Bollettino Crif su situazione mercato immobili in Italia

 A fotografare la situazione del mercato immobiliare in Italia sono il Crif e mutuisupermarket.it che hanno analizzato la situazione del mercato immobiliare in Italia dopo la battuta d’arresto verificatasi nel corso del 2012, quando si è verificata una contrazione di un quarto delle compravendite immobiliari.
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In pratica la situazione attuale è quella che si aveva agli inizi degli anni 90, quando i prezzi delle case erano intorno ai 200 mila euro (poco meno di 400 milioni di lire). Per la precisione il valore medio delle case nel quarto trimestre 2012 è stato di 190 mila euro di media.

Cambia anche la situazione dei mutui richiesti per l’acquisto dell’abitazione: si allungano i tempi per la restituzione che, per i nuovi finanziamenti, sono tra 25 e 30 anni. Inoltre, l’offerta dei mutui è calata del 51%, riflesso dell’andamento della domanda di immobili che ha registrato una contrazione del 26,8% rispetto al terzo trimestre 2011.

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In questa contrazione generale, fanno da padrone i mutui a tasso fisso che nel quarto trimestre 2012 risultano in crescita di 13 punti base, mentre le richieste di mutui a tasso variabile si assestano a +7 punti base. Diminuisce anche l’importo che si chiede con il mutuo. La media del quarto trimestre 2012 parla di 131.000 euro.

Morgan Stanley si preoccupa per l’Italia

Now we’re getting worried (“Ora ci stiamo preoccupando”). E’ questo quanto detto da Laurence Mutkin, “rate strategist” di Morgan Stanley, in una nota.

L’economista è preoccupato che la crisi europea, di tutta l’Europa, ma in particolare di Italia e Spagna, possa ulteriormente aggravarsi e dà due motivazioni: il rialzo dei tassi di mercato e l’apprezzamento dell’euro.

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Il rialzo dei tassi di mercato

Le banche hanno iniziato a restituire una parte del mega-prestito alla BCE. Si tratta di 139 miliardi di euro che le banche stanno rimborsando e che se da un lato può essere letta come un segno di stabilità da parte delle banche, secondo Mutkin, è, invece, una sottrazione di liquidità ad un’economia ancora lontana dalla ripresa, che potrebbe avere l’effetto di un nuovo rialzo dei tassi dei tassi di mercato: vendita di bond e bonos che farà alzare nuovamente lo spread con in bund tedeschi.

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Apprezzamento dell’euro

Il fatto che una moneta sia forte non è sempre positivo. Nel caso dell’euro, che sta raggiungendo la soglia critica dell’1,40 nel cambio con il dollaro, si tratta di un forte pericolo per le esportazioni, soprattutto per i paesi dell’Europa Meridionale.

 

Mercato valutario e pubblicazioni odierne

 Ogni giorno ci sono un buon numero di pubblicazioni che influenzano l’andamento delle valute e possono incidere sullo scacchiere internazionale. Nella giornata di oggi, i market mover più quotati, puntano a far oscillare il dollaro australiano, l’euro, la sterlina e il dollaro americano.

Per quanto riguarda il dollaro australiano, saranno importanti i dati sui permessi di costruzione che hanno un impatto notevole visto che illustrano la salute del comparto immobiliare. Ottenere un permesso per costruire vuol dire avviare un nuovo business. Gli analisti si aspettano un valore prossimo all’1,1 per cento, in discesa rispetto alla lettura precedente, ma se qualcosa dovesse spingere al rialzo, potrebbe essere scatenato il rialzo anche del dollaro australiano.

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I market mover che interessano l’euro sono di medio impatto e riguardano il cambiamento dell’occupazione in Spagna, la rilevazione dell’indicatore del sentiment degli investitori e poi l’indice dei prezzi di produzione.

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La sterlina, invece, sarà influenzata dalla pubblicazione dell’indice PMI delle costruzioni che potrebbe migliorare in modo sensibile portando tutta la zona inglese verso il terreno espansivo. Ci sono quindi buone opportunità rialziste sulla moneta inglese.

Resta da analizzare quel che accade in America dove ad incidere sulle quotazioni del dollaro dovrebbe essere la pubblicazione dell’indice degli ordini industriali che secondo gli analisti dovrebbe migliorare rispetto alla rilevazione precedente.

Le azioni meno costose del mercato

 Immaginate di essere al bar e di pagare un caffé. Con la stessa quantità di denaro, nel mercato, si possono comprare anche più di 300 azioni. Ci sono infatti dei titoli che, presi singolarmente, valgono davvero pochissimo. Li ha esaminati il Sole 24 Ore individuandone ben 385.

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Tanto per restare in Italia si parte con i titoli di Seat Pagine Gialle che costavano, alla fine della settimana scorsa, qualcosa come 0,0027 euro, cioè  3 millesimi di euro. E questo dopo un rimbalzo del titolo del 3 per cento. La presa di coscienza di questo valore ci porta indietro nel tempo fino a marzo del 2000 quando le stesse azioni erano scambiate per 7 euro l’una. Nonostante un ripensamento integrale dell’azienda, il crollo definitivo c’è stato proprio l’anno scorso con un calo dell’81 per cento.

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Nella classifica delle 10 azioni con i valori più bassi della storia, Seat Pagine Gialle è al quarto posto, preceduta soltanto da Inter Rao UES, le cui azioni costano 0,007 dollari l’una, da VTB Bank, le cui azioni si scambiano a 0,002 dollari e da ATM Holding per cui si spendono 0,0027 dollari ad azione. In dollari, i titoli di Seat Pagine Gialle valgono 0,0038 $.

Le prime due società che abbiamo citato in questa speciale e sfortunata classifica, sono indicizzate alla borsa di Mosca, mentre la terza opera in territorio olandese.

 

La tassa sul licenziamento della colf

 Il licenziamento e l’assunzione della colf sono temi a metà strada tra il fisco e l’occupazione, ma oggi vogliamo approfondire un aspetto squisitamente fiscale della questione “licenziamento”.

Per via della riforma del lavoro, adesso, coloro che impiegano una badante, una colf o un altro collaboratore domestico, dovranno versare un ticket che sarà usato per finanziare il fondo Aspi. Questa nuova imposta sembra avere come effetto l’erosione dei risparmi delle famiglie e degli anziani che dovranno pagare in base all’anzianità di servizio del collaboratore.

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Il timore, adesso, è che si rispolveri il più economico “lavoro nero”, oppure che ci saranno forti pressioni da parte dei datori di lavoro, per “costringere” i domestici a dimettersi. Soltanto chi si avvale dei buoni lavoro per il pagamento dei collaboratori domestici, non deve versare questa imposta.

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Facendo un rapido calcolo, licenziare una colf può costare dai 39 euro dovuti per un’assunzione di un solo mese, fino ai 1418 euro, dovuti invece per il collaboratore che da tre anni e più lavora per la stessa famiglia.

La normativa specifica che questa tassa deve essere pagata in tutti i casi d’interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, per tutte le causali che darebbero diritto all’Aspi. Quindi sempre, tranne che in caso di dimissioni. Ironia della sorte, la tassa deve essere corrisposta anche se il datore di lavoro muore. La  legge, fortunatamente, deve ancora essere messa a punto.

Passaggio non automatico per l’IVA per cassa

 E’ entrato in vigore il nuovo regime per l’IVA per cassa ma chi aderiva alla stessa nella vecchia stagione fiscale, non è automaticamente inserito negli elenchi dei contribuenti che aderiscono alla nuova IVA per cassa. Il passaggio automatico non esiste ma molto si evince dall’atteggiamento concludente.

Durante una sessione di Telefisco 2013 del Sole 24 Ore, molti contribuenti hanno chiesto se è possibile effettuare il passaggio automatico dal vecchio regime IVA per casa al nuovo, visto che per tutte le operazioni fatte dal primo dicembre 2012 c’è l’opzione tra le due scelte.

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L’articolo 7 del decreto legge numero 185 del 2008 spiega che il passaggio tra i due sistemi non è automatico e che se non ci sono indicazioni ufficiali, i soggetti che vogliono aderire al nuovo regime, possono sfruttare l’atteggiamento concludente, quindi scrivere la dicitura “IVA per cassa” sulle fatture, e poi confermare tutto con la comunicazione in dichiarazione annuale. 

► I software per le dichiarazioni IVA

Chi ha già iniziato ad operare in questo modo da dicembre 2012, adesso, nel modello IVA 2013 deve scegliere la casella 1 del rigo VO15 che è dedicata all’opzione.

Un dubbio collegato a questo è nell’individuazione del momento di incasso e di pagamento delle fatture. L’IVA per cassa, infatti, prevede che l’esigibilità e la detrazione dell’imposta avvengano al momento del pagamento, sia esso ricevuto o effettuato.

Le spese di ricovero dei famigliari portatori di handicap

 All’Agenzia delle Entrate è arrivata una richiesta da parte di un contribuente che ha chiesto delucidazioni in merito alla deduzione delle spese di ricovero di un famigliare a carico.

La situazione descritta dal contribuente è quella della madre portatrice di handicap, non a suo carico fiscalmente, per la quale si stanno sostenendo delle spese mediche legate al ricovero. Ci si chiede quindi se sia possibile dedurre integralmente le spese mediche e se per farlo sia necessario che la fattura sia intestata al contribuente.

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L’Agenzia delle Entrate ha risposto citando l’articolo 10, comma 1 del Tuir spiegando quali sono le imposte deducibili ai fini Irpef: le spese mediche e quelle di assistenza necessarie in caso di invalidità e menomazione, sostenute dai soggetti portatori di handicap.

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Se si arriva al ricovero in un istituto di assistenza, non è possibile dedurre l’intera spesa, ma soltanto la parte relativa alle spese mediche e paramediche di assistenza specifica, distinguendo queste ultime da tutto ciò che riguarda vitto e alloggio.

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Si possono dedurre le spese, secondo queste indicazioni, anche se il famigliare per le quali si sostengono non è fiscalmente a carico, quindi per il proprio coniuge, per i figli legittimi e naturali, per i genitori e i suoceri, per i generi e le nuore, per i fratelli e le sorelle.

ENEL pronta per il piano di dismissioni

I governi rilanciano il mercato immobiliare è questo l’imperativo che arriva dall’economia internazionale. In tempo di crisi si cerca l’appoggio della politica, chiamata a prendere per mano il settore immobiliare per guidarlo all’uscita della crisi.

La disoccupazione, l’inflazione e il credit crunch sono comuni a tutto il mondo, ma è solo operando sul contesto nazionale e tenendo conto delle specificità di ogni paese, che si può uscire davvero dalla crisi. Se poi ci allontaniamo dalle considerazioni generali per zoomare sulla realtà italiana, ci accorgiamo che nel nostro paese gli acquirenti stanno vivendo un momento d’oro con il mercato immobiliare sovraffollato.

► Inversione di tendenza per l’Euribor

E’ notizia di qualche giorno fa, la volontà di ENEL, di piazzare sul mercato una serie di immobili di sua proprietà. L’azienda che si occupa soprattutto di energia, ha all’attivo ben 625 abitazioni, più una serie di uffici, i laboratori e dei terreni. Dalla fine di marzo, tutto questo patrimonio, potrebbe essere al centro di un piano di dismissioni che prende il largo nel momento stesso in cui il CdA ha votato l’aumento di capitale di 5,9 miliardi di euro.

Le proprietà ENEL si trovano soprattutto in Piemonte e in Veneto, ma anche in Toscana, Lombardia, Lazio e Liguria. Pochissimi cespiti sono infine localizzati in Sardegna e Basilicata. Ci sarà un call center dedicato all’operazione e una promozione online lanciata entro la fine di marzo.

I governi rilanciano il mercato immobiliare

Inversione di tendenza per l’Euribor è una notizia dell’ultima ora che introduce l’apprensione registrata tra i mutuatari che negli anni passati hanno acceso un mutuo a tasso variabile ed ora, nel 2013 o anche nel 2014, potrebbero trovarsi a pagare rate più consistenti.

Questa eventualità spaventa anche chi, un mutuo, finora non l’ha ancora acceso. Il mercato immobiliare, da questo punto di vista, non stimola certo gli acquirenti che oggi si trovano davanti ad un gran numero di vendite, ma a prezzi ancora troppo elevati rispetto alla loro condizione economica.

Europa e USA siano diversi anche nell’immobiliare, tuttavia bisogna arrendersi all’evidenza: la recessione, la disoccupazione alle stelle e le famiglie sempre più indebitate sono elementi che accomunano tutti i cittadini, ovunque nel mondo.

Ecco allora che tra le previsioni contrastanti sul settore immobiliare si fa strada l’ipotesi di un intervento massiccio dei governi. E’ la politica, infatti, a farsi carico della situazione e a risollevare il mercato immobiliare, in modo da attirare nuovi investimenti senza che si sentano troppo gli effetti delle varie bolle immobiliari.

Ogni governo studia le misure più appropriate per il contesto nazionale. Per esempio la Gran Bretagna parte dall’iniezione di liquidità nel mercato, mentre la Francia vuole insistere sugli incentivi fiscali e la Spagna si affida al “buon cuore” degli acquirenti stranieri.

Inversione di tendenza per l’Euribor

 Il mercato immobiliare si fa più ristretto e non navigano in buone acque, nell’ultimo periodo, coloro che hanno approfittato dei tassi variabili molto vantaggiosi dei mesi addietro. A livello statistico, infatti, è stata segnalata l’inversione di tendenza dell’Euribor.

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Quando diciamo che non navigano in buone acque, vuol dire che sono in apprensione e temono un rialzo repentino della rata anche se i cambiamenti, finora, hanno riguardato soprattutto, o meglio soltanto, l’Euribor a 1 anno. Gli analisti hanno rilevato un leggero rialzo dell’indice, quasi impercettibile.

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Più della percentuale d’incremento, il dato è considerato nel suo essere “avvisaglia” di un’inversione di tendenza. Dopo 14 mesi di ribassi si riprende la corsa in salita. La variazione, però, è stata percepita nell’indice Euribor a 12 mesi, il che vuol dire che, adesso, non ci sarà alcuna conseguenza sulle rate del mutuo.

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L’invito resta ed è quello a tenere sotto controllo le rate dei mutui per capire se anche gli altri indici Euribor di riferimento seguiranno “il padre” di tutte le variazioni. Si sbizzarriscono intanto le previsioni per il 2013, anno in cui l’Europa non uscirà dalla crisi e questo vuol dire che ancora per qualche mese, chi ha acceso un mutuo a tasso variabile, pagherà una quota d’interessi al di sotto dell’inflazione.