Gottardo SpA assume

 Forse non tutti conoscono Gottardo Spa, in quanto è è più facile trovare store che hanno altri brand (come Acqua&Sapone e Tigotà) ma che fanno comunque capo all’azienda. In Italia Gottardo conta in totale oltre 270 punti vendita, una presenza, quindi, solida e ben radicata su tutto il territorio nazionale.

Grazie a questa sua capillare presenza, Gottardo è in grado di dare avvio ogni anno a numerose nuove aperture  per le quali, anche in questo periodo, è alla ricerca di personale. Momentaneamente le posizioni aperte sono:

Addetto/a Analisi/Pricing: richiesta laurea in discipline economiche e disponibilità a trasferte su tutto il territorio nazionale.

Web Communication Specialist: proposta dedicata  chi conosce bene le nuove tecnologie e i nuovi metodi di comunicazione. Si richiede una pregressa esperienza nel ruolo.

Addetto Gestione Contrattualistica: la laurea in Giurisprudenza costituirà titolo preferenziale per questa posizione.

Addetto/a alla sicurezza (per i punti vendita di Marche, Toscana, Lazio): richiesti 1 o 2 anni di esperienza nel ruolo.

Inoltre Gottardo è alla ricerca di neolaureati in Economia da inserire nell’area del marketing, con un programma di formazione di 12/24 mesi.

Per chi fosse interessato a una delle posizioni aperte da Gottardo, la candidatura deve essere inviata dalla pagina dedicata alle selezioni del sito del gruppo.

Per l’Ue l’Imu è inutile

Il Rapporto Ue 2012 su Occupazione e sviluppi sociali parla chiaro, l’equità per l’Imu si lega ad un reale effetto redistributivo e dovrebbe essere modificata in senso più progressivo.

Secondo gli economisti dell’Unione Europea, una modifica dell’Imu potrebbe avere un impatto apprezzabile sulle disuguaglianze se l‘imposta si basasse sul valore dell’affitto dell’immobile invece che sul valore catastale. In questo senso si considererebbe il valore di mercato dell’immobile e quindi la tassa sarebbe più equa.

► Imu sì o Imu No? Il duello Monti-Berlusconi

L’Ue non parla più specificatamente di politiche economiche sulla tassazione degli immobili perché l’Imu è argomento in Italia della campagna elettorale.

Nel rapporto dell’Ue, con riferimento al caso italiano, la Commissione europea si riferisce alcuni aspetti che dovrebbero essere migliorati per quanto riguarda le tasse sulla proprietà. L’Ue parla dell’aggiornamento dei valori catastali, della definizione delle residenza primaria e secondaria e delle deduzioni che non sono legate alla capacità dei contribuenti a pagare la tassa sul reddito.

► Dichiarazione interattiva Imu: il modello da compilare

L’aumento del valore degli affitti si spiegherebbe con la diminuzione della disuguaglianza di reddito che deriverebbe dal passaggio dalla considerazione dei valori catastali a quelli di mercato degli appartamenti.

Disoccupazione record dal 1992

 A dicembre il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese arriva al 37,1%.  Un dato che non si vedeva dal 1992, cioè da 21 anni.

La fascia di età più critica in cerca di occupazione e che ha difficoltà a trovare il lavoro, è quella di 15-24 anni. Questa fascia rappresenta 10,6% della popolazione italiana che è disoccupata e ha molte difficoltà a trovare un lavoro.

► Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

Secondo l’Istat su base annua la disoccupazione generale è cresciuta molto con circa mezzo milione di disoccupati in più rispetto all’anno precedente. L’istituto di statistica ha mostrato come dal 2007 gli uomini occupati sono diminuiti di circa 746 mila unità e il tasso di occupazione maschile è passato dal 66,3% al 70,8%.

► Rinnovo dei contratti di lavoro: i tempi di attesa secondo l’Istat

Le previsioni per il 2013 sono ancora negative e i dati della disoccupazione rischiano di essere ancora in aumento. C’è il problema della disoccupazione giovanile su tutti, ma non solo.

Per la Cgil i dati sulla disoccupazione sono la dimostrazione che la politica di rigore non è stata utile. Il sindacato parla di

fallimento delle politiche di solo rigore che hanno alimentato la recessione e le disuguaglianze e colpito prevalentemente le nuove generazioni, che ormai vedono un sostanziale blocco nell’accesso al lavoro.

Nessun allarme ma l’Australia è in deficit

 La crisi, è brutto dirlo, accomuna molti paesi in Europa e negli altri continenti. In questi giorni giunge voce di un nuovo possibile deficit, quello dell’Australia, in conseguenza della pubblicazione dei dati PMI e della bilancia commerciale a cavallo del nuovo anno. Gli analisti sono però concordi nel ritenere che ci sono almeno tre buoni motivi per non allarmarsi.

 Il taglio dei tassi australiano

Il report sulla bilancia commerciale australiana ha fotografato un’altra situazione di deficit nel mondo e si tratta della situazione più critica raggiunta dall’Australia dal marzo del 2008. Sembra infatti che le importazioni di beni e servizi, anche a novembre, hanno superano le esportazioni di ben 2,46 miliardi di dollari australiani.

► Soluzione al default USA

Il deficit, confermato a 2,21 miliardi, ha così raggiunto il picco massimo mai visto negli anni passati. Perché non occorre preoccuparsi? Prima di tutto perché se anche le importazioni sono in aumento sulle esportazioni vuol dire che i consumatori australiani stanno ancora spendendo e questo è sicuramente un dato positivo.

In più questo report – ecco il secondo motivo per non preoccuparsi – non tiene conto di quel che sta succedendo nel settore dei materiali del ferro, quindi non tiene in considerazione la ripresa trainata dall’aumento della domanda cinese.

In più o meglio infine, c’è da considerare l’intervento della RBA che ha tagliato i tassi d’interesse quattro volte nel 2012 ed intende sostenere con le stesse azioni l’economia locale.

Hollande pronto a riformare il mercato del lavoro

 La Francia potrebbe guadagnare terreno nel settore dei titoli di stato se Hollande riuscisse a portare a termine il grande progetto di riforma del mercato del lavoro. In che direzione si stanno muovendo i nostri vicini di casa? Analizzare quel che accade in Francia è utile sia agli opzionaristi sia a chi s’interessa di politica nel nostro paese.

Il 2013 è davvero scintillante, almeno in questo avvio d’anno visto che il presidente Hollande ha subito lanciato una sfida pazzesca ai suoi concittadini, dicendo che vuole portare a termine la riforma del mercato del lavoro che è stata inserita come priorità nell’agenda delle associazioni imprenditoriali ma anche dei sindacati.

La riforma nasce dal bisogno di trovare una soluzione alla rigidità che accompagna la firma dei contratti dei dipendenti da un lato e all’aumento delle occupazioni precarie dall’altro.

I datori di lavoro francesi vorrebbero quindi che fossero rivisti i contratti privilegiando l’adozione di una maggiore flessibilità in termini salariali che si dovrà accompagnare con una migliore gestione degli orari di lavoro e della mobilità dei dipendenti. In pratica vogliono garantire il mantenimento del posto di lavoro per tutti ma magari riducendo orari e stipendi o delocalizzando le risorse.

I sindacati non sono sulla stessa lunghezza d’onda e invece chiedono che le aziende che privilegiano contratti precari siano costrette a pagare più contributi così da scoraggiare questi contratti, garantendo al tempo stesso a tutti i lavoratori l’estensione dell’assistenza sanitaria.

Soluzione al default USA

 Il Presidente Obama, adesso che è stato approvato l’accordo sul fiscal cliff, che le borse hanno reagito con entusiasmo e che tutti si sono spesi per dire che non è comunque la soluzione definitiva, torna alla battaglia con i Repubblicani ma le alternative sono poche per evitare il default.

Il primo punto all’ordine del giorno è sicuramente quello del tetto del debito che in modo molto poco lungimirante, secondo tanti analisti, è stato introdotto nell’economia americana e non solo. In pratica questo tetto impedisce al Congresso di fare le manovre desiderate, visto che sono posti dei limiti.

Il corto circuito nasce dal fatto che il Congresso si trova nelle condizioni di approvare le imposte e le spese che determinano il deficit dei bilancio e di poter rifiutare di concedere al presidente Obama la possibilità di chiedere un prestito. Il default in questo caso è assicurato. I Repubblicani, per far pendere la bilancia dalla loro parte, sono pronti a minacciare con questo particolare la Casa Bianca.

L’alternativa legale a questa situazione, è nella politica monetaria o meglio nella coniazione di  monete di platino. Coniando anche una sola moneta da 1000 miliardi di dollari da depositare poi presso la FED, il Tesoro americano avrebbe le scorte finanziarie per attuare le riforme. Una soluzione che per quanto possa apparire bizzarra, è comunque praticabile.

Tabella B del nuovo redditometro

Più di 100 spese nel nuovo redditest, è vero ma tutte rigorosamente classificate nella Tabella A del nuovo redditometro, un documento che introduce il modo di agire ed interpretare i dati dell’amministrazione finanziaria.

 Il fisco ha intenzione di accerchiare gli evasori ma per farlo doveva dotarsi di uno strumento più efficace e raffinato. La chiave giusta per arrivare alla definizione del nuovo redditometro è stata quella di far prevalere le caratteristiche del nucleo famigliare e l’area geografica d’appartenenza dei contribuenti.

Il nuovo redditometro, è importante precisarlo, interessa tutti i singoli contribuenti e il loro posizionamento e valore all’interno del nucleo famigliare che vivrà in una certa zona del paese dove sarà possibile spendere in un certo modo, risparmiare poco o tanto, incrementare o polverizzare i risparmi di famiglia.

Gli acquisti effettuati da coniuge e famigliari a carico, contribuiscono alle spese del singolo cittadino, secondo quanto riportato dall’articolo 2 del Decreto ministeriale. Nella Tabella B c’è una sintesi delle undici tipologie di nuclei famigliari.

Le tipologie individuate sono: persona sola con meno di 35 anni, coppia senza figli con meno di 35 anni, persona sola con età compresa tra i 35 e i 64 anni, coppia senza figli con età compresa tra i 35 e i 64 anni, persona sola con 65 anni o più, coppia senza figli con 65 anni o più, coppia con un figlio, coppia con due figli, coppia con tre o più figli, monogenitore e altre tipologie.

Tabella A del nuovo Redditometro

 Più di 100 spese per il Redditest. Con queste parole, quasi minacciando i contribuenti evasori con l’efficacia e la ricchezza esplorativa dello strumento, l’Agenzia delle Entrate ha presentato il suo nuovo gioiellino. Il Redditometro, ad una prima ricognizione, dimostra che sono almeno due gli elementi importanti per il fisco: prima viene la composizione famigliare e poi l’area geografica d’appartenenza.

Insomma non è più soltanto il reddito a classificare i contribuenti. Le voci di spesa menzionate sono parte integrante degli strumenti usati per l’indicazione della capacità contributiva. Con il decreto che rende attivo l’accertamento sintetico, la nuova lente d’ingrandimento sui redditi delle persone fisiche è pronta a mettersi all’opera.

Nella Tabella A allegata al decreto sono distinti gli elementi della capacità contributiva in due macrocategorie, consumi ed investimenti che vanno a toccare gli aspetti cruciali della vita quotidiana, indagando sull’abitazione, ma anche sull’istruzione, sulla sanità e sui trasporti, sui costi per l’acquisto dei beni mobili e sulle spese dedicate all’incremento del proprio benessere.

L’Agenzia delle Entrate, per la ricostruzione del reddito si baserà quindi sia sulle spese effettivamente sostenute dai contribuenti e, dove non fosse possibile, terrà conto delle spese medie rilevate dall’Istat. In questo caso si prenderà in considerazione l’ammontare più elevato tra i dati a disposizione.

Befera presenta e spiega il temuto Redditest

Calciatori meno tassati in Italia

 Chi l’avrebbe mai detto che l’Italia sarebbe stata etichettata come un paradiso fiscale? E invece il momento è arrivato e tutto dipende dal settore calcistico, visto che i calciatori sono meno tassati nel nostro paese che altrove. In pratica soltanto “emigrando” con il cartellino in Francia oppure giocando nei campionati secondari, si ottiene un bello sconto sulle tasse.

I calciatori vogliono spesso lasciare il nostro paese perché all’estero le squadre riempiono gli stadi, perché il tifo è  migliore, perché ci sono più stimoli ma se ragionassero sulle tasse, sicuramente non si schioderebbero dalla loro rappresentativa di serie A.

L’unico modo per pagare meno tasse che in Italia, secondo una breve ricognizione delle imposte applicate alle rendite milionarie dei calciatori, sarebbe quello di emigrare nei campionati svizzero o slovacchi, oppure dedicarsi alle serie minori.

L’esempio fatto è quello di un calciatore che guadagni circa 2 milioni di euro in Italia, giocando in serie A. All’appuntamento con il fisco, il giocatore in questione, dovrebbe pagare tasse per 874 mila euro. Se la sua squadra facesse parte della serie A spagnola, le tasse da pagare salirebbero a un  milione di euro. Ma la situazione non migliora nella Premier League inglese o nella Bundesliga tedesca.

L’IRAP milionaria sul calciomercato

L’hitech fa crescere l’Asia

 Molti smartphone e tablet sono costruiti nel versante asiatico, basta considerare la localizzazione della Foxconn che investe tutto negli stabilimenti cinesi. Considerazioni aziendali a parte, i consumi sono sostenuti proprio dagli acquisti di tablet e smartphone che, come dice una ricerca del CES, sono anche il 50 per cento del mercato.

L’elettronica di consumo potrebbe essere la chiave di volta della ripresa economica. Quindi, attenti opzionaristi, sarà necessario tenere d’occhio l’andamento del comparto tecnologico e il comportamento dei titoli tecnologici per conoscere il trend dell’economia mondiale.

In questo momento, le previsioni parlano di un incremento della spesa per telefoni, apparecchi informatici e televisori, pari al +4% in relazione al 2012. Vuol dire che nell’anno in corso saranno spesi globalmente circa 1100 miliardi di dollari per l’acquisto di tablet, smartphone e altri beni tecnologici.

Sia gli acquisti di tablet, sia gli acquisti di smartphone – dove Samsung si conferma regina della telefonia mobile – sono in crescita rispettivamente del 25 e del 22 per cento. Si tratta di un dato globale che non restituisce la situazione reale dei vari paesi. Quelli sviluppati, che l’anno scorso hanno subito una battuta d’arresto, adesso tornano a crescere positivamente.

Ma davanti a tutti ci sono i paesi emergenti e l’Asia. I mercati emergenti sanno che la spesa in elettronica salirà del 9 pr cento andando a rappresentare il 44% della spesa mondiale.