Ecco perchè preoccuparsi della crisi italiana

 Le finanze italiane preoccupano al punto che molti analisti più che valutare il possibile contagio di Cipro ai paesi limitrofi, sta cercando di capire il futuro del Belpaese, dove, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, non è ancora stato formato un governo.

Adesso, però, non è più una questione di stabilità politica, visto che il governo, come ha spiegato anche Napolitano, c’è ed è quello di Mario Monti che non è stato mai sfiduciato ed è necessario per fare le riforme. Prima tra tutte quella che ha consentito lo blocco dei soldi per le PA.

Il punto del FT sulla crisi europea

Il problema, a questo punto, resta soltanto squisitamente finanziario, visto che senza governo non potranno essere varate altre misure di austerità necessarie per aiutare il paese a sopravvivere nella zona euro.

Di tutta la storia ne sta risentendo anche la finanza dove, l’indice azionario di riferimento del nostro paese, il Ftse Mib, è calato addirittura del 14 per cento. Una depressione che è iniziata alla fine di gennaio. Economia e finanza, quindi, sono a pezzi.

L’effetto di Cipro sul mercato valutario

Adesso però bisogna fare i conti con la BCE che dopo Cipro ha dimostrato di non poter più fare tutto il necessario per salvare l’euro.

 

Bernabé ha il mandato per il percorso di fusione

 L’11 aprile si è tenuto il Consiglio di Amministrazione di Telecom e c’è stata occasione per parlare anche delle trattative con 3 Italia. Le intenzioni infatti, sono quelle di passare alla fusione tra le due società di comunicazione.

Da quando si è iniziato a parlare dell’affare, la borsa di Milano è in fibrillazione e anche tanti osservatori esterni sono ansiosi di conoscere il risultato delle trattative. Dopo sei ore di consiglio Telecom, non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte dei partecipanti, dichiarazioni che abbiamo aggiunto qualcosa a quello che già si sapeva.

Piazza Affari vola con banche e Telecom

E’ stato soltanto confermato che ci sarà una fusione tra Telecom e 3 Italia, quale controllata del gruppo H3G. Poi, scavando a fondo si è scoperto anche che ad ottenere il mandato esplorativo per capire in che termini portare avanti i colloqui con la controparte, ci sarà il presidente di Telecom Franco Bernabé.

Telecom più vicina a 3 Italia

I contatti preliminari con Hutchison Whampoa sono già stati conclusi, ma non si sa ancora in che termini sarà portata avanti la trattativa. Certo è che finora a beneficiare della situazione è stata Telecom che in borsa ha guadagnato il 4 per cento. Ad ogni modo l’azienda italiana di Bernabé sarà l’azionista di riferimento e dovrà acquisire una quota non superiore al 29,9 per cento al fine di evitare l’offerta pubblica d’acquisto.

Record di aziende chiuse nel primo trimestre del 2013

 La definizione di anno peggiore dall’inizio della crisi sembra non calzare più al 2012: stando ai nuovi dati sulle aziende italiane questa definizione è molto più indicata per l’anno in corso, anche se sono passati poco più di tre mesi dal suo inizio.

► Le previsioni di Intesa Sanpaolo sulle imprese

I dati di cui parliamo sono quelli del Cerved, gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, che ha analizzato le istanze di fallimento registrate presso le Camere di commercio: dal primo gennaio all’8 di aprile in Italia sono state chiuse ben 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012.

Un dato preoccupante già di per sé ma che rende conto di una situazione particolarmente drammatica se i dati sono confrontati con quelli relativi al 2012: durante lo scorso anno hanno chiuso i battenti 12.442 aziende, più di mille al mese, circa 34 al giorno.

Su base annua il 2012 ha rilevato un aumento del 2,3% di fallimenti sul 2011 e il 32% in più rispetto al 2009, l’anno di inizio della crisi.

Continuando a confrontare i dati emerge che le 34 istanze di fallimento al giorno del 2012 sono diventate 43 nei primi tre mesi del 2013. Un aumento cospicuo che tocca tutti i settori: industria, costruzioni, servizi, nessuno escluso.

► Pubblicato in GU il decreto che sblocca il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni

Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group

Le rilevazioni continuano a consegnare un quadro di crisi che non accenna a cambiare. Quel che è peggio è che sulle istanze di fallimento la crisi avrà un’onda lunga, con effetti che si sentiranno con ogni probabilità anche quando arriverà la tanto agognata ripresa. C’è da aspettarsi una situazione in peggioramento perché ci sono indicatori più tempestivi delle istanze di fallimento, che possono anche esser avviate settimane prima della registrazione, che continuano a dare segnali negativi.

Aspetti generali dei fondi comuni di investimento mobiliare aperti

 La legislazione di riferimento per i fondi di investimento comune mobiliari aperti in Italia è il D. Lgs. n. 58/98 che all’art. 1, comma 1, lett. j) li definisce come patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti gestito in monte.

► Tipologie e caratteristiche dei fondi di investimento aperti

Cosa vuol dire questa definizione?

Sono diversi gli aspetti che definiscono un fondo comune di investimento mobiliare aperto e che lo distinguono dalle altre tipologie di fondo. Nello specifico un  fondo comune di investimento mobiliare aperto è a capitale variabile, questo vuol dire che il patrimonio gestito varia continuamente, tanto nel suo ammontare che nella sua composizione, perché chi lo gestisce può variare le strategie di investimento in base all’andamento dei mercati di riferimento.

La suddivisione in quote propria del fondo comune di investimento mobiliare aperto fa sì che anche queste possano avere un valore variabile che si determina in base al rapporto tra il totale delle attività nette del fondo e il numero delle quote in circolazione.

I partecipanti del fondo hanno diritto a chiedere il rimborso delle quote in qualsiasi momento, ma sempre secondo i criteri stabiliti dalla specifico fondo al quale partecipano.

In sostanza, un  fondo comune di investimento mobiliare aperto si definisce come un patrimonio ottenuto dai risparmi che i partecipanti vi hanno versato, destinato ad essere investito. Per avere una maggiore cognizione di ciò a cui ci stiamo riferendo, vediamo nel dettaglio cosa significano le parole che lo definiscono.

Perché è comune?

E’ comune perché e definito dalla somma dei capitali versati da ogni singolo investitore che diviene parte integrante del capitale totale.

Perché di investimento?

Un fondo comune mobiliare aperto è di investimento perché il capitale totale è utilizzato per l’investimento, appunto, che deve portare alla crescita del patrimonio iniziale investito da ogni singolo risparmiatore.

Perché mobiliare?

I fondi in questione vengono definiti mobiliari perché il patrimonio è impiegato solo nella trattazione di strumenti e prodotti finanziari.

► Fondi Comuni di investimento chiusi

Perché aperto?

I fondi di questo genere sono definiti aperti perché i sottoscrittori non hanno vincoli né in entrata né in uscita.

Qual è la convenienza della sottoscrizione di fondo comune di investimento mobiliare aperto?

La convenienza della sottoscrizione sta nel fatto che il singolo investitore può beneficiare, in primo luogo, di una gestione professionale del proprio capitale e, inoltre, può accedere ad una maggiore diversificazione dell’investimento, sia perché la gestione professionale permette di accedere ad informazioni altrimenti inaccessibili per chi non si occupa di questioni finanziarie sia perché il capitale a disposizione è molto più cospicuo.

 

Aruba cerca esperti del web

 Aruba è uno degli Internet Service Provider italiani più importanti. Tra i servizi offerti da Aruba, la cui sede principale si trova in Toscana, ci sono web-hosting, e mail e registrazioni di domini.

Nata nel 1994 l’azienda ha visto crescere esponenzialmente i suoi affari con il boom di Internet, arrivando a gestire, ad oggi, 2 milioni di domini, 6 milioni di caselle email e molto altro per un totale di circa 2 milioni di clienti, sia in Italia che in altri paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra, la Polonia, l’Ungheria etc.

Al momento Aruba è alla ricerca di diverse figure professionali. Vediamole nel dettaglio:

1. Programmatori e Sviluppatori di Software per le sedi di Bibbienna (AR) e di Firernze

2. Sistemisti Junior specializzati in ambienti Linux/Unix e Microsoft per la sede di Arezzo

3. Marketing Executive Specialist per la sede di Firenze

4. Marketing di Prodotto per le sedi di Bibbienna (AR) e di Firernze

5. Visual Designer per la sede di Firenze

Per maggiori informazioni sui requisiti necessari per partecipare alle selezioni di Aruba e per l’invio della propria candidatura si rimanda alla pagina Lavora con Noi del sito di Aruba.

Assunzioni Motivi

 Nuove assunzioni nel settore della moda. Il Gruppo Miroglio, che detiene sia il brand Motivi che il brand Oltre, sta cercando nuovo personale da assumere negli store di tutta la penisola.

Il Gruppo Miroglio nasce ad Alba e in breve tempo è riuscito ad internazionalizzarsi e a crescere, acquisendo, con le sue società che lo compongono, la Miroglio Fashion e la Miroglio Textile, diversi marchi che producono e distribuiscono capi di abbigliamento e accessori. Oltre ai due brand per i quali è alla ricerca di nuovo personale, Miroglio ha acquisito anche Fiorella Rubino, Catactere, Luisa Viola, Elena Mirò e molti altri.

Al momento, come anticipato, il Gruppo Miroglio è alla ricerca di Store Manager per gli store Motivi e Oltre che si trovano in Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna.

Il compito degli Store Manager è quello della gestione e della supervisione di tutte le attività che si svolgono normalmente all’interno del negozio, sia quelle che riguardano l’aspetto più prettamente economico e finanziario che quelle relative alla gestione del personale e alla soddisfazione e fidelizzazione del cliente.

Il Gruppo Miroglio non chiede nessun requisito particolare per candidarsi alle selezioni per Store Manager, ma l’aver maturato esperienza pregressa nel ruolo, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, costituisce titolo preferenziale.

Per candidarsi alle selezioni per Store Manager per Motivi e Oltre, ruolo per il quale il Gruppo Miroglio offre un contratto di lavoro a tempo indeterminato, consultare la pagina Carriere del sito del gruppo.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

 Già da qualche giorno la notizia di una possibile eliminazione del segreto bancario in Lussemburgo, paese che da sempre viene considerato un paradiso fiscale, ha iniziato a circolare negli ambienti della finanza, soprattutto dopo che il ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ha dichiarato di non essere contrario a procedere verso uno scambio automatico delle informazioni bancarie.

► Dati evasione fiscale 2012

Una dichiarazione forte, della quale si aspettava un seguito, che è arrivato questa mattina tramite la voce del primo ministro Jean-Claude Juncker. Di fronte al Parlamento del Granducato, infatti, il premier ha annunciato che lo scambio di informazioni interbancarie, voluto dall’Unione Europea e firmato da tutti i paesi nel 2005, non rappresenta alcun pericolo per il paese e per le sue finanze e sarà introdotto a partire dal 2015.

Juncker ha tenuto a precisare che la soppressione del segreto bancario non è un problema, in quanto il settore finanziario del paese non dipende dal denaro sporco o dai proventi dell’evasione fiscale. Si tratta di dichiarazioni importanti, soprattutto in un momento in cui l‘evasione fiscale sembra essere divenuto un fenomeno dilagante (basta pensare allo scandalo riguardante l’ex ministro del Bilancio francese che ha ammesso di essere un evasore fiscale).

► Fisco, Italia e Svizzera verso l’accordo

La trasparenza dei conti e delle transazioni bancarie, infatti, è uno dei presupposti delle iniziative dell’Unione Europea per il contrasto dell’evasione.

Senza Imu niente pareggio dei conti

 La Commissione Europea ha mostrato, con il suo rapporto sugli squilibri economici dell’Unione, come l’Italia sia ancora in una situazione di rischio che potrebbe contagiare anche il resto d’Europa. Anche se non a tinte così forti, il DEF, il Documento di economia e finanza presentato da Mario Monti e approvato dal CDM, conferma queste problematiche: debito/Pil al 130,4% nel 2013, mai così alto dai tempi del fascismo, con un deficit pari al 2,9%.

► Il rischio dell’Italia sul deficit

Ma, secondo Monti, anche l’Ocse è della stessa opinione, l’Italia ha iniziato ad intraprendere la strada della ripresa: nel testo si legge che il pareggio di bilancio strutturale sarà raggiunto per il 2013 e il rapporto tra il debito e il Prodotto interno lordo (Pil) inizierà a ridursi già dal 2014.

Il premier uscente, nella conferenza stampa che ha accompagnato la presentazione del DEF, ha ribadito che solo continuando sulla strada dell’austerity si può sperare di uscire dalla crisi, anzi, se si dovesse allentare il controllo sulla disciplina finanziaria il paese potrebbe di nuovo ripiombare nella recessione.

Il DEF, come spiegato anche da Vittorio Grilli, mette in evidenza un problema fondamentale sulla strada del pareggio di bilancio: l’Imu. La tassa sugli immobili, infatti, scadrà nel 2015 (anno in cui finisce la fase sperimentale) e, quindi, verrà a mancare dalle casse dello Stato un ingente introito:

► Confindustria critica duramente l’operato del governo tecnico

qualora la fase sperimentale dell’Imu non dovesse essere confermata, futuri governi dovranno provvedere alla sostituzione dell’eventuale minor gettito con interventi compensativi. Senza il balzello dell’Imu il pareggio di bilancio è a rischio.

La crisi italiana potrebbe contagiare l’Europa

 Nel rapporto presentato dalla Commissione Europea sugli squilibri economici dell’Unione, emerge un dato che fa molto riflettere: l’Italia, nello specifico, è ancora in una situazione molto rischiosa e questo perdurare della crisi potrebbe avere degli effetti anche su tutto il resto dei paesi dell’Unione.
► Abbattere le barriere economiche europee per far crescere l’Europa

E’ l’effetto contagio, tanto temuto soprattutto dopo il collasso di alcuni paesi, come la Grecia e Cipro, che sembra essere trainato dalle banche che continuano ad indebolirsi e, quindi, sono incapaci di essere gli attori principali del risanamento economico.

In Italia persistono squilibri macroeconomici che richiedono monitoraggio e azione decisiva. L’andamento dell’export, la perdita di competitività e il debito elevato in una situazione di crescita condizionata richiedono attenzione per ridurre i rischi di effetti avversi.

Ciò che maggiormente spaventa gli analisti della commissione sono le condizioni del debito pubblico che rendono l’Italia debole e incapace di far fronte ad eventuali fluttuazioni dei mercati finanziari. Il che rende necessario proseguire sulla strada dei rinnovamenti strutturali che possano ridurre il rapporto debito/Pil.

Urgenti, secondo Bruxelles, soprattutto misure mirate alla riduzione della pressione fiscale per favorire la crescita e l’applicazione delle riforme adottate negli ultimi mesi per sostenere il consolidamento dei conti e liberare il potenziale di crescita. Inoltre, il rapporto evidenzia una sofferenza delle imprese italiane che sono troppo specializzate e low-tech, incapaci, quindi, di reggere la concorrenza.

► Krugman parla dei problemi dell’Europa

Un problema che può essere risolto solo con incentivi per la ricerca e lo sviluppo e per il miglioramento dell’istruzione.