I prestiti migliori per chi compra un’auto nuova

 Per comprare un’auto nuova, in genere, non disponendo della liquidità necessaria per estinguere il pagamento in un sol giorno, si richiede un prestito alla concessionaria, oppure si propone al rivenditore un prestito trovato in autonomia.

In quest’ultimo caso è bene conoscere le migliori proposte del settore e, se si hanno in carico già diverse rate pensare anche al fatto che il consolidamento è un’opportunità. Ma quello del mutuo è un discorso a parte. Vediamo invece i prestiti migliori per chi deve comprare un auto nuova, selezionati da PrestitiSupermarket che ha già proposto una ricognizione accurata di TAN e TAEG dei prestiti per la ristrutturazione della casa.

► Le migliori offerte di prestiti

Per quanto riguarda i prestiti per l’acquisto di un’auto nuova, in genere, sono rimborsati in un tempo variabile dai 2 ai 10 anni. Il riferimento è sempre quello ad un capitale richiesto di 20 mila euro e le rate del piano di rimborso vanno dalle 24 alle 120.

Anche in questo caso a parità di TAN, fermo al 4,70, il TAEG varia in base alla durata del rimborso e più è lungo il piano d’ammortamento, maggiore è la possibilità di risparmiare. Si va quindi dal TAEG all’8,23% per i prestiti da rimborsare in 10 anni fino al TAEG all’8,45% dei piani d’ammortamento di soli tre anni.

TAN e TAEG dei prestiti per la ristrutturazione della casa

 Se accendere un mutuo non è nelle vostre intenzioni, nonostante a gennaio si riparte con tassi più bassi, allora per sostenere delle piccole spese di ristrutturazione dovete pensare ad un prestito. PrestitiSupermarket ha riassunto le migliori proposte di prestito, distinte per finalità e per durata del rimborso, considerando la richiesta standard di 20 mila euro di capitale.

Partiamo proprio dalla considerazione dei prestiti finalizzati alla ristrutturazione della casa, scoprendo che durate del rimborso possono oscillare da 1 a 10 anni, quindi da 12 a 120 mesi. Il TAEG più alto è associato al prestito da rimborsare in minor tempo e corrisponde al 9,73% per i prestiti da estinguere in 12 rate.

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Dopodiché il TAEG è decrescente partendo dai prestiti con durata biennale fino a quelli decennali. Il TAN è sempre del 4,70 per cento ma cambiano i costi così che si va dal TAEG dell’8,47% a quello dell’8,23%.

Le rate, tenuto conto dei TAEG possono essere considerate equivalenti a quella di un mutuo visto che variano dai 1748 euro – che è la rata più elevata – fino ai 242 euro della rata più bassa. PrestitiSupermarket consente di cliccare su tutte le durate del prestito al fine di scovare le finanziarie che hanno a disposizione i prodotti migliori, generalmente più di una.

La particolarità del mutuo variabile a tasso decrescente di ByYou

 Il mutuo a tasso variabile è una delle scelte più quotate tra gli aspiranti mutuatari dall’inizio dell’anno sono alla ricerca dell’occasione da prendere al volo. Fortunatamente a gennaio si riparte con i tassi più bassi e con diverse opportunità di risparmio.

Per scovare qualche prodotto competitivo ci siamo affidati alla ricognizione di MutuiSupermarket prediligendo le proposte di mutuo a tasso variabile legate al tasso Euribor. Ci è sembrata pertanto molto particolare l’offerta dell’istituto di credito ByYou che propone alle famiglie un mutuo variabile a tasso decrescente.

Il TAEG del prodotto è del 4,20 per cento e comprende sempre il costo del mutuo, quindi il tasso su cui sono calcolati gli interessi, cui bisogna aggiungere le spese iniziali, quelle ricorrenti e l’imposta sostitutiva. Il tasso di partenza è del 3,81% quindi pesano molto gli altri costi. In effetti per l’istruttoria, la perizia e l’assicurazione scoppio ed incendio, è necessario sborsare ben 3352,20 euro. Le spese ricorrenti ammontano a 1200 euro e bisogna fare i conti anche con l’imposta sostitutiva che minimo è di 350 euro.

► 4 domande per aspiranti mutuatari

In cosa consiste il tasso decrescete? Nella riduzione dello spread a scadenza quinquennale. In pratica il tasso variabile indicizzato all’Euribor a 1 mese resta invariato ma per arrivare al tasso occorre aggiungere lo spread del 3,70 per cento. Poi, ogni 5 anni a partire dall’inizio del quinto anno, c’è una riduzione dello spread di 5 bp.

A gennaio si riparte con i tassi più bassi

 Il mercato creditizio si è rimesso in moto ed ora sono tantissimi gli aspiranti mutuatari che possono contare sull’abbassamento dei tassi d’interesse, sia per i prodotti a tasso fisso, sia per i prodotti a tasso variabile.

► Mutui più convenienti per dipendenti pubblici e pensionati

La classica ricognizione di Mutuionline sulle migliori offerte di mutuo di gennaio 2013, parte dall’annuncio degli Indici sintetici di costo dei prodotti a tasso fisso, sottolineando che le proposte più convenienti sono quelle con un piano di rimborso contenuto, di appena 10 anni. In generale si può contare su un calo dei tassi d’interesse dello 0,05 e dello 0,04 per cento, rispettivamente per i mutui a 10 anni e per i mutui a 15 e 25 anni.

L’ISC medio di un mutuo a tasso fisso da rimborsare in 10 anni è del 4,79 per cento. Poi si passa al 5,24% dei mutui a 15 anni, al 5,41 per cento dei mutui a 20 anni e poi al 5,45 e 5,46 per cento dei mutui a 25 e 30 anni.

► Per i giovani mutuatari garantiscono i genitori

Per quanto riguarda i tassi variabili, gli Indici Sintetici di Costo sono rimasti invariati e le principali offerte si appiattiscono sui mutui con un piano di rimborso compreso tra 20 e 40 anni. Più dura il mutuo, maggiore è lo sconto sul tasso che passa dal 3,22% dei mutui ventennali al 3,16% dei mutui quarantennali. Meno convenienti in assoluto sono i mutui a tasso fisso a 10 anni il cui ISC si è assestato sul 3,30%.

Gli appartamenti sono un premio

 Si potrebbe dire che il mercato immobiliare sta prendendo una brutta piega se si considera che la casa non è più soltanto o non è più un diritto ma rappresenta piuttosto un premio. E’ quello che è accaduto in un centro commerciale nel nord Italia.

►Europa e USA diversi anche nel mercato immobiliare

L’economia sta attraversando una fase molto critica: il mercato del lavoro è in una fase di stallo, l’economia in recessione e le banche hanno difficoltà a concedere mutui. Diventa allora ancora più importante l’iniziativa portata avanti da un centro commerciale che ha messo in premio una casa per i suoi clienti.

►Idealista: sarà l’anno dell’affitto

A Peschiera Borromeo è stato organizzato questo concorso a premi molto bizzarro dove i buoni premio messi in palio erano diversi e dal valore che superava cinquantamila euro, ma il primo premio era una casa di cinquanta metri quadri a Peschiera, il cui valore è di 166 mila euro.

Niente male! L’appartamento è stato offerta da una cooperativa costruttrice della zona che stava costruendo un complesso immobiliare di duecento appartamenti. Cosa ha ottenuto la cooperativa in cambio? Una grandissima pubblicità, all’interno del centro commerciale, per circa sei mesi e in forma gratuita.

L’efficacia dell’iniziativa si può calcolare anche partendo dall’incremento del fatturato del centro commerciale cresciuto del 20 per cento circa.

Per S&P la crisi europea è finita

 Siamo già nel primo mese del nuovo anno d’imposta, del nuovo anno produttivo e qualcuno, partendo proprio dall’inizio dell’anno, prova a fare delle previsioni sul futuro prossimo. L’ultimo vaticinio è a cura dell’agenzia di rating Standard&Poor’s che propone una versione ottimistica dello scenario europeo.

► Standard&Poor’s e il default selettivo

Il Vecchio Continente, già nel 2013, supererà la crisi del debito perché la ripresa è molto convincente ma è necessario che sia mantenuto l’equilibrio e si perseveri con costanza nella gestione dei conti e nella volontà di ridurre il debito.

In pratica, per quanto riguarda l’Italia, c’è un apprezzamento deciso al lavoro svolto da Monti il cui esecutivo ha tracciato la strada che il prossimo premier dovrà continuare a definire.

► La situazione dell’Italia nel terzo trimestre

E’ evidente che per la ripresa dell’Europa è fondamentale conoscere l’esito delle consultazioni elettorali italiane, ma è importante anche seguire il responso delle urne in Germania.

Nei prossimi 12 mesi, quindi, è importante superare la volatilità e la frammentazione del mercato, sostenere paesi come l’Irlanda e il Portogallo nell’emissione di titoli di stato sul mercato primario e poi sarà importante far tornare la fiducia negli investitori.

Il contribuente è irreperibile ma l’indirizzo è uno solo

 Si chiama “procedimento degli irreperibili” ed è una notificazione particolare di un atto tributario. Questo procedimento, secondo la giurisprudenza attuale, è da considerarsi valido anche se il messo notificatore non riesce a reperire l’abitazione, l’ufficio o anche l’azienda del contribuente, quando questo ha definito in un certo comune il suo domicilio fiscale.

► Quando l’avvocato non è una spesa deducibile

Le ricerche in questione sono non sono necessarie al di fuori del comune di residenza della società del contribuente. Questo è il senso di una sentenza, la numero 23062 del 2012, quella con cui la Corte di Cassazione ha ribadito che l’Agenzia delle Entrate ha ragione riguardo la regolarità delle notifiche inviate prima delle cartelle di pagamento.

In pratica l’indirizzo del contribuente, seppure irreperibile, resta uno solo. L’amministrazione finanziaria non è tenuta a fare ulteriori ricerche fuori dal territorio di competenza del municipio.

► Ritrattare la dichiarazione non blocca gli accertamenti

Tutto il pronunciamento nasce in Sicilia dove un contribuente ha fatto ricorso contro 9 cartelle di pagamento relative a diversi tributi, spiegando all’amministrazione tributaria che la notifica degli avvisi di accertamento e delle carte non era avvenuta correttamente.

Il giudice tributario di Palermo, invece ha rigettato il ricorso ed ha spiegato che l’avviso di deposito dell’atto è stato regolarmente affisso nella casa comunale, in busta chiusa e sigillata.

► Legge fallimentare: riforma, notificazione telematica e PEC

Come deve essere migliorata l’IMU

 E’ arrivata dall’Europa una sonora bocciatura della tassa comunale sugli immobili che quest’anno ha portato un bel gettito di denaro nelle casse dello stato ma ha alleggerito di non poco il portafoglio degli italiani.

 L’Ue precisa sulle critiche all’Imu

Secondo l’Europa si tratta di una tassa poco equa e per questo è necessario mettere di nuovo le mani nella normativa fiscale per renderla idonea alla situazione dei contribuenti del Belpaese. I miglioramenti, però, devono essere graduali.

 Per l’Ue l’Imu è inutile

Sicuramente la bocciatura dell’UE ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai cittadini italiani che da tempo si lamentano della reintroduzione di questa imposta. Anzi, l’IMU sembra diventata un tema da mettere al centro della campagna elettorale in atto.

A calmare gli animi surriscalda dati dalla questione del’impatto delle imposte sulla povertà, ci ha pensato l’UE precisando che il report sull’impatto della tassa sugli immobili era riferito al 2006, anno in cui c’era l’ICI. L’IMU, invece, non sembra aver avuto effetti negativi sulla povertà o sulla distribuzione dei redditi.

Un colpo al cerchio ed uno alla botte ma l’IMU va pur sempre modificata, insistendo su due temi: il primo la base imponibile che, misurata sui valori catastali che non sono in linea con i valori di mercato, contribuisce alla penalizzazione di chi vive negli immobili meno pregiati ma magari rivalutati di recente. Il secondo punto da affrontare sono gli sconti finora concessi senza tener conto del reddito ma che invece a quest’ultimo andrebbero vincolati.

I paesi emergenti spingono le quotazioni auree

 Acquisire una buona riserva d’oro, per gli Stati, è un modo per proteggersi dalle oscillazioni troppo insistenti del mercato. In un momento di crisi la ricerca di beni di rifugio è praticamente normale ma scoprire chi predilige le risorse auree, aiuta a comprendere lo stato di salute di un paese.

► Oro: in vista il sell-off di fine anno

In questo momento, secondo il Gold Council che è l’associazione internazionale delle aziende minerarie aurifere, i protagonisti della rincorsa all’oro sono i paesi emergenti. Nel periodo compreso tra gennaio e novembre dell’anno scorso, in pratica, quasi tutte le banche centrali hanno aumentato le loro riserve d’oro fino a 350 tonnellate.

Se diamo uno sguardo all’Italia scopriamo che è rimasta ferma e pur non facendo una vera e propria scorta di oro, è comunque al terzo posto tra i paesi con il maggior numero di riserve auree in tutto il mondo visto che nei forzieri tricolore ci sono ben 2451,8 tonnellate di lingotti.

► Oro, petrolio e cereali: le previsioni Saxo Bank

A capitanare questa speciale classifica troviamo Stati Uniti e Germania, rispettivamente al primo e al secondo posto ma sono i paesi emergenti a sorprendere. Al primo posto, in questo caso c’è la Turchia che ha comprato 118,8 tonnellate di oro soltanto nel 2012, seguita dalla Russia, dalle Filippine, dal Brasile e dal Kazakhstan anche se la cosa più sorprendente è il sesto posto dell’Iraq che ha comprato ben 27,2 tonnellate d’oro.

Quando l’avvocato non è una spesa deducibile

 Se un’azienda ha sostenuto dei costi per difendersi dall’accusa di corruzione ed ha dovuto pagare un avvocato per la difesa dell’amministratore della società, i costi sostenuti non possono essere considerati delle spese deducibili. Il motivo che sta alla base di questa nuova sentenza della Corte di Cassazione è semplice: l’avvocato, o meglio la difesa dall’accusa di corruzione non è un’attività che rientra tra quelle di perseguimento dell’oggetto sociale.

La sentenza della Corte di Cassazione, la numero 23089 del 14 dicembre 2012, parla chiaro: la società di capitali non può considerare spese deducibili quelle sostenute per pagare un avvocato, incaricato di difendere l’amministratore della società dall’accusa di corruzione, per via del difetto di inerenza.

► Le spese vaghe non sono ammissibili

A sostegno della tesi dei porporati della Cassazione c’è anche l’articolo 1720, comma 2, del codice civile che interviene sulle spese rimborsabili di un mandatario. Siccome nel caso dell’avvocato non si tratta di una spesa connessa al mandato dell’amministratore, nel senso che non si tratta di un’attività funzionale al perseguimento dell’oggetto sociale.

► Le spese insensate non si possono detrarre

Al contrario siamo di fronte ad un’attività in cui il mandato è l’occasione. Il fatto alla base della sentenza affonda le sue radici nella Regione toscana che ha inviato degli avvisi di accertamento in relazione a diversi periodi d’imposta alle aziende, in merito a Irpeg, Iva e Irap ed ha trovato delle spese legali portate erroneamente in deduzione.