L’Istat manda a picco Piazza Affari

 Il nostro paese non è solo al centro di una crescita debole, ha proprio l’indice di crescita cristallizzato, in pratica non cresce affatto. Secondo molti interpreti del caso italiano, poi, c’è da considerare lo spettro dell’ingovernabilità che sarebbe emerso dalle urne elettorali.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Inutile dire che non tutti la pensano allo stesso modo, quindi, se sa un lato Fitch e Moody’s pensano ad un nuovo downgrade del nostro paese, dall’altro Krugman e Goldman Sachs, trovano provvidenziale l’avvento in Parlamento del Movimento a 5 Stelle che potrebbe essere l’unica voce antiausterity per il futuro.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Torniamo adesso ai dati Istat che hanno depresso Piazza Affari. L’Istituto nazionale di statistica ha illustrato come la riduzione de PIL sia andata di pari passo con un aumento della pressione fiscale e della disoccupazione e con una crescita del debito pubblico. La situazione che il prossimo governo deve affrontare è molto critica.

Ill rating italiano in bilico

Il mondo della finanza non ha reagito bene a dati Istat e l’ultima seduta di contrattazioni della scorsa settimana si è conclusa con una flessione dell’1,43 per cento dell’All Share e con un ribasso del Ftse Mib fino a quota 1,54%. Lo spread è tornato molto al di sopra della soglia Monti assestandosi sui 330 punti.

Tra tutti i titoli del listino tricolore, il peggiore è stato quello Mediaset, coinvolto nelle ultime vicende giudiziarie della famiglia Berlusconi. Male anche Finmeccanica, A2A e Fiat.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

 Dopo la pubblicazione dei risultati elettorali italiani, lo spread si è impennato e la finanza italiana ha dimostrato d’interpretare la ripartizione dei seggi come l’emblema dell’instabilità politica. A mettere il carico su questa “interpretazione” ci hanno pensato alcune agenzie di rating come Moody’s e Fitch che minacciano il nostro paese di un ulteriore downgrade.

Krugman parla dei problemi dell’Europa

Ci sono chiaramente dei pareri opposti. Abbiamo già visto che al premio Nobel Krugman non dispiace l’exploit del Movimento 5 Stelle che sarebbe un interessante voto antiausterity, provvidenziale per i paesi del Vecchio Continente e per l’Europa stessa. Ma cosa ne pensano gli investitori?

La banca d’affare Goldman Sachs, per esempio, promuove a pieni voti il Movimento 5 Stelle e le idee di Grillo perché considera questo nuovo elemento politico, finora scarsamente tenuto in considerazione, non il principio del caos ma l’ago della bilancia di un governo di larghe intese. Il fatto che ci siano i “grillini” in Parlamento, quindi, sarebbe garanzia di stabilità per il nostro paese.

Il rating italiano in bilico

A livello economico, l’idea di Beppe Grillo e del Movimento a 5 Stelle di ridurre il debito per far ripartire l’economia, sembra l’unica strada percorribile per un paese che non riesce ad attirare più alcun investimento. L’Istat ha confermato che la crescita dell’Italia è pari a zero ed è necessario cambiare strategia lottando contro l’austerity. Insomma Goldman Sachs appoggia le interpretazioni di Krugman.

Barclays suggerisce le commodities per il 2013

 In un periodo di forte crisi economica anche le commodities tradizionali possono perdere appeal perchè i paesi che storicamente “ordinavano” un certo materiale, possono rallentare e determinare un aumento dei prezzi. Risulta quindi molto interessante la proposta della banca Barclays che ha illustrato le commodities di punta del 2013.

Le banche straniere sono più convenienti

Il primo dato preso in considerazione dalla banca inglese è relativo al rallentamento dell’economia cinese che potrebbe determinare un aumento dei prezzi dei metalli usati nel settore industriale. Di conseguenza, nei prossimi trimestri è meglio investire su: petrolio, nikel, oro, palladio, platino, alluminio e rame. Vediamo alcune di queste materie prime.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Il petrolio dovrebbe avere un buon “futuro”, visto che la spinta al ribasso dovuta alla crisi delle grandi economie è perfettamente controbilanciata dall’incremento della domanda che arriva dai Paesi emergenti. Per questo il prezzo del petrolio al barile dovrebbe passare dai 119 ai 130 dollari nel secondo trimestre e  poi ci dovrebbe essere una nuova contrazione nel terzo e nel quarto trimestre, quando il barile arriverà a costare 126 e 125 dollari.

Barclays crede al trend rialzista dell’oro, dovuto in parte alla domanda fisica di questo metallo e in parte agli investimenti fatti sul materiale. Il prezzo dell’oro dovrebbe arrivare a 1825 dollari l’oncia nel terzo trimestre per poi chiudere l’anno con una piccola contrazione fino a 1795 dollari l’oncia.

 

Krugman parla dei problemi dell’Europa

 Sicuramente la situazione post elettorale italiana tiene con il fiato sospeso gli investitori ma è pur vero che tutta la condizione dell’Europa impensierisce l’economia internazionale. Sull’argomento, di recente, è tornato Paul Krugman, l’economista tedesco che prova ad interpretare il Vecchio Continente, toccando diversi argomenti.

Goldman Sachs è innamorata di Grillo

Krugman parla della guerra valutaria che si sta scatenando contro l’euro, anche se tutti negano la battaglia ed illustra il marcio che c’è nell’idea di austerity portata avanti da tantissimi paesi del Vecchio Continente. Insomma ce n’è per tutti e soprattutto per il vicepresidente della Commissione Europea Olli Rehn che secondo Krugman ha causato molti danni indicando all’Europa la sola via dell’austerità. L’austerity, infatti, ha soffocato la ripresa economica dell’UE e non ha fatto altro che acuire la crisi. Un quadro d’insieme molto duro.

Krugman sulla contrazione americana

Riguardo la guerra valutaria, il premio Nobel americano ribadisce che rappresenta un vantaggio per tutte le economie perchè, come è già successo negli anni Trenta, instilla una dose di libertà nell’espansione monetaria del paese. Ora, come hanno fatto già il Giappone, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche la BCE dovrebbe svalutare l’Euro e riportarlo ai livelli di competitività del passato.

Krugman sul fiscal cliff

Ogni stato, poi, spiega Krugman, dovrebbe combattere contro l’austerity che deprime l’economia. Il voto italiano, dice l’economista americano, è proprio un voto anti-austerity che in tal senso deve essere tenuto in grande considerazione.

Apple pronta per le ultime novità

 I tempi della crisi non sono finiti, anzi, gli Stati si stanno attrezzando per “sostenere” la debolezza economica sul lungo periodo. Gli stati come le aziende che cercano escamotage per non perdere competitività con i loro prodotti e per fare in modo che siano appetibili sul lungo periodo ad un gruppo di consumatori con sempre minore potere d’acquisto.

Apple chiede aiuto agli executive

La Apple ha intenzione di non lasciare nemmeno un punto percentuale di crescita sul terreno e da diversi mesi non fa che annunciare un iPhone economico. In realtà l’azienda di Cupertino non ha svelato le carte ma molti siti esperti delle strategie di Cupertino, parlano di “coincidenze” importanti.

Apple cede nel giorno in cui cresce Wall Street

Per esempio, il sito giapponese Macotakara ha ripreso il discorso sull’iPhone low cost, spendendo numerosi post sulle particolarità del prodotto: avrebbe uno chassis in policarbonato, sarebbe venduto ad un prezzo inferiore rispetto ai modelli ora in circolazione e potrebbe determinare uno slittamento nella presentazione dell’iPhone 5S.

Low cost, tanto per intenderci, vuol dire che il prodotto in questione sarà venduto a circa 330 dollari e avrà come obiettivo, quello di scardinare la concorrenza rappresentata dai prodotti che sfruttano il sistema operativo Android oppure Windows Phone.

I margini lordi dell’azienda dovrebbero così tenere il passo, senza sprofondare nella crisi, con un interessante tenuta del titolo di Cupertino che da poco ha provato a sensibilizzare i suoi manager sulla gestione finanziaria dell’azienda.

Marchionne chiede stabilità politica ed economica

 Dal Salone dell’auto di Ginevra l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, fa luce su quelle che sono le prime necessità del gruppo in questo particolare momento storico e politico, alla volta delle sfide finanziarie ed economiche che attendono il Lingotto.

Secondo Marchionne, dunque, alla Fiat sarebbe ora estremamente necessaria la certezza della governabilità del Paese, poiché una situazione di instabilità politica crea instabilità economica anche nei mercati, comparto auto compreso. Sarebbe poi necessaria la sicurezza di continuare a percorrere la strada dell’euro, perché solo il mantenimento della moneta unica europea crea le giuste condizioni per il proseguimento degli investimenti.

Confermata la crisi del settore auto UE

Queste sono quindi le due condizioni che Marchionne presenta come prioritarie per il gruppo al fine di riuscire ad affrontare quelle sfide che la Fiat si accinge ora a superare. Dal lato finanziario, infatti, il gruppo cerca un accordo con Veba per rilevare l’ultima parte dei  titoli Chrysler ed evitare la quotazione. Dal punto di vista economico, invece, il Lingotto si propone di migliorare i risultati conseguiti durante l’anno passato, usando il mercato USA come traino, nonostante il cambio sfavorevole.

Continua la crisi dell’auto

Marchionne, infine, si dice poi preoccupato, in generale, per le condizioni economiche degli italiani, che, a corto di disponibilità economiche, sono costretti a rinunciare anche all’auto, rinuncia di cui soffre pure la Fiat stessa.

Lavorare a Zoomarine

 Zoomarine, il parco acquatico Torvajanica (in provincia di Roma) ha aperto le selezioni per la prossima stagione estiva: sono oltre 200 i posti di lavoro disponibili.

Si tratta di una grande struttura -la superficie totale di Zoomarine è di circa 34 ettari- nella quale, oltre alle attrazioni acquatiche, trovano posto molti altri servizi e attrazioni come giostre, cinema, piscine e spiaggia tropicale più svariati ristoranti e punti di ristoro.

Per preparare il parco alla sua apertura estiva c’è bisogno di molta forza lavoro, per la quale Zoomarine ha appena aperto le selezioni. Per ogni profilo aperto si richiede, prima di tutto, la disponibilità a lavorare da marzo ad ottobre, sia su turni che nei festivi.

I profili professionali ricercati da Zoomarine

– Risorse Umane Junior

– Web Marketing Junior

– Operatori Inbound

– Cuochi

– Aiuto cuochi

– Addetti alla cucina

– Banchisti

– Addetti all’accoglienza

– Cassieri

– Pizzaioli

– Addetti alla vendita

– Addetti alla sorveglianza e alla sicurezza

– Addetti alle pulizie

– Addetti alle giostre

– Tecnici del suono

– Assistenti bagnanti

– Infermieri professionisti

Per tutte le informazioni sui requisti richiesti per partecipare alle selezioni per Zoomarine e per l’invio della propria candidatura visitare la pagina Lavora con noi del sito del parco.

Assunzioni Una Hotels & Resorts

 UNA Hotels & Resorts è una società molto giovane, è stata creata nel 2000, ma ha già una florida attività nel settore alberghiero. Al momento,le strutture che fanno capo a UNA Hotels & Resorts sono 31, dislocate nei principali poli di attrazione turistica della penisola.

Con un totale di 3.049 camere UNA Hotels & Resorts è presente a Bologna, Firenze, Napoli, Catania, Roma, Venezia, Milano e Malpensa e in Versilia. E’ una realtà in continua espansione che al momento è alla ricerca di nuove figure professionali da inserire nell’organico delle strutture  presenti in Toscana, Sicilia e lombardia.

Di seguito l’elenco delle posizioni aperte:

Segretari di ricevimento turnanti per Versilia (LU) e Castel Fiorentino (FI)

Addetto Amministrativo per Calenzano (FI)

Food & Beverage Manager per Versilia (LU)

Chef de Rang (Appartenente alle categorie protette) per Catania

Addetto Cucina (Appartenente alle categorie protette) per Versilia (LU)

Stagista per segretario di ricevimento per Milano.

Per tutte le informazioni relative ai requisiti necessari per partecipare alle selezioni di UNA Hotels & Resorts e per l’invio della propria candidatura si rimanda alla pagina Lavora con noi  del sito della catena alberghiera.

Wegelin pagherà una multa di 74 milioni di dollari per evasione fiscale

 74 milioni di dollari. Questo è l’ammontare della multa che gli Stati Uniti ha deciso di far pagare alla Wegelin di San gallo, la più antica banca svizzera, per aver aiutato molti facoltosi americani ad evadere il fisco.
► Gli accordi fiscali con la Svizzera

La sentenza è arrivata da Jed Rakoff, giudice distrettuale di Manhattan, ed è la prima volta che gli Stati Uniti prendono una tale decisione, che ha anche rilevanza penale, contro un istituto di credito estero. Secondo il giudice che ha emesso la sentenza la banca svizzera si sarebbe comportata in modo riprovevole.

Un duro colpo per una banca, la Wegelin, che è sempre stata considerata come la punta di diamante degli istituti svizzeri, presa ad esempio anche da tutti gli altri e guidata da un personaggio particolarmente carismatico che ha sempre difeso il modello fiscale svizzero.

Le banche svizzere aspirano i soldi dagli altri Stati. Sono consapevole che non si tratta di un atteggiamento democratico, ma non lo è neppure quello di molti Paesi, nei confronti dei loro contribuenti.

► La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

Questo il principio che ha spinto la Wegelin, nel 2009, ad elaborare un sistema fiscale grazie al quale gli americani potevani depositare i loro soldi nella banca elvetica senza essere in alcun modo controllabili dalle istituzioni Usa. Ma alla fine è stato scoperto e ora la banca dovrà pagare 74 milioni di dollari agli Stati Uniti.

Bilancio negativo per i saldi invernali

 I commercianti di abbigliamento e calzature sono unanimi nel dichiarare i pessimi risultati dei saldi invernali, che oggi finiscono nella maggior parte delle città italiane.

► I saldi non rianimano i consumi

A conferma di quanto detto dai commercianti arriva il rapporto di Federmoda Italia-Confcommercio, secondo il quale i saldi invernali hanno fatto registrare un calo delle vendite del 10% rispetto allo scorso anno, che comunque si era già chiuso con un bilancio negativo. Si tratta di un ulteriore -6,5%, con gli scontrini degli italiani che non hanno superato, di media, i 92 euro.

Secondo Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia, ci si deve aspettare un altro anno terribile per il settore dell’abbigliamento, forse il peggiore dall’inizio della crisi nel 2009.

Anche i dati di Fismo-Confesercenti confermano questo trend negativo, registrando un calo delle vendite del 20% su Roma e Milano, controbilanciato, almeno in piccola parte, dai risultati ottenuti in regioni come la Liguria e la Toscana. Il settore che sembra resistere meglio è quello degli accessori, l’unico per il quale si è registrato un aumento delle vendite nel periodo dei saldi (+1,4%).

► L’auto è in crisi ma la concessionaria fa i saldi

Renato Borghi è particolarmente preoccupato per questa situazione che potrebbe portare alla morte definitiva di molte aziende sul territorio nazionale, dato che anche le prospettive future sembrano seguire questo andamento.