Le borse di Milano ed Madrid sono dei gamberi

 Gennaio è stato un mese incredibile per le borse, condito da diversi colpi di scena che hanno creato oscillazioni interessanti degli indici, fino a far considerare l’arretramento dei panieri di Milano e di Atene. Per Piazza Affari, basta considerare quel che è successo con il Monte dei Paschi di Siena e con SAIPEM.

a Milano affonda SAIPEM e la borsa va in panne. Sono le due notizie che vanno per la maggiore dalla metà di gennaio ad oggi. A questi particolari trend di alcuni titoli, si sono aggiunte le stime relative all’economia americana. 

Tutti speravano che l’America fosse ormai lontana dalla crisi ma negli ultimi 3 mesi del 2012, sembra che gli USA abbiano compiuto un passo indietro e infatti è stata registrata una contrazione del PIL dello 0,1 per cento. Gli investitori, a questo punto, hanno pensato bene di vendere i titoli dei paesi maggiormente rischiosi per salvaguardare i profitti del portafoglio d’investimenti. 

Si sono allora scatenate le vendite dei titoli italiani e spagnoli. La borsa di Milano e quella di Madrid sono arretrate rispettivamente del 2,3 e del 5,6 per cento. Hanno reagito con freddezza Francoforte, Parigi e Londra che hanno perso poco o, in alcuni casi, guadagnato leggermente.

Profitti in crescita per Exxon e Chevron

Apple lascia lo scettro ad Exxon sancendo da un lato la decrescita dei profitti delle aziende tecnologiche e dall’altra l’incremento delle aziende che si occupano di petrolio.

In effetti, stando alle numerose previsioni in circolazione, gli Stati Uniti verso l’autonomia petrolifera sono già in cammino. E così non stupisce la crescita dei profitti di Exxon, che arriva proprio nel momento in cui in Europa, le raffinerie, chiudono una dopo l’altra perché i margini di guadagno sono sempre più sottili e perché la domanda stessa di carburanti è diminuita.

In questo periodo in cui sono pubblicati i dati trimestrali delle corporate e stelle e strisce, si apprende che vanno molto bene i risultati ottenuti da ExxonMobil e Chevron che, grazie alla lavorazione del petrolio grezzo sono riuscite ad andare oltre le previsioni degli analisti.

I bilanci di queste aziende fanno tirare un sospiro di sollievo all’America, ancora in tensione per il baratro fiscale, infatti, anche l’Agenzia internazionale per l’energia ritiene che una crescita USA nel settore petrolifero, potrebbe consentire all’America di superare l’Arabia Saudita nella produzione del petrolio nel mondo.

Le aziende in questione, rispetto ad estrazione, produzione e distribuzione dell’oro nero, si sono mosse in modo eccellente.

Sempre minore l’import europeo dagli USA

 L’Europa è in crisi e se non arriva la metà del 2013 è molto difficile che siano evidenti i segnali di ripresa dai settori più svariati, quello immobiliare in primis.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Un recente report relativo ai traffici in entrata e in uscita dal Vecchio Continente, ha evidenziato che continua a scendere l’esportazione di legname di latifoglia dagli Stati Uniti verso l’UE. I dati sono chiaramente riferiti al 2012, ai primi nove mesi dell’anno scorso, quando c’è stata una diminuzione delle importazioni pari al 12 per cento. Se volessimo tradurre questa percentuali in dollari, diremmo che c’è stato un calo del valore del commercio di legname pari a 193,4 milioni di dollari.

L’export statunitense è calato per via della crisi dell’Europa, molto forte in alcuni paesi cruciali per il commercio del legname come lo sono l’Italia e la Spagna che stanno ancora sciogliendo alcuni nodi cruciali per l’economia.

► Nel 2013 si potrà investire tranquillamente sulle commodities

In generale gli acquisti di american hardwoods, nei primi 9 mesi del 2012, sono scesi del 33,6 per cento. L’Italia resta il primo tra i paesi acquirenti – in termini di volumi – di legname americano, ma se il riferimento sono i valori in dollari, l’Italia è stata superata dal Regno Unito.

Il mercato è comunque condizionato, in questo momento, dall’incertezza per le sorti future del Vecchio Continente.

I software per le dichiarazioni IVA

Il pacchetto IVA è pronto, anzi, era pronto già alla metà di gennaio, ma adesso è stato finalmente pubblicato anche il software per la compilazione delle dichiarazioni e per la verifica dei dati.

L’Agenzia delle Entrate, il 31 dicembre, ha pubblicato due prodotti che per quel che riguarda gli adempimenti fiscali e il controllo delle dichiarazioni, sono davvero di grande utilità, soprattutto mentre si avvicina la stagione delle dichiarazioni.

L’applicazione informatica per compilare i modelli IVA è stata rimessa a nuovo, mentre è stato soltanto aggiornato il software per il controllo dei dati, valido per tutti quelli che devono presentare la dichiarazione annuale IVA autonomamente e quindi scollegata dall’Unico 2013.

► In rete i modelli Unico, Cnm e Irap 2013

Con il software di compilazione è possibile compilare i modelli IVA 2013 e Iva Base e la procedura, sostanzialmente, è la stessa. Basta rispondere ad alcune domande per arrivare alla scelte di uno dei due modelli, quello più adatto al contribuente. Questi modelli non possono però essere usati per le dichiarazioni IVA delle società controllanti e controllate che vanno a prendere parte alla liquidazione del gruppo.

Il software di controllo serve a segnalare al contribuente gli errori e le incongruenze tra i dati che sono presenti nella dichiarazione e quelli forniti dal contribuente. Entrambe le applicazioni si possono comunque consultare via web e il vantaggio è chiaro: si ha una versione aggiornata del software e non si deve installare alcunché.

In rete i modelli Unico, Cnm e Irap 2013

 Sono stati pubblicati in rete i modelli di dichiarazione definitivi Unico, Cnm e Irap 2013. L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i modelli definitivi da usare per rendere al fisco le dichiarazioni secondo l’Unico, il Cnm e l’Irap per l’anno d’imposta 2012.

I modelli citati sono stati approvati e pubblicati con le relative istruzioni, ognuno con un provvedimento diverso del direttore dell’Agenzia delle Entrate, il 31 gennaio 2013.

► UNICO 2013 PF: tutto ciò che riguarda gli immobili

Unico Pf e Unico Mini 2013. Il primo dei due modelli, nel primo fascicolo, è stato aggiornato includendo le innovazioni relative al pagamento dell’Imu dello scorso anno e alle detrazioni d’imposta per le ristrutturazioni. Nel secondo fascicolo è stata divisa in due la parte relativa agli immobili e alle attività finanziarie all’estero, i quadri Ivie e Ivafe. E’ stato poi introdotto un quadro nuovo, LM, nel terzo fasciolo, per individuare i regimi di vantaggio dei nuovi imprenditori, artigiani e professionisti, che hanno “sostituito” il regime dei minimi. Per i contribuenti che hanno redditi semplici e oneri deducibili “comuni”, è stato previsto l’Unico Mini 2013.

 UNICO 2013 PF: plusvalenze, modello RW e contributi SSN

Irap 2013. In questo modello che riguarda l’imposta regionale sulle attività produttive, è stato inserite un quadro per le imprese che assumono a tempo indeterminato lavoratrici e giovani sotto i 35 anni. Le agevolazioni sono aumentate nel 2012, passando da 4600 a 10600 euro. Si ottengono anche 15200 se queste assunzioni avvengono in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna o Sicilia.

 UNICO 2013 PF: beni aziendali concessi e acconti

Via alla vera certificazione energetica

 Da qualche anno, nella compravendita di un immobile, il valore è stato stabilito anche considerando la certificazione energetica dell’abitazione. Per troppo tempo, però, quello della certificazione energetica, è stato un business nelle mani dei certificatori. Adesso, invece, sembra che la legge ci abbia messo lo zampino.

► L’epilogo della cedolare secca

E’ stato dato il via alla vera certificazione energetica degli edifici, obbligatoria per legge e fondamentale sia per gli aspetti positivi, sia per gli aspetti negativi della normativa. La polarità dell’opinione dipende molto dall’interpretazione che si dà della legge.

Finora eravamo in una fase di test, tanto che in molti casi era possibile “andare avanti”, presentandosi al notaio, anche con un’autocertificazione sostitutiva. Il fatto è che non esisteva ancora un apparato sanzionatorio adeguato che stabilisse il giusto comportamento da tenere davanti alle case che non vanno oltre la certificazione della classe energetica G, la più bassa.

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Bastava insomma un certificato, buono o cattivo che sia, per dare il via libera all’operazione d’acquisto o di vendita dell’immobile. Tutti questi artefici non sono più possibili dal 13 dicembre scorso, giorno della pubblicazione del decreto 290. Questo decreto, infatti, con le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici rende più complesso l’affitto e la compravendita di un edificio. Ad oggi soltanto il 53% degli annunci di vendita e il 37% degli annunci d’affitto è in regola con la certificazione.

L’epilogo della cedolare secca

 La cedolare secca ha fallito. Un’intuizione portata avanti dalle colonne del Sole 24 Ore sembra essere confermata negli ultimi report redatti dalla CGIA di Mestre, sempre molto attenta alle evoluzioni del settore immobiliare e non solo.

La cedolare secca, tanto per riepilogare di cosa si tratta, è un’imposta introdotta nel 2011 che ha come obiettivo quello di sostituire le imposte dovute per gli affitti degli immobili. Si applica in alternativa al regime ordinario, dopo una precisa scelta del locatore. La cedolare secca, come spiega bene l’Agenzia delle Entrate, va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro, l’imposta di bollo, l’imposta di registro sulle risoluzioni e le proroghe del contratto di locazione, l’imposta di bollo sulle risoluzioni e le proroghe del contratto, qualora fosse richiesta.

► Anche il mercato degli affitti subisce una battuta d’arresto

Secondo la CGIA di Mestre questo strumento non è stato in grado di far uscire allo scoperto il business degli affitti in nero. Questa imposta, che inizialmente si pensava potesse avere molto successo, adesso ha visto la revisione al ribasso delle stime ufficiali.

► L’affitto come alternativa alla crisi

Il conto che si va per certificare l’insuccesso della cedolare secca è molto semplice: introdotta nel 2011, doveva lottare contro gli affitti in nero offrendo un regime agevolato ai non evasori. In due anni l’Erario si è trovato per le mani 5 miliardi di euro in meno e deve fare ancora i conti con un milione di contratti d’affitto non registrati.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

L’Italia del futuro di Monti

 Siamo quasi in dirittura d’arrivo rispetto alle elezioni politiche italiane e il dibattito sui mezzi di comunicazione si fa più insistente. Adesso sono il fisco e le pensioni ad incollare i cittadini al dibattito dei pretendenti alla poltrona di PalazzoChigi. Uno dei discorsi più quotati è quello del premier uscente Mario Monti.

La sua vision è molto utile soprattutto a chi investe in opzioni binarie perché, qualora fosse eletto, tenere a mente alcuni discorsi aiuterebbe nell’anticipazione dei trend.

Per prima cosa c’è da ripetere il mantra che ha accompagnato e giustificato alcune scelte molto contrastate dall’opinione pubblica, fatte dal gabinetto dei tecnici guidati da Monti: lo staff montiano ha solo reso attive le tasse lasciate in bozza dal governo uscente e se anche ne ha introdotte di nuove, lo ha fatto per salvare il paese.

 Monti e il diverbio con il Financial Times

Ora Monti, forse per strizzare l’occhio ad una platea più vasta di cittadini, sta ripetendo che il lavoro svolto fino a questo momento è stato talmente meticoloso che ci si può permettere di ridurre le tasse. Finora gli sforzi dei cittadini hanno contribuito a salvare il paese e dimezzare lo spread, ma è anche arrivato il momento d’insistere sulla spesa pubblica e sulla diminuzione delle tasse.

 La risposta di Monti al Financial Times

Una soddisfazione maggiore dei consumatori e la risalita della loro fiducia, potrebbe traghettare il paese lontano dalla crisi.

Nell’UE tutti i prezzi degli immobili in calo

i prezzi delle case continuano a scendere.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

In questi giorni, i dati Eurostat sull’andamento del settore immobiliare nell’Eurozona, hanno evidenziato un calo dei prezzi del 2,5 per cento che si è prodotto tra il terzo trimestre del 2012 e il periodo omologo del 2011. Se invece andiamo a valutare le condizioni dell’Europa intera, scopriamo che la riduzione del valore della case è dell’1,9 per cento, leggermente più basso ma comunque consistente.

I paesi in cui il calo dei prezzi degli immobili classici è stato più consistente sono la Spagna, l’Irlanda, il Portogallo e l’Olanda dove le flessioni sono state rispettivamente del 12,5%, del 9,6%, del 7,7% e dell’8,7 per cento. Aumentano i prezzi delle case soltanto in Estonia e nel Lussemburgo che fanno registrare rispettivamente il +8,4 e il +7,1 per cento.

Continua la corsa agli immobili di lusso

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Sembra davvero una favola, è il caso di dirlo, ma è sorprendente come nel momento più acuto della crisi, sia esploso il business dei castelli e delle vecchie dimore nobiliari, tanto che il loro prezzo è salito del 9 per cento dal 2011 ad oggi. Le stime sono state realizzate dall’osservatorio di Immobiliare.it

Se si mettono in relazione questi dati con quelli del Censis riferiti al mercato tradizionale che in due anni ha perso il 45%, si capisce che qualcosa non va. L’Ad di Immobiliare.it spiega così la questione:

Se l’offerta cresce e i prezzi aumentano, significa che c’è anche chi acquista. Ci sono prima di tutto i compratori stranieri, primi fra tutti inglesi, tedeschi e francesi, che cercano dimore di alto valore in Italia. È un tipo di acquisto che sostituisce la villa in Costa Smeralda, ma ha un alto valore romantico. Gli inglesi e tedeschi cercano immobili perfetti, mentre i francesi amano l’idea di restaurare in proprio per riportare alla luce le bellezze del passato.