Coin assume

 Coin nasce nel 1926 in una piccola cittadina dall’idea di Vittorio Coin che è stato in grado, sia lui che i suoi successori, di sviluppare la sua attività a  livelli altissimi e di conquistare, così, l’intero territorio italiani.

Da un solo marchio agli attuali tre (OVS industryCoin e Upim) l’azienda al momento commercializza abbigliamento, accessori, articoli di profumeria e per la casa sia di produzione interna che per conto di altri prestigiosi marchi. Al momento Coin è alla ricerca di molte figure professionali da inserire negli store di tutta Italia, sia con contratti di lavoro che attraverso contratti di stage.

Le offerte di lavoro di Coin

Allievi Direttori Negozio per OVS (Italia)

– Addetti al Magazzino per OVS (Megliadino – PD, Schio – VI

– Addetti alle vendite per OVS (Megliadino – PD)

– Store Maanger per OVS (Italia)

Le offerte di stage di Coin

– Stage Supporto Ciclo Passivo per Coin (Venezia)

– Stage Import/Export per Coin (Venezia)

– Stage Amalisi di Mercato per Coin (Venezia)

– Tirocinio Commercial Assistant per OVS (Venezia)

– Stage Merchandise Controller per OVS (Venezia)

– Tirocinio Operatore d’Acquisto per OVS (Venezia)

– Stage Grafico di Prodotto per OVS (Venezia)

– Stage Ufficio Stile Donna per Coin (Milano)

– Tirocinio Addetto Marketing per Coin (Venezia)

– Stage Web marketing per OVS (Venezia)

– Stage Assistente Product Manager per OVS (Venezia)

– Tirocinio Grafico di Prodotto per OVS

– Stage Archietto per OVS (Venezia)

Gli interessati ad una delle posizioni di lavoro o di stage offerte da Coin possono inviare la loro candidatura alla pagina carriere del sito del gruppo.

La crisi economica e i rischi per l’Italia secondo i Servizi Segreti

 Quello che esce dalla Relazione 2012 sulla politica dell’informazione per la sicurezza degli 007 italiani sulle condizioni del paese e i possibili sviluppi futuri è davvero drammatico: la crisi economica che continua ad imperversare nel paese sta mettendo a serio rischio la stabilità sia dell’economia che quella sociale.

Secondo l’intelligence italiana, infatti, c’è la concreta possibilità di tentativi di assalto da parte di gruppi esteri industriali al “made in Italy”, di infiltrazioni mafiose all’Expo 2015 e nelle Grandi Opere.

In più, le difficoltà occupazionali e la crisi delle aziende stanno minando la fiducia dei lavoratori nei loro rappresentanti sindacali, dando così spazio a rivendicazioni dal basso e all’inserimento di gruppi antagonisti già territorialmente organizzati per intercettare il dissenso e incalanarlo verso ambiti di elevata conflittualità.

Un eventuale inasprimento delle tensioni sociali legate al perdurare della crisi potrebbe indurre le componenti eversive dell’estremismo marxista-leninista, oggi marginali, ad intensificare gli sforzi per superare divergenze e frammentazioni interne e a tentare di inserirsi strumentalmente in realtà aziendali caratterizzate da forti contrapposizioni per allargare l’ambito di influenza. Ciò in un ottica che individua quale potenziale e remunerativo bacino di reclutamento, oltre che la storica ‘classe operaia’, anche il ‘nuovo proletariato’, tra le cui file particolare attenzione viene riservata ai lavoratori extracomunitari.

Le componenti eversive ad oggi latenti, infatti, stanno approfittando della luce dei riflettori puntata sulla crisi economica per

alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze contestative, accreditare la diffusione di nuclei eversivi e verificare eventuali reazioni di ambienti ideologicamente contigui.

Terrorismo interno ed esterno, secondo il Dis, ma anche il solito problema dell’Italia e delle varie cosche malavitose presenti sul territorio, le quali, come è anche emerso più volte recentemente, stano lasciando i loro paesi di origine per spostarsi verso il Nord o per cercare, comunque, possibilità collusive con le pubbliche amministrazioni.

I gruppi criminali continuano a ricercare contatti collusivi nell’ambito della pubblica amministrazione, funzionali ad assicurarsi canali di interlocuzione privilegiati in grado di agevolare il perseguimento dei loro obiettivi economici e strategici, quali il controllo di interi settori di mercato e il condizionamento dei processi decisionali, specie a livello locale.

Gli obiettivi della criminalità organizzata di stampo mafioso sono l’Expo milanese del 2015, le grandi opere di edilizia pubblica, soprattutto le opere di riqualificazione delle rete stradale, autostradale e ferroviaria, e il settore delle energie rinnovabili

 

 

Agcom dà il via libera alla banda larghissima

 L’Agcom -Autorità garante delle comunicazioni- ha deliberato ieri dando il via libera alla banda larghissima in Italia. La delibera, molto probabilmente, non renderà felice Telecom, che ha visto abbassare i prezzi proposti per l’utilizzo delle sue infrastrutture da parte delle compagnie telefoniche concorrenti.

► Moody’s declassa Telecom

La delibera dell’Agcom, infatti, prevede che tutti gli operatori sappiano quanto dovranno pagare a Telecom per usufruire della sua rete, in modo da poter, anche loro, preparare le offerte da offrire agli utenti e, in secondo luogo, la possibilità per Telecom di estendere la sua offerta per la fibra ottica ad altre 30 città italiane, oltre alle quattro già servite (Roma, Milano, Napoli e Torino).

Perché, allora, Telecom dovrebbe non essere soddisfatta?

Il primo motivo è che il Garante ha nettamente abbassato il prezzo deciso da Telecom per l’accesso di virtual unbundling (Vula) agli armadi di strada con la fibra (tecnologia Fttc): una riduzione del 31% che porta il prezzo mensile per i concorrenti a  21,51 euro al mese.

Il secondo motivo è che l’Agcom ha abbassato anche i prezzi Telecom per l’accesso alla sua rete Ftth e , molto probabilmente, il Garante deciderà per nuove riduzioni del prezzo entro giugno 2013, per poi proseguire con una roadmap di riduzioni per i prossimi tre anni.

► Network Unico Compagnie Telefoniche Europee

In sostanza, quello che intende fare l’Agcom, con maggior decisione rispetto al passato, è di garantire una ampia concorrenza sui prezzi a favore di tutti i gestori, non solo per Telecom, favorita perché detentrice delle infrastrutture necessarie.

 

 

Standard&Poor’s sospende il rating della capitale

 L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha preso la decisione di sospendere il giudizio su Roma e la sua situazione economica in quanto non in grado di poter emettere un giudizio sul suo debito per mancanza di informazioni.

► Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

In realtà Standar & Poor’s il suo giudizio lo ha emesso –BBB+ con outlook negativo– ma è l’ultimo se l’amministrazione della capitale non farà in modo di rendere accessibili le informazioni sul debito diretto. Il tempo a disposizione è di tre mesi, termine entro il quale Roma dovrà fornire le informazioni mancanti.

Ecco quanto si legge nella nota di S&P:

A causa della mancanza di sufficienti informazioni sulla maggior parte del debito diretto di Roma, rappresentate dalle passività attualmente gestite dall’ente pubblico Gestione Commissariale, abbiamo sospeso il rating sulla città” spiega l’agenzia.

Standard & Poor’s non può, in questa situazione, sorvegliare la situazione economico-finanziaria della capitale e, nel caso in cui nei tre mesi di tempo a disposizione, l’amministrazione competente non darà le informazioni richieste, molto probabilmente il rating verrà ritirato.

Reazioni contrastanti dai diretti interessati. Secondo Carmine Lamanda, assessore alle Politiche Economiche di Roma, quanto detto da S&P vuole dire semplicemente che, dopo aver dato il suo giudizio, l’agenzia si riserva del tempo per acquisire ulteriori informazioni per un giudizio sull’andamento della gestione commissariale.

► Usa fanno causa a Standard & Poor’s

Mentre per Alfredo Ferrari, vicepresidente della Commissione Bilancio del Comune, si tratta di una richiesta per nulla velata di una maggiore trasparenza per il debito della capitale:

Inaccettabile constatare che una agenzia di valutazione  sia costretta a ricercare le cifre perché l’amministrazione non le fornisce. È ora che Alemanno e il suo assessore al Bilancio, Carmine Lamanda, rendano note anche all’assemblea capitolina le informazioni che S&P chiedono. I cittadini non possono pagare la mancanza di trasparenza scelta dalla errata gestione del centrodestra.

Finita l’operazione di emissione dei Monti Bond

 Una nota del Monte dei Paschi di Siena ha reso noto che è stata completata l’operazione di emissione dei Monti Bond. Quindi l’indiscrezione di Bloomberg di ieri mattina -secondo la quale l’emissione dei titoli sarebbe stata rimandata al nuovo governo- si è rivelata totalmente priva di fondamento, come confermato durante la serata.

► Confermata l’emissione dei Monti Bond entro il primo marzo

Secondo quanto riportato dalla nota di MPS l’ammontare complessivo dell’emissione è stato di di 4,071 miliardi di euro. Di questi 1,9 miliardi  per la sostituzione totale dei Tremonti Bond emessi nel 2009 e i 171 milioni sono i titoli emessi come pagamento anticipato al Ministero dell’Economia per gli interessi maturati sino al 31 dicembre 2012 sui Tremonti Bond.

Ma la vicenda della banca senese non si conclude certo così. Questa mattina è stato ascoltato l ‘ex presidente Giuseppe Mussari dalla Guardia di Finanza di Salerno, insieme a Franco Ceccuzzi, ex sindaco di Siena, entrambi indagati per concorso in bancarotta.

► Bankitalia e il prestito segreto a MPS

Nessun dei due ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito a quanto chiesto dal sostituto procuratore Vincenzo Senatore e dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, che, una volta finito l’interrogatoria, hanno secretato gli atti che riguardano il caso del prestito di 19 milioni di euro concesso alla famiglia Amato.

Stipendi statali bloccati fino al 2014

 Sta per entrare in vigore il decreto ministeriale per l’attuazione della legge sulla spending review che blocca i contratti dei dipendenti pubblici e le rispettive retribuzioni. Situazione ancora più dolorosa per la scuola, dove il blocco riguarda anche gli scatti di anzianità previsti per l’anno in corso.

► Pubblica Amministrazione, nelle scuole il maggior calo

Il decreto attuativo del ministero dell’Economia e delle Finanze non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma si tratta di attendere ancora pochi giorni perché diventi effettivo. Nel decreto si legge:

Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, alle procedure contrattuali e negoziali ricadenti negli anni 2013-2014 del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche. Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dall’anno 2011.

Oltre a questo nel decreto sono contenute anche le modalità di calcolo dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017:

Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014. Con riferimento al triennio contrattuale 2015-2017 l’indennità di vacanza contrattuale, calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia, è corrisposta a decorrere dal 2015.

► Nessuna stabilizzazione di massa per i precari delle P.A.

Spazio anche ai nuovi provvedimenti sugli scatti di anzianità del settore scuola: per il 2013 valgono le disposizioni contenute nel decreto 78 del 2010 che prevedevano per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola la non validità degli anni 2010, 2011, 2012 al fine della maturazione degli scatti di anzianità e relativi benefici monetari previsti.

In Italia arriva la Tobin Tax

 Ci siamo, alla fine la Tobin Tax verrà applicata anche in Italia. C’è chi esulta e chi, invece, piange, ma ormai il dado è tratto e da domani primo marzo saranno tassate molte delle società italiane quotate in Borsa.Al momento questa tassazione è applicata da Italia, Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Estonia e Slovacchia.

A cosa serve la Tobin Tax

L’inventore della Tobin Tax ha ricevuto anche un premio Nobel per questa sua idea, non tanto per la questione delle tasse ma per il fatto che i ricavi sarebbero dovuti essere impiegati per combattere la fame nel mondo. Forti dubbi che i ricavi che si otterranno in Italia andranno per questo nobile scopo.

Lo Stato prevede di raccogliere almeno un miliardo di euro entro la fine del 2013, ma gli analisti non sono d’accordo su questa stima. Sono infatti in molti coloro che credono che la Tobin Tax potrebbe rivelarsi un bel nulla di fatto per le casse dello Stato, in quanto quello che si guadagna da questa imposta sarà compensato da minori entrate derivanti dall’imposta sul capital gain.

A parte il dato prettamente economico, lo scopo ufficiale della Tobin Tax sarà quello di frenare le operazioni di High frequency trading.

Come funziona la Tobin Tax

La Tobin Tax sarà applicata a tutte le società italiane quotate in Borsa con una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro alla data del 30 novembre 2012.

Il costo sarà a carico dell’acquirente dei titoli, ovunque sia residente e a prescindere dal Paese di provenienza dell’ordine, con un‘aliquota pari allo 0,12% sul controvalore delle operazioni di giornata e solo per le operazioni che avranno un saldo positivo rispetto al giorno precedente.

La Tobin tax sui derivati

La tassazione sui derivati sarà effettiva a partire dal primo luglio 2013 con un’aliquota variabile in base al tipo di strumento derivato -acquistato o  venduto- e in base a diversi scaglioni sul valore.

Su quali operazioni non si applica la Tobin Tax

Oltre alle società quotate con capitalizzazioni inferiori ai 500 milioni di euro, la Tobin Tax non sarà applicata a fondi, Sicav, obbligazioni, Etf, Etc e valute (Forex) e sui trasferimenti di di proprietà per successione o donazione.

Elenco delle società sulle quali si applica la Tobin Tax
A2A
Acea
Amplifon
Ansaldo Sts
Atlantia
Autogrill
Autostrada Torino Milano
Azimut
Banca Carige
Banca Generali
Banca popolare dell’Emilia Romagna
Banca popolare di Milano
Banca popolare di Sondrio
Banco Popolare
Beni Stabili
Brembo
Brunello Cucinelli
Buzzi Unicem
Campari
Cattolica assicurazioni
Cir
Credem
Credito Bergamasco
Danieli & C risparmio
Danieli & C
De Longhi
Diasorin
Ei towers
Enel green power
Enel
Eni
Erg
Exor priv
Exor
Fiat industrial
Fiat
Finmeccanica
Fondiaria Sai
Gemina
Generali
Hera
Ima
Impregilo
Indesit
Interpump
Intesa San Paolo risparmio
Intesa San Paolo
Iren
Italcementi
Lottomatica
Luxottica
Mediaset
Mediobanca
Mediolanum
Milano assicurazioni
Mps
Parmalat
Piaggio
Pirelli
Prysmian
Rcs Mediagroup
Recordati
Saipem
Salvatore Ferragamo
Saras
Sias
Snam
Sorin
Telecom Italia risparmio
Telecom Italia
Tenaris
Terna
Tod’s
Ubi banca
Unicredit
Unipol

Apple paga 100 milioni di dollari per i Puffi

 Si è conclusa con un patteggiamento la causa intentata contro la Apple nel 2011 da cinque genitori californiani. I genitori in questione hanno portato in tribunale la casa di Cupertino a causa delle applicazioni freemium, ossia delle applicazioni scaricabili gratuitamente sull’iPhone e che non richiedono alcun inserimento di codici o pin per upgrade a pagamento.

► L’iPhone low cost esiste già?

La colpa di Apple è stata di non aver adeguatamente informato i consumatori i quali, in alcuni casi, si sono trovati addebitate anche alcune migliaia di dollari sui loro conto correnti. L’app che ha creato maggiori problemi è una delle più diffuse anche da noi, il gioco Smurfs’ Village (i Puffi). Questo gioco, infatti, è scaricabile gratuitamente ma gli ulteriori upgrade, come l’acquisto delle “puffbacche“, sono a pagamento.

I ragazzi le hanno comprate senza dover inserire il codice della carta di credito di mamma o papà che poi si sono trovate addebitate le operazioni.

La proposta di patteggiamento fatta da Cupertino -un rimborso delle spese in buoni da spendere nei negozi Apple, ma solo per importi superiori ai trenta dollari– ha convinto gli accusanti che hanno accettato le condizioni. Si è stimato che gli utenti coinvolti nell’affare siano oltre venti milioni e la chiusura della causa potrebbe costare ad Apple la bellezza di 100 milioni di dollari.

► Entro fine anno Google aprirà i suoi store reali

Ma on è così semplice ricevere il rimborso: Apple contatterà gli utenti coinvolti che dovranno dimostrare che l’acquisto è avvenuto incautamente ad opera di minori.

Lo scandalo Libor aumenta la crisi di Rbs

Nel 2012 Rbs, la Royal Bank of Scotland ha registrato perdite molto grandi. Alla base c’è lo scandalo Libor, con l’istituto di credito che ha manipolato il tasso e dovrà probabilmente risarcire i clienti che non sono stati informati delle operazioni.

Possibile class action per lo scandalo Libor

La banca è stata nazionalizzata per evitare il fallimento con lo Stato che ha una quota che supera l’80%. Nel 2012 Rbs ha accresciuto di tre volte le su perdite passando da 1,997 miliardi di Sterline a 5,97 miliardi di Sterline. In diminuzione anche il giro di affari con il bilancio negativo dovuto soprattutto agli accantonamenti straordinari.

Vendita non regolamentare di prodotti assicurativi per 450 milioni di Sterline e 650 milioni di Sterline per risarcire i clienti cui erano stati fatti dei contratti per prodotti derivati con poca trasparenza. Questi i due aspetti che hanno fatto emergere la crisi della banca. Rbs ha accettato di pagare 600 milioni di Dollari rispetto allo scandalo Libor in accordo con le autorità giudiziarie e ora sente il contraccolpo di questa operazione.

La solidità della banca, con riferimento alle nuove norme di Basilea III, vede un core Tier 1 del 7,7% con il minimo richiesto che è dell’8,5%. La banca sta organizzando la situazione per ottenere liquidità e salvarsi.

Per Schaeuble l’Italia rischia di contagiare l’Europa

La situazione politica che si è venuta a creare in Italia dopo le elezioni politiche, con l’ingovernabilità che non è facile da superare, fa preoccupare la Germania per la situazione economica. Secondo il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble c’è il rischio contagio Schaeuble si riferisce a quanto successo in Grecia e parla della crisi dell’Euro che non è ancora finita.

Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Il ministro delle Finanze della Germania ha detto: “L’Italia è ormai un caso grave, contagioso, infettivo per il futuro dell’Europa. I politici italiani devono sbrigarsi a formare un governo e a dare garanzie di continuità della politica pro-euro dell’esecutivo precedente, bisogna evitare un caso Grecia con un paese molto più grande della Grecia, quanto più in fretta a Roma creeranno una maggioranza tanto più in fretta la pericolosa incertezza sarà superata”.

Un commento duro e la richiesta di fare velocemente un governo, quindi. Per Schaeuble la situazione italiana mette a rischio l’economia europea e quindi bisogna sbrigarsi nel risolvere la situazione politica.

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Wolfgang Schaeuble ha detto: “Il risultato elettorale in Italia ha diffuso dubbi sui mercati sulla possibilità che un governo stabile a Roma possa essere formato. Tocca ora a chi è stato eletto in Italia formare un governo stabile, prima lo faranno e tanto più rapidamente l’incertezza sui mercati e politica verrà superata”.

In Germania c’è quindi preoccupazione per i risultati di Berlusconi e di Grillo e si chiede un governo, con gli aiuti che saranno sbloccati dopo che si avranno garanzie sulla stabilità, sulle riforme e sulla linea politica.