Ambra online BCE acquisto

 La Banca Sella offre un mutuo molto interessante, l’Ambra online BCE acquisto che come spiega anche il titolo un po’ succinto, è un mutuo a tasso variabile, indicizzato con la BCE e finalizzato all’acquisto di un immobile, con condizioni esclusive per chi fa la richiesta online.

ProntoTuo Casa, il finanziamento per l’arredamento

I destinatari di questo prodotto sono i privati che non hanno superato i 75 anni e sono residenti in una zona che si possa dire di competenza dell’istituto di credito. Le finalità consentite per il mutuo sono soltanto nell’acquisto della prima casa.

Il loan to value per questo mutuo a tasso variabile è del 70 per cento ed è calcolato sul valore cosiddetto cauzionale dell’immobile. Il rimborso, invece, può essere determinato da un piano d’ammortamento compreso tra i 10 e i 25 anni. Per la determinazione del tasso è necessario sommare il tasso BCE ad uno spread che è del 2,35 per cento per i mutui a 10 anni, poi sale al 2,45 per cento per i  mutui a 15 e 20 anni e sale ancora al 2,55 per cento per i mutui a 25 anni.

Le banche straniere sono più convenienti

Il prodotto di Banca Sella prevede anche il pagamento delle spese d’istruttoria, corrispondenti all’1 per cento dell’importo erogato, con un minimo di 250 euro. Le spese di perizia, invece, si aggirano intorno ai 200 euro e sono completamente a carico del cliente.

I prestiti in Italia sono più costosi

 Il prestito, per essere davvero conveniente, deve essere reperito all’estero oppure sulle piattaforme di social lending che tra vantaggi e svantaggi comunque offrono tassi competitivi a chi ha bisogno di liquidità. Chiedere un prestito all’estero… è una parola!

 Cos’è il social lending e perché è vantaggioso

In effetti, l’affermazione in apertura non è un palese invito ad uscire dall’Italia per accaparrarsi un prestito conveniente, ma un invito a riflettere sui costi applicati a questi prodotti finanziari nel nostro paese. A scattare una buona fotografia della situazione ci hanno pensato Adusbef e Federconsumatori, che hanno scandagliato i documenti della Banca Centrale Europea e della Banca d’Italia.

In base ai documenti pervenuti nelle mani delle associazioni dei consumatori citate, con riferimento ai tassi applicati fino al dicembre del 2012, si scopre che il differenziale tra i tassi d’interesse applicati dalle società italiane, banche o finanziarie, e quelli applicati dalle società presenti nel resto d’Europa, è salito a 152 punti base.

 Anche i mutui costano di più nello Stivale

A luglio dello scorso anno lo spread in questione era anche a 182 punti ma rispetto al novembre del 2011, quando si aggirava intorno agli 84 punti, è cresciuto parecchio.

In termini pratici vuol dire che se un cittadino italiano chiede 30 mila euro per le spese di ristrutturazione e decide di rimborsarle in 10 anni, deve pagare una rata mensile media di 357 euro, mentre in Europa, per lo stesso prestito, si pagano appena 334 euro.

Cos’è il social lending e perché è vantaggioso

 In tempi di crisi, la richiesta di mutui e prestiti per liquidità aumenta anche se poi alla domanda non corrisponde un effettiva erogazione del prestito. Secondo l’autorevole portale PrestitiSupermarket, sembra però che il prestito tradizionale stia cedendo il passo al prestito tra privati, una specie di peer to peer che si fonda su alcuni principi: la community ad esempio e la redditività delle proposte.

I prestiti in Italia sono più costosi

Quando le condizioni economiche peggiorano, dunque, chi ha un gruzzoletto da parte, può metterlo a disposizione di chi al contrario è rimasto senza il becco di un quattrino. Ci sono delle piattaforme di social lending dedicate alla messa in comune delle proprie risorse, piattaforme in cui i singoli partecipanti possono dare in prestito dei soldi o riceverli, senza intermediari.

Anche i mutui costano di più nello Stivale

Che vantaggi ci sono in questa opportunità di prestito? Sicuramente chi mette a disposizione dei soldi, prima che il prestito sia avviato, ottiene un rendimento dal suo gruzzoletto, maggiore di quello che si ha con un conto deposito. Chi invece si affaccia alle piattaforme di social lending per prendere denaro in prestito, ha il vantaggio di avere il denaro a tassi d’interessi più vantaggiosi delle comuni banche e concessionarie, in tempi più stretti.

Il social lending, però, ha un’altra faccia della medaglia: chi presta denaro, infatti, si può trovare davanti ad un debitore insolvente e chi chiede un prestito, potrebbe non avere abbastanza rating per ottenere quello di cui ha bisogno, adeguandosi a tassi più elevati.

In discesa il cambio tra euro e dollaro americano

 Ormai sono quattro settimane, quindi tutto il mese di febbraio, che il cambio tra euro e dollaro flette verso l’1,30. Tutto sembra dovuto alle elezioni politiche italiane, che hanno generato un clima di instabilità sui mercati, ma gli investitori si chiedono se questa discesa continuerà ancora per molto tempo.

► Si riparte dal mondo valutario

Sicuramente sarà importante tenere in considerazione gli appuntamenti con la Banca Centrale Europea che è chiamata ad esprimersi sulla politica monetaria comunitaria. Molti economisti, infatti, da più parti consigliano all’UE di modificare la prospettiva finora adottata e reagire agli attacchi delle valute straniere, procedendo nella svalutazione dell’euro.

Guerra di valute ed esportazioni

Gli appuntamenti più importanti dell’Eurozona sono tre per questa settimana e da lì si parte per capire se ci potrà essere un’inversione di tendenza. Il primo appuntamento è la pubblicazione dell’indice PMI dei servizi che dovrebbe avere una lettura superiore alle attese, visto il peggioramento della situazione del Vecchio Continente.

Il secondo appuntamento è la pubblicazione del PIL nella versione finale e ci si aspetta in questo caso una contrazione dello 0,6 per cento. In ultimo, ma non meno importante, l’appuntamento con la BCE che oltre a delineare la politica monetaria, sarà cruciale per infondere l’ottimismo nella crescita dell’UE.

Negli USA, il dollaro dovrà invece superare il vaglio delle decisioni della Federal Reserve, della bilancia commerciale e dei dati sull’occupazione di coloro che trovano posto nei settori non agricoli.

La Grecia ora è un paese emergente

 In un periodo di crisi ci sono paesi che se la passano meglio di altri. L’Italia, da tempo considerata sull’orlo del default, ha invece dimostrato di saper tenere testa alla crisi. Non si può dire altrettanto della Spagna o della Grecia. Riguardo al primo dei due paesi pesano molto le ultime indicazioni riguardo il reddito percepito in questo paese.

 L’allarme della Francia e la distanza dalla Germania

Sulla Grecia, invece, la situazione sembra molto cambiata nell’ultimo periodo tanto che un fund manager americano, la Russell Investments, ha riclassificato il paese in questione da paese sviluppato a mercato emergente. La riclassificazione nasce dal fatto che la Grecia ormai è da considerarsi un paese problematico non solo per l’Europa ma per il mondo intero, visto che l’indebitamento accumulato negli anni ha raggiunto cifre esorbitanti. Per Atene si preparano momenti molto bui.

L’Italia ottiene più sostegno degli altri

Russell Investments ha spiegato che la riclassificazione è necessaria e giustificata soltanto se un paese non è più in grado di soddisfare i criteri di classificazione precedentemente definiti. Per vedere i “frutti di una trasformazione”, ad ogni modo, sono necessari almeno tre anni.

Nell’ultimo anno la borsa di Atene ha dimostrato di sapersi tenere a galla, con un’altalena di 32 punti percentuali ma rispetto ai fasti del 2007 bisogna prendere atto di un calo dell’81 per cento.

 

Gli stipendi italiani tra i più bassi d’Europa

 L’Istat ha pubblicato il rapporto sui salari dell’Unione Europea e dell’Italia in particolare, dimostrando come il nostro paese, in questa particolare classifica, sia soltanto al dodicesimo posto. I salari tricolore sono al di sotto di quelli medi praticati nei paesi che adottano la moneta unica.

Il riferimento per questo genere di affermazioni è la retribuzione oraria lorda percepita nell’ottobre del 2010. I lavoratori italiani hanno avuto uno “stipendio” del 14,6% più basso rispetto ai loro colleghi tedeschi. La differenza scende al 13% se si confrontano i redditi italiani con quelli percepiti nel Regno Unito e infine si scende all’11% se il metro di paragone è la Francia.

L’Italia ottiene più sostegno degli altri

In Italia, spiega l’Istat, si sta comunque meglio che in Spagna dove i redditi sono del 25,9 per cento più bassi dei salari italiani. Si tratta comunque di una valutazione di ordine generale che prende in esame soltanto gli stipendi in termini nominali, quindi senza considerare il potere d’acquisto e valutando soltanto gli stipendi percepiti dai lavoratori a tempo pieno. Insomma, sono esclusi dal computo gli apprendisti.

Stipendi italiani al di sotto della media di Eurolandia

Entrando nel dettaglio delle retribuzioni orarie, scopriamo che la media dei Paesi della zona euro, registrata sempre nell’ottobre del 2010 era di 15,20 euro, mentre per i paesi dell’Unione la media oraria è di 14 euro. L’Italia, dove la retribuzione oraria media è di 14,5 euro, si colloca al di sopra della media dell’Unione ma al di sotto dei paesi dell’Eurozona.

Le nazioni in cui si guadagna meglio sono la Danimarca con una paga oraria media di 27,09 euro, l’Irlanda e il Lussemburgo.

Le novità dell’IVA per cassa

 Per applicare il regime della contabilità IVA di cassa, l’Agenzia delle Entrate considera fondamentale il comportamento concludente dell’operatore. L’IVA per cassa comprende il differimento della cosiddetta esigibilità e lo spostamento cronologico della detrazione d’imposta.

 Cos’è l’IVA di gruppo e chi può usarla

Per dimostrare di aver optato per l’IVA per cassa, senza aver ancora effettuato la necessaria comunicazione all’Agenzia delle Entrate, è sufficiente scrivere sulle fatture la dicitura “IVA per cassa” richiamando in modo esplicito l’articolo 32 bis del decreto legge del 2012 numero 83.

La scelta del contribuente deve essere però comunicata all’Agenzia delle Entrate nella dichiarazione annuale. Chi ha iniziato a lavorare in questo regime già da primo dicembre dell’anno scorso, deve tenere a mente che l’opzione vincola i soggetti fino al 2014. L’opzione, infatti ha una durata triennale e dicembre 2012 è da considerarsi equivalente ad un’annualità intera.

Il saldo IVA si avvicina

Per la dichiarazione dell’opzione, tecnicamente, è necessario usare la prima casella, la numero 1, del rigo VO15 del modello IVA 2013. Chi ha aderito all’IVA per cassa nel 2013, però, dovrà ricordare d’inviare la comunicazione l’anno prossimo.

E per tutti coloro che operavano in un regime di IVA per cassa già prima del dicembre del 2012? Per loro sarà importante l’atteggiamento concludente, ma sarà fondamentale la comunicazione all’Agenzia delle Entrate, con il richiamo alle regole contenute nel Decreto legge numero 83 del 2012.

Sui redditi da lavoro imposizione unica UE

 La Corte Europea è intervenuta sulla tassazione dei redditi da lavoro spiegando che non si può discriminare il percettore di un reddito se anche il suo datore di lavoro risiede in un altro Stato membro della Comunità Europea. Il fatto alla base del pronunciamento è semplice: un cittadino tedesco residente in Germania ha chiesto all’equivalente teutonico dell’Agenzia delle Entrate, un’esenzione fiscale per il reddito percepito da un datore di lavoro estero.

Lo sconto sul canone RAI

La normativa tedesca che poi si radica nella prassi, prevede che il reddito da lavoro dipendente, che derivi da un’attività svolta all’estero, sia esentato dal pagamento delle imposte sul reddito nazionale ma deve rientrare nei casi previsti dalla legge.

Detraibili anche i test d’ingresso

Il contribuente che ha chiesto l’esenzione, infatti, è un cittadino danese, residente in Germania che viene inviato spesso nella Repubblica del Benin per collaborare ad un progetto di aiuto allo sviluppo finanziato da un’agenzia danese. Il contribuente ha spiegato che per i redditi percepiti per le attività in Benin, avrebbe voluto pagare le tasse in Danimarca, ottenendo quindi l’esenzione in Germania, visto che la doppia imposizione non è prevista.

Secondo i giudici europei che hanno preso in mano la questione, un cittadino che abiti in Germania e voglia svolgere la propria attività alle dipendenze di un altro stato membro dell’UE, non deve per questo essere discriminato dal punto di vista fiscale. Sono state quindi accolte le richieste del contribuente.

Detraibili anche i test d’ingresso

 La stagione delle dichiarazioni è iniziata e per questo molti contribuenti, che compilano da soli il modello 730, si chiedono cosa possono detrarre dalle tasse. I genitori, in genere, portano in detrazione le spese sostenute per i famigliari a carico, siano esse spese relative all’istruzione o spese per la salute.

 Idealista cerca i migliori mutui per la ristrutturazione

Una recente lettera inviata all’Agenzia delle Entrate, ha chiarito quali sono le spese che possono essere considerate relative all’istruzione dei figli.

Un contribuente, infatti, ha domandato se sono da considerare detraibili anche le spese sostenute per un corso di preparazione ai test universitari, oppure le spese per partecipare al test d’ammissione, qualora fosse contemplato l’accesso programmato ai corsi di laurea.

 UNICO 2013 PF: tutto ciò che riguarda gli immobili

La risposta ha preso in esame la risoluzione numero 87/E del 2008 che aveva già chiarito la questione della detraibilità delle spese scolastiche. Secondo l’Erario sono da considerarsi detraibili i contributi versati per la partecipazione ad un test d’ammissione al corso di laurea scelto, perché sono una prova di preselezione necessaria, indispensabile per l’accesso all’università.

Al contrario non rientrano nelle spese detraibili quelle sostenute per i corsi di preparazione ai test, che non possono essere infatti considerate spese per la “frequenza” dei corsi di istruzione secondaria e universitaria. Ricordiamo che la detrazione d’imposta lorda per le spese scolastiche è pari al 19 per cento.