L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

L’Unione europea ha approvato un programma che dà un tetto ai bonus dei dirigenti delle banche. Il Parlamento, la Commissione e il Consiglio europei hanno trovato l’accordo per limitare i bonus ai manager degli istituti di credito. La retribuzione variabile dei dirigenti sarà uguale allo stipendio fisso o potrà essere aumentata a due volte con una maggioranza qualificata.

Visco interviene sul caso Mps

L’accordo raggiunto dalle istituzioni europee riguarda un pacchetto di regole finanziarie dove c’è anche questa regola sul tetto dei bonus per i dirigenti delle banche. Il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan ha portato avanti il programma e gestito gli accordi. Michael Noonan ha detto: “Questa riforma garantirà che in futuro le banche avranno un capitale sufficiente, sia in termini di qualità che quantità, per resistere a shock. In questo modo i contribuenti in tutta l’Europa saranno protetti”.

Il pacchetto di riforme finanziarie che è in discussione è chiamato Basilea III. L’accordo è stato trovato dopo otto ore di riunione ed entrerà in vigore il prossimo anno. La legge attuale sulla retribuzione variabile dei manager degli istituti di credito non prevede dei limiti e per il commissario Ue Michel Barnier ora ci sono tutti gli elementi e si può fare l’accordo.

È la prima volta che le regole dell’Ue prevedono un tetto agli stipendi dei banchieri. Per Othmar Karas, che è stato il capo dei negoziati nel Parlamento europeo, ora: “In sostanza dal 2014 le banche europee dovranno mettere da parte più soldi per rimanere stabili e si concentreranno sul loro core business, vale a dire finanziare l’economia reale, le piccole e medie imprese e posti di lavoro”.

Assunzioni Gucci

 Gucci è uno dei marchi che porta l’eccellenza italiana in giro per il mondo. Conosciuta a livello internazionale, la maison fiorentina è garanzia di alta qualità, gusto e stile. In novanta anni di attività la casa di moda fondata da Guccio Gucci p riuscita ad espandersi in tutto il mondo e, ad oggi, può contare su una rete distributiva di oltre 300 punti vendita in tutto il mondo.

Al momento l’azienda è alla ricerca di diversi profili professionali da inserire nell’organico delle sedi di Lombardia e Toscana, che saranno inseriti con stage e con diverse tipologie di contratti di lavoro. Vediamoli nel dettaglio.

Stage Italia

Corporate Communications (Scandicci – Fi)

Corporate Staff Functions  (Scandicci – Fi)

Merchandising Pelletteria e Scarpe Uomo  (Scandicci – Fi)

Merchandising Ready To Wear (Milano)

Tallent Manager (Scandicci – Fi)

Quality & After Sales Managment (Firenze)

Lavoro Gucci Italia 

Control Corporate & Industrial Activities (Scandicci – Fi)

Mis Controller (Scandicci – Fi)

Buyer MRTW  (Milano)

Store Applications Program Analyst (Scandicci – Fi)

Per maggiori informazioni sui requisiti richiesti per partecipare alle selezioni di Gucci si rimanda alla pagina carriere del sito del gruppo, ove è anche possibile inviare la propria candidatura attraverso l’apposito form.

MyChef seleziona personale

 MyChef è una giovane azienda, nata nel 1991, che è riuscita in pochi anni a conquistare un‘importante fetta di mercato nel mondo della ristorazione di tutta Europa. Presente negli aeroporti di Milano e Roma, MyChef opera attraverso diversi brand -come MyKeby, QuiSushi, Pasta Chef, My Market, Gran Cafè, La piadineria, Briciole, Pizza Chef- per un totale di 140 punti vendita e 30 milioni di clienti.

Al momento MyChef è alla ricerca di Operatori di Ristorazione da impiegare nel suo organico presso le sedi di Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio.

I requisiti richiesti per partecipare alle selezioni di Operatori di Ristorazione di MyChef sono il possesso di un diploma alberghiero, esperienza, anche breve, nel settore e disponibilità a lavorare su turni h24.

Ai selezionati si offre contratto a tempo determinato part-time.

Chi desidera candidarsi alle selezioni per Operatori di Ristorazione può inviare il proprio curriculum vitae attraverso l’apposito form presente alla pagina posizioni aperte del gruppo.

La crisi ha colpito anche i redditi dei parlamentari

 Silvio Berlusconi si conferma comunque il leader politico italiano più ricco di sempre, anche se le sue entrate sono diminuite di circa 13 milioni di euro rispetto al 2011. Dopo di lui, nella classifica dei Paperoni della politica Mario Monti, ma con una dichiarazione dei redditi che è di circa un trentesimo rispetto a quella del Cavaliere.

► La Germania chiede di non votare Berlusconi

Sono questi i primi dati che emergono dalla lettura delle dichiarazioni dei redditi 2012, relativa, quindi, al periodo d’imposta 2011, di tutti i senatori e dei componenti del Governo diffusa oggi da palazzo Madama.

Berlusconi, quindi, si piazza primo con oltre 35 milioni di euro dichiarati -sui quali ha pagato 15 milioni 227mila euro di Irpef- seguito dal misero milione di Mario Monti (in calo di circa 400 mila euro a causa della gestione patrimoniale della Deutsche Bank). Chiude il podio dei Paperoni della politica Walter Veltroni con 235 mila euro dichiarati nel 2012.

► Mediobanca calcola il costo delle promesse elettorali

Di seguito il dettaglio dei redditi dei politici italiani

1. Silvio Berlusconi 35.439.981
2. Mario Monti 1.092.068
3. Walter Veltroni 235.063
4. Renato Schifani 222.547
5. Angelino Alfano 189.428
6. Antonio Di Pietro 174.864
5. Ignazio La Russa 166.133
7. Massimo D’Alema 164.870
8. Roberto Maroni 162.164
9. Umberto Bosso 161.542
10. Giorgia Meloni 160.940
11. Gianfranco Fini 157.549
12. Lorenzo Cesa 148.310
13. Enrico Letta 141.697
14. Pierluigi Bersani 137.973
15. Italo Bocchino 125.592
16. Pierferdinando Casini 116.074

 

Giorgio Squinzi chiede azioni forti al nuovo governo e boccia Grillo

 Un governo forte e subito. Questa è la richiesta di Giorgio Squinzi alle forze politiche che formeranno il nuovo esecutivo. Il paese non può assolutamente rimanere in una situazione di stallo che metterebbe a dura prova la resistenza dei nostri mercati agli attacchi speculativi di quelli internazionali.

► Ultimatum di Squinzi ai politici: ora servono i fatti

Giorgio Squinzi lancia un accorato appello ai vincitori delle elezioni, anche se definirli tali è improprio: un governo forte e stabile che ponga la crescita come priorità del paese. A tale scopo servono

forti interventi sul cuneo fiscale e sull’abolizione progressiva dell’Irap, in seguito saranno necessarie riforme profonde sul fisco e sulla revisione del titolo quinto della Costituzione.

Interventi, questi, che si pongono come unico mezzo di salvataggio dell’economia italiana, altrimenti destinata al declino, secondo gli obiettivi fissati da Confindustria: crescita del 2% annuo, riduzione del rapporto debito/pil al 100% e crescita del peso del manifatturiero al 20% del pil.

Le potenzialità per farlo ci sono ma è il nuovo governo che deve fare tutto il possibile perché queste si possano trasformare in realtà, con interventi decisi e coraggiosi che devono essere fatti subito, non oltre i primi cento giorni di vita del nuovo esecutivo.

► Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Squinzi auspica una grande coalizione alla guida dell’esecutivo composta da Pd, Pdl e Monti. Chiusura totale a Grillo e alla sua politica:

Se applicassimo il programma di Grillo l’industria italiana sarebbe finita. Diventeremmo un Paese tra l’agreste e il bucolico. Grillo vuole bloccare le infrastrutture, noi pensiamo che si debba colmare un grave ritardo infrastrutturale.

Mario Draghi su occupazione e euro

 Nel suo discorso tenuto all‘Accademia Cattolica di Monaco di Baviera il presidente della BCE Mario Draghi ha voluto lanciare un chiaro segnale ai paesi dell’Unione Europea, in un momento politico particolare come quello del post elezioni in Italia che ha riaperto delle questioni mai risolte in seno alla Banca Centrale e all’Unione.Draghi si è schierato in difesa della moneta unica come solo mezzo di stabilità per l’economia dei paesi dell’Unione Europea. Ma è necessario che i paesi che hanno deciso di aderirvi si prendano le giuste responsabilità per far sì che l’euro possa davvero assolvere al suo compito non lasciando alla Banca Centrale il compito, che non potrà mai essere di sua competenza, di portare avanti le riforme strutturali dei singoli paesi.

Quello che la BCE può fare, ora che i paesi con i maggiori problemi hanno ricevuto gli aiuti, è impegnarsi a mantenere stabili i prezzi, come prevede il suo mandato, ma poi l’iniziativa di risanamento deve partire dall’interno dei singoli paesi, che non possono fermarsi agli obiettivi raggiunti fino ad ora.

Anche se i costi sociali delle riforme di questo periodo sono stati molto alti, non ci si può fermare adesso: la disoccupazione è ancora molto alta in molti paesi dell’Eurozona e il presidente ha invitato i paesi ad

attuare riforme fondamentali che spingano il potenziale delle loro economie. La disoccupazione è una tragedia che spreca la vitalità dei lavoratori, impedisce alle persone di avere un ruolo attivo nella società e crea una sensazione di senza speranze, che è frustrante per i giovani.

Non si può sottovalutare il problema della disoccupazione che in Europa colpisce circa 19 milioni di persone, l’equivalente della popolazione dell’Olanda.

 

 

Ryanair fa ricorso contro l’Antitrust dell’Unione Europea

 Questa mattina l’Antitrus dell’Unione Europea ha deciso porre il divieto all’acquisizione da parte della Ryan Air dell’altra compagnia aerea irlandese, la Aer Lingus.

La motivazione è molto semplice: le due compagnie interessate alla transazione hanno entrambe base l’Irlanda e sono le principali a servire il paese. La loro unione, quindi, potrebbe portare ad una situazione di monopolio da parte della Ryan Air o di una sua posizione dominante.

Niente più concorrenza sui 46 collegamenti aerei del paese a tutto discapito dei consumatori (circa 11 milioni all’anno che si servono di queste tratte) che vedrebbero lievitare le tariffe. Ma la Ryan Air non ci sta alla decisione dell’Unione Europe e ha deciso che farà ricorso alla Corte di giustizia europea, perché questa decisione non sarebbe stata dettata da motivi economici ma da motivi politici: è intento dell’Ue, secondo la compagnia low cost, quello di bloccare l’acquisizione di una connazionale.

Oltre a ciò, fanno sapere dalla Ryan Air, l’Ue starebbe tutelando il governo irlandese che detiene il 25% di Air Lingus. Queste le parole di Robin Kiely, responsabile comunicazione della società:

Ci dispiace che questo divieto sia chiaramente motivato da interessi politici piuttosto piccoli dalle preoccupazioni circa la concorrenza e crediamo di avere forti motivi di ricorso per annullare il divieto di politica.

Cessione di La7 in via di ufficializzazione

 La vicenda della cessione di La7 sembra essere giunta ad un punto di svolta. Infatti, in serata, si dovrebbe concludere il cda di Telecom che ufficializza la cessione dell’emittente televisiva all’imprenditore Urbano Cairo, patron di Cairo Editore.

► Umberto Cairo e le difficoltà del risanamento di LA7

Si tratta di una conclusione che arriva dopo un lungo periodo di trattative che hanno coinvolto, oltre a Cairo, il fondo Clessidra di Claudio Sposito e Diego Della Valle, anche se quest’ultimo è arrivato troppo tardi per poter essere preso in considerazione.

 

L’accordo per la cessione di La/ ad Urbano Cairo dovrebbe prevedere una dotazione di 95 milioni di euro, dei quali 88 relativi alla gestione industriale e 7 a costi per i dipendenti. Telecom rinuncia  ai 63 milioni di crediti che può vantare verso la controllata TiMedia relativi a La7.

L’accordo prevede che i Multiplex rimangano di proprietà di TiMedia ma che il loro affitto sia abbassato e che i contratti pubblicitari rimangano tali almeno fino al 2019. Alla fine a Telecom potrebbe non rimanere nulla in tasca nonostante fosse stato preventivato un guadagno di circa  450 milioni dall’operazione di cessione.

► Della Valle non conquista Bernabè

Se l’accordo passerà il cda, comunque, ci sarà ancora da aspettare in quanto, dovrà prima passare al vaglio di Antitrust e Agcom.

 

 

Mancati pagamenti delle imprese italiane a quota 40 miliardi di euro

 Il Pil continua a scendere e la produzione industriale cala. A questo si aggiungono previsioni per il futuro tutt’altro che rosee. La conseguenza di questi fattori è che le imprese, in modo particolare quelle più piccole, non riescono a far fronte ai pagamenti, mettendo così nelle stesse difficoltà le imprese creditrici.

► Italia, il 70% delle imprese ha problemi di liquidità

Secondo quanto osservato dal rapporto di Euler Hermes Italia (gruppo Allianz) nel 2012 sono oltre 3 milioni le aziende che soffrono di problemi di liquidità per i debiti non onorati. Il rapporto analizza la situazione del debito delle imprese secondo due parametri: la frequenza e la severità.

La frequenza dei debiti non pagati nel mercato interno è aumentata del 15% rispetto al 2012, mentre la severità (termine con il quale si indica l’ammontare dei debiti non pagati) è scesa del 3% rispetto allo scorso anno. Va notato, però, che la situazione è esattamente all’opposto se si analizzano le aziende che operano all’estero: in questo caso la frequenza è scesa del 3% ma la severità è aumentata del 16%.

► Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

I settori che soffrono di più per i mancati pagamenti sono quello dell’alimentare penalizzato dall’aumento dei costi di produzione e dall’inefficienza della catena distributiva, quello dei trasporti, sul quale incide il costante aumento del prezzo dei carburanti, e quello delle automobili, che soffrono il calo della domanda. Si salva solo il sistema casa grazie alla spinta dei prodotti high-tech.

Confermata l’emissione dei Monti Bond entro il primo marzo

 Questa mattina Bloomberg riportava la notizia, anche se sotto forma di indiscrezione, che il governo tecnico, ormai ai suoi atti conclusivi, avrebbe voluto rimandare l’emissione dei Monti Bond al nuovo esecutivo, facendo così slittare l’emissione a data da destinarsi.

Pochi minuti fa è arrivata la notizia, questa volta da parte dell’Ansa, che smentisce l’indiscrezione del mattino e conferma che la sottoscrizione dei titoli da parte del Tesoro dei Monti bond avverrà come deciso in precedenza, al massimo entro venerdì mattina.

► Pronti al via i Monti Bond per MPS

Si tratta di un’operazione sostanziosa da parte dello Stato che dovrà sottoscrivere obbligazioni speciali per un importo di 3,9 miliardi, di cui 1,9 per riscattare e sostituire i vecchi Tremonti bond e i restanti 2 miliardi come emissione aggiuntiva. Un esborso non indifferente,ma che si pone come una parte del percorso obbligato dell’Italia verso il raggiungimento delle soglie patrimoniali fissate dall’Eba.

Sempre riguardo alla questione dei Monti bond è arrivata anche la notizia che non sarà sospesa l’ordinanza con la quale il Tar ha dato l’ok ai Monti bond. La decisione è stata presa dal Consiglio di Stato con un decreto monocratico sollecitato dal Codacons, in quanto:

Da un primo esame non appaiono sussistere presupposti per il rilascio della richiesta misura cautelare provvisoria presidenziale rispetto all’attività amministrativa dispiegata, che forma l’oggetto del processo.