Offerte di lavoro Max Mara

 Max Mara è una prestigiosa marca italiana conosciuta in tutto il mondo. Nata nel 1951 a Reggio Emilia come piccola azienda a conduzione famigliare, la grande qualità dei suoi prodotti e i prezzi coerenti con l’offerta è divenuta nel tempo un grande gruppo internazionale che ormai è punto di riferimento per una vasta gamma di clientela.

Al momento il Gruppo Max Mara opera attraverso 41 società dislocate in più di 100 paesi nel mondo che danno lavoro ad oltre 5000 dipendenti.

Al momento il Gruppo Max Mara è alla ricerca di numerose figure professionali da inserire nell’organico delle sue sedi italiane. Vediamo nel dettaglio le offerte di lavoro Max Mara attive.

Stage Visual Merchandiser

Assistant Product Manager Junior

Addetto Ufficio Pubblicità

Area Manager Junior

Addetto Ufficio Acquisti

Shop Supervisor

Addetto Contabilità Generale

Analista Programmatore

Modellista Senior

Addetto Ufficio Acquisti Ricerca Accessori

Store Manager, Italia

Percorso Di Sviluppo Professionale In Area Retail

Per sapere quali sono i requisiti richiesti per ognuna delle posizioni di lavoro aperte presso il Gruppo Max Mara e per conoscere le modalità di invio della propria candidatura consultare il sito del gruppo alla pagina Offerte.

Assunzioni De Longhi

 Azienda tutta italiana leader nel settore della climatizzazione e di prodotti per la casa, De Longhi nasce nel 1902 e si avvia in un percorso di crescita che l’ha portata, qualche anno fa, a poter acquisire la Braun, sua rivale storica.

Al momento l’azienda è alla ricerca di numerose figure professionali da inserire nelle sedi di Mignagola di Carbonera (TV) e Treviso. Vediamole nello specifico.

Stagista Per Gestione Dati Sap – Area Qualità

Jr Logistic Controller

Cad Manager

Automation It Specialist

Specialista Laboratorio Ricerca E Sviluppo Prodotto

Buyer Componentistica

Specialista Acquisto Tecnico Di Stampi

Responsabile Gestione Materiali

Addetto Sistemi Informativi Appartenente Alle Categorie Protette

Product Manager

Progettista Meccanico

Project Leader

Progettista Elettronico

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti dalla De Longhi per partecipare alle selezioni per le posizioni lavorative aperte in questo periodo e per l’invio della propria candidatura, consultare il sito del gruppo alla pagina ricerche in corso.

L’aut aut di Weidmann all’Italia: o riforme o niente aiuti

 Il governo di Mario Monti ha fatto storcere il naso alla maggior parte degli italiani ma, d’altra parte, è stato molto apprezzato dall’Europa e dalle istituzioni internazionali. Un governo di rigore, pronto a mettere in campo qualsiasi, o quasi, richiesta provenisse dalle alte sfere dell’Eurotower.
► Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

Adesso non c’è più Monti, in realtà ancora non c’è neanche un governo, ma stanno già arrivando i primi avvertimenti da coloro che ci guardano da fuori. Una delle voci che si è levata con maggior forza è quella di Jens Weidmannpresidente della Bundesbank, il quale, in una intervista a Focus, ha dato un aut aut all’Italia: se il nuovo governo, come sembra stia già succedendo, non porterà avanti le riforme intraprese, la Banca Centrale Europea non sarà più disposta a dare aiuti.

Se in Italia protagonisti importanti della politica discutono di una marcia indietro sulle riforme o addirittura sull’uscita dell’Italia dall’euro e come conseguenza aumenta lo spread dei titoli italiani, allora ciò non può e non deve essere un motivo per interventi della banca centrale.

Noi abbiamo sempre sottolineato che la crisi dell’euro sarà superata quando saranno stati risolti i problemi strutturali, soprattutto la mancanza di competitività e l’elevato indebitamento.

I trattati europei parlano chiaro: ogni stato è responsabile delle sue azioni e la BCE non può prendersi carico di problematiche che nascono da un atteggiamento sconsiderato dei singoli governi. Come potrebbe accadere se l’idea di questi giorni, ridurre il debito statale tollerando una maggiore inflazione, prendesse piede:

► Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

Considero pericolosissima questa idea poiché se si tollera l’inflazione, dopo non si riesce più a controllarla.

Una bolla immobiliare anche in Italia?

 Dopo le ultime indagini che hanno mostrato un ennesimo crollo del mercato del mattone molte associazioni dei consumatori hanno iniziato a preoccuparsi seriamente e a credere l’imminente arrivo di una bolla immobiliare.

► L’Erario fornisce i dati sul mercato immobilare

Le condizioni del mercato immobiliare italiano sono piuttosto allarmanti: secondo i dati rilasciati dall’Agenzia del Territorio le compravendite chiuse nel 2012 sono calate del 25%, rimanendo sotto quota 500mila, dati che riportano alle condizioni del mercato degli anni ’80, a fronte di un calo dei prezzi del 5%.

L’allarme per l’imminente scoppio della bolla immobiliare è stato lanciato dalle associazioni dei consumatori, Adusbef e Federconsumatori, che hanno evidenziato, inoltre, che, se nel 2001 per acquistare un appartamento di medie dimensioni in città ‘bastavano’ 15 anni di mutuo, nel 2011 gli anni necessari a restituire il mutuo sono diventati 25.

I presupposti ci sono tutti, con i prezzi che continuano ad abbassarsi e il numero delle compravendite sempre più scarno, ma Confedilizia rassicura:

► Le migliori offerte di mutuo di marzo 2013

Non scoppierà alcuna bolla perché in Italia le valutazioni non sono cresciute come in Spagna. Comunque la situazione del mercato preoccupa.

Sicurezza, questa, confermata anche da Bankitalia che spiega che nonostante la flessione del mercato immobiliare italiano non si è agli stessi livelli di Spagna o Stati Uniti, dove la bolla è scoppiata già da un po’.

Squinzi lancia un appello al nuovo esecutivo

 Nonostante la nomina dei presidenti di Camera e Senato in Italia si è ancora in preda ad una grande confusione politica della quale fanno le spese, come sempre accade, i cittadini e le imprese.

► Il presidente Napolitano chiede misure urgenti per sbloccare i pagamenti delle PA

E’ Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, a chiedere al nuovo governo che si sta insediando in questi giorni di mettere in campo un programma solido e serio per dare un po’ di ossigeno alle imprese, ormai soffocate da fisco e dai pagamenti ancora bloccati delle pubbliche amministrazioni.

Quello che serve in questo momento al paese, secondo il leader degli industriali italiani, è

un governo che sia capace di governare, possibilmente stabile, che metta al centro della sua azione, anche prima di qualsiasi intervento politico o istituzionale l’attenzione all’economia reale.

Così i passi da fare nei primi 100 giorni di governo dovranno essere dettati dal buon senso, al di là delle divergenze politiche, perché, secondo Squinzi che ha un’esperienza imprenditoriale di quasi cinquanta anni, il paese, al momento è in preda al terrore che si manifesta con una spesa minima e nessun investimento.

► Giorgio Squinzi chiede azioni forti al nuovo governo e boccia Grillo

Quindi, sbloccare i pagamenti delle PA e far ripartire il credito, passi possibili allentando un po’ il rigore imposto dall’Europa per quanto riguarda il pareggio di bilancio.

 

 

Scadono a marzo offerte e moratoria

 Secondo il portale Mutuisupermarket, le sofferenze bancarie potrebbero subire un’accelerazione alla fine del mese quando oltre ad una serie di offerte molto vantaggiose per chi desidera accendere un mutuo a marzo, scadrà anche la moratoria sui finanziamenti, stabilita a gennaio.

Ipoteca, istruttoria e notaio nei contratti di mutuo

Partiamo dalla moratoria che sicuramente impensierisce un buon numero di mutuatari. Chi è in difficoltà con il pagamento delle rate, le fasce deboli della popolazione, maggiormente colpite dalla crisi, hanno avuto per ben cinque volte l’occasione di chiedere aiuto. È stato stabilito un fondo per i mutuatari che non riescono a pagare le rate a seguito di una modifica della loro situazione patrimoniale, perché ad esempio hanno perso il lavoro.

Moratoria sui mutui prolungata fino a marzo

L’accordo è stato stipulato dall’ABI e da 13 associazioni di consumatori soltanto a gennaio ma alla fine di marzo finirà anche questa opportunità e non sembrano esserci grandi speranze di approvazione di una nuova moratoria con lo stesso regolamento.

Nel mese in corso, poi, scadranno anche le offerte messe a disposizione da due banche molto importanti come Webank e Intesa Sanpaolo. Il primo dei due istituti di credito offre uno sconto dello 0,20 per cento sugli spread calcolati nel mese per i mutui a tasso fisso. Mentre per quanto riguarda Intesa Sanpaolo sono attivate delle condizioni speciali per i giovani che non hanno ancora compiuto 34 anni e che hanno un reddito definito “atipico”.

La base imponibile crescere al crescere degli inquilini

 Tutti quelli che conoscono le dinamiche di un condominio, sanno che per l’amministratore di uno stabile, grane e preoccupazioni aumentano sulla base del numero di inquilini e di proprietari da gestire, ma secondo una recente sentenze della Corte di Cassazione, suddetti numeri possono influire anche sulla determinazione dell’imponibile.

Se volessimo riassumere la sentenza della Cassazione in una frase dovremmo dire che l’aumento del numero di persone d’amministrare, tra inquilini e proprietari, e delle quali tenere la contabilità, fa crescere anche il reddito imponibile di un amministratore.

Approvata la legge per i professionisti senza albo

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con un’ordinanza del 5 marzo 2013, la numero 5473 che ha come tema l’accertamento induttivo. In pratica è stato stabilito che il reddito imponibile di un amministratore di condominio può essere calcolato dall’Erario sulla base del numero di condomini di uno stabile.

Le nuove regole del condominio

Tutto nasce da un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA inviato dall’Amministrazione tributaria ad un amministratore di condominio per il quale si rilevava che i redditi dichiarati non erano corrispondenti a quelli incassati, in virtù della numerosità delle persone da amministrare.

Il ricorrente, l’amministratore, non ha provato che il reddito dichiarato corrispondeva a quello effettivo ed ha lamentato invece l’inadeguatezza degli studi di settore. La Corte di Cassazione ha deciso di rimandare al mittente il ricorso.

Aliquote, versamento e certificazione delle ritenute d’acconto

 Le ritenute d’acconto sono versate dai sostituti d’imposta come anticipo del pagamento dell’IRPEF dovuto da alcune categorie di lavoratori per una serie di prestazioni d’opera. L’Agenzia delle Entrate è di recente tornata sull’argomento per fare chiarezza.

L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto ma entra anche nel merito di altre questioni che servono a concludere in modo esaustivo il discorso: parla di aliquote delle ritenute d’acconto, di base imponibile delle stesse, di versamenti e di consegna delle certificazioni.

Le aliquote delle ritenute d’acconto sono due: quelle al 20 e quelle al 30 per cento. Questa seconda aliquota si applica soltanto per i compensi dei non residenti, relativi all’uso di opere d’ingegno, invenzioni industriali, brevetti e similari. Per tutti gli altri casi si applica una ritenuta d’acconto del 20 per cento.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

L’aliquota si applica ad una base imponibile formata da: compensi professionali, rimborsi  a piè di lista, spese documentate, mentre non fanno parte dell’imponibile i contributi previdenziali, l’addebito come rivalsa del contributo e i compensi ricevuti per le spese anticipate.

Quanto al tempo del versamento della ritenuta, si specifica che va versata entro il 16 del mese successivo a quello del pagamento del compenso, tramite il modello F24 con modalità telematiche. La certificazione delle ritenute d’acconto, invece, deve essere inviata o trasmessa telematicamente ai collaboratori, entro il 28 febbraio dell’anno successivo a quello d’imposta. Le ritenute del 2012 devono essere certificate entro il 28 febbraio del 2013 e così via.

L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto

 Tutti sappiamo che i datori di lavoro ci versato un salario che è al netto della ritenuta d’acconto da loro operata e versata al fisco come anticipo delle tasse. In genere si tratta del 20 per cento sull’imponibile che nel caso del primo scaglione IRPEF va a coprire quasi tutto il dovuto all’Amministrazione tributaria.

Cosa cambia con l’aumento dell’IVA nel nostro Paese

In particolare i datori di lavoro, si configurano come sostituti d’imposta riguardo i compensi dei lavoratori autonomi che subiscono una ritenuta d’acconto sul compenso dell’attività pari al 20 per cento. L’aliquota sale al 30 per cento nel caso dei lavoratori non residenti.

Quanto costa un dipendente a tempo determinato?

L’acconto è relativo all’IRPEF ed ogni anno, al collaboratore, deve essere consegnata la certificazione dei compenti compensi corrisposti in un anno e delle ritenute operate nello stesso periodo. L’Agenzia delle Entrate, di recente, ha specificato che le ritenute d’acconto devono essere pagate per chi offre prestazioni di lavoro autonomo e occasionale, per le prestazione rese a terzi, per l’assunzione di obblighi di fare, sugli utili che derivano dai contratti di associazione in partecipazione, sugli utili per promotori e soci fondatori delle Spa, sui redditi relativi alla cessione dei diritti d’autore, sui diritti per le opere d’ingegno. Non devono invece essere pagate ritenute di valore inferiore ai 25,82 euro.

Una cedola di 9 centesimi anche per Unicredit

 Il quarto trimestre del 2012, per Unicredit, non è stato molto positivo visto che si è concluso con 553 milioni di euro di perdite a fronte di un utile di 335 milioni di euro registrato nel terzo trimestre del 2012. Gli analisti ritengono che la fine del 2012 sia stata quella con i dati peggiori espressi dalla banca. Sono diminuiti anche i costi operativi, scesi del 2,7 per cento fino a 3,7 miliardi di euro.

Sorpresa nei dividendi di Piazza Affari

Il margine operativo lordo di Unicredit è di 2 miliardi di euro, in calo del 12 per cento. Questo dato si lega agli accostamenti sui crediti. Il quarto trimestre dell’anno però, chiuso così male, non è stato sufficiente a mandare in rosso la banca per il 2012. Infatti l’intero esercizio di Unicredit si è chiuso con un utile netto di 865 milioni di euro, ricavi per 25 miliardi di euro e un margine operativo di 10,1 miliardi di euro in aumento del 5 per cento.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

La banca, quindi, per il futuro, ha deciso di rivedere al ribasso le stime, prendendo atto anche del perdurare della crisi. Questo non le impedisce però di avere una cedola di 9 centesimi di euro per azione, nonostante la previsione dei tagli del personale in Austria e Germania. L’azione Unicredit, dopo il comunicato sui dividenti, parte in rialzo ma poi chiude le contrattazioni in parità.