L’idea della Bad Bank lanciata dal salvataggio di Cipro

 L’Eurozona ha raggiunto un accordo sul salvataggio di Cipro. Prima di prendere seriamente in esame cosa succederebbe se Cipro uscisse dall’euro, però, si è pensato di trovare uno stratagemma ad hoc per salvare capra e cavoli: la creazione di una bad bank.

L’idea ha fatto sì che Cipro portasse in alto i listini europei ma di cosa si parla di preciso? Una bad bank è una banca in cui lo stato decide di mettere tutti gli asset che sono considerati tossici per il sistema bancario. In pratica, uno stesso istituto di credito si divide in due: la good bank che si occupa di tutto quello che resta attivo sul fronte del credito e la bad bank che va ad acquisire gli asset pericolosi. In questo modo, almeno una delle due banche create,ha la speranza di sopravvivere funzionando regolarmente.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

Una soluzione simile è stata sperimentata già in America dove ci si è chiesti se lo Stato avesse potuto acquistare gli asset tossici. È stato il presidente Obama a dare quindi il via alla bad bank per evitare d’indebitare lo stato.

I titoli della bad bank cipriota, adesso, saranno venduti sul mercato delle azioni ordinarie e quando la differenza tra il valore di mercato e quello nominale sarà minimo, allora la bad bank potrà liquidare i titoli in suo possesso.

Cosa succede se Cipro esce dall’euro

 Salvare Cipro come salvare un altro qualsiasi degli stati dell’Europa contemporanea è un imperativo che sembra assecondare l’idea che se una pedina viene tolta dallo scacchiere del Vecchio Continente, tutto il sistema va in frantumi.

In realtà Cipro, come tutti gli altri paesi che fanno parte dell’Eurozona, possono uscire dall’euro, l’importante è calcolare bene le conseguenze dell’atto in questione. L’importante, insomma, è chiedersi se con l’uscita dall’euro di un paese, vada in frantumi tutta l’Europa.

Cipro e le reazioni dei listini italiani

Nel caso di Cipro sicuramente il dramma più importante sarebbe quello dell’isola che in questi giorni, a prescindere dall’accordo sul salvataggio, ha dovuto subire una grande fuga di capitali visto che negli ultimi anni l’isola si era configurata come un ottimo paradiso fiscale. La fuga di capitali, nel caso dell’uscita dall’euro, sarebbe ancora più ingente e sarebbe necessario istituire dei controlli speciali per evitare fughe improvvise, sempre nell’attesa di avere un’altra moneta, quella locale.

Cipro porta in alto i listini europei

Detta in questi termini, quindi, la perdita sarebbe tutta sulla spalle di Cipro che vedrebbe crollare il sistema bancario, tamponare la corsa agli sportelli e fare i conti con l’aumento del costo del denaro. In realtà a perdere sarebbe l’intera Europa visto che persa una pedina, se ne perderebbero senz’altro molte altre, per l’effetto a catena tante volte chiamato in causa in questi due anni di crisi.

 

Cipro e le reazioni dei listini italiani

 Il salvataggio di Cipro è stato molto importante, anche se ha comportato la revisione dell’accordo originale, il fatto che si sia giunti ad un compromesso tra l’isola stato e l’Europa, è stato provvidenziale per le borse dell’Eurozona.

Cipro porta in alto i listini europei, lo abbiamo raccontato, ma cosa è successo nello specifico in Italia? Il nostro paese ha visto crescere il valore degli scambi di un modesto 0,6 per cento che è ben al di sotto di quello che ci si aspettava. Però è anche vero che lo spread è tornato dai 314 punti di venerdì fino a quota 308 punti base.

I nostri scambi, però, più dell’accordo con Cipro, hanno subito gli effetti della notizia dell’incontro tra Bersani e le parti sociali. Un incontro reso necessario dalle dure parole del numero uno di Viale dell’Astronomia. Squinzi infatti ha spiegato che non c’è più tempo per le imprese che stanno soffocando, è necessario un governo e un rimedio plausibile a questa situazione.

La versione di Saxo Bank su Cipro

Piazza Affari nel frattempo vede crescere i listini delle banche che, dopo i ripetuti scossoni delle scorse settimane, adesso di trovano a guadagnare terreno. Prima tra tutte è sicuramente la Banca Popolare dell’Emilia Romagna che cresce del 3,25 per cento. Mediobanca va altrettanto bene con un rialzo dell’1,85%. In flessione, sembra ci sia soltanto Ubibanca che perde l’1,04 per cento dopo che Mediobanca ha subito il downgrade che non si aspettava.

Cipro porta in alto i listini europei

 Cipro ha tenuto in tensione i mercati e le istituzioni europee ma non ha bloccato l’attività diplomatica nell’isola che questa notte ha raggiunto finalmente un accordo con l’Europa per il salvataggio.

Cipro contro l’Europa e contro la Germania

In pratica l’Eurogruppo ha dovuto accettare una versione revisionata e corretta del piano di salvataggio, riscritta dal management cipriota: ci sarà una chiusura cosiddetta controllata della Popolar Bank of Cyprus, meglio conosciuta come Laiki.

Sembra che questa decisione soddisfi la maggior parte degli investitori che sono stati trainati dall’entusiasmo in tutti i listini del Vecchio Continente. Così Londra ha guadagnato lo 0,64%, Milano più o meno è cresciuta allo stesso modo con il +0,6%. Sono andate meglio Madrid che cresce di un punto percentuale, Francoforte con il +1,07% e poi anche Parigi con il +1,4%.

Chi c’è dopo Cipro?

La notizia di Cipro fa diminuire anche lo spread. Il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi, in apertura di contrattazioni, è tornato a 308 punti, dopo che, venerdì sera, si era arrivati a 314 punti ad un rendimento del 4,46 per cento.

Oltre alla chiusura della Laiki, il nuovo accordo su Cipro prevede anche che i depositi sotto i 100 mila euro vadano a finire nella Bank of Cyprus, mentre quelli superiori alla soglia indicati e non assicurati subiranno un prelievo record. Con questo prelievo nelle casse dell’isola stato dovrebbero arrivare ben 4,2 miliardi di euro, sufficienti ad evitare il collasso del sistema bancario cipriota.

L’incredibile ascesa di Yalla Yalla

 Si chiama Yalla Yalla e per chi non lo sapesse è una delle agenzie di viaggi online più conosciute del web. L’anno scorso, l’anno che è passato alla storia come quello più critico per il Vecchio Continente, l’agenzia ha chiuso con un fatturato da 28 milioni di euro. Per il 2013, quindi, non ci si aspetta certo di fare un passo indietro, anzi, la crisi non dovrebbe rallentare la crescita a due cifre. Questa la dichiarazione d’intenti del fondatore di Yalla Yalla.

V.me è vera rivoluzione?

L’agenzia, per tenersi a galla e restare comunque un punto di riferimento, ha deciso di puntare molto sull’e-commerce che anche nel nostro paese sta vivendo una fase di crescita. Nel 2012, per esempio, c’è stato un incremento delle transazioni commerciali su internet del 25,5 per cento che equivalgono a circa 12,8 miliardi di euro.

Carta Viva Web di Compass

Il Politecnico di Milano che periodicamente fa delle analisi del pubblico della rete, spiega che nel 2012 gli utenti italiani della rete che hanno deciso di fare acquisti su internet sono soltanto il 15 per cento del totale. Ben al di sotto della media europea fissa al 44 per cento, ma Yalla Yalla, evidentemente, ha informazioni differenti.

In più sembra che ad accusare le maggiori sofferenze siano sempre i siti che offrono beni immateriali, quindi anche i pacchetti vacanze. Che si prepari l’inversione di tendenza?

 

Lufthansa ci prova con Brussels Airlines

 Grandi manovre nel settore aereo dopo la dichiarazione d’intenti della compagnia aerea Lufthansa: diventare la maggiore azionista, nonché l’unica proprietaria di Brussels Airlines.

 Tagli ed esuberi per Lufthansa

Si chiama Christoph Franz ed è il CEO della Lufthansa. In una recente intervista al Suddeutsche Zeitung ha detto di voler mettere le mani sulla Brussels Airlines nel momento in cui la compagnia tornerà ad essere “conveniente” dal punto di vista commerciale. Sarà sufficiente, infatti, acquisire il 55% del capitale dell’azienda belga per controllarla praticamente in modo “totale”. La convenienza ci sarà soltanto quando la società avrà completato la ristrutturazione.

Lufthansa, tra l’altro, conosce molto bene la realtà della Brussels Airlines visto che dal 2008 ne detiene il 45% del capitale. Dal 2011 è in corso una valutazione sull’opportunità di ampliare il possesso della Brussels Airlines ma fino a questo momento la possibilità di riscattare la quota restante è passata in secondo piano. Lufthansa, infatti, ha dovuto prima sistemare i conti con Bmi British e con Austrian Airlines.

Effetti della fusione tra American Airlines e US Airways

Poi la società tedesca ha anche approvato una linea di credito di 100 milioni di euro a Brussels Airlines che non è riuscita però a usare a dovere questo piccolo gruzzoletto tanto che anche il 2012 è stato chiuso con una perdita netta di 60,7 milioni di euro. Meglio del 2011 ma sicuramente ancora “preoccupante”.

 

Facebook dovrà rimborsare 62 milioni agli azionisti

 Il giorno del debutto di Facebook in borsa è stato praticamente traumatico visto che tantissimi azionisti che hanno creduto nel titolo del social network di Zuckerberg, si sono trovati davanti ad alcuni errori che ne hanno determinato immediatamente delle perdite.

Possibili trend del titolo Facebook

La SEC che ha analizzato la situazione, ha deciso quindi di autorizzare il piano del Nasdaq che consiste adesso nel rimborsare tutti coloro che hanno subito delle perdite il giorno del debutto di Facebook. Tutto è da attribuire al ritardo con cui sono partite le contrattazioni, un ritardo di 30 minuti che costerà a Facebook ben 62 milioni di dollari. Il titolo di Zuckerberg, tra l’altro, non è anche andato così bene, visto che ha sofferto a lungo per i problemi legati alla sua quotazione.

Gli utili di Facebook in crescita ma il titolo affonda

Gli azionisti che ritengono di aver subito delle perdite in relazione all’avvio ritardato delle contrattazioni, devono inviare una richiesta di rimborso alla Finra che deve valutare la validità della domanda. Il Nasdaq, da parte sua, sembra che rimborserà soltanto le vendite che non sono state eseguite e parti a 42 dollari o meno, le vendite a 42 dollari o meno che sono state eseguite a prezzi inferiori e anche gli acquisti a 42 dollari che non sono stati confermati subito.

Ultimi giorni per decidere il destino di Cipro

 Scade lunedì mattina il termine ultimo per Cipro che si trova in una situazione davvero difficile. L’Europa, infatti, come detto anche da Angela Merkel nei giorni scorsi, non è più disposta ad aspettare: se Cipro non riuscirà a trovare il modo di mettere insieme i 5,8 miliardi di euro necessari allo sblocco dell’aiuto europeo, non si potrà far nulla per evitare la bancarotta.
► L’Europa non ha più pazienza per Cipro

Questa mattina a Bruxelles c’è stato tra il ministro delle finanze Michalis Sarris e la Troika, al quale farà seguito quello con il presidente Nicos Anastasiades e l’Eurogruppo, due incontri molto importanti che si spera portino a decidere la soluzione migliore per il paese.

Sul tavolo delle discussioni il pacchetto di misure da 5,8 miliardi di euro necessario per accedere ai 10 miliardi di euro di aiuti promessi dalla Troika Ue-Bce-Fmi. Del pacchetto, al momento, Cipro ha approvato solo tre disegni di legge su nove, un numero non ancora sufficiente per garantire all’isola di evitare la bancarotta.

► Il punto sul salvataggio di Cipro

Quindi il discorso si concentrerà di nuovo sul prelievo forzoso dai conto corrente del popolo di Cipro, una misura osteggiata fin dall’inizio, ma che, arrivati a questa situazioni, sembra essere l’unica soluzione plausibile. Ma, rispetto al precedente piano, BCE e Cipro sembra vogliano ammorbidire le condizioni del prelievo: un prelievo forzoso del 25% sui depositi bancari superiori ai 100mila euro della Bank of Cyprus, e del 15% per i depositi delle altre banche.

 

Sarà una Pasqua di crisi?

 I primi mesi del 2013 sono stati particolarmente difficili per le attività commerciali italiane. Secondo i dati del rapporto stilato dall‘Osservatorio di Confesercenti, infatti, tra gennaio e febbraio del 2013 sono state chiuse più di 7mila attività commerciali tra bar, hotel e ristoranti, per un saldo negativo di 4.723 esercizi.
► Secondo Bankitalia l’instabilità politica minaccia la ripresa economica prevista per il 2013

Nessuna delle regioni italiane si è slavata da questa strage di attività: si sono persi 2.298 ristoranti, 1.933 bar e 492 tra le imprese attive nell’alloggio e nel catering, con una particolare concentrazione di chiusure in Lombardia, dove hanno chiuso 1.029 aziende (per un saldo di -584), poi in Emilia Romagna (-507), Piemonte (-473), Toscana (-408) e Veneto (-398).

Una situazione molto drammatica che, stando a quanto afferma la Confesercenti, non migliorerà neanche in occasione della Pasqua: pochi i turisti in arrivo dall’estero (tra il 10 e il 15% in meno rispetto allo scorso anno) e ancora di meno gli italiani che hanno deciso di spostarsi in questi giorni di vacanza.

► Rapporto Confcommercio sulla povertà in Italia

Al momento la flessione delle prenotazioni, sia tramite agenzia che direttamente alle strutture, hanno subito un calo del 20%, che potrebbe portare, se non ci sarà una ripresa dell’ultimo minuto, ad un calo del fatturato previsto per questo periodo pari al 30/40%, anche perché tra coloro che hanno già prenotato si è assistito ad un calo della spesa pro capite: l spesa media per il viaggio di Pasqua, quest’anno, si aggira intorno alle 300-400 euro per una vacanza di 4-5 giorni e di 200-300 euro per quella di tre giorni.

Secondo Bankitalia l’instabilità politica minaccia la ripresa economica prevista per il 2013

 Fabio Panetta, vice direttore generale della Banca d’Italia, è intervenuto questa mattina al Seminario dell’Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa in corso a Perugia, esponendo le difficoltà alle quali sta andando incontro il paese per uscire dalla crisi economica.

► Le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro

Secondo Panetta, dall’inizio della crisi, il Pil del paese è sceso di 7 punti e sono stati persi, nel complesso, 600.000 posti di lavoro. Tanti anni di crisi durante i quali l’Italia si è trovata a dover gestire, oltre al difficile momento economico globale, anche il riacutizzarsi di questioni di debolezze strutturali tipiche del nostro paese, che, in un momento come questo, si sono manifestate in tutta la loro drammaticità.

Nell’arco di un quinquennio l’Italia ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all’instabilità del mercato del debito sovrano e a due profonde recessioni.

Ma non è solo questo a preoccupare il vice direttore di Bankitalia, perché al momento la ripresa del paese, che dovrebbe iniziare già a partire dalla seconda metà dell’anno per poi prendere avvio con il nuovo anno, è minacciata dal clima di profonda instabilità politica:

► Consumi italiani ai livelli del 2004

Nelle ultime settimane sono riaffiorate incertezze circa l’evoluzione dell’economia italiana. La ripresa, pur moderata, prevista per la parte finale dell’anno, è minacciata dalla imprevedibilità del quadro politico interno e dal riemergere di turbolenze finanziarie nell’area dell’euro, che potrebbero incidere sulla fiducia degli operatori e sull’attività di investimento.