Chiude in rosso Milano ma non si parla di contagio

 Le conseguenze del bailout di Cipro diventano chiare di ora in ora. Il salvataggio dell’isola ha determinato il vincolo tra l’erogazione dei fondi e un prelievo fiscale sui conti deposito. Una misura, quest’ultima, che ha sorpreso tanti analisti, oggi preoccupati del fatto che siano minate la stabilità dell’euro e la flessibilità del mercato.

Intanto piazza Affari, nel primo giorno dopo la decisione europea sui bailout, ha chiuso in rosso le contrattazioni che già in aperture si mostravano difficili. È intervenuta immediatamente l’ABI per spiegare che la crisi di Cipro non può e non deve contagiare il nostro paese visto che le banche esposte sull’isola cipriota, in ogni caso, non superano il miliardo di euro di investimenti. Per questo i nostri istituti di credito possono dirsi al sicuro.

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I mercati, in generale, hanno visto ridursi la tensione pian piano durante la giornata ma le preoccupazioni in apertura sono state determinanti. Così il Dow Jones ha perso lo 0,23 per cento e il Nasdaq ha perso lo 0,41 per cento. A piazza Affari il calo del Ftse Mib è stato ancora più consistente e le contrattazioni si sono chiuse con una flessione dello 0,86 per cento. Lo spread, da parte sua, è tornato sopra i 300 punti a quota 322.

Investimenti a rischio nei paesi della black list

 Quest’anno è stato segnato, a livello europeo ed italiano, dall’introduzione della Tobin Tax, una tassa, tanto per cambiare, che va ad operare un prelievo sulle rendite finanziarie che così si assottigliano ancora di più. Gli stessi conti deposito in cui accantonare i risparmi, fruttano sempre meno.

Tobin tax sulle azioni al via

La Tobin Tax è partita dal primo marzo, quindi siamo appena a 15 giorni dalla sua introduzione. Le regole sono state definite dal MEF, ma poi è stato necessario l’intervento dell’Agenzia delle Entrate che ha definito l’elenco degli Stati in cui non è prevista la cooperazione fiscale con il nostro paese.

Tobin Tax a più ampio raggio

Questa black list è stata stilata dall’Erario con il chiaro intento d’individuare gli stati o i territori in cui non ci sono accordi con l’Italia riguardo lo scambio di informazioni e l’assistenza sul recupero crediti. I paesi, invece, con cui è attiva la cooperazione, sono: l’Austria, il Belgio, la Bulgaria, Cipro, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Francia, la Germania, la Grecia, l’Irlanda, l’Islanda, la Lettonia, la Lituania, il Lussemburgo, Malta, la Norvegia, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, il Regno Unito, la Repubblica Ceca, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia, la Spagna, la Svezia e l’Ungheria.

Quelli esclusi dall’elenco costituiscono la black list.

Le conseguenze del bailout di Cipro

 Da diverse ore, in relazione all’affare cipriota, sentiamo parlare di bailout, un termine che in economia indica il salvataggio di uno stato operato grazie all’intervento delle banche o delle istituzioni pubbliche. Per semplicità parleremo di salvataggio.

Cipro si aiuterà da sola?

Nel fine settimana l’Europa ha pensato che sia giusta salvare Cipro ma all’erogazione di circa 10 miliardi di euro, ha chiesto che siano affiancate delle riforme, la prima è di tipo “fiscale” e prevede un prelievo forzoso sui conti deposito che può arrivare fino al 9,9 per cento.

Raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro

Gli analisti ritengono che per la prima volta questo salvataggio potrebbe danneggiare gli altri paesi periferici dell’UE e generare un’altalena dell’euro che sicuramente non fa bene al mercato azionario globale.

L’euro, intanto, perde forza e nel mercato ForEX è scambiato a 1,29 dollari, che rappresentano il livello più basso raggiunto nel 2013. Intanto il Presidente cipriota prova a spiegare che per il bailout del paese è stato praticamente costretto ad accettare la tassa sui conti deposito. Lo stesso Presidente del Comitato Affari economici e monetari del Parlamento si è detto scosso dall’introduzione della tassa.

In generale quel che è successo a Cipro viene indicato come simbolo di una crisi europea che non è stata ancora risolta e gli investitori, stavolta, sanno già tutto.

Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

  La società Moleskine, nota per le sue caratteristiche agende, usate da illustri personaggi del mondo della letteratura, sarà la prima azienda dell’anno ad entrare nel mondo della finanza, è una delle debuttati del 2013 tra le società per azioni.

Tra il 18 e il 27 marzo, gli investitori che sentono la solidità di questo titolo, possono provvedere alla prenotazione delle azioni Moleskine. Le operazioni dovranno essere concluse prima di Pasqua, e sarà effettivamente così, visto che il debutto a piazza Affari è stato già programmato per il 3 aprile.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

I dati finanziari dell’azienda sono certamente interessanti riguardo la scelta dell’acquisto delle azioni Moleskine. Il gruppo, tanto per riepilogare i suoi successi, nel 2012 ha chiuso i bilanci con un fatturato di 78 milioni di euro e un utile di 18 milioni.

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L’azienda, dopo il debutto in borsa, sarà ulteriormente valorizzata tra i 400 e i 530 milioni di euro. E quanto costeranno le azioni? Il prezzo pensato per le azioni oscilla tra i 2 e i 2,65 euro. E’ da questo range che parte la valorizzazione indicata. All’inizio si parlava addirittura di 600 milioni di euro di valorizzazione. La società ha comunque guadagnato a pieno titolo la sua fama, dopo diverse stagioni con il fatturato stabile o in crescita.

Un aggiornamento sul caso MPS

 Il caso Monte dei Paschi di Siena, dopo il suicidio del capo della comunicazione della banca senese, è stato un attimo messo in disparte. Avere continuamente i riflettori della stampa puntati addosso, infatti, potrebbe essere stato deleterio per lo sviluppo “sereno” delle indagini.

Si è ucciso David Rossi del MPS

Opinioni a parte, la crisi della banca in questione è cruciale nel panorama creditizio nostrano e l’estensione dello scandalo dei derivati deve essere ancora chiarita. All’inizio sono stati mandati in carcere tutti i dirigenti del Monte dei Paschi per i quali era stato ipotizzato un coinvolgimento importante nello sviluppo della crisi della banca.

Il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena

Adesso, a distanza di qualche settimana, l’ultimo aggiornamento è quello relativo alla scarcerazione di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Banca Monte dei Paschi di Siena.

Il manager in questione era stato arrestato il 14 febbraio scorso con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e ostacolo all’attività di vigilanza durante l’inchiesta. Baldassarri, infatti, secondo l’accusa, sarebe stato la mente, l’ideatore degli strumenti finanziari che hanno generato il buco e le perdite per centinaia di milioni di euro.

Baldassarri farebbe parte di quella che è stata definita la banda del 5 per cento. La scarcerazione non è legata al riconoscimento della sua innocenza, quanto piuttosto ad un vizio formale legato alla disposizione del GIP di Siena. Potrebbe quindi presto tornare dietro le sbarre.

L’Italia si aiuta se fa le riforme

 Il fermento in Europa, in questo fine settimana molto particolare, si lega almeno a due fatti di cronaca, il raggiunto accordo europeo per salvare Cipro e le banche tedesche campionesse di evasione, cui dobbiamo aggiungere le dichiarazioni di Weidmann sugli aiuti all’Italia.

Il presidente della BundesBank ha detto infatti che se l’Italia non continuerà a fare riforme per il paese, quindi se non seguirà la strada tracciata da Monti, non potrà sperare di essere aiutata economicamente dalla BCE. Le parole di Weidmann illustrano la paura dell’Europa in senso lato: quella di vedere trionfare nel nostro paese il sentimento antieuropeista che trascinerebbe l’Italia fuori dall’euro. L’abbandono della moneta unica da parte del nostro paese mina alla radice l’unità dell’Europa intera.

Poi, come spiega sempre Weidmann, l’Italia e i paesi dell’UE sono responsabili delle loro azioni e se fanno qualcosa per cui saranno escluse dall’accesso a fondi e trattati, ne pagheranno le conseguenze. La responsabilità delle scelte, però, non è esclusivamente del governo, ma secondo la BundesBank, è nelle mani di tutti i cittadini che “scelgono” la linea della politica nazionale. Riguardo al resto d’Europa, secondo Weidmann la situazione si è soltanto calmata ma senza la risoluzione dei problemi strutturali, non ci sarà alcun superamento della crisi.

Insomma, è più una quiete prima della tempesta che la pace dopo la crisi.

Banche tedesche campionesse di evasione

 L’Europa non fa che riservarci delle sorprese in questi giorni e mentre i ciprioti e l’UE stanno ancora digerendo la notizia del raggiunto accordo europeo per salvare Cipro, un’informazione tutt’altro che positiva arriva dalla Germania, considerata il motore dell’UE: le banche tedesche sono sotto indagine per aver evaso miliardi e miliardi di euro.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

L’informazione in questione è stata data dalla Sueddeutsche Zeitung e spiega che sono interessate dall’argomento soltanto alcune banche e diversi clienti. Tutto si lega ad alcune dichiarazioni mendaci, che hanno consentito agli istituti di credito di ottenere rimborsi fiscali sui rendimenti di capitale, andando oltre il dovuto.

Tutta la truffa non è stata messa a segno in pochi giorni, ma è stata perpetrata per anni, dal 2008 fino allo scorso anno. Il fisco tedesco sarebbe stato dunque colpito da un’evasione da diversi miliardi di euro. Come è stata architettata la truffa? Attraverso lo sfruttamento delle compravendite di titoli sui mercati azionari, portate a termine in modo molto veloce, per l’esattezza alla velocità massima consentita dagli strumenti elettronici nel giorno in cui aziende e fisco contabilizzano spese,  investimenti, utili e ricavi.

Le transazioni ultraveloci, unite alle dichiarazioni infedeli, hanno consentito di ottenere rimborsi superiori al dovuto, che superano spese e investimenti effettivamente fatti.

Qualche notizia in più sul sistema creditizio cipriota

 È stato raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro che prevede l’invio nell’isola di un capitale di 10 miliardi di euro da unire al prelievo sui conti deposito dell’isola. Una ritenuta alla fonte del 9,9 per cento che dovrebbe contribuire in maniera importante alla vita del paese.

La notizia dell’intesa sul salvataggio dell’isola doveva essere accolta con maggiore entusiasmo, ma poi i ciprioti hanno dovuto fare i conti con la decisione legata ai conti deposito. Sembra dunque che dalle prime ore del mattino, appena dopo l’annuncio arrivato dall’Europa, molti cittadini si siano recati agli sportelli automatici delle loro banche per prelevare quanto più contante possibile.

In effetti, stando a quanto raccontato dai cittadini, avevano ottenuto una promessa prima delle trattative: che non sarebbero stati toccati i loro risparmi. Per questo l’approvvigionamento di contanti si è legato ad un sentimento di rabbia. L’erogazione dei fondi accompagnata dal prelievo sui conti deposito, in effetti, rappresenta un unicum nella storia dei salvataggi operati dall’Europa.

Che strumenti sono i conti deposito

Adesso tutti gli operatori bancari si aspettano di essere presi d’assalto. Ma non da lunedì, giorno in cui cade una festività nazionale. Il ministro delle Finanze, per evitare il caos, ha già detto che il governo s’impegnerà ad impedire la corsa al ritiro di contanti dagli sportelli automatici.

Secondo il ministro, infatti, i ciprioti devono ancora digerire la soluzione proposta dall’Europa che chiedo di unire all’erogazione di fondi anche l’introduzione di alcune imposte, la ristrutturazione forzata del sistema bancario e il piano di privatizzazioni necessario per rilanciare l’economia.

Raggiunto l’accordo europeo per salvare Cipro

 L’Italia, la Spagna, in fondo queste sono situazioni gestibili se paragonate a quello che sta succedendo ad esempio a Cipro dove il paese, per diverse settimane, è stato in tensione nell’incertezza dell’erogazione degli aiuti europei.

► Cipro si aiuterà da sola?

Adesso il via libera è arrivato dai Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Unione che hanno trovato un accordo sul salvataggio cipriota. Che l’Isola-Stato fosse da salvare era praticamente fuori dubbio. Il problema restava nella scelta dell’entità del finanziamento e soprattutto nella capacità dell’UE di contribuire al salvataggio.

Che strumenti sono i conti deposito

Alla fine è stato stabilito che per salvare Cipro servono 10 miliardi di euro. Una cifra portata davanti alle telecamere come un’indiscrezione sulla quantità massima di soldi da erogati dall’UE a Nicosia che, da parte sua, aveva chiesto un fondo di almeno 17,5 miliardi di euro. Il FMI internazionale, in questa storia, entrerà partecipando al finanziamento con 1 miliardi di euro.

Oltre ai soldi è stato studiato un piano d’assistenza, una strategia per recuperare soldi dalle risorse di Cipro, nota come un luogo in cui molti vanno a depositare il denaro da investire. Proprio per questo si è pensato di emanare un tassa che vada a colpire i depositi bancari negli istituti di credito ciprioti, tassati al 9,9 per cento. Una ritenuta alla fonte che ridurrà gli interessi ma contribuirà a rimettere in piedi i forzieri del paese.

La Commissione Europea chiede all’Italia un piano di smaltimento dei debiti delle PA

 Il problema del blocco dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane verso le aziende sta diventando sempre più centrale nelle discussioni politiche ed economiche, sia all’interno dell’Italia che fuori dal paese.

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Tanto che, per la prima volta, dalla Commissione dell’Unione Europea arriva una chiara e forte indicazione all’Italia e al suo prossimo governo sulla linea di intervento da tenere. Il tutto attraverso una nota congiunta del commissario agli Affari economici Olli Rehn e da quello dell’industria, Antonio Tajani.

Nella nota la Commissione chiede all’Italia che sia approntato il prima possibile un piano di smaltimento di questo debito, che prevede che la Pubblica Amministrazione potrà pagare quanto dovuto in due anni. Il beneficio che arriva al paese è un ammorbidimento delle regole che l’Unione Europea prevede per il bilancio dei paesi membri.

Antonio Tajani, nella conferenza stampa che si è tenuta a Roma, ha inoltre dichiarato di aver dato il via ad una task force per esaminare nel dettaglio quanto le pubbliche amministrazioni hanno già pagato alle imprese italiane e a quanto ammonta ancora il debito da saldare. Un’operazione che sicuramente porterà ad un ammorbidimento anche del Patto di Stabilità.

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Secondo i due commissari:

Una soluzione realistica al problema dell’ammontare di debito commerciale pregresso – che si stima essere di notevoli dimensioni – deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare di debito pregresso a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti (livelli fisiologici) in tempi relativamente brevi. Questo piano dovrebbe prevedere adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici (azzardo morale) da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso.