Saldi principali città italiane

Si è verificato un discreto inizio per i saldi invernali. Il primo fine settimana si è concluso con un calo molto ridotto degli acquisti rispetto alle previsioni. In totale ci si aggira tra il 5 e il 10% in meno rispetto allo stesso periodo del 2012. Gli economisti pensavano che la situazione fosse peggiore.

Facciamo una panoramica delle principali città italiane.

MILANO

Il calo è molto ristretto. Lo scontrino medio si aggira intorno ai 100 euro, con una riduzione del 5% rispetto al 2012. Gli sconti arrivano fino alla metà del prezzo iniziale. I prodotti di abbigliamento più acquistati dai clienti rimangono pantaloni e maglioni. E’ la clientela che frequenta assiduamente i negozi la prima ad acquistare. Il contributo degli stranieri, in particolar modo di quelli provenienti da Russia e Oriente, è però fondamentale.

BOLOGNA

Le statistiche di Bologna parlano di uno scontrino medio intorno ai 100 euro, con una riduzione del 15% rispetto allo scorso anno. Non proprio positive, insomma queste prime giornate di saldi nella città emiliana. Sconti fino al 50% e abbigliamento come primo prodotto venduto nei negozi, anche dai turisti.

ROMA

Anche nella Capitale il primo week-end è andato discretamente. Si registra un ottimo bilancio, sempre per effetto (dei turisti stranieri, sempre più desiderosi di fare shopping nel mentre visitano la città.

Prodotti di abbigliamento più venduti: giubbotti e cappotti.

NAPOLI

Non proprio confortanti i dati rilevati nel capoluogo campano. A Napoli i saldi sono iniziati il 2 gennaio. In media, lo scontrino si attesta intorno ai 70 euro, con una riduzione del 10%. Qui, però, la fanno da padrona i capi low-cost, da sempre nelle preferenze della clientela.

La situazione dell’Italia nel terzo trimestre

 Per investire in un Paese occorre crederci almeno un po’, magari provando ad anticipare i trend del mercato, oppure provando a capire come si evolverà il tessuto economico del paese. E’ questo il lavoro dei broker e di tutti i trader che “scommetto” sulle opzioni binarie.

E’ per loro che riportiamo degli interessanti dati relativi all’Italia e concernenti soprattutto i conti pubblici, il rapporto deficit/Pil che sembra calato sotto il 3,7% e le entrate tributaria, cui ha dato una grossa mano la reintroduzione dell’IMU voluta dal governo Monti.

► L’IMU diventa municipale

Il primo dato positivo è il miglioramento del deficit pubblico italiano che è sceso al 3,7 per cento nei primi 9 mesi del 2012. Rispetto all’anno precedente c’è stato un miglioramento dei 0,50 punti percentuali. Nel terzo trimestre poi, ultimo periodo d’analisi, il rapporto deficit/PIL è stato dell’1,8%, praticamente 0,7 punti in meno rispetto al 2011.

 L’OCSE sul deficit italiano

Non ci sono buone notizie, invece, per i comuni cittadini che hanno assistito all’aumento della pressione fiscale e al contestuale calo del potere d’acquisto.

Dal punto di vista fiscale per l’Italia ci sono solo dati positivi e tutti legati all’IMU che ha rimpinguato le casse degli enti locali facendo crescere le entrate totali del paese del 2,7%. Si sorride un po’ meno valutando che diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie nei primi 9 mesi dell’anno è stato del 4,1%.

 

Telecom vola a Piazza Affari

 Piazza Affari è un mercato molto sensibile alle notizie diffuse sul mercato che interessano la politica, l’economia, o il destino di una singola società, molto importante per il tessuto economico del paese.

L’accordo Basilea III recentemente siglato ha messo il turbo ai titoli bancari e a guadagnarci, almeno in Italia, sono state soprattutto le azioni del Monte dei Paschi e di Unicredit. Ma delle banche in crescita dopo Basilea III, abbiamo già parlato.

► MPS vola dopo il calo dei rendimenti BTp

Adesso si tratta di approfondire un altro exploit, quello del titolo Telecom. Si è diffusa infatti la notizia riguardante la volontà di costruzione una rete telefonica paneuropea e questo particolare ha entusiasmato gli investitori che hanno immaginato un ruolo importante per la nostra compagnia telefonica di bandiera.

Il titolo Telecom Italia è quindi cresciuto del 7 per cento e si è candidato come miglior titolo di giornata. A dare conferma della volontà di unificare la rete telefonica sotto il vessillo UE, ci ha pensato il Financial Times parlando di un incontro riservato cui hanno partecipato Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom Italia e Telefonica, insime al commissario UE per la concorrenza, Joaquin Almunia.

In quella sede si è parlato di consolidare l’unità del settore telefonico andando oltre la fragmentazione delle reti nazionali, in modo da competere ad armi pari con Cina e Stati Uniti.

Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

 I buoni del tesoro decennali sono quelli su cui si calcola il tanto famoso spread che misura le differenza tra i BTp a 10 anni e i Bund dello stesso periodo. Nelle ultime settimane il rendimento dei BTp a 10 anni è sceso molto andando a finire sotto la soglia del 4,3 per cento. Tutto dipende dal fatto che le tensioni attorno alla condizione dei paesi periferici dell’Europa, si è di molto alleggerita.

► Spread ai minimi

Chi ci guadagna in tutta questa storia? Coloro che hanno provato a scommettere sulla buona sorte del nostro paese nel momento di crisi maggiore, che coincide con la fine di novembre del 2011. Questi investitori, oggi, fanno i conti con un guadagno a doppia cifra.

► Cala lo spread: che guadagno?

E’ chiaro che il discorso cambia per chi soltanto adesso può permettersi d’investire i risparmi in qualche titolo del debito visto che con i BTp i guadagni non sono più gli stessi quindi è meglio volgere lo sguardo verso terreni più redditizi quali possono esserlo i titoli azionari che distribuiscono dividendi medio alti.

In genere si tratta delle azioni legate ad aziende e realtà industriali molto solide dal punto di vista patrimoniale. Gli analisti, quindi, spingono molto verso le azioni che nel 2013 possono regalare soddisfazioni maggiori rispetto ai BTp.

► BTp di lungo periodo se le condizioni migliorano

Per i giovani mutuatari garantiscono i genitori

 Le difficoltà incontrate dai mutuatari in questi anni sono tante e molto spesso legate al peggioramento della situazione economica e lavorativa. Non tutti attraversano un momento delicato, visto che si parla dei mutui più convenienti per dipendenti pubblici e pensionati e dei mutui a tasso zero per famiglie a basso reddito.

ING Direct offre un panorama molto chiaro della situazione dei mutuatari in Italia e in Europa, dove nonostante permangano delle differenze nell’applicazione dei tassi, è frequente il caso in cui i giovani chiedono aiuto ai genitori per comprare la prima casa. 

Tassi Italia-UE, c’è troppa differenza

La vecchia guardia è praticamente indispensabile. Gli italiani, nel 62% dei casi, chiedono un aiutino ai genitori e nalla speciale classifica dell’Europa allargata, precedono i turchi che si fanno aiutare nel 61% dei casi, i rumeni (47%) e i polacchi (47%).

Molto più indipendenti sotto il profilo finanziario sono i tedeschi che chiedono una mano ai genitori soltanto nel 34 per cento dei casi, un po’ come succede in Spagna. La situazione migliora ancora in Lussemburgo e in Belgio dove la percentuale degli aiutini scende al 30%.

Il consolidamento è un’opportunità

La coppa per l’autonomia nella richiesta e nel pagamento dei mutui spetta ai giovani olandesi che soltanto in 16 casi su 100 fanno ricorso alle finanze di famiglia.

Quando conviene estinguere un mutuo

 Siamo sempre alle prese con la questione “risparmio“. Una famiglia che sia riuscita nonostante la crisi a risparmiare un piccolo gruzzoletto, si chiede se sia il caso di estinguere un mutuo o se non convenga mettersi da parte i soldi per fronteggiare eventuali imprevisti.

Se non siete dipendenti pubblici o pensionati, non avete avuto modo di accedere ai mutui a tasso agevolato messi a disposizione dall’INPS, dopo l’accorpamento con l’INPDAP.

► Mutui più convenienti per dipendenti pubblici e pensionati

Se non siete famiglie a basso reddito, coppie giovani o pensionati e quindi se non avete i requisiti per accedere ai mutui a tasso zero spesso messi a disposizione dagli enti pubblici, allora avete acceso un mutuo tradizionale, quello con il classico piano di rimborso alla francese.

► Mutui a tasso zero per famiglie a basso reddito

Questo vuol dire che la vostra banca ha previsto quote di rimborso del capitale costanti, con tassi d’interesse calcolati sul capitale residuo. Quindi, nelle prime rate la componente d’interessi sarà prevalente, mentre alla fine del mutuo rimborsate praticamente il capitale ottenuto in prestito.

Va da sé che l’estinzione anticipata dal mutuo conviene se si è all’inizio del rimborso o al massimo se sono trascorsi una decina d’anni e si è praticamente a metà del percorso. In caso contrario conviene continuare a mettersi da parte i soldi per gli imprevisti.

Mutui a tasso zero per famiglie a basso reddito

 Il 2013 si è aperto, almeno per il settore dei mutui e dei prestiti, con una rincorsa verso le migliori opportunità del mercato creditizio. Per il morale dei comuni cittadini che aspirano a trovare il miglior mutuo del momento, non è opportuna la notizia dell’esistenza di mutui più convenienti per dipendenti pubblici e pensionati.

Eppure qualche offerta c’è, per esempio il consolidamento è un’opportunità di mutuo spesso non tenuta in considerazione dai mutuatari tradizionali. Sicuramente se a chiedere un prestito è una famiglia a basso reddito, più che un consolidamento, sarebbe necessario un mutuo a tasso zero.

Anche questa possibilità esiste ma bisogna fare molta attenzione ai bandi pubblicati sul territorio dai vari enti, quali possono essere le Regioni. Queste, insieme a comuni e province, hanno la possibilità, in base all’articolo 2 del decreto anticrisi (legge del 28 gennaio 2009), di pubblicare bandi per l’assegnazione di finanziamenti a tasso zero.

► Europa e USA diversi anche nell’immobiliare

I richiedenti devono prima di tutto fare uno screening dei requisiti da rispettare per accedere al finanziamento. In genere i mutui a tasso zero, per cui non sono previsti nemmeno costi di apertura e chiusura della pratica, sono pensati per coppie giovani, anziani e famiglie a basso reddito che vogliono ristrutturare la prima cosa o comprare l’immobile di famiglia.

 

Il consolidamento è un’opportunità

 E’ di oggi la notizia che ci sono mutui più convenienti per i dipendenti pubblici e i pensionati. Tutte le altre categorie di cittadini devono far ricorso alle corsie tradizionali e constatare che, almeno per quel che riguarda i tassi di mutui e prestiti, l’Italia è messa maluccio visto che c’è troppa differenza tra quel che accade nel nostro paese e quel che succede nel resto d’Europa.

► Tassi Italia-UE, c’è troppa differenza

Eppure le soluzioni per risparmiare ci sono ed un’opportunità troppo spesso lasciata in secondo piano, è il cosiddetto mutuo per consolidamento.

Le banche, oggi, sono molto propense ad erogare prodotti di questo tipo, anche in Italia dove per la prima volta, il mutuo per consolidamento è stato introdotto dall’istituto di credito americano G.E. Capital. In pratica il richiedente accede ad un certo quantitativo di capitale, da restituire con interessi calcolati su un tasso che oscilla tra il 4 e il 6 per cento, ed usa i soldi per coprire tutti i prestiti ancora in essere.

In pratica se ha acceso più finanziamenti a tassi anche del 10 per cento, si ritrova a pagare un’unica rata alla banca, che si occupa di estinguere gli altri prestiti e che offre condizioni più vantaggiose di una comune finanziaria. Barclays e CheBanca! hanno già questo prodotto nel carnet degli “affari” proposti ai clienti.

 Il variabile con cap che conviene è di CheBanca!

Le banche, dalla loro, hanno la garanzia che il debitore è affidabile e già censito dal Crif.

Nel 2012 diminuzione record dei consumi

 I dati della Confcommercio parlano chiaro, nei primi 11 mesi del 2012 c’è stata una diminuzione dei consumi del 2,9%, che nei servizi arriva al 3,6%. Una diminuzione record quindi che non si era registrata.

Secondo la Confcommercio si dimostra come

il 2012 si avvii a essere ricordato come l’anno più difficile per i consumi del secondo dopoguerra. La riduzione è, infatti, la più elevata registrata dall’inizio delle serie storiche.

► Disoccupazione record dal 1992

La situazione emerge evidentemente dalla crisi che sta vivendo l’Italia e da una sorta di preoccupazione diffusa tra gli italiani. Anche le questioni della disoccupazione e della paura di perdere il lavoro, che spesso è precario, si legano alla contrazione dei consumi.

La Confcommercio ha detto:

Il permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell’anno, continua a segnalare, unitamente agli altri indicatori congiunturali, come la crisi sia ancora ben presente all’interno del sistema economico. Difficilmente la nostra economia, ed i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo miglioramento.

► Partono i saldi in Campania, Basilicata e Sicilia

La ripresa non è quindi prevista nel breve periodo ed è chiaro che la diminuzione dei consumi esprime la situazione di crisi che in Italia è ancora importante.

L’Ue precisa sulle critiche all’Imu

 Ieri sembrava che l’Unione Europea criticasse l’Imu perché aumenta le disuguaglianze sociale ed è quindi, in un certo senso, iniqua.

► Per l’Ue l’Imu è inutile

Dall’Ue è arrivata però subito la precisazione. La critica riguarda l’Ici e non l’Imu. La precisazione sembra dovuta più a fattori politici per la verità. Infatti, la questione dell’Imu è argomento di campagna elettorale in Italia e a volerla è stato il governo di Mario Monti, cioè un europeista convinto e uno che ha l’obiettivo non solo di salvare l’Italia ma anche quello di salvare l’Europa.

Ieri sembrava quindi che secondo l’Ue l’Imu provocava un aumento della povertà in Italia, ma ora si precisa che la causa del leggero aumento della povertà in Italia è l’Ici. È questo quanto si può leggere nel rapporto sull’occupazione realizzato dalla Commissione europea. Nel rapporto si precisa che la questione “riguarda la situazione nel 2006 e non la nuova tassa”. È questo quanto affermato in una nota dal portavoce del Commissario Ue all’Occupazione Laszlo Andor.

► Imu sì o Imu No? Il duello Monti-Berlusconi

L’Imu quindi non è bocciata e per l’Ue non incide sulla povertà. In particolare, la Commissione europea in una nota ha detto che la tassa sugli immobili che è stata analizzata ha avuto un “impatto molto contenuto (0,1%) e molto inferiore a quello della tassa inglese sulla proprietà”.