Fitch taglia tutti

 L’agenzia di rating Fitch non ha fiducia nella possibilità che nel 2013 si riesca ad uscire dalla crisi economica o iniziare la strada che porta alla fine del tunnel.► Fitch abbassa il rating del debito italiano

Prendendo anche spunto dal bollettino mensile della BCE emanato ieri che mette in evidenza come siano ancora presenti degli altissimi margini di rischio recessione per l’economia della zona euro, l’agenzia americana ha deciso di tagliare le stime di crescita per il mondo intero.

Fitch ha rivisto al ribasso le stime di crescita globali per il 2013 e per il 2014, portandole ad un +2,2% per quest’anno, contro il 2,4% precedentemente stimato, e al 2,8% per il prossimo anno (prima la crescita prevista era del 2,9%).

La situazione più problematica, secondo Fitch, è quella dell’Eurozona: per il 2013 il Pil del complesso dei paesi dell’Unione è previsto in contrazione dello 0,5% (la stima di dicembre era di -0,1%) e solo nel 2014 si potrà assistere ad una leggera crescita, stimata all’1%, contro l’1,2% delle stime di dicembre.

► Morgan Stanley abbassa stime del Pil italiano

Meglio, invece, per gli Stati Uniti dove per l’anno in corso è prevista una crescita dell’1,9%, comunque in calo dalla precedente stima del 2,3%. Questo abbassamento è il risultato del sequester, che porterà ad un taglio lineare alla spesa pubblica di circa 85 milioni di dollari, con un’incidenza diretta sul pil dello 0,5%.

 

Se l’Italia uscisse dall’Euro

 L’incertezza politica che contraddistingue il nostro paese, porta gli analisti a fare le considerazioni più varie. Non solo gli analisti chiaramente, visto che è stato di recente Beppe Grillo a lanciare la provocazione, spiegando che il nostro paese, formalmente è già fuori dall’Europa.

Il dollaro in rimonta e cambiano le visioni dell’America

Allontanandoci per un momento dalle divisioni ideologiche, quelle che separano gli euroscettici dagli europeisti convinti, e tenendo ben ferma la considerazione che un’uscita dalla moneta unica possa essere adesso considerata sciagurata, proviamo ad elaborare almeno 2 scenari per un’Italia senza euro.

Il primo scenario che arriva alla mente è quello di un abbandono della moneta unica con il conseguente ritorno alla lira. Tutti i risparmi, tutti i depositi, i salari e i consumi, sarebbero immediatamente svalutati e perderebbero valore. La lira, tornando in campo, non potrebbe infatti competere con l’euro. De facto, quindi, diventeremmo tutti più poveri in un sol colpo con un notevole impatto anche sulla perdita del potere d’acquisto. In quale modo e con quali attori, poi, si riuscirebbe a mantenere il debito del paese trasformato in lire?

2013 consacrato anno del Forex

Il secondo scenario è proprio quello che parte dal debito, quindi dalla sua ristrutturazione, che non può partire se non dal default conclamato del paese. Se l’uscita dall’euro fosse la conseguenza del fallimento del paese, sarebbe tutto diverso. A pagare ci sarebbero soprattutto le banche e la situazione finanziaria del paese sarebbe talmente grave che i risparmi dei consumatori si azzererebbero.

La crescita dell’Europa è ancora lontana

 Lo aveva anticipato Mario Draghi ed ora è stata offerta la versione completa del report della Banca Centrale Europea che, analizzate le condizioni dell’Eurozona, non ritiene che si possa parlare di ripresa prima della fine dell’anno. La crescita, poi, è qualcosa che sarà reale soltanto a partire dal 2014. Insomma lo scenario è più complesso del previsto.

La ripresa ci sarà dal 2014

Nel bollettino mensile della BCE si rende noto che la situazione del mercato nell’area dell’euro è migliorata ma questo miglioramento è legato soltanto al buon andamento delle obbligazioni e non all’andamento dell’economia del paese. Questo vuol dire che la ripresa si allontana.

Ottimisticamente, Mario Draghi, all’inizio del 2013, sotto la spinta che arrivava dall’anno precedente, aveva detto che la ripresa ci sarebbe stata già a partire dal secondo semestre dell’anno. Invece questo non accade e per parlare di crescita si dovrà aspettare almeno la fine dell’anno.

Cause e conseguenze del PIL italiano

Sicuramente le aste di Italia e Spagna, concluse di recente, fanno ben sperare sulla sorte di due paesi che nello scacchiere europeo sono considerati al tempo stesso cruciali e debolissimi. E’ scontato allora che la politica monetaria attuale, definita accomodante, debba continuare in questa direzione, in modo che la crescita economica dei paesi in difficoltà sia sostenuta e i governi stimolati a proseguire con riforme e ristrutturazioni del settore finanziario.

Contro l’Italia anche Morgan Stanley

 Il nostro paese è in crisi e questo lo possiamo dedurre dalla situazione finanziaria e dalla situazione politica in atto. A livello politico, per esempio, sono già passate tre settimane dal voto e non è ancora stato definito un governo, al di là dei tempi tecnici, però, l’incertezza sulla futura composizione dell’esecutivo resta.

Per il FT l’Italia ha bisogno di un cambio

Questo stallo sta affossando l’economia italiana dove, a fronte di qualche azienda che sta offrendo dividendi incredibili ai suoi azionisti, ci sono anche uno spread in forte aumento e titoli di stato venduti con rendimenti molto più elevati.

L’ultima batosta per l’Italia è arrivata da Fitch che proprio alla fine della scorsa settimana, ha deciso di declassare i nostri titoli di stato, portandoli ad un livello di poco superiore ai titoli spazzatura. Questo fa sì che la considerazione dell’Italia da parte degli investitori, abbia subito una forte battuta d’arresto.

Chiude male Milano dopo la bomba Fitch

Se il caso di Fitch fosse isolato e se invece si considerasse la visione tutto sommato positiva della situazione politica italiana, come ha fatto Paul Krugman e come poi ha confermato l’Europa in queste ore, allora non ci sarebbe di che preoccuparsi.

Invece il nostro paese, in questo momento, è il bersaglio di una banca d’affari che sta prendendo con le molle la questione della recessione italiana, spiegando che non ci sono margini per parlare di una ripresa né alla fine del 2013, né tanto meno nel 2014. Al massimo ci sarà un peggioramento delle condizioni.

Si tratta di Morgan Staley che prevede una chiusura dell’anno per l’Italia con un -1,7 per cento in termini di crescita, invece del -1,2 per cento previsto in passato.

2013 consacrato anno del Forex

 Tra tutti i settori d’investimento, quello del Forex è certamente uno dei più appetibili, soprattutto per chi è inesperto del settore e vuole scommettere soltanto sull’incremento o sul decremento di una valuta. Molto interessante da questo punto di vista, la considerazione che ha fatto il CEO di Saxo Bank: il 2013 sarà l’anno del Forex.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Per tanti motivi si può pensare che nel 2013 ci sarà un passaggio dalla crisi economica che imperversa in tutto il paese, fino alla crisi politica che finora ha sconquassato soltanto alcuni paesi. I leader europei, per esempio, hanno fatto i conti con la crisi del debito ma adesso devono affrontare anche la situazione dei paesi che stanno per cedere il passo a governi meno stabili. E’ il caso, ad esempio, della Bulgaria o della Romania.

Il rischio politico, si sa, ha un effetto diretto sulla considerazione della stabilità di una moneta. Il fatto è che se aumenta il rischio di avere una crisi politica da gestire, è possibile che la volatilità del settore valutario aumenti in modo indiscriminato. La guerra valutaria, tra l’altro, sarebbe soltanto uno degli effetti della situazione descritta.

Guerra di valute ed esportazioni

Per questo passaggio, dalla crisi economica alla crisi politica, secondo il CEO di Saxo Bank, siamo entrati nell’anno del Forex. Gli investitori, quindi, più che puntare alla speculazione, dovranno avere nel loro portafoglio le monete più “giuste” dal punto di vista degli investimenti.