Barilla assume in Italia e all’estero

Barilla è un’azienda italiana la cui fondazione è avvenuta nel 1877. Inizia come bottega in cui si producono pasta e pane per poi diventare, grazie all’esperienza e alle scelte di tutti color che hanno diretto l’azienda in questi lunghi anni, una multinazionale leader nel settore con ben 26 poli produttivi.

Barilla, non è solo pasta. La diversificazione della produzione ha fatto sì che i prodotti Barilla fossero adeguati ad ogni tipo di esigenza, tanto da conquistare, ovviamente oltre all’Italia, l’Europa continentale con i sughi pronti e i paesi del nord con i pani croccanti.

I questo momento l’azienda è alla ricerca di nuovo personale da assumere sia nella sede centrale di Parma che in quelle dislocate nel resto del mondo. Di seguito le posizioni attualmente aperte.

Cash Managment Professional

Consolidate Financial Statement Specialist

E-Commerce Director

Stage R&D / Ingredients Science Nutrition

Oltre alle offerte di lavoro, Barilla propone anche una serie di stage all’estero, dedicati a tutti coloro che hanno voglia di fare un’esperienza lavoratva all’estero all’interno di una grande azienda. Gli stage attualmente disponibili riguardano le sedi francesi, tedesche, canadesi, e americane.

Per tutti i dettagli dei requisiti necessari per la candidatura ad una delle posizioni lavorative o per uno stage visitare la pagina posizioni aperte del sito del gruppo, ove è anche possibile registrare la propria candidatura.

Nuovi dati disoccupazione dalla UIL

 A dirlo è Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che in una conferenza stampa che si è tenuta poche ore fa afferma come le stime sulla disoccupazione presentate a giugno dello scorso anno siano state troppo ottimistiche. Da una più attenta rilevazione, infatti, è risultato che la media dei posti di lavoro persi ogni giorno è di 2000.

Dati cassa integrazione 2007/2012

Angeletti continua dicendo che nel corso di quest’anno il numero dei disoccupati aumenterà di circa mezzo milione di unità, passando dagli attuali 3 milioni a 3,5. E non risparmia un commento sulle politiche portate avanti dal governo che, seppur mirando ad una ripresa del paese tramite misure di austerità, non prendono in considerazione lo sviluppo, vero motore dell’economia e unica ancora di salvezza dal crollo del paese.

Come Berlusconi vuole risolvere il problema disoccupazione

Quello che è stato ottenuto con l’austerity, infatti, ha si fatto diminuire lo spread, ma questo non ha valore per quanto riguarda i dati dell’economia reale. Per questo Angeletti ha fatto appello alle forze politiche -in modo particolare alla coalizione che uscirà vincitrice dalle elezioni di febbraio- per una riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, perché:

L’evasione fiscale è il problema, non un problema. Sarei concentrato a far pagare le tasse a tutti piuttosto che introdurre una nuova tassa.

 

 

Crisi industria 2012

 La crisi della domanda interna continua ad essere penalizzante per l’industria italiana in termini di produzione. Stando alle rilevazioni dell’Istat, gli ordini dell’industria sono diminuiti dello 0,5% mensile a novembre (indice destagionalizzato) e del 6,7% in tutto il 2012 (indice grezzo).

► Fiat riassorbirà tutti i dipendenti in quattro anni

Nei primi undici mesi dello scorso anno la caduta cumulata è stata del 9,3% in confronto allo stesso periodo di due anni fa. Secondo i dati dell’Istituto di statistica, il fatturato è calato dello 0,2% congiunturale e del 5,4% tendenziale.

Da gennaio a novembre il calo complessivo registrato è del 4%. A trainare la contrazione di ordini e fatturato è stata in particolar modo la componente interna, mentre quella estera ha contribuito a frenare il calo.

NOVEMBRE

Anche a novembre si è verificata una doppia velocità tra il mercato interno e quello esterno ai confini nazionali. Per il fatturato, il mercato italiano fa registrare di fatto un calo dello 0,6% e quello estero un incremento dello 0,5% congiunturale. Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo parla di una flessione del 2,4% in confronto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2011), il fatturato totale scende in termini tendenziali del 5,4%, per via di un calo dell’8,7% sul mercato interno e di un aumento dell’1,5% su quello estero.

INDICI

Gli indici destagionalizzati del fatturato fanno emergere cali congiunturali per i beni di consumo (-1,1%), per i beni strumentali (-0,7%) e per i beni intermedi (-0,2%), mentre è in aumento l’energia (+3,6%). Il fatturato dell’industria degli autoveicoli su base annua è diminuito del 9,4%, mentre gli ordinativi hanno fatto registrare un crollo del 18,3%.

Il mappamondo economico del 2050

 Chi investe in opzioni binarie è sempre alla ricerca di nuove opportunità d’investimento attraverso l’analisi dei dati e la ricerca di trend significativi. A poco servono i bollettini, come quello della BCE, in cui si lancia l’allarme per la fuga d’investimenti dai paesi periferici, verso i paesi con la tripla A, visto che i dati del mercato, quelli raccolti da Bankitalia, descrivono una situazione del tutto diversa.

La BCE contro Bankitalia sugli investitori

Molto meglio, dal punto di vista speculativo ed analitico, un articolo “futuristico” come quello redatto dal Sole 24 Ore in cui si analizzano i paesi che di qui al 2050 cresceranno di più. L’articolo nasce dalla considerazione dei dati di un’indagine di Pwc in cui si spiega lo spostamento del punto d’equilibrio economico a favore del versante asiatico. I paesi emergenti spingono le quotazioni auree e saranno anche quelli con le migliori performance positive.

La prima potenza mondiale, il paese che maggiormente crescerà fino al 2050 è la Cina e soltanto più in basso troviamo anche gli Stati Uniti e l’India ma ad una distanza abbastanza rassicurante per l’impero mandarino. Dal 2012 al 2050 le performance migliori saranno realizzate da Nigeria, Vietnam, India, Indonesia, Malesia, Cina, Arabia Saudita e Sudafrica.

 

L’Italia è considerata in progressiva discesa: oggi è al decimo posto e potrebbe crescere ancora un po’ ma potremmo ottenere un tredicesimo piazzamento alla fine dei giochi. La Turchia crescerà più dell’Italia, così come Russia, Messico ed Indonesia andranno meglio della Germania e del Regno Unito.

Modifiche Redditometro

 Ecco come potrebbe cambiare il Redditometro. Si parla di un nuovo provvedimento legislativo per modificare in senso più esplicito la conformazione dello strumento messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate per calcolare autonomamente il proprio reddito e verificare che sia congruo con le spese effettuate.

MODIFICHE

Come? Diminuendo o addirittura cancellando la componente statistica, che convive con la statistica proveniente dai dati effettivi inerenti al contribuente (ricavati dalle banche dati del fisco e di altri organismi pubblici).

► Tabella A del nuovo Redditometro

È palese che i valori medi di consumo delle famiglie, anche se calibrati in virtù della loro numerosità e della residenza geografica, possono non fotografare la situazione dei singoli.

DISCREPANZE

L’accentuazione del ruolo dei dati effettivi di spesa non dovrebbe però modificare l’impostazione di fondo, fondata in altri termini sul confronto tra la capacità di spesa come ricostruita dall’amministrazione finanziaria e il reddito dichiarato dal contribuente. La potenziale incoerenza dovrebbe in prima battuta rappresentare un deterrente per il contribuente, stimolandolo ad un comportamento più corretto in sede di dichiarazione.

Qualora successivamente essa dovrebbe concretizzarsi in un’effettiva discrepanza, darebbe il via libera all’intervento del fisco sottoforma di indagine, con la possibilità per l’interessato di fornire le proprie spiegazioni anche prima dell’avvio formale dell’accertamento. Che non sarebbe comunque un accertamento di massa.

 

 

Roubini contro il ministro dell’economia ungherese

 Nel mercato valutario c’è una moneta che in questi giorni sta vivendo delle oscillazioni importanti alla luce di un episodio che rischia di condizionare la vita politica del paese. Stiamo parlando del fiorino ungherese e della discussione che ha coinvolto la Roubini Global Economics (RGE) e il ministero dell’economia ungherese.

Una panoramica sull’andamento dell’euro

Tutto nasce dalla raccomandazione della RGE che ha invitato i politici ungheresi a trarre vantaggio dai tassi di cambio attualmente in vigore. Il ministero dell’economia ha immediatamente diramato un comunicato informando gli investitori che in seguito alle parole dell’economista Roubini, sul fatto che il mancato accordo del FMI era una cattiva notizia per il mercato valutario nazionale, il fiorino ha iniziato a deprezzarsi.

► Chi ha guadagnato contro l’euro

La moneta ungherese, in effetti, ha raggiunto il suo livello minimo da sette mesi a questa parte, poi ha riguadagnato terreno nell’ultima settimana. L’attacco al fiorino nasce dal comportamento degli speculatori che hanno accettato il consiglio di Roubini.

L’economista, a sua volta, ha ribaltato la questione al Ministro dell’economia Matolcsy accusandolo di aver determinato il declino della valuta ungherese con le sue dichiarazioni di approvazione delle politiche economiche poco ortodosse.

In linea generale, le previsioni sul paese parlano di crescita pari a zero nel 2012 con prospettive leggermente migliori nel 2013.

Fondo Monetario Internazionale chiede taglio tassi BCE

 In cima alla lista dei paesi guardati a vista da Christine Lagarde e dal Fondo Monetario Internazionale c’è il Giappone. Ciò che desta maggiore preoccupazione è il maxi piano di stimolo all’economia messo in piedi dal primo ministro nipponico Shinzo Abe che prevede un pacchetto espansivo da 117 miliardi di dollari con l’intento di sconfiggere la deflazione.

Fmi su Usa Europa e politiche monetarie

Una manna per il paese, ma un grande pericolo per il resto delle economie, soprattutto perché la strategia di immissione di liquidità sta diventando una pratica comune anche negli Stati Uniti -la Fed continua ad immettere denaro nel mercato-  che, però, rischia di scatenare una guerra delle valute che non fa bene a nessuno, anzi.

Il piano di stimolo dell’economia giapponese

I primi segni di questa guerra si sono già manifestati nei mercati valutari. In questi giorni, infatti, yen e dollaro continuano a scendere nei confronti dell’euro. C’è il sospetto, che arriva da più parti, che alcuni paesi coinvolti in questa guerra tengano i loro tassi di cambio artificiosamente bassi, contravvenendo a quanto deciso al G20 per cui le valute e il loro valore devono riflettere l’andamento reale dell’economia.

Per questo la Lagarde chiede alla Banca Centrale Europea di prendere dei provvedimenti mirati, il primo dei quali deve essere il taglio dei tassi e il costo del denaro.

Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

I dati di Bankitalia sugli investimentihanno in parte smentito le notizie che arrivano da Bruxelles.

Il banco di prova per il mercato italiano saranno sicuramente le elezioni politiche ma fino a febbraio si dovrà trovare un’altra giustificazione plausibile a quel che accade a piazza Affari. Secondo Mario Draghi che in fondo ha sempre tenuto d’occhio la situazione italiana, è necessario attivare delle riforme strutturali, le stesse enucleate nel Patto di Stabilità e Crescita.

La situazione del Belpaese, in fondo, non è stabile, benché la visione del futuro sia ottimistica. Il 2013 sarà in leggera ripresa. Il sentiment, forse, è confermato dalle continue e buone performance di Piazza Affari che si è confermata anche nella giornata di ieri come maglia rosa d’Europa.

► Cosa c’è nel calendario economico di oggi

La borsa di Milano ha chiuso in positivo con il FTSE Mib in ripresa dell’1,43 per cento e con lo spread in ribasso a 260 punti circa. A seguire sono da considerare soltanto sufficienti le performance di Parigi, Francoforte, Madrid e Londra.

Se poi si fa uno zoom sui titoli bancari si scopre che il vero exploit, stavolta, non è di un titolo bancario ma delle azioni Mediaset che hanno guadagnato il 9,03% dopo alcuni sonori tonfi.

Bersani no alla Patrimoniale

 Pier Luigi Bersani è stato chiaro. Non pensa ci voglia una patrimoniale. Secondo il parere del segretario del Pd, in Italia la patrimoniale c’è già, è quella sugli immobili e si chiama Imu. Questo il suo pensiero, espresso nell’intervento a `Nove in punto´, in onda su Radio 24.

Bersani ha ripetuto che l’Imposta municipale unica necessita di maggiore progressività alleggerendo posizioni più deboli.

► Il Pd fa il punto sull’economia italiana

Per quanto concerne la restante parte dei patrimoni, Bersani non intendo pensare ad una patrimoniale.

Il problema dell’Italia in un siffatto contesto sarebbe la tracciabilità.

Bersani è dell’idea che occorre diminuire di gran lunga la pressione fiscale, iniziando dal lavoro, dalle pensioni, l’Irpef, i redditi più bassi e aiutando gli investimenti. Così Bersani pensa già ad eventuali tagli al fisco.

► Una panoramica sull’andamento dell’euro

Per quanto riguarda la sua affermazione che il Pd andrà a vedere sui conti la polvere sotto il tappeto, il leader Pd chiarisce che non voleva dire che i conti sono truccati ma bisogna capire se le spese obbligate sono coperte e se le previsioni di crescita ottimiste del governo sono reali.

CRISI

Bersani è intervenuto anche sulla crisi, affermando che la proiezione del governo è un po’ ottimistica. Bersani non crede che sia saggio, comunque, continuare a lavorare sul Pil con nuove manovre.

L’importante per il segretario del Partito Democratico è non fare promesse a vanvera, bensì procedere in forme da tali da non deprimere l’economia.

Una panoramica sull’andamento dell’euro

I dati di Bankitalia sugli investimenti hanno poi smentito la panoramica proposta dall’Eurotower, ma in pochi si sono posti la domanda più generale sulla salute dell’euro

Il problema è che l’euro troppo forte rispetto alle altre valute non fa altro che allontanare i flussi di finanziamento verso territori più redditizi. Durante l’estate il calo della moneta unica è stato assolutamente vistoso ed è dipeso molto dall’annuncio di Draghi di voler salvare l’euro a tutti i costi. Da quel momento, è iniziata una nuova corsa al rialzo che ha fatto scattare l’allarme: ci sarà un apprezzamento eccessivo?

Cosa c’è nel calendario economico di oggi

La BCE sembra intenzionata a perfezionare la sua politica di allentamento monetario, in modo da lasciare che i mercati sviluppino la loro vitalità. Eppure il panorama generale è quello di un mercato stabile, con un tasso di volatilità molto basso. Insomma, la quiete cui tende l’Europa, in realtà c’è già.

In generale, tra il finire del 2012 e l’inizio del 2013 l’euro ha guadagnato bene tra il dollaro e lo yen mentre si è dimostrato in calo rispetto allo zloty polacco, al fiorino ungherese e al won sudcoreano.