Un po’ di calma nel mercato valutario

 Trovata la soluzione al default USA, mentre si prende atto di come la politica è il vero pericolo per l’Italia, il mercato Forex resta calmo. Almeno questo si evince dalle scarse oscillazioni delle ultime ore, poiché ci si aspetta di conoscere l’esito delle decisioni della BCE e della Bank of Japan.

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In tal senso potrebbero esserci delle oscillazioni pericolose nel cambio tra dollaro americano e yen giapponese. La moneta asiatica infatti, potrebbe essere presto al centro di un turbine di vendita e il cambio potrebbe assestarsi sul livello 87.74.

La banca centrale giapponese potrebbe decidere per l’allentamento monetario, visto che rientra anche nelle promesse elettorali fatte dal primo ministro giapponese Shinizo Abe. Gli analisti prevedono che ci sarà una linea di resistenza su livello 88.00 anche se molti trader stanno alzando il tiro fino alla soglia di 90.00 visto che la Bank of Japan, come altre banche centrali hanno già fatto, potrebbe decidere di fornire al mercato uno stimolo monetario “infinito”.

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Sul versante europeo gli occhi sono tutti puntati sulla BCE e sulla conferenza di Mario Draghi. Gli analisti si sono spaccati tra coloro che propendono per un nuovo taglio dei tassi d’interesse e coloro che invece si aspettano interventi più efficaci contro la recessione.

Si prepara l’IPO per Moleskine

 In genere è la Borsa Italiana a dover dare il via libera alla quotazione di una nuova società sul mercato telematico azionario, conosciuto con l’acronimo MTA. A quel punto si dà il via all’IPO che è un’Offerta Pubblica Iniziale.

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Sono presentati al pubblico i titoli della società che sta per affacciarsi sul mondo azionario, al fine di trovare nuovi investitori tramite la quotazione in borsa. Questa dinamica è particolarmente condivisa dalle società il cui capitale è posseduto pochi investitori o da pochi azionisti.

Se l’IPO va di pari passo con una ristrutturazione finanziaria dell’impresa si possono ottenere un bel po’ di vantaggi, quali ad esempio la riduzione dell’indebitamento. E’ facile immaginare adesso che l’IPO è uno strumento pensato per le società che sono in crisi. In realtà si corrono dei rischi enormi, basta pensare a quello che è accaduto a Facebook lo scorso anno.

► Ristrutturazione finanziaria: il caso della banca Dexia

Nel 2013, invece, la prima debuttante sul mercato italiano dovrebbe essere Moleskine, la celebre azienda che firma quei taccuini neri tanto cari agli scrittori d’un tempo come Hemingway. A sponsorizzare l’operazione ci sta pensando Mediobanca ma Borsa Italiana avverte: il via libera ha una validità di 12 mesi ma bisogna aspettare che siano depositati i documenti di registrazione alla Consob. Deve essere quindi presentata la domanda di ammissione.

La politica è il vero pericolo per l’Italia

 Tutti si preoccupano dello spread ma adesso che i rendimenti dei BTp non fanno più paura e la tensione sui mercati periferici si è allentata, gli analisti sono abbastanza lucidi per sostenere la tesi che il pericolo più grande per l’Italia arriva dalla politica.

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La versione ufficiale e dettagliata di questa tesi l’ha redatta Morgan Stanley che in riferimento all’economia tricolore cita il cosiddetto political cliff parafrasando quel che accade in America dove è stata trovata una soluzione al default USA. Quel che l’agenzia vede in atto nel nostro paese non è certo una politica finalizzata a salvare l’Italia dal tracollo finanziario, quanto piuttosto una battaglia per il potere.

Usa, allarme per il debito e per il Fiscal Cliff

Siamo in prossimità delle elezioni, e bisogna farei conti con un aumento in media di 24 punti base degli interessi, legato al crollo dell’ultimo governo, e con un calo del 5 per cento dei mercati azionari.

Secondo gli analisti, in questo momento, l’Italia è un campo minato in cui si possono concludere affari eccellenti a prezzo di correre un grosso rischio. Tutti sono in attesa di conoscere il responso delle urne che potrebbe incidere sull’equilibrio dell’Europa intera.

Il problema non è tanto in un partito piuttosto che in un altro ma nel programma di austerity che sarà studiato per i cittadini che potrebbero vedere aumentare in modo esponenziale il loro malcontento, arrivando fino alla protesta in grado di paralizzare l’attività politica.

Air France smentisce la trattativa

 Qualche tempo fa, per opera del quotidiano Il Messaggero, si era sparsa la voce che Alitalia e Air France fossero di nuovo in trattativa e molti analisti immaginarono la possibile ripartizione delle quote per un’eventuale acquisizione o fusione. Era forse un piano Alitalia per evitare la bancarotta?

Può darsi ma a distanza di poche settimane, Air France smentisce l’esistenza dei negoziati con i soci italiani della compagnia aerea italiana e spiega di non avere assolutamente programmato un piano per acquisire Alitalia, almeno nel breve periodo.

La voce sparsa dal Messaggero sembrava molto plausibile, alla luce del fatto che già nel 2008 Air France aveva investito un miliardo di euro rilevando Alitalia. Il quotidiano romano era convinto che ci fosse nelle mire dell’azienda francese l’acquisto delle quote Alitalia cui sarebbe stato aggiunto un premio del 20%. In cambio Alitalia avrebbe ottenuto un posto d’onore ai tavoli francesi.

D’altronde i tempi sono maturi visto che il 12 gennaio è vicino. In quel giorno scadrà il periodo cosiddetto di lock up, quello in cui i soci italiani non possono cedere i loro titoli. Forse Air France sta solo temporeggiando e aspetta di svelare le carte il 13 dicembre quando sarà rilanciata la fase di acquisti sul titolo Alitalia.

Tutte queste dicerie, intanto, hanno dato una scossa ai titoli legati ad Alitalia e la stessa Immsi di Colaninno ha guadagnato il 18,2%. A parte rari casi, comunque, il mercato aereo stenta a ripartire.

► Assunzioni alla British Airway

Indagato per Frode Ministro Francese Fisco

Paradossale. Eppure è vero. Jérôme Cahuzac è nella bufera. Cahuzac, ministro francese che detiene la responsabilità del Budget e del Fisco è incredibilmente indagato per  frode fiscale. Proprio lui, che è l’uomo che ha proposto, senza alcun successo, la famosa tassa del 75% contro i ricchi. Ora, quasi come se fosse uno scherzo del destino (o una manovra?) Cahuzac è accusato di avere tenuto per vent’anni un conto segreto in Svizzera, e di avere nel 2010 trasferito i fondi in una più lontana banca di Singapore.

Jérôme Cahuzac  ha sessant’anni. Ha un fisico aitante essendo appassionato di boxe, ciclismo e sci ed era cardiologo convertito alla politica e al più conveniente mercato dei trapianti per capelli. Cahuzac ha accolto il comunicato della Procura di Parigi dimostrandosi forte è sicuro di sé. Questa la sua dichiarazione: “Finalmente potrò provare la mia completa innocenza”.

In Francia lo sperano. Lo sperano soprattutto François Hollande e il Presidente del Consiglio Jean-Marc Ayrault, costretti da trenta giorni ad affrontare le lamentele contro le tasse con un responsabile sospettato di frode che qualsiasi accertamento fiscale potrebbe facilmente verificare. Il problema è che, sembra uno scherzo, solo Cahuzac può mettere nei guai Cahuzac.

Ora, però, sono i magistrati a aprire un fascicolo, con buona pace dei giornalisti di Mediapart esultano, i quali il 4 dicembre scorso hanno svelato il dossier, diffondendo nel giorno seguente una registrazione audio. In questo file si sente un uomo (similissimo al ministro dal punto di vista vocale, come conferma l’accusa), dire al telefono frasi tipo la seguente:

«Mi scoccia troppo avere un conto aperto là (Ginevra, ndr), l’Ubs non è certo la più imboscata delle banche».

Staremo a vedere.

Network Unico Compagnie Telefoniche Europee

Questa mattina il Titolo Telecom ha conquistato Piazza Affari, facendo registrare un buon rialzo. L’effetto Telecom ha una spiegazione ben precisa.

Nelle scorse ore, il Financial Times ha pubblicato la notizia di una trattativa abbastanza ben avviata tra i top manager delle principali compagnie telefoniche europee che starebbero pensando alla creazione di un Network unico per consolidare la loro presenza nel mercato e combattere la sempre più impellente crisi di settore.

L’incontro sarebbe avvenuto a Bruxelles alla presenza del Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, il quale avrebbe ovviamente fatto da mediatore tra i ‘capi’ dei vari colossi.

L’esigenza di creare un’unica rete europea per le diverse piattaforme telefoniche è stata letta come un’occasione per darsi man forte in un momento così difficile.

Quasi come se le varie compagnie top volessero innalzare un unico muro per difendersi dai ‘competitor’.

In questo momento, infatti, la frustrazione per l’andamento economico è molto alta.

Creare un network unico significherebbe evitare la frammentazione dei singoli mercati e indebolire gli agenti esterni che utilizzano le reti messe a disposizione dai grandi operatori.

Le rinunce degli italiani

 La situazione economica italiana, a detta degli esperti, dovrebbe iniziare a migliorare solo a partire dal 2014. Quindi anche quest’anno sarà costellato di sacrifici e rinunce che permetteranno, non sempre agevolmente, di arrivare fino a fine mese.

► Disoccupazione record dal 1992

Dopo il 2012 che ha visto una diminuzione record dei consumi, il trend continuerà ad essere lo stesso anche per questo anno in corso, quando circa la metà delle famiglie italiane si vedrà costretta non solo a rinunciare a ciò che può essere definito un lusso, ma anche a risparmiare il più possibile su ciò che serve per la vita di tutti i giorni.

Secondo l’indagine di Swg commissionata da Coldiretti il 48% delle famiglie italiane crede che la situazione economica sia destinata a peggiorare, il 42% non vede nessun miglioramento, e solo il 10% spera in una ripresa. E non si tratta solo di sensazioni, ma di dati reali che mettono ancora più in crisi un’economia che avrebbe bisogno, invece, di un’iniezione di fiducia e, soprattutto, di una buona dose di contante da spendere e da far circolare.

► Affittare camere per resistere alla crisi

Ma non c’è nulla di tutto questo e, per quest’anno, molti desideri diventeranno proibiti  Di seguito la lista delle rinunce di cui ci dovremo fare carico:

1. Abbigliamento: 53%
2. Viaggi o vacanze: 51%
3. Tempo libero: 48%
4. Beni tecnologici: 42%
5. Ristrutturazioni della casa: 40%
6. Arredamento: 38%
7. Auto/moto: 38%
8. Attività culturali: 37%
9. Generi alimentari: 17%
10. Spese per i figli: 9%

Come usare il Redditometro

A partire da quest’anno, il contribuente dovrà dimostrare che il proprio reddito è congruo a quanto stabilito dal livello di consumi controllato dal Fisco. È questa una delle priorità disciplinari alla base del nuovo Redditometro, strumento con il quale sarà applicabile la lotta anti evasione, a partire dal controllo delle dichiarazioni dei redditi firmate nel 2010.

COME FUNZIONA IL REDDITOMETRO

Evasione fiscale, a Marzo il nuovo Redditometro

Per ogni anno  da controllare, l’Agenzia delle Entrate sceglierà le categorie di contribuenti da prendere in considerazione e ne esaminerà le singole dichiarazioni. Mediante questa procedura gli ispettori utilizzeranno le banche-dati che compongono  l’Anagrafe tributaria.

Supponiamo, ad esempio che da questa verifica balzi fuori un acquisto esorbitante rispetto al reddito dichiarato da un contribuente. Cosa succede?

Visto e considerato un siffatto dato, gli ispettori capiranno come ricostruire il profilo del contribuente riempendo le caselle inerenti alle 56 voci di spesa del Redditometro.

COME LEGGERE LE VOCI DI SPESA

Sono cinquantasei. Analizziamo le prime 30 e poi le successive 26:

In merito alle prime 30voci, il Fisco avrà a disposizione statistiche fornite dalle banche-dati. Volendo fare un esempio per i consumi elettrici assumerà i dati dalle bollette.

Le ltre 26 voci di spesa sono così contemplate: il Fisco confronterà, se esistono, eventuali dati provenienti dall’Anagrafe tributaria con le medie dell’Istat relative al tipo di famiglia cui appartiene il contribuente e alla sua area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud o Isole), tra i due dati sarà preso per buono il più alto; se il dato disponibile è solo quello presuntivo dell’Istat, terrà conto di questo.

Apple lancia iPhone Low Cost 2013

A Cupertino preparano le grandi manovre per quest’anno.

Apple continua infatti imperterrita nel suo lavoro di creazione di un iPhone low cost, atto a inglobare nel proprio parco clienti anche i meno abbienti. Le voci di corridoio provengono dal sempre ben informato Wall Street Journal. Il quotidiano americano è da sempre abbastanza tempestivo ed efficace nell’anticipazione delle strategie dell’azienda guidata prima da Steve Jobs e ora dal Ceo Tim Cook.

Il nuovo modello di Iphone potrebbe arrivare già entro fine 2013. Costerà meno. Per abbassare i costi del cliente Apple lo sta programmando pensando a nuovi materiali meno dispendiosi in termini di denaro.

Il nuovo melafonino sarà realizzato dunque in policarbonato e non più in alluminio come era successo per l’iPhone 5, ultimo modello uscito.

Questa soluzione appare la più conveniente anche se non sono da escludere modifiche dell’ultim’ora. Sul tavolo, infatti ci sono diverse alternative. La certezza, tuttavia, è che il team di Cupertino fondato da Jobs è pronto a scatenare una nuova rivoluzione di mercato nella telefonia mobile, così da contrastare Samsung e Android.

Android è più giovane rispetto a iOs di Apple. Si è però ben piazzato sul mercato replicando il modello della mela morsa, ma cambiando strategia (la sua è più approfondita dal punto di vista della tecnologia e meglio inserita nel mercato). La sua virtù è quella di essere open source e di ‘montare’ dispositivi appartenenti a brand diversi, anche a brand low cost.

Il nuovo iPhone Low Cost nasce con il preciso intento di battere non solo Android, ma anche Samsung, così da permettere ad Apple di strappare il primo posto nelle vendite del settore al colosso coreano.

Diminuiscono i costi pubblici

Continua il trend positivo dei conti pubblici, i quali sono in netto miglioramento. A rilevarlo è l’Istat, la quale ha fornito i dati del terzo trimestre del 2012.

Le statistiche parlano di un indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Prodotto interno lordo (parliamo dei dati grezzi) il quale è stato pari all’1,8%, facendo dunque scaturire un risultato inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre di due anni fa.

Un ottimo passo in avanti, dunque, si è verificato tra il 2011 e il 2012.

Nei primi nove mesi dello scorso anno è stato raggiunto un rapporto tra indebitamento netto e Pil uguale al 3,7%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2011. Il dato ingloba revisioni al ribasso di tale rapporto, in rapporto alla precedente stima, di 0,3 punti percentuali per il primo trimestre e 0,4 punti per il secondo.

L‘Istat ragguaglia anche sulle cifre generali del terzo trimestre concernenti il saldo primario (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi), il quale e’ sembrato positivo e pari a 11.548 milioni di euro (+7.023 milioni di euro nel corrispondente trimestre del 2011).

Nei primi nove mesi dello scorso anno, in forma di incidenza sul Prodotto Interno lordo il saldo primario positivo e’ stato pari all’1,6% del Pil, con un miglioramento di 1,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2011.