Che impatto hanno le spese medie Istat

 Le spese medie Istat sono sicuramente importanti per il redditometro ma solo nella misura in cui il contribuente dichiara al fisco di aver sostenuto quelle spese. Per molte di queste, tra l’altro, è inutile conservare la documentazione, siano essi scontrini o ricevute, o un altro tipo di documenti.

Gli elementi appena enunciati si evincono dalla fase di test del redditometro che stenta a decollare in tutti i sensi. A livello normativo il riferimento è l’articolo 3, lettera a) del decreto sul redditometro nel quale si spiega che per ricostruire il reddito è importante raccogliere i documenti sulle spese effettivamente sostenute dal contribuente e delle quali è al corrente l’amministrazione finanziaria.

► Come usare il Redditometro

Le spese da documentare sono tutte inserite in una tabella in cui le voci di spesa sono circa 30. Si fa menzione del mutuo della casa, dell’affitto, dell’energia elettrica o anche dei soggiorni di studio all’estero, dei contributi previdenziali obbligatori e non solo.

► Più di 100 spese per il redditest

Ci sono anche altre 24 voci di spesa per le quali si prevede di applicare il valore maggiore tra quello che il contribuente ha effettivamente sostenuto e quello che è stato rilevato come spesa media dall’Istat oppure da altre spese rilevate in altri studi socio economici di settore.

A Brescia i mutui sono più convenienti

 In questo avvio d’anno sono molti i cittadini che vogliono diventare mutuatari e fare il passo più importante della loro vita acquistando una casa. Purtroppo la situazione non è delle migliori nel senso che a fronte di un calo dello spread applicato dalla BCE agli istituti di credito, le banche non hanno ridotto (anzi!) il costo dei loro servizi.

E’ vero che a gennaio si riparte con i tassi più bassi, ma avere una casa è ancora considerato un sogno visto che gli appartamenti sono un premio. Le Regioni e gli enti locali hanno provato a studiare degli interventi per favorire l’accesso al credito delle famiglie con un merito creditizio basso, ma non è stato sufficiente a far ripartire il settore immobiliare.

► Mutui a tasso zero per famiglie a basso reddito

Insomma, i mutui sono ancora salati, tranne che in alcune zone d’Italia, per esempio la provincia di Brescia. In questo settore della Lombardia, infatti, i tassi praticati per i finanziamenti finalizzati all’acquisto di una casa sono inferiori alla media individuata da Bankitalia che è del 4,05%.

L’ISC o il TAEG per i mutui contratti a Brescia non supera il 3,9 per cento e comprende le spese d’istruttoria, quelle per l’incasso delle rate e tutte le altre spese del contratto. A chi cerca anche riferimenti alle banche che applicato i tassi “scontati”, gli operatori del settore citano la BCC del Garda, la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, Intesa Sanpaolo e la BCC di Brescia.

Le imposte immobiliari rimpinguano le casse dello Stato

 Le tasse sulla casa, nel 2012, hanno portato nelle casse dello Stato e dei Comuni il 36,8% in più di quello che era stato raggranellato l’anno prima. Si parla di un bel capitale di 44,2 miliardi di euro e tutto si deve all’IMU che in qualche modo, oltre  a reintrodurre la tassa sulla casa, le ha anche cambiato i connotati.

► Per l’Ue l’Imu è inutile

Per capire un po’ meglio quello che è successo in termini fiscali, Il Sole 24 Ore propone una retrospettiva della tassa sugli immobili. Molto è cambiato dal 2011 al 2012. Per esempio, nel 2011, il 25% circa dei ricavi prodotti dagli immobili in termini fiscali, erano da attribuire all’Irpef e all’Ires che portavano nelle casse dello Stato ben 8,2 miliardi di euro.

► L’Ue precisa sulle critiche all’Imu

Nel 2012, il gettito di Irpef e Ires sugli immobili si è fermato a 6,64 miliardi di euro e quindi vuol dire che la quota percentuale di questa tassa è scesa al 15 per cento. L’evoluzione è da legare alla reintroduzione dell’IMU che ha praticamente resettato l’Irpef sui redditi fondiari, quella che fino al 2011 era stata pagata dalle case non in affitto.

Molto importante, sicuramente, il dossier del dipartimento delle Finanze che ha quantificato l’imposta media pagata dai cittadini che rientrano nelle diverse fasce di reddito previste dal fisco. 23 milioni di contribuenti pagheranno circa 700 euro l’anno per l’IMU.

I tassi di usura sono stati aggiornati

 Periodicamente sono chiariti i tassi di usura: sulla base dei tassi medi applicati dagli istituti di credito per mutui e prestiti, si stabilisce un limite massimo, oltre il quale, si può parlare definitivamente di usura. Il riepilogo della situazione italiana è stato fatto dal portale d’intermediazione Mutuionline.

I dati di partenza, quelli per definire le soglie antiusura, valide in genere per un trimestre, sono quelli del Ministero dell’Economia e delle Finanze. E’ il MEF ad emanare i tassi d’interesse effettivi globali medi, sulla base della legge sull’usura, la numero 108 del 1996.

► Bankitalia: prospettive nere per le imprese italiane

Le nuove soglia antiusura che sono validi dal primo gennaio 2013 fino al 31 marzo 2013, riguardano le principali operazioni di credito e finanziamento, vale a dire i mutui, i prestiti, i conti correnti ma anche i leasing e gli altri prodotti omologhi.

Il primo dato da comunicare è che rispetto al trimestre precedente il tasso soglia per i mutui a tasso fisso è salito fino al 10,78% partendo dal 10,67%. Per i mutui a tasso variabile c’è stato un incremento omologo dall’8,9 al 9,07 per cento.

► Il consolidamento è un’opportunità

Per quanto riguarda i prestiti finalizzati di importi superiori ai 5000 euro, la soglia di usura è in aumento ed è fissata al 17,01 per cento. Per gli importi inferiori, invece, il tasso di usura è fissato al 19,37 per cento, in aumento di pochissimo, visto che si partiva dal 19,35 per cento.

Fornero blocca circolare Inps su pensioni invalidità

 I cambiamenti delle pensioni di invalidità hanno suscitato una grande polemica. Il tutto nasce con la circolare n. 149 dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale in cui si comunicava che, a decorrere dal 1° gennaio del 2013, il reddito minimo di riferimento (che rimane di 16.127,30 euro annui) non sarà più quello personale (del richiedente la pensione di invalidità) ma sarà quello famigliare.

► Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

Dopo le polemiche e le dure reazioni scatenatisi all’indomani della comunicazione, il dicastero del welfare ha immediatamente stoppato la circolare. E’ stata avviata anche un’istruttoria per chiedere all’Inps di sospendere l’applicazione e valutare con più attenzione tutti gli aspetti, soprattutto quello di equità.

► Pensioni di anzianità: le novità dal 2013

Il Ministro Fornero ha spiegato che questo nuovo metodo rende più complicato l’accesso alla pensione di invalidità e il fatto che il nuovo parametro fosse entrato in vigore al 1° di gennaio, ha avuto la conseguenza di creare una grande preoccupazione sociale. Inoltre, sempre secondo i vertici del dicastero, questa circolare si pone in controtendenza rispetto a tutto ciò che è stato fatto negli ultimi trent’anni di previdenza sociale e rischia anche di andare contro le decisioni della Corte di Cassazione.

Tutto è rimandato alla settimana prossima, con l’incontro previsto per lunedì.

Costi e spese dei fondi di investimento comuni

 Quando si sottoscrive un fondo di investimento comune, è necessario fare attenzione anche ai costi che questo ha per la sua gestione, che possono essere suddivisi in due macro-categorie: commissioni una tantum, non previste da tutte le SGR e applicati in sede di acquisto o vendita del fondo, e commissioni ricorrenti, ossia le spese che il risparmiatore deve sostenere per la remunerazione dell’operatore.

► SGR – Società di Gestione del Risparmio

Commissioni una-tantum

Commissioni di sottoscrizione

Pari ad una percentuale dell’investimento e applicati a scaglioni, in cui le percentuali decrescono al crescere dell’investimento.

Commissioni di vendita

Applicate al momento della vendita delle quote. Solitamente sono calcolate con un sistema a tunnel, cioè sono sempre più basse, fino ad arrivare a zero, all’aumentare del tempo di permanenza nel fondo.

Commissioni di switch

Applicate ai trasferimenti di quote da un fondo ad un altro della stessa società (switch). Possono essere delle quote fisse o calcolate in percentuale sulla quota di capitale trasferito.

► A chi affidare i propri risparmi?

Commissioni ricorrenti

Commissioni di gestione

Decurtate direttamente dal patrimonio, le commissioni servono alla retribuzione della SGR.

Commissioni di incentivo

Sorta di premio per le SGR che riescono ad ottenere rendimenti superiori a quelli prestabiliti, ed è quindi calcolato sul rendimento differenziale del fondo rispetto al benchmark di riferimento.

 

Vantaggi e rischi dei fondi di investimento

 I gestori dei risparmi degli investitori sono solitamente delle società di gestione in cui operano i professionisti del settore, che sono in grado, diversamente da quanto possa esserlo un comune cittadino, di cercare, e trovare, il canale migliore dove investire il patrimonio del fondo al fine di aumentarne il rendimento.

I fondi di investimento, come qualunque altro metodo di investimento, ha dei vantaggi e dei rischi. Vediamoli nel dettaglio.

► La gestione del rischio del portafogli finanziario

I vantaggi della sottoscrizione di un fondi di investimento comune

Il primo vantaggio che il risparmiatore ha dalla sottoscrizione di un fondo comune è quello di poter partecipare, a fronte di un investimento personale anche molto contenuto, ad un portafogli di titoli ampio e sicuramente più redditizio di quanto non possa esserlo un investimento fatto da un solo risparmiatore.

Inoltre, si ha la certezza che il proprio patrimonio è al sicuro, sia perché gestito da professionisti, sia perché il patrimonio del risparmiatore è diviso da quello della società e, quindi, protetto anche in caso di fallimento di quest’ultima.

► La misurazione del rischio

I rischi della sottoscrizione di un fondi di investimento comune

Sottoscrivere un fondo di investimento è paragonabile, in quanto a rischio, all’investimento in azioni. Quindi si hanno anche rischi simili che derivano dalla volatilità dei mercati in cui i titoli del portafogli sono scambiati: rendimento più basso di quello atteso e possibilità di perdita di tutto il patrimonio investito.

Per questo prima della sottoscrizione è necessario valutare il grado di rischio dell’investimento stesso e quanto di questo viene assunto dalla società di gestione.

Diminuiscono aziende in perdita

 Nell’anno di imposta 2010 (quindi le dichiarazioni che vengono presentate nel 2011-2012) le aziende in perdita sono state il 33,7% del totale. A dirlo il documento risultante dall’elaborazione dei dati del Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, che ha voluto sottolineare che, rispetto al periodo immediatamente predente, c’è stata una diminuzione delle aziende in perdita del 3,3% (nell’anno di imposta 2009 erano il 37%).

► L’IRAP milionaria sul calciomercato

Quindi sembra che il 2010 sia stato un anno di ripresa economica, almeno per quanto riguarda, come evidenza il Dipartimento, il gettito Irap (l’Irap – Imposta Regionale sulle Attività Produttive – unica imposta a carico delle imprese proporzionale al fatturato). I dati evidenziano come ci sia stata una generale ripresa della base imponibile nella maggior parte dei settori economici. Si distinguono in modo particolare il settore manifatturiero (+11%) ed il commercio (+5%).

► Rimborsi IRPEF per IRAP non dedotta

Male, invece, il settore finanziario che ha manifestato un decremento dell’11% e il settore delle costruzioni che continua a contrarsi (-2,1%).

In totale nel 2010 è stato dichiarato, ai fini del pagamento dell’Irap, un totale di 32,5 miliardi di euro (+1,9% rispetto al 2009), con una media per impresa pari a 10.078 euro. La base imponibile totale risulta pari a 668 miliardi di euro, che segna un incremento del 2%  rispetto al 2009, in linea con la ripresa economica riferita a quell’anno di imposta.

Stipendio top manager Svizzera a rischio

 Lo stipendio dei top manager svizzeri è troppo distante da quello che percepiscono i lavoratori ‘normali’. Un fatto noto che, però, è sempre stato preso come un dato di fatto, in tutti i paesi del mondo, almeno fino a che la Banca Cantonale di Glarona ha posto un limite massimo a quello che i quadri aziendali possono percepire, fissandolo al massimo a dieci volte lo stipendio del dipendente che guadagna di meno.

► Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

Una bella presa di posizione dell’istituto, soprattutto in vista del referendum che si terrà il prossimo 3 marzo proprio su questo argomento. Se da un lato la decisione è stata accolta bene dai cittadini – pesantemente indignati dal fatto che, nonostante le banche elvetiche stiano dando i primi segni di cedimento, non è stata presa nessuna decisione a riguardo – e dall’ideatore del referendum, il deputato al Parlamento federale Thomas Minder.

► Gli accordi fiscali con la Svizzera

Per Minder si tratta di un’azione necessaria che ha l’obiettivo di porre al centro delle decisioni in merito agli stipendi annui dei top manager l’assemblea degli azionisti. Ma per Peter Kunz, docente di economia all’università di Berna, si tratta di

Proposte bizzarre, che non hanno riscontro in nessun altro posto al mondo

► Top manager inglesi: stipendi più alti del 27%

Che rischiano di creare una fuga di manager capaci dalle dalle imprese svizzere, come già preannunciato da Peter Brabeck, amministratore delegato di Nestlè, che ha commentato:

Se lo Stato ci imponesse un tetto agli stipendi, ci chiederemmo se la Svizzera è ancora il luogo ideale per ospitare la sede del nostro gruppo.

Test elezioni per Piazza Affari

 L’Italia si appresta a tornare alle urne dopo la crisi di governo che ha determinato le dimissioni di Mario Monti. Il professore bocconiano ha deciso di rinunciare al suo incarico di senatore a vita per correre come premier alle prossime politiche.

Adesso è la politica stessa ad essere attesa al varco. In molti dicono che siamo di fronte a Piazza Affari e al dopo Monti che spaventa, ma c’è qualcosa in più di cui tener conto.

► L’agenda Monti gioca a favore dell’Italia

Fino ad ora i mercato finanziari italiani sono stati in un momento di grazia. Piazza Affari è cresciuta del 17 per cento dalla metà di novembre in po’, recuperando il 41% dai livelli minimi toccati nel 2012, contro il recupero del 23 per cento delle borse europee.

I BTp decennali stessi hanno reso più del 22 per cento e i risparmiatori che hanno indovinato l’investimento ringraziano sentitamente.

► Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

Adesso però bisogna legare questi dati alla politica e si scopre che molta della fiducia accordata dagli investitori all’Italia, si lega all’operato del Governo Monti riguardo soprattutto il risanamento dei conti pubblici.

Questo stato di grazia, adesso, potrebbe essere incrinato visto che non arrivano notizie entusiasmanti sull’economia americana e cinese e il comportamento di Wall Street lo dimostra. La speranza che la situazione europea migliori, così come l’italiana c’è ma bisogna capire cosa si aspettano gli investitori dalle urne.