L’UE vuole tassare il calciomercato

 Il rating dell’Europa potrebbe crescere se le intenzioni, sul fronte fiscale, fossero effettivamente rispettate. L’UE, infatti, proprio nel momento in cui si conclude il mercato di riparazione per i team calcistici, ha deciso di affrontare il tema del calcio mercato.

► L’IRAP milionaria sul calciomercato

Introdurre una tassa di questo tipo potrebbe avere due effetti: uno positivo sulla credibilità del Vecchio Continente e uno negativo sulle finanze delle diverse squadre che, qualora fossero anche quotate in borsa, potrebbero vedere il loro titolo perdere quota.

► Atteso il tonfo in borsa dell’AS Roma

In sostanza sono stati i consulenti coinvolti nella Commissione europea a proporre una tassa che rimetta in equilibrio i rapporti finanziari tra i diversi club in Europa. Un sistema che richiama alla memoria il funzionamento dell’NBA ma che, in fin dei conti, ha più di un obiettivo.

► Anche in crisi il mercato del calcio frutta alle squadre

Per esempio un goal non marginale è quello della valorizzazione dei vivai delle squadre. Come funzionerebbe infatti la tassazione? Il passaggio di un giocatore da una squadra all’altra vale milioni di euro. Su questo scambio è introdotta l’imposta e il ricavato viene redistribuito tra le squadre.

► Calciatori meno tassati in Italia

Il meccanismo non è stato definito nei dettagli alla stampa ma è tutto spiegato in un documento che sta completando la società di consulenza Kea European Affairs. Di certo c’è che questo business muove più di 3 miliardi di euro l’anno.

La ripresa c’è ma solo in Germania

 Gli analisti internazionali sono concentrati sulla situazione europea perché dall’equilibrio del Vecchio Continente, in un’epoca in cui tutti i mercati sono intimamente legati, dipende anche la stabilità degli Stati Uniti e del settore asiatico.

La crisi nella zona Euro non è finita, ce lo sentiamo ripetere da più fronti, ma nessuno smette di cercare gli indizi che dimostrino qualche barlume di ripresa. Così, nel blog Free Exchange del The Economist, apprendiamo che nel Vecchio Continente la ripresa è iniziata, ma è visibile soltanto in Germania, mentre dobbiamo restare in allerta per quel che sta succedendo in Francia.

Il rallentamento della Germania è finito

In pratica in tutta l’Europa continua la contrazione del PIL ma ad un ritmo inferiore al previsto e l’attività in Germania, al contrario, ha trovato modo di espandersi nel primo mese dell’anno. L’altro pezzo forte dell’UE è la Francia, dove il presidente neoeletto ha trovato coraggio di dire la sua all’Europa. La proposta anti-crisi di Hollande, però, ha fatto un po’ irritare la Germania che ha cercato di mettere sotto il tappeto il problema dei suoi vicini.

In pratica i tassi sui titoli francesi salgono quando i mercati vanno verso la soglia risk-on e siccome questo accade per la Francia, ma non per la Germania, il primo dei due paese è automaticamente relegato nella posizione di “paese periferico”.

L’UE teme le elezioni del Belpaese

 E’ tempo di Carnevale, ma soprattutto, per l’Italia, è tempo di votare. Nelle prossime due settimane, la campagna elettorale entrerà nel vivo e ci sarà la possibilità di scoprire se la tanto agognata stabilità per il paese è in dirittura d’arrivo. L’Europa sembra molto preoccupata dell’esito delle urne e la volatilità dei mercati restituisce questa preoccupazione.

 Su Piazza Affari pesa la politica

Tra meno di venti giorni si vota e le elezioni sembrano aver messo la palla al piede di Piazza Affari che, da sola, era già stata appesantita dall’affare Monte dei Paschi di Siena. La politica, quindi, rappresenta “soltanto” un ulteriore carico per i listini.

 A sorpresa il rimbalzo di MPS a piazza Affari

Il timore più grande si lega al nome di Silvio Berlusconi, ritenuto a livello europeo un ostacolo allo sviluppo delle politiche di austerità e alle riforme strutturali che sono necessarie per oltrepassare la crisi del debito. Intanto, in America, la politica non riesce a tenere lontani i cattivi pensieri delle agenzie di rating.

Obama vuole 5 miliardi di dollari da Standard&Poor’s, mentre un’altra agenzia, Fitch, minaccia Wall Street di tagliare il rating USA se non verranno messi a posto i conti pubblici. L’unica borsa che quindi resta in territorio positivo è quella asiatica dove sorprende il balzo in avanti del mercato di Tokyo che guadagna il 3,8 per cento.

Il calendario ForEX del 7 febbraio

 Il mercato valutario odierno sarà molto ricco di appuntamenti che vanno ad incidere sulle quotazioni del dollaro, dell’euro e della maggior parte delle valute importanti sullo scacchiere internazionale.

I market mover, come si chiamano in gergo, sono numerosi ed interessanti ma per l’area euro contano soprattutto le mosse della Banca Centrale Europea e della Bank of England che devono decidere in merito ai tassi d’interesse da applicare nelle aree di riferimento.

S’inizia comunque il giro dall’Australia dove il governo è chiamato a pubblicare i dati sull’occupazione nel paese e ci dovrebbe essere una lettura dei dati in aumento. A gennaio, infatti, 5,8 mila persone hanno trovato una nuova occupazione e il tasso di disoccupazione è contestualmente calato dal 5,5 al 5,4 per cento. La valuta è data in rialzo.

 Mercato valutario e pubblicazioni odierne

Sul fronte europeo sarà molto interessante anche conoscere quel che ha in mente la Svizzera che deve rendere note le riserve di valuta straniera detenute nei suoi forzieri. In più il tasso di cambio tra euro e franco svizzero è sempre di moda.

Nel Regno Unito, come anticipato in precedenza, la BoE deve esplicitare la sua strategia riguardo tassi d’interesse e programma di acquisti ma nonostante il fermento, si pensa che tutto resterà invariato.

► L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

Grande attesa anche per il discorso di Draghi chiamato a dare la posizione ufficiale della BCE rispetto alla guerra valutaria in atto.

► Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

Mutuo a rata costante della BPA

 La Banca Popolare di Aprilia, nota per la varietà dei prodotti creditizi offerti, nel suo carnet di mutui e prestiti mette a disposizione dei clienti anche un mutuo a rata costante. Uno di quei finanziamenti dove di certo c’è soltanto l’importo del rimborso mensile mentre variano il tasso d’interesse applicato e con esso la durata del piano d’ammortamento.

►  BPA Mutuo Casa a tasso misto

Una soluzione interessante, soprattutto nel breve periodo, per coloro che hanno la necessità di approfittare della bontà dei tassi variabili ma senza subire le oscillazioni caratteristiche di questo prodotto. Soprattutto in questo momento che si prende atto dell’inversione di tendenza per l’Euribor che, dopo 14 mesi di ribassi ha ripreso a salire.

►  Il mutuo a tasso fisso della BPA

Il mutuo a rata costante della Banca Popolare di Aprilia può essere finalizzato all’acquisto dell’immobile, alla costruzione e alla ristrutturazione ma il loan to value non deve andare oltre l’80 per cento del valore dell’immobile e il piano d’ammortamento non può essere calcolato, inizialmente, come superiore ai 20 anni.

►  BPA Mutuo Casa a tasso variabile

Andando ad approfondire la questione del tasso d’interesse applicato per il finanziamento si scopre che il risparmio è maggiore se al mutuo si associa anche una polizza. Per cui il TAEG per i mutui senza polizza è del 6,034% per i mutui a 15 anni e del 6,002 per i mutui a 20 anni. Poi scende al 6,040 e al 6,060 per i mutui con polizza abbinata.

 

Calo prezzo affitti

 Ecco una buona notizia. I canoni di locazione in italia hanno fatto segnare una diminuzione media di prezzo del 3,3% nel 2012, nonché un’accelerazione della caduta nella seconda parte dell’anno.

Le flessioni più consistenti sono state riscontrate nei grandi mercati, con Roma che conduce la graduatoria dei ribassi (la seguono a ruota Milano e Napoli).

E’ questo il panorama attuale, reso noto da un portale immobiliare specializzato, il quale ha monitorato l’andamento dei prezzi di 20.429 immobili nelle principali città italiane presenti nel database del portale nel corso del periodo di analisi: periodo che va da luglio 2012-a gennaio 2013.

Tendenza al ribasso

Il rapporto illustra un evidente trend al ribasso diffusosi più o meno in tutti i grandi centri, eccezion fatta per Torino. Il capoluogo piemontese pare risentire meno del comportamento pazzo dei valori sperimentato da altre città durante il periodo di boom.

Torino, infatti, segna un più 2,9% su base annua a 8,3 euro/m2 mensili, tenendo assai meglio della media nazionale

La discesa appare più elevata nelle grandi città. In esse i prezzi sono soggetti a ondate di euforia quando le cose vanno bene, ma si cade molto rapidamente quando invece l’economia mostra segni di cedimento.

Cali principali

Roma: -8,8%, a 14 euro/m 2;

Milano: -6,1%; 14,7 euro/m2 al mese;

Genova: -8,8%; 8,6 euro/ m2 al mese;

Napoli: -6,1%; 9,7 euro/ m2;

Venezia (-5,9%; 10,7 euro m2);

Catania (-5,1%; 6,9 euro/m 2);

Palermo (- 4,5%; 6,6 euro/m2).