Renault guadagnerà di più producendo in Francia

 Il settore automobilistico è sicuramente uno dei più in difficoltà nel nostro paese e in Europa anche se ci sono delle aziende che sopravvivono senza vivacchiare alla crisi delle vendite che si traduce in un rallentamento della produzione. In altri casi, le aziende chiedono allo stato di avere degli sconti per aumentare la competitività e resistere alla crisi.

 Crollo mercato auto dell’Ue: si scende ai livelli del 1993

Hollande, partecipando da presidente alla sua prima riunione europea, ha chiesto all’UE di adottare una politica monetaria comune per ridonare vigore alle aziende nostrane, visto che, almeno in Francia, la situazione economica non è delle migliori.

 La proposta anti-crisi di Hollande

Intanto le singole aziende francesi vanno autonomamente alla ricerca di una soluzione e sembra che sia arrivata ad un punto l’indagine della Renault.

Per aumentare i livelli di produzione automobilistica, il noto marchio francese pensa ad incentivare i CEO disponendo dei bonus annuali maggiori a condizione che sia elevata la produzione in Francia. Se non si raggiungono gli obiettivi, allora, non ci saranno i dividendi. Parliamo sempre di cifre molto interessanti: circa 480 mila euro all’anno fino al 2016.

A che prezzo i CEO dovranno operare in Francia? Al prezzo dei negoziati da intrattenere con i sindacati che stanno imbrigliando la questione della flessibilità lavorativa, costringendo per certi versi le fabbriche a non chiudere i siti anche se non più produttivi.

La soluzione Renault, comunque, potrebbe piacere agli investitori che si troverebbero davanti un management più motivato, con risultati garantiti a livello produttivo e un miglior andamento del titolo.

Se l’inquilino ha il reddito basso, scatta il bonus fiscale

 Ci sono delle agevolazioni fiscali anche per coloro che non avendo la possibilità di optare per la cedolare secca, si affidano al canone libero. Tutte le agevolazioni di cui stiamo per parlare sono condizionate al reddito dichiarato ai fini IRPEF dai cittadini, includendo anche i redditi dei fabbricati assoggettati alla cedolare secca.

 Annuario del contribuente sottoposto a revisione

A chi spetta la detrazione? Il bonus vale soltanto se ad essere affittata è la dimora principale del proprietario o una parte di esso e se si rispettano alcune categorie contrattuali. Quindi se una casa è stata affittata secondo un contratto definito dalla legge numero 431 del 1998 e il reddito dell’affittuario non supera i 15.493,71 euro, lo sconto sull’IRPEF è di 300 euro che scendono a 150 se il reddito dichiarato e compreso tra 15.493,71 e 30.987,41 euro.

Fermo restando questi range di reddito, si possono ottenere sconti maggiori, rispettivamente di 495,30 e 247,90 euro se il contratto è convenzionale, cioè scritto rispettando l’articolo 2 comma 3 della legge numero 431 del 1998.

 L’epilogo della cedolare secca

Se poi a chiedere lo sconto sono i giovani tra 20 e 30 anni con un reddito basso, che vivono in una casa diversa da quella dei genitori, allora lo sconto arriva anche a 991,60 euro, ma deve essere sempre stipulato un contratto secondo la legge 431/98. Una detrazione analoga a quella degli studenti fuori sede, vale per i lavoratori dipendenti fuori sede che trasferiscono permanentemente la loro residenza in un’altra Regione o in un comune che dista almeno 100 chilometri da quello di provenienza.

A Portofino si paga l’IMU più alta d’Italia

 Se parliamo di tasse, dobbiamo necessariamente fare delle differenze da Regione a Regione, da città a città. Basta considerare che la normativa fiscale lascia ampio spazio all’iniziativa degli enti local che possono trovarsi per le mani l’opportunità di battere cassa e non mancano l’appuntamento.

► Le indicazioni fiscali dell’Ocse per l’Italia

E’ il caso, ad esempio, dell’IMU, reintrodotta dal Governo Monti e modificata nel corso dell’anno, riguardo le aliquote e la destinazione dei soldi. Sembra infatti che il legislatore abbia in mente di dare più potere alle amministrazioni locali, ai comuni, garantendo loro introiti più elevati dall’IMU.

 Soddisfano le entrate avute dall’IMU

Intanto, i comuni, tra acconto e saldo, hanno potuto incrementare l’aliquota e quasi tutti ne hanno approfittato. Non stupisce allora che nei dati che ha reso noti il Ministero delle Finanze, ci siano quelli relativi all’IMU e si noti una differenza molto consistente tra alcuni comuni. I dati del MEF sono divisi con riferimento ai versamenti fatti per la prima casa e ai versamenti compiuti per le altre tipologie di immobili.

Si può abolire o rimborsare l’IMU?

Rispetto alla prima casa, all’abitazione principale, si scopre che il comune più caro d’Italia è sicuramente Portofino dove, mediamente, i cittadini hanno versato 1.030 euro. Sul versante opposto, il comune italiano in cui si paga meno IMU è Zerfaliu in Sardegna, qui i cittadini hanno versato soltanto 16,14 euro l’uno.

L’importo medio pagato nella Capitale si posiziona a metà strada, circa 537 euro, mentre più contenuta è l’imposta municipale pagata a Milano, 292 euro. I rapporti s’invertono se si parla di IMU per altre tipologie d’immobili.

Per i cittadini MPS è stata colpita dalla politica

 L’andamento di un titolo in borsa dipende sicuramente dalle vicende interne all’azienda, all’istituto di credito e via dicendo, ma è legata anche molto alle percezioni degli investitori. Dopo la pratica adottata da molti di condividere il debito grazie all’emanazione delle obbligazioni, tra gli investitori ci sono anche tantissimi “cittadini comuni” con il pallino del trading online.

Nel caso MPS è stato interrogato Baldassarri

Per questo è giustificata ed interessante la ricerca condotta da Voices From the Blogs, cioè l’Osservatorio sui social media dell’Università statale di Milano, sul caso del Monte dei Paschi di Siena.

 Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Il sondaggio è partito dall’analisi di ben 63 mila tweet postati dagli utenti per commentare il caso dell’istituto di credito senese. Le conclusioni che si possono elaborare sono numerose ma una, in particolare, assume importanza rispetto all’andamento degli investimenti e risponde alla domanda: chi ha causato il disastro MPS?

 Bankitalia e il prestito segreto a MPS

In pratica dall’analisi dei tweet pubblicati si è cercato di capire a chi attribuiscono la colpa della crisi della banca, i cittadini. La risposta non è scontata nel senso che la responsabilità dell’accaduto non sembra essere tutta sulla testa dei banchieri ma sembra invece che sia nelle mani della classe politica che ne fa le spese anche in termini di “immagine”.

Quello che colpisce maggiormente nella vicenda, quindi, è “la faccia tosta dei politici”, e “cacciarli” sarebbe l’unica soluzione proposta dai cinguettatori.

Nel caso MPS è stato interrogato Baldassarri

 Il caso MPS, secondo molti esperti del mondo finanziario, è stato soltanto la punta dell’iceberg del malcostume del nostro management. Eppure sentiremo parlare ancora per parecchio del tempo dell’istituto di credito senese, visto che sono in corso degli interrogatori molto importanti.

Uno degli ultimi in ordine cronologico è stato quello dell’ex capo dell’area finanza della banca, Gianluca Baldassarri, sentito dal Gip di Milano nel carcere di San Vittore a poche ore dall’interrogatorio di Giuseppe Mussari a Siena. Quest’ultimo, nel capoluogo toscano, era stato accolto dalle proteste della popolazione, che gli hanno lanciato addirittura delle monetine.

 Per i cittadini MPS è stata colpita dalla politica

Dopo l’interrogatorio, per Gianluca Baldassarri, il Gip ha chiesto la convalida del fermo e poi anche la custodia cautelare perché si teme una una fuga dell’interessato e il possibile inquinamento delle prove a suo carico. Anzi, il Gip di Milano, sentiti i colleghi di Siena, ha messo nero su bianco alcuni atteggiamenti di Baldassarri che ne confermano la malafede: l’aver nascosto la cassaforte dell’ex direttore generale di MPS, il contratto con l’operazione Alexandria e la banca giapponese Nomura cercando di ostacolare la vigilanza di Bankitalia, il tentativo di pilotare più testi e smobilitare titoli.

 Bankitalia e il prestito segreto a MPS

Baldassarri si è difeso da queste accuse dicendo che non c’era alcun contratto nascosto, ma tutt’al più conservato in cassaforte e ha dichiarato anche di aver messo sempre al corrente i manager dell’acquisizione dei titoli, come vuole la prassi.

La situazione di MPS si complica così come le condizioni del titolo in Borsa. Si aspetta con fiducia il resoconto della settimana di contrattazioni.

La recessione dell’Italia non deve sorprendere

 Chi investe in opzioni binarie deve tenere in considerazione anche le opinioni dei partecipanti agli eventi di portata sovranazionale che illustrano quel che dell’Italia si dice in giro. In particolare, in questa settimana, è stata molto importante la dichiarazione del Ministro dell’Economia (uscente) Vittorio Grilli che ha partecipato al G20 di Mosca.

 L’inchiesta su Orsi e le caratteristiche di Finmeccanica

Nel meeting europeo, non si è parlato soltanto dell’Italia anche perché la crisi, ormai, si può dire che sia estesa a numerosi paesi. E’ vero che c’è chi come l’Irlanda, si è riuscita a salvare, ma è anche vero che permangono situazioni difficili come il Portogallo, la Grecia, la Spagna e il nostro paese.

 Grilli su Finmeccanica e sulla ripresa italiana

Gli ultimi dati sul PIL confermano la situazione critica ed alimentano le preoccupazioni di quanti speravano di vedere la luce in fondo al tunnel già dalla seconda metà del 2013. Per il momento questa scadenza non è stata ancora compromessa ma la situazione si fa più complessa.

 Continua a diminuire il Pil italiano

Dopo l’andamento dei PIL dei paesi dell’Eurozona e dell’UE in totale, l’altro argomento caldo al G20 è stata la guerra delle valute che sta ossessionando molte nazioni che chiedono alla BCE una nuova politica deflattiva per restare competitive sul mercato internazionale.

 

Il governatore della Banca d’Italia che ha partecipato al G20 ha ribadito che è stato raggiunto un punto di vista comune sull’argomento: la guerra delle valute non esiste.

Commerzbank in crisi, un 2012 disastroso

 Non è tutto oro quel che luccica, anche se si parla di realtà tedesche e anche se la protagonista della vicenda è la seconda banca della Germania. Il 2012 di Commerzbank, infatti, si è chiuso con un crollo incredibile degli utili che ha falciato anche il risultato operativo di questo istituto di credito semipubblico.

 Test per la moneta unica

A parlare, sotto la pressione dei media che vogliono vederci chiaro, è stato il presidente Martin Blessing che pur avendo rinunciato al suo bonus, non ha potuto schivare le critiche, visto che un ritorno economico, nonostante la crisi l’ha avuto raddoppiandosi lo stipendio.

Poi, alle cattive performance della CommerzBank si sono aggiunti i risultati deludenti del PIL e questo ha determinato un aumento della tensione finanziaria intorno alla Germania. L’istituto tedesco, adesso, dovrà necessariamente affrontare un piano di ristrutturazione che comporta l’intervento dello Stato, visto che dopo l’avvio della crisi nel 2008-2009, la banca fu salvata con il contributo statale.

 Germania tra PIL e guerra delle valute

Nel 2012, per restare in tema, gli utili di Commerzbank sono scesi a sei milioni di euro ed è un risultato catastrofico se si fa un confronto con il passato prossimo, quando gli utili andavano oltre i 600 milioni di euro. Oggi la situazione è aggravata dalle pessime prospettive dell’Eurozona. Il non pagamento delle cedole degli azionisti, è soltanto il primo passo verso la ristrutturazione.

 

 

Il valore delle case italiane in picchiata

 Sembra che i report sul mercato immobiliare siano ormai il risultato di un copia e incolla spudorato, nel senso che restano sempre uguali, nei termini ma non nei numeri. In sostanza il valore delle case e il volume delle compravendite è sempre in calo, dall’inizio della crisi ad oggi.

 La Chiesa al centro del dibattito e del mercato

Una recente indagine ha rilevato che nel 2012 il prezzi delle case sono diminuiti del 12% e a questa flessione c’è da aggiungere un calo del 17 per cento circa delle compravendite. Alla fine dei conti, se volessimo riassumere, il calo dei prezzi delle abitazioni è stato del 25 per cento.

 Idealista cerca i migliori mutui per la ristrutturazione

Le diminuzioni maggiori si sono registrate e Perugia mentre, sul versante opposto, sembra inamovibile dalla sua salda posizione di comando, la città di Taranto. Questa situazione può migliorare, il cambiamento è possibile, ma in termini temporali sarà necessario attendere la seconda metà del 2013 e in termini economici sarà necessario recuperare la stabilità politica persa dopo le dimissioni di Monti.

 A Milano s’investe meglio che nel resto d’Italia

Tutti questi dati emergono dall’ultimo rapporto della Fiaip, la Federazione degli agenti immobiliari che ha rilevato, per essere più precisi che in apertura, un calo dell’11,98 per cento del prezzo delle abitazioni e una flessione del 17,22 per cento del numero delle compravendite.

I prezzi, invece, sommando le flessioni degli ultimi cinque anni, sono calati dal 20 al 25 per cento.

Scalare un’azienda per vendetta si può

 La scalata ad un’azienda, qualche volta, può essere anche il frutto di una serie di antipatie e rancori personali, covati negli anni e venuti allo scoperto nel momento più profittevole. Rileggendo l’epopea di Herbalife in borsa in queste ultime settimane, potremmo considerarlo un riassunto efficace della situazione.

 Borse tirate in basso dai dati sul PIL

I protagonisti della vicenda, fondamentalmente, sono due: Carl Icahn e Bill Ackman entrambi scalatori di successo nel mondo della finanza. Carl Icahn, forse, è più popolare del suo rivale, visto che a lui si è ispirato il protagonista del film Wall Street, Gordon Gekko.

In questa storia Icahn ha avuto la peggio perché sta rischiando davvero il KO dopo che Bill Ackman con una serie di accuse pubbliche, ha deciso di passare operativamente a contrattacco. Alla radice dello scontro il possesso dei titoli Herbalife, quotati sul mercato americano.

 Apple cede nel giorno in cui cresce Wall Street

Bill Ackman ha deciso di vendere allo scoperto a Wall Street un miliardo di azioni di Herbalife, accusando l’azienda di essere soltanto una “catena di sant’Antonio”. Non è certo l’etica ad aver ispirato il gesto, né la contrarietà recondita rispetto ai prodotti dietetici. Piuttosto è l’ostilità verso Icahn che da parte sua ha reagito comprando il 13% delle azioni di questa società.

Una scalata per vendetta che non impedirà alla Sec di vedere chiaro nel business di Herbalife.