e a Roma, gli strozzini offrono denaro con interessi fino al 20% al mese che vuol dire che ottengono in un anno più del doppio della cifra versata, per l’esattezza 2,4 volte la “posta”.

Gli italiani, in un periodo di crisi, hanno dimostrato di saper rinunciare a tantissime cose, per esempio a trovarsi un lavoro decente, a ricomprare la macchina, o gli elettrodomestici più comuni. Hanno addirittura rinunciato a cercare casa.

La crisi costringe alla chiusura le imprese

Il Crif parla chiaro: la domanda di mutui è diminuita del 42 per cento e le flessioni delle richieste nei primi tre mesi del 2013, sono state rispettivamente del 14, del 10 e del 9 per cento. Dall’inizio della crisi 35 persone su 100 hanno smesso di rivolgersi alle banche per coronare il sogno di una casa.

Paradossalmente, però, hanno accumulato debiti e sono sull’orlo del fallimento. Le famiglie non riescono più sostenere le spese comuni e nemmeno quelle impreviste e siccome l’economia langue, hanno difficoltà ad accedere a banche ed agenzie e si rivolgono agli strozzini.

Deludono i marchi tecnologici

 Il mondo della tecnologia, fino a questo momento, ha praticamente tenuto a galla l’intera economia occidentale ma il perdurare della crisi ha messo in croce anche le aziende più quotate. I dati trimestrali hanno confermato la flessione di alcuni importanti marchi come Nokya, eBay, Amex, Cirrus Logic e anche Bank of America.

I dati trimestrali, come dicevamo, non sono positivi. L’unica azienda in recupero è la Microsoft che entra in territorio positivo ma poi, dopo la notizia di Peter Klein che da Chief Financial Officer si è dimesso, i mercati temono un’altra crisi.

Wall Street, alla fine dei giochi, chiude in negativo.

Come USA e Giappone sostengono le borse

Quello che gli investitori hanno notato è soprattutto una chiusura in rosso per Bank of America che ha perso il 5 per cento e per Cirrus Logic che invece ha perso il 15,41 per cento. Quest’ultima azienda ha un calo molto vistoso legato alle sue partnership, infatti è uno dei principali fornitori della Apple che in borsa perde solo il 5,64 per cento ma che spiega come siano a rischio i conti futuri per il calo delle vendite.

A livello monetario saranno eliminati i 500 euro

Negativo anche l’outlook su eBay che alla fine riesce a migliorare di un centesimo la previsione degli analisti ma poi si fa trascinare dal mercato e dai risultati. Nel primo trimestre fiscale, infatti, il portale in questione ha avuto soltanto 829 milioni di dollari di profitto, che sono circa 63 centesimi ad azione.

I prezzi del petrolio sono in calo

 I prezzi del petrolio, costantemente in aumento, sono un tormento per la zona euro. Gli automobilisti italiani ne sanno qualcosa, ma adesso potrebbe arrivare una buona notizia dal mercato delle materie prime.

 Abramovich jr parte dal petrolio

Il prezzo del petrolio, infatti, è diminuito in modo consistente ed ha alleggerito il peso dell’inflazione sul paese. Questo vuol dire che al di là delle decisioni della BCE, i vari stati possono converge su politiche monetarie di taglio espansivo. Una proposta, questa, che piace molto alla Credit Suisse.

Shopping londinese per gli emiri

Gli analisti della banca in questione, hanno rilasciato un documento approfondito sulle economie del Vecchio Continente e alla fine hanno stabilito che:

“Il contributo all’inflazione Europea da parte delle energie è destinato a scendere. Per la zona Euro questo potrebbe significare una caduta dell’HICP (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) all’1% nel corso di quest’anno e anche nel Regno Unito, il profilo per l’indice CPI nel medio termine sarebbe minore”.

Se poi il prezzo del petrolio continua a scendere, allora c’è la possibilità che sia la BCE, sia la Bank of England si espandano. Il prezzo scenderà nella misura in cui diminuisce la richiesta delle maggiori economie mondiali, come ad esempio gli Stati Uniti e la Cina.

Cosa succede se la BCE non taglia i tassi

 Tutti si augurano che la BCE, presto o tardi, decida di fare quello che tutte le banche centrali stanno facendo: tagliare i tassi d’interesse per sostenere l’economia del paese o del continente. Le scelte del Giappone, per esempio, considerate molto aggressive in Europa, stanno soddisfacendo l’economia nazionale. La stampa del Vecchio Continente, invece, è convinta che la BCE deciderà il da farsi soltanto tra maggio e giugno.

La crisi secondo Jens Weidmann

Si dovrà scegliere se tagliare i tassi d’interesse dallo 0,75 allo 0,50 per cento. Una decisione di questo tipo sarebbe giustificata dalla condizione economica attuale ma non sono ancora chiari gli effetti sull’economia del paese.

La domanda da porsi, oltre quella sugli effetti, è relativa al taglio dei tassi: è probabile che accada? Certo è che la ripresa economica è ancora molto lontana e la Germania resta l’unico punto di eccellenza dell’Europa. Weidmann, il capo della Bundesbank, ha dato il suo placet ad un eventuale taglio dei tassi ribadendo che comunque non si tratta di una soluzione definitiva alla crisi dell’Europa.

Draghi e sopravvivenza dell’euro

Una considerazione simile l’ha fatta anche Christine Lagard a capo del GMI che è in un meeting che si è tenuto a Washington ha ribadito che la BCE può ancora fare molto ma la situazione europea deve essere risolta prima possibile e con decisione.

Strategie di project management

La componente programmatica è fondamentale all’interno di un’impresa. Per queste ragioni, è opportuno soffermarsi sull’importanza di costruire un progetto di natura aziendale. Esso si configura come un processo di pianificazione, controllo e management delle risorse. L’obiettivo è quello di raggiungere un determinato obiettivo in un arco di tempo stabilito a priori.

Dal momento che un processo di questo tipo ha una sua complessità intrinseca, la quale scaturisce dai diversi elementi che lo compongono, è stato creato ad hoc un ramo aziendale ribattezzato con il nome di “project management” che se ne occupa.

Obiettivi

Il piano è utile al fine di illustrare o proporre un’idea delineandone la fattibilità. Per redigere un determinato prospetto, è fondamentale tenere in considerazione quali sono le voci principali che non devono mancare. L’interlocutore (che può essere un datore di lavoro o un cliente, nella maggior parte dei casi) dopo averlo letto, dovrà avere le idee chiare. Per queste ragioni bisogna assolutamente essere precisi nel descrivere la propria idea di base. Oltre a fungere da illustrazione per gli interlocutori di quelli che sono i propri propositi, una redazione scrupolosa e accurata del proprio progetto, si configurerà come un’ottima guida per la fase di attuazione.

La realizzazione di un piano è molto complicata e si avvale di una serie di elementi variabili che dipendono dello scopo. Per tale motivo, al fine di redigere una buona relazione, occorre tenere in considerazione numerosi aspetti.

In primo luogo andranno presi in considerazione gli elementi principali presenti in ogni ideazione, tenendo in mente che ogni voce ha la funzione di spiegare in che modo si desidera raggiungere il proprio obiettivo.

Premessa

Si parte, dunque, con la descrizione dell’obiettivo che anima il proprio progetto aziendale, nonché con una breve premessa. In questa fase è opportuno fare comprendere la motivazione dalla quale nasce l’idea. Dopo aver redatto una breve introduzione, si può passare all’esposizione delle risorse per portare a compimento il proprio programma, e a come impiegarle nella migliore maniera possibile.

Strumenti

Vanno dunque elencati tutti gli strumenti dei quali si ha necessità. Parliamo di strumenti informatici, tecnologici, informativi, tecnici, addetti. Appare molto utile configurare quelle che sono le relazioni che legano gli strumenti tra loro. Alcuni strumenti, possono presentare dei vincoli (costi, tempi, limitazioni, quantità, qualità) ed è utilissimo precisarlo nella propria stesura.

Organizzazione e pianificazione

Alla voce “Organizzazione e pianificazione” bisogna spiegare come si intende assegnare i ruoli e le responsabilità e come si desidera ripartire le risorse presenti in azienda. Al fine di trovare un ausilio nella suddivisione, bisogna porsi alcune domande.

La pianificazione si configura come uno dei fattori più importanti per rientrare nei criteri prestabiliti di tempistica e budget e il proprio interlocutore terrà sicuramente ciò in considerazione. Bisogna dunque specificare la somma che occorre ottenere per il proprio progetto e le voci di cui è si compone.

Attività e fasi

La compilazione del progetto aziendale può essere suddivisa in attività definite e differenti nello spazio e nel tempo riportando di volta in volta risorse e limiti associati ad esse.

Se le attività da elencare sono numerose, è possibile aggregare tutte quelle simili e racchiuderle in diverse fasi Nel redigere il nostro piano bisognerà anche tener presente a chi questo piano andrà esposto, al fine di valutare il linguaggio più appropriato per metterlo in atto.

Verifica e controllo

L’ultima fase, per quanto concerne la redazione di una strategia di project management, concerne la verifica e il controllo del progetto. In questo frangente andranno illustrati tutti gli strumenti e tutte le procedure necessarie al controllo dell’avanzamento del progetto con riferimento ai tempi e ai costi sostenuti. In generale, tale fase spetta al progettista ma se la competenza è stata assegnata a qualcun’altro, bisogna specificarlo.