Strategie di riduzione della tasse

 Periodicamente, soprattutto in coincidenza delle scadenze elettorali, si parla molto di pressione fiscale, termine molto caro alla politica, per indicare una percentuale crescente del reddito che finisce direttamente nelle tasche dell’Erario.

Un discorso molto interessante che fa intuire come i cittadini e i politici siano d’accordo nel confermare un ruolo prioritario alla tassazione nella loro vita di contribuenti.

Tassazione: domani sarà in discesa

Molte delle dichiarazioni che arrivano dalla politica procedono per spot, vale a dire che i politici sono in competizione nella promessa di ridurre le tasse e di farlo abolendone qualcuna.

Un’economista molto arguto, Alberto Bisin, intervenuto sull’argomento dalle pagine di Repubblica, ha riportato la discussione su altri punti, parlando di riforma economica piuttosto che di abolizione delle tasse.

Questo aspetto programmatico ha incuriosito molti lettori che, consapevoli del fatto che le tasse assorbono il 45% del reddito degli italiani, vorrebbero trovare una soluzione al problema.

Sembra dunque che gli interventi previsti siano essenzialmente due: la riduzione dell’IRPEF che aiuterebbe nel miglioramento dell’offerta di lavoro e poi la riduzione del cuneo fiscale per rilanciare gli investimenti. A questi interventi occorre aggiungere anche una razionalizzazione della spesa, in modo che i conti siano sempre tenuti in ordine.

Pressione fiscale e debito fiscale: cosa cambia?

Purtroppo, analizza Alberto Bisin, fino a questo momento ci sono stati soltanto degli interventi di emergenza, lontani dalla “risoluzione del problema”.

Tenete a mente le scadenze IVA

 Sull’IVA, purtroppo c’è ancora un po’ di confusione e spesso non è comprensibile la differenza tra gli adempimenti al punto da dimenticarli. Per esempio, la comunicazione annuale dei dati IVA è diversa dalla dichiarazione annuale IVA ed hanno anche scadenze differenti.

La comunicazione annuale dei dati IVA, per esempio, è in scadenza il 28 febbraio prossimo, mentre per la dichiarazione annuale c’è ancora un po’ di tempo visto che può essere inserita anche nella dichiarazione dei redditi di giugno 2013.

 Nuova compilazione fatture 2013

La dichiarazione annuale dei dati IVA deve essere fatta da tutti i titolari di partita IVA e anche dalle imprese, ma devono rispettare l’adempimento anche tutti i soggetti che hanno potuto rientrare nel regime delle nuove iniziative imprenditoriali.

Al contrario non devono presentare la dichiarazione IVA annuale i soggetti che effettuano le operazioni esenti da IVA, oppure coloro che hanno aderito al regime dei minimi.

 Tutte le novità fiscali del 2013

La dichiarazione, dice il fisco, può essere presentata sia autonomamente, sia attraverso il modello UNICO. Ci si può avvalere dell’assistenza di un commercialista o anche di un CAF che poi provvedono alla trasmissione telematica del modello.

La dichiarazione annuale IVA deve essere presentata tra il 1° febbraio 2013 e il 30 settembre 2013 per la presentazione autonoma ed entro il 30 settembre per chi integra la dichiarazione all’interno dell’UNICO.

 

 

Vaticano ha conto sospetto di 40 milioni

Ammonterebbe a 40 milioni di euro l’anno il match tra Santa Sede e Banca d’Italia per l’autorizzazione a usufruire di Bancomat e carte di credito. Si aggira intorno a questa cifra il saldo movimenti che traspare dai documenti contabili acquisiti dalla procura di Roma prima di segnalare i ‘bug’ che hanno implicato il blocco di tutti i Pos degli esercizi commerciali che si trovano all’interno del Vaticano.

Stiamo parlando di ottanta ‘punti vendita’:  Musei, farmacie, numerosi negozi e spacci. 80 negozi che subiscono un brutto colpo, dal momento che da inizio anno i pagamenti possono avvenire soltanto in contanti e questo, considerando i milioni di turisti e visitatori che arrivano costantemente, sta provocando serie difficoltà e anche perdite economiche.

Appare tuttavia alquanto difficile, se non addirittura impossibile, che il servizio possa essere ulteriormente garantito. Anche perché quanto successo riporta auge le numerose carenze nel sistema antiriciclaggio dello Ior, Istituto per le opere religiose, già messe in luce dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sulla correttezza delle operazioni bancarie realizzate sui conti intestati in zona Vaticano. Quanto è accaduto è successo in virtù degli atti, che hanno permesso di scoprire il conto sospetto. L’iniziativa alla quale si è arrivati non ha alcun precedente.

Moduli Rimborso Imu

Si va sempre più dritti verso un rimborso dell’Imu. Lo consigliano gli economisti e, tacitamente, anche l’Ue, che chiede all’Italia la modifica progressiva della tassa sugli immobili. Come dovremmo procedere in caso di rimborso?

QUATTRO FASI

Fase 1 – Istanza di rimborso;

Fase 2 – Ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale;

Fase 3 – Remissione degli atti alla Corte Costituzionale;

Fase 4 – Giudizio della Corte Costituzionale;

FASE 1

E’ possibile presentare al Comune istanza di rimborso dell’IMU pagata, con in allegato le ricevute di pagamento. L’azione anche di un singolo contribuente, meglio se assistito dalle Associazioni di tutela della proprietà o dai CAF. Si tratta dunque un’azione di classe collettiva può essere sviluppata attraverso una serie di “ricorsi pilota” – individuali o collettivi – per innescare un meccanismo di cui tutti si potranno comunque giovare.

FASE 2

Scaduti i 90 giorni dalla proposizione della istanza di rimborso, ed in caso di mancata risposta da parte del Comune,si può proporre un ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale competente, evidenziando le ragioni di incostituzionalità dell’IMU e chiedendo la remissione degli atti alla Corte Costituzionale. Uno schema di ricorso tipo può essere il seguente:

FASE 3

Se anche una sola delle Sezioni delle numerosissime Commissioni Tributarie italiane, certificata la fondatezza e la rilevanza della questione di costituzionalità proposta, volesse rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, perché questa sia tenuta ad esaminarla ed a pronunciarsi.

In caso di sentenza che accerti l’incostituzionalità totale o parziale dell’IMU, tutti i contribuenti interessati – se non lo hanno già fatto – potranno chiedere e ottenere il rimborso di quanto ingiustamente pagato.

FASE 4

I vizi costituzionali del’IMU trovano la loro genesi e la loro derivazione dalla scelta di sviluppo della sua base imponibile, identificata in valori immobiliari che sono stati rivalutati di colpo e di imperio, in forma lineare, senza alcun collegamento con i valori economici reali sottostanti ed in più senza flessibilità nella previsione di criteri correttivi successivi.

Verso il rimborso Imu

La modifica dell’Imu prende quota. L’analisi del rapporto Ue 2012, che verte sul cambiamento in senso progressiva dell’imposta, impone di renderla più equa, di avere effetto redistributivo.

Il rapporto Ue rammenta che l’Imposta Municipale Unica è stata introdotta durante lo scorso anno successivamente alle raccomandazioni sulla diminuzione di un trattamento fiscale favorevole per gli immobili, basata sull’effetto distorsivo relativamente basso delle tasse circa la proprietà e circa il basso tasso di evasione”.

L’Unione Europea, nel suddetto rapporto, fa una precisazione: che l’Imu include alcuni aspetti di equità”, ma “altri aspetti potrebbero essere ulteriormente migliorati in modo da elevarne la progressività”.

TREMONTI CONSIGLIA IL RICORSO

L’ex Ministro Giulio Tremonti,in alcuni interventi, ha espresso il suo parere, facendo una proposta che ben si lega a quella europea: “Una cosa concreta che può essere fatta istantaneamente dai cittadini è un ricorso gratuito contro l’Imu sulla propria abitazione”.

Qualcuno ha già abbozzato dei moduli di rimborso dell’Imu.

Tremonti ha inoltre aggiunto che il governo Monti ha rivalutato le rendite catastali del 60% e ha introdotto l’imposta sulla casa di abitazione. Si tratta di una patrimoniale permanente a tutti gli effetti, con la conseguenza che i valori fiscali sono aumentati, mentre i valori reali delle abitazioni, anche a per via della recessione, sono crollati”.

Tremonti ha spesso specificato che “un conto è una patrimoniale moderata come era la vecchia Ici che escludeva la prima casa e che aveva valori bassi, un conto è trasformare la vecchia Ici in un’imposta patrimoniale fortissima. Le conseguenze? Se uno ha i soldi per pagare l’Imu se la cava, altrimenti c’è chi, e penso ai pensionati e alle fasce più deboli, è costretto a vendere la casa per pagare le imposte”.

 

Banche cinesi in difficoltà

Stando a quanto riportato dai dati rilasciati da Bloomberg, la Cina prospetta un record minimo circa i prestiti bancari. Si tratta di un minimo storico dal 2002 ad oggi. La causa di questa involuzione verificatasi negli ultimi 11 anni è da cercare nello sviluppo di un mercato creditizio parallelo ai canali tradizionali. I prestiti bancari a/a (ovvero quelli ‘anno su anno’) sono scesi del 14% mentre sono in aumento quelli di derivazione non bancaria.

A gennaio dello scorso anno, i prestiti bancari ammontavano a 738 miliardi di Yuan. Oggi la cifra, diminuita visibilmente, si aggira intorno ai 550 miliardi di Yuan con un picco massimo toccata a marzo 2012. Nel terzo mese dello scorso anno i prestiti, infatti, ammontavano a 1.011 miliardi di Yuan.

CAUSE RISCHIO AUMENTO CREDITO

Il dato porta con sè problemi e pericoli. Occorre dire che i canali di credito non tradizionali non sono regolamentati a dovere. Questo è il problema, che implica un pericolo per un’economia di dimensioni enormi come è quella cinese.

A ciò va aggiunto un altro dato abbastanza preoccupante, riportato sempre dalle statistiche e dalle riflessioni di Bloomberg: si tratta della non trasparenza del livello di indebitamento della Cina, un dato che si reperisce con non poche difficoltà.

Sono diversi ancora i problemi da risolvere sul nodo “Sviluppo Economia Cinese”. Ciò è dovuto al fatto che sono troppi i dati tenuti nascosti e poca è l’esposizione finanziaria sui mercati globali.

 

Finanziamenti per famiglie e imprese in diminuzione

 Si riduce il credito all’economia reale. Le banche non sostengono famiglie e imprese, mentre continuano a dare credito alle pubbliche amministrazioni (comuni, provincie, regioni e stato). In particolare, il rapporto del Centro studi Unimpresa mostra come nel confronto tra il novembre del 2011 e lo stesso mese del 2012 il credito alle famiglie e alle imprese è diminuito del 3%, mentre quello alla pubblica amministrazione è aumentato dell0 0,16%.

► Pagamento obbligatorio entro trenta giorni per la Pubblica Amministrazione

In numeri, la diminuzione del credito concesso si è attestata intorno ai 50 miliardi di euro, nonostante l’ingente somma (circa 200 miliardi di euro) che le banche hanno ricevuto dalla BCE a tassi particolarmente favorevoli (tasso fisso dell’1% assicurato), la maggior parte dei quali sono stati investiti in titoli di Stato italiani.

► Italia, il 70% delle imprese ha problemi di liquidità

Di contro, i prestiti alla pubblica amministrazione sono aumentati di 3,1 miliardi. I finanziamenti alla pubblica amministrazione, sottolinea infatti il Centro Studi, sono cresciuti passando da quota 1.982,5 a 1.985,6 (+0,16%); quelli alle imprese sono crollati di 40,8 miliardi (-4,47%); mentre quelli alle famiglie sono diminuiti di 7,3 miliardi, scendendo da 618,5 a 611,1.

► Anche i prestiti sono in calo come i mutui

In particolare, sul versante famiglie, va registrata una stretta su tutti i tipi di finanziamento: credito al consumo (-3,8 miliardi, -6,06%), mutui (-1,1 miliardi, -0,33%), altri prestiti (-2,2 miliardi, -1,21%). Complessivamente, i prestiti alle imprese e alle famiglie sono scesi in picchiata di 48,2 miliardi, passando da 1.533,3 a 1.485,1 miliardi (-3,15%).

Volkswagen ambasciatrice Made in Italy

Volkswagen si autoproclama ambasciatrice del Made in Italy. L’azienda tedesca sente questa responsabilità, che divide volentieri con Ducati e Lamborghini, due marchi italiani, che afferma con orgoglio. Ambasciatrice del Made in Italy “in tutto il mondo”. Così dicono alla Volkswagen. Affermazioni che, inevitabilmente, scatenano diverse polemiche.

Detroit, domenica sera. Una conferenza stampa atta ad illustrare gli ottimi risultati ottenuti nel 2012 da Volkswagen, durante il giorno prima dell’apertura dell’Auto Show diventa terreno per discussioni accese.

Tutto inizia con le dichiarazioni dell’amministratore delegato del gruppo di Volfsburg, Martin Winterkorn. Dichiarazioni fatte con il petto in fuori. Winterkorn ha appena dato l’avvio per un progetto che costerà all’azienda 50 miliardi di euro in termini di investimenti. Il progetto porterà l’azienda a diventare il primo gruppo automotive mondiale entro 5 anni. La strada da percorrere è quella giusta per Winterkorn. Sarà percorsa fino al 2018.

L’ad di Vokswagen lo dice mentre chiama sul palco i suoi collaboratori più stretti. Successivamente all’annuncio del varo del piano,  Winterkorn lascia un po’ di risultati alla platea: “Lo scorso anno abbiamo superato per la prima volta il tetto dei 9 milioni di auto vendute nel mondo: 9,1 milioni, per la precisione”.

La domanda é: perché ambasciatrice del Made in Italy? E’ lo stesso Winterkorn a rispondere. I numerosi collaboratori italiani e il design italiano studiato a Volfsburg ne sono la prova.

Chissà come l’avranno presa Ducati e Lamborghini.

 

Pagella valutazione contribuenti

 I contribuenti riceveranno quindi i voti in base alla loro correttezza nel pagare le tasse. Se non si è all’altezza si passa alla lista dei bocciati e da questa lista poi si individueranno i contribuenti su cui fare i controlli e gli accertamenti.

L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate con questo progetto è quello di  individuare con maggiore efficacia i contribuenti che dichiarano meno di quanto guadagnano e di quanto spendono.

 Il Fisco accerchia gli evasori

Nella relazione conclusiva della commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria si afferma che questo strumento sarà presentato ufficialmente mercoledì prossimo. Nel documento si parla di “risk score” che riguarda ogni contribuente, sia persona fisica sia società. I cittadini e le persone giuridiche avranno quindi un voto che si baserà su diversi parametri.

► Come usare il Redditometro

Questa pagella con tanto di voti e di individuazione di probabili evasori fiscali sarà d’aiuto anche al nuovo redditometro, che considererà la lista dei bocciati del precedente  strumento. Si potrà quindi fare un’indagine con controlli e accertamenti mirati utilizzando al meglio le risorse e puntando con più efficienza all’obiettivo di individuare gli evasori fiscali.

Costi casa triplicati in 20 anni

 In principio fu l’ISI (Imposta Straordinaria sugli Immobili) il cui peso sulle famiglie italiane era di circa 90 euro.

Dopo l’ISI, nel 2007, è arrivata l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). In questo caso l’esborso medio era di 138 euro. Poi anche l’ICI è passata di moda ed è stata sostituita dall’IMU, forse la tassa sulla casa più odiata di tutte, che ha portato l’esborso a 278 euro di media.

► Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

Secondo il dossier dell’Osservatorio della Uil Servizio Politiche Territoriali, quando fu pagata l’ISI nel 1992 allo Stato arrivarono circa 11.500 miliardi di vecchie lire (5,9 miliardi di euro). Per quindici anni è stato più o meno così, fino a quando, nel 2007, la casa è stata sottoposta all’ICI che ha fruttato allo Stato 11 miliardi di euro (2,8 miliardi solo dalla prima casa).

► Come deve essere migliorata l’IMU

Se il Governo Berlusconi non avesse deciso di abolirla, l’ICI, secondo quanto proposto da Prodi, sarebbe stata mediamente di 38 euro. Ma così non è stato, L’ICI è stata abolita. Per qualche anno nessuna imposta sulla casa, poi è arrivata la stangata da 278 euro medi dell’IMU, che sono fruttati un gettito complessivo di 23,2 miliardi di euro (3,8 miliardi di euro dalla prima casa), dei quali 14,8 miliardi sono andati nelle casse dei Comuni e 8,4 miliardi nelle casse dello Stato centrale.

► Imposte al debutto, consumatori preoccupati

Precisione estrema: dal 1992 al 2012 la casa ci costa esattamente il triplo.