Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

 Il mercato ForEx è probabilmente uno dei più semplici da interpretare ed è chiaro a tutti che in questo momento è interessato da una vera e propria guerra, legata molto spesso alle decisioni delle banche centrali. Sono questi istituti quelli maggiormente interessati al deprezzamento delle monete locali, utile ad attirare nuovi investimenti.

Le scelte della BoJ fanno arrabbiare la Germania e si determina una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino. La Bank of Japan, come anche al Fed in America, stanno premendo affinché il dollaro e lo yen perdano quota e così, come già indicato dalle statistiche, l’euro resta la valuta forte in circolazione. 

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In questo panorama in cui le banche centrali sono impegnate fortemente nella rincorsa alla liquidità, ci rimette soprattutto l’euro. Ecco allora che le indicazioni su monete forti, monete deboli e monete indebolite a scapito di altre rafforzate, aiuta nella scelta del portafoglio ForEX.

Gli analisti e i broker consigliano anche di diversificare gli investimenti puntando qualcosa sui fondi comuni d’investimento e sui mercati che replicano le oscillazioni del mercato valutario. Parliamo ad esempio dei mercati ETF (Exchange Traded Funds), degli ETN(Exchange Traded Notes) e degli ETC (Exchange Traded Commodity).

 

L’epopea di Seat Pagine Gialle

 Tra le azioni meno costose del mercato internazionale, c’è anche la “nostra” Seat Pagine Gialle, unica azienda a finire in questo elenco che non inorgoglisce nemmeno un po’ i broker del Belpaese. Ai tempi d’oro, le azioni di questa azienda, erano anche scambiate a 20 euro l’una, adesso valgono poco più di 3 millesimi di dollaro.

Cos’è successo e come possono approfittarne gli investitori? L’azienda Seat Pagine Gialle, attualmente, è vicinissima al fallimento e a dirlo è il management che si sta ingegnando per trovare una soluzione che da un lato garantisca la continuità aziendale evitando di creare un buco nella realtà industriale italiana e dall’altro riduca ai minimi termini l’indebitamento così da rendere sostenibile il rimborso dei debiti.

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Il grosso problema incontrato in questa operazione è la presa di coscienza del cambiamento del panorama industriale. Oggi, tra l’altro, Seat si trova a non poter nemmeno rispettare le scadenze del 2013. Per questo una delle poche strade percorribili sembra essere quella del concordato preventivo.

La richiesta è stata presentata al Tribunale di Milano, mentre si disponeva la sospensione del pagamento delle rate semestrali di interessi, in scadenza il 31 gennaio. La debolezza strutturale dimostrata dall’azienda, che fino a questo momento non aveva dato segni di cedimento, ha convinto giudici e creditori sulla validità del concordato.

I mutui al 100 per cento non esistono più

 In un momento storico in cui il credit crunch è la parola d’ordine del settore creditizio, è molto difficile trovare in giro dei mutui che vadano a coprire il 100 per cento delle spese sostenute dai debitori. Insomma, i mutui al 100% si può dire che non esistono più.

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Resistono soltanto quelle banche che hanno un po’ di liquidità da parte e possono permettersi il lusso di guadagnare denaro correndo dei rischi maggiori rispetto agli istituti di credito tradizionali. In effetti, la parabola stessa del loan to value è discendente ed oggi le banche, anche per concedere prestiti all’80 per cento del minore tra il prezzo d’acquisto e il valore di perizia, chiedono numerose garanzie.

Garanzie che spesso si traducono nella sottoscrizione di una polizza assicurativa. Il nuovo regolamento Ivass ha disposto che tali polizze non siano obbligatorie ma in casi particolari come il mutuo al 100 per cento, diventano nella pratica necessarie.

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Ad un livello che potremmo definire “culturale”, tra l’altro, i mutui al 100 per cento si legano alla questione dei mutui subprimeQuesti ultimi, che hanno tanto condizionato il panorama americano, sono finanziamenti concessi anche a soggetti che di regola, non possono accedere al mercato standard. Molte banche sono fallite proprio per causa dei mutui subprime.

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A livello di costi, i mutui al 100 per cento sono erogati a tassi mediamente “aumentati” di 0,50 punti percentuali.

Un altro miliardo di rimborsi da parte di Barclays

La cifra diventa sempre più consistente. Aumenta di mese in mese. Ora, il top managment di Barclays spera che basti per riconquistare la fiducia dei risparmiatori e ridare un volto amichevole dopo gli scandali inerenti alla manipolazione dei tassi di interesse, alla vendita irregolare di prodotti assicurativi e di interest rate swap per le piccole e medie aziende.

Ora, la banca britannica ha dichiarato che metterà da parte un altro miliardo di sterline (circa 1,16 miliardi di euro al cambio attuale) per coprire le lamentele dei clienti ai quali sono stati venduti irregolarmente dei prodotti finanziari; nel complesso si sale così ben oltre i 2 miliardi inizialmente previsti dagli analisti, cioé intorno a 3,6 miliardi.

I nuovi rimborsi

Nello specifico, altri 400 milioni di sterline, per un totale di 850, saranno accantonati per restituire i rimborsi alle piccole e medie imprese a cui hanno venduto prodotti di copertura rispetto alle variazioni dei tassi di interesse. Non più tardi di una settimana fa la Fsa (Financial Services Authority), l’Autorità di vigilanza finanziaria d’Oltremanica, aveva dichiarato di aver completato la revisione di 173 prodotti derivati di copertura piazzati dalle maggiori banche alle piccole e medie imprese, e di aver scoperto che il 90% non erano a norma con i requisiti regolamentari.

Altri 600 milioni verranno invece depositati, anche in questo caso con effetto sul bilancio del 2012, per mettere a tacere i contenziosi circa la vendita forzata di assicurazioni sul credito chiamate Ppi (Payment protection insurance). Tali prodotti sono assicurazioni che coprono l’eventuale malattia o la perdita del lavoro da parte dei sottoscrittori di mutui o carte di credito. Il totale di questa voce sale così a 2,6 miliardi di sterline. Complessivamente, dunque, l’industria finanziaria del Regno Unito ha dovuto mettere mano al portafogli per circa 13 miliardi per fornire i rimborsi ai clienti costretti illegalmente a queste coperture.

Durante il fine settimana, successivamente ad un’ulteriore indagine riguardante la raccolta di capitali emiratini al culmine della crisi finanziaria, la stampa inglese ha riportato alcune indiscrezioni sulla prossima dipartita dalla banca di Chris Lucas, dal 2007 direttore finanziario, e Mark Harding, general counsel. Barclays aveva già perso i vertici, compreso il numero uno Bob Diamond, ai tempi della multa da 450 milioni di dollari relativa alla manipolazione del tasso Libor. Ora la banca è guidata da Antony Jenkins, che ha rinunciato a quasi 3 milioni di bonus sul 2012 “poiché sarebbe sbagliato riceverli dopo un anno di scandali”.

Lavorare da Bulgari

Chiunque abbia il sogno di lavorare nel settore della moda sarà sicuramente interessato alle proposte di lavoro che arrivano da Bulgari, una delle case di moda italiane più famose al mondo, che da sempre è sinonimo di lusso e di eccellenza.

Bulgari, con la sua ampia gamma di accessori, gioielli e orologi, è presente in tutto il mondo con oltre 360 negozi dislocate nelle città più grandi dei cinque continenti e al momento è alla ricerca di addetti alle vendite per gli store italiani. Nello specifico i candidati potranno avere l’opportunità di lavorare a Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli.

Lavorare da Bulgari significa entrare nello spirito della maison di moda che deve essere percettibile anche attraverso il modo di lavorare che hanno gli addetti alle vendite. Per questo, oltre alla conoscenza della lingua cinese o di quella russa -requisito indispensabile per poter partecipare alle selezioni- è anche necessario dimostrare passione, creatività, spirito imprenditoriale e un forte orientamento al cliente.

Le candidature possono essere inviate attraverso la registrazione del proprio curriculum vitae alla pagina lavora con noi del sito del gruppo.

Assunzioni Carpisa

Carpisa, catena italiana specializzata nella produzione e nella vendita di accessori e borse che si contraddistinguono per avere un ottimo rapporto qualità/prezzo, sta cercando numerosi profili professionali da inserire nell’organico dei punti vendita di Genova, Roma, Firenze, Nola, Campi di BisenzioCasalecchio di Reno e Barberino di Mugello.

Al momento le offerte di lavoro attive presso Carpisa sono:

Responsabile Punto Vendita per Firenze, Genova, Campi di Bisenzio (FI), Casalecchio di Reno (BO) e Roma;

Addetti alla Vendita e Store Manager per le sedi di Genova e Barberino di Mugello (FI)

Addetto Ufficio Contabilità Clienti per la sede di Nola, in provincia di Napoli;

Addetto allo Sviluppo, anche in questo caso la sede di lavoro è Nola;

Addetto Ufficio Stampa, sede di Nola;

Consulente di Zona Abruzzo / Molise.

Oltre a queste figure Carpisa sta cercando anche dei tecnici per i prodotti di pelletteria che siano disposti al trasferimento in Cina.

Per chi fosse interessato ad una delle posizioni aperte presso Carpisa l’invio della candidatura per partecipare alle selezioni deve essere fatto registrando il proprio curriculum vitae alla pagina Lavora con noi del sito dell’azienda.

Previsione pressione fiscale CGIA Mestre

 Il 2013 sarà un anno di pressione fiscale record, lo aveva già annunciato Prometeia nello studio pubblicato a fine gennaio. Oggi la Corte dei Conti ha parlato di quanto questa pressione fiscale sia un pericolo più che reale per  le sorti dell’economia.

► Corte dei Conti su fisco e corruzione

Ora anche la CGIA di Mestre pubblica le sue valutazioni, che si mostrano essere in line a con quanto già detto dalle altre istituzioni. Secondo l’Associazione di artigiani e piccole imprese la pressione fiscale per il 2013 raggiungerà il record storico del 45,1% del prodotto interno lordo, che, trasformato in numeri, diventa un peso di 11.735 euro per ogni cittadino italiano (anziano, adulto o bambino che sia).

Confrontando questa evidenza con i dati passati, la CGIA rivela come ci sia stato un aumento di imposte e tributi sui cittadini pari al 125% dal 1980. Se, nel complesso, nel 1980 lo Stato riuscì a raccogliere 63,8 miliardi di euro (dato attualizzato al 2012), per quest’anno le casse dell’Erario saranno rimpinguate con 714,3 miliardi di euro. Ad ogni cittadino, quindi, corrisponde un aumento di circa 5000 euro di tasse.

► Fisco rischia per mancati introiti carburante

Il segretario della CGIA di Mestra, Giuseppe Bertolussi ha commentato:

Nel 2013 gli italiani lavoreranno per il Fisco fino alla metà di giugno. Una cosa insopportabile.

Cina dà l’ok all’elezione dei Sindacati

E’ un evento! E’ la prima volta che una grande azienda locata in Cina permetterà agli operai di eleggere i propri rappresentanti sindacali.

Per l’universo del lavoro cinese si tratta senza dubbio di una svolta storica.

Un caso raro, che in qualche modo coinvolge tutto il mondo. Il gruppo asiatico che ha deciso di dire “sì” al sindacato è la Foxconn, l’azienda più grande del mondo, la quale vanta oltre 1,2 milioni di dipendenti solo in Cina. La “caduta del muro” anti-sindacale nella seconda economia globale, in allarme per la diminuzione senza precedenti della forza-lavoro, oltre che per piccole e medie imprese nazionali, dichiara di voler portare enormi cambiamenti anche per le multinazionali, le quali assieme ai bassi costi produttivi per trent’anni hanno dovuto fare i conti sull’assenza di conflittualità sindacale.

L’annuncio di prossime elezioni dei rappresentanti dei lavoratori alla Foxconn è stato anticipato in maniera ufficiosa da tre dirigenti del colosso con sede in Taiwan, primo produttore mondiale di elettronica per conto terzi.

Tra i suoi brand menzioniamo Apple, Sony, Nokia, Dell e i marchi di maggior successo di telefonia e computer.

Una volta trascorse le ferie previste per il capodanno lunare cinese, verso metà febbraio, all’interno degli stabilimenti Foxconn inizieranno i corsi per spiegare agli operai come e perché potranno eleggere liberamente, e a scrutinio segreto, i propri sindacalisti.

Corte dei Conti su fisco e corruzione

 Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti all’inaugurazione dell’anno giudiziario ha parlato di quali sono sono i problemi più urgenti che l’Italia deve risolvere. Primo fra tutti il fisco, che, per come viene applicato ora, rischia solo di favorire la recessione, e in contemporanea ha evidenziato la necessità di trovare delle soluzioni atte a risolvere il problema della corruzione sistemica dell’Italia, la quale:

oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, pregiudica la legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni e l’economia della nazione.

► Sconfiggere corruzione per risparmiare 60 miliardi l’anno

Un vero e proprio allarme quello lanciato da Giampaolino, che propone anche delle soluzioni per evitare che il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese italiane non diventi un ulteriore spinta recessiva. Secondo il presidente della Corte dei Conti è necessario prendere delle misure ad hoc per implementare le politiche di revisione della spesa e di maggiore efficienza della PA e, inoltre, anche per favorire degli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture.

► Italia ai primi posti nella classifica dei Paesi più corrotti

Servono misure per ridurre la pressione fiscale sull’economia emersa, che potrebbero essere messe in pratica grazie ai fondi che arriveranno dalla lotta all’evasione fiscale.

Non manca anche un appello a prendere provvedimenti esemplari nei confronti degli evasori della pubblica amministrazione, non solo per una questione economica, ma anche, e soprattutto, di prestigio e credibilità delle istituzioni stesse agli occhi dei cittadini.

La corruzione sistemica, oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, pregiudica, da un lato, la legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni e dall’altro, l’economia della nazione.

Continua incubo disoccupazione

Gli italiani continuano a viaggiare sull’orlo del baratro per quanto riguarda il lavoro. Morale? Tutte le spese sono rinviate, i carrelli diventano low cost e le vacanze vengono tagliate.

Il 2013 per il Belpaese passerà alla storia come l’ennesimo anno all’insegna del risparmio.

La ripresa è sempre più lontana e mette a durissima prova la fiducia dei consumatori. I discorsi si svuotano invece che ripopolarsi e anche i saldi sono tutto sommato passati in sordina.

La Global Survey di Nielsen

A dirla tutta, la fiducia dei consumatori sembra essere ormai crollata del tutto. E’ quanto si evince dalle rivelazioni contenute all’interno dell’ultima Global Survey di Nielsen, azienda specializzata nelle analisi di mercato.

Nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’indice di fiducia degli italiani circa le prospettive economiche è diminuito di altri sette punti, portandosi a quota 39. Sempre più distante, dunque, dall’asticella dell’ottimismo, fissata a quota 100.

L’amministratore delegato di Nielsen Italia, Roberto Pedretti, ha affermato che sono solo dieci i Paesi sui 58 analizzati che riportano un valore positivo. Pedretti ha inoltre sottolineato la portata globale del fenomeno.

Un fenomeno che è tuttavia molto marcato in particolar modo qui in Italia.

Oltre al danno, la beffa. Persino la Spagna fa meglio, attestandosi a quota 46. Stanno peggio di noi nel quadro dell’Unione europea soltanto Ungheria, Portogallo e Grecia. Nel complesso, la media dei 27 è di 71 punti.

Lavoro

Dati che non stupiscono, dal momento che ci troviamo in un Paese che vive quotidianamente l’incubo/incognita della disoccupazione.

Il 28% di coloro che sono stati intervistati da Nielsen, quasi il doppio rispetto alla media europea e a quella mondiale, parlano del posto di lavoro descrivendolo come la principale preoccupazione per i prossimi sei mesi.

Tuttavia, i cinque peggiori incubi di questo inizio 2013 hanno tutti a che vedere con il portafoglio: l’economia è la prima ossessione per il 12% degli interpellati, i debiti e il benessere dei figli per l’8%, l’aumento delle bollette per il 7%.

Nel contempo, la percentuale degli italiani sicuri che nemmeno nel 2013 si uscirà dalla recessione è salita a dicembre al 60% (più un 29% di “non so”), rispetto al 55% di settembre. A fine 2011, due cittadini su dieci vedevano la luce in fondo al tunnel, a fine 2012 solo uno su dieci.