Banche in crescita dopo Basilea III

 A novembre era stato chiesto il rinvio del Basilea 3, adesso, invece, con grande fatica, è giunta notizia dell’approvazione della revisione dello standard di liquidità per le banche. Gli istituti di credito quotati in borsa hanno visto di conseguenza schizzare alle stelle i valori delle azioni.

Nel settore finanziario, ormai da due settimane, si sono scatenati gli acquisti. In un primo momento, a lanciare il trend, ci ha pensato il calo dello spread, adesso tutto è merito di un provvedimento che con il differenziale tra BTp e Bund non c’entra proprio  niente: l’accordo Basilea III che introduce requisiti patrimoniali e di liquidità.

I titoli che maggiormente sono stati oggetto della furia delle vendite sono stati quelli di Monte dei Paschi di Siena e di Unicredit che hanno guadagnato tantissimo in pochi giorni di contrattazioni. Partiamo dall’istituto senese che in due giorni ha guadagnato il 20% e poi, ieri ha portato a casa un altro +6,89%.

Sul titolo del Monte dei Paschi gli scambi hanno raggiunto il 10 per cento del capitale della banca e le azioni si sono riportate a quota 28 centesimi.

Tra gli altri bancari è stato sicuramente interessante il movimento del titolo Unicredit che ha chiuso l’ultima giornata di contrattazioni con il +2 per cento che ha consentito alla banca di tornare sui livelli di 4 euro per azione.

Il Decreto Sviluppo per gli opzionaristi tricolore

 Il Decreto sviluppo bis, che aveva fatto grossi passi in avanti a dicembre e che si deve occupare della crescita dell’Italia, è pronto e operativo dal 2 gennaio 2013. Molte le novità contenute nel documento che si occupa soprattutto della vita digitale del paese con un occhio di riguardo alla sanità, alla scuola e alla giustizia.

Vogliamo partire dall’analisi sintetica di queste piccole rivoluzioni per capire come si evolverà il paese e che prospettive di crescita ci sono per il futuro. Una panoramica interessante soprattutto per quanti investono i risparmi nelle opzioni binarie.

Sanità. Saranno introdotte delle piccolissime novità, per esempio il fascicolo sanitario elettronico che contiene tutti di dati dei pazienti in formato digitale nel 2013, poi, dal 2014 potrebbero fare il loro ingresso in campo anche la prescrizione medica digitale e la cartella clinica digitale.

Scuola. Per quanto riguarda la scuola l’obiettivo è quello di migliorare i servizi agli studenti, per cui nel prossimo anno scolastico sarà già introdotta l’anagrafe nazionale degli studenti e poi ci potrebbe essere la progressiva introduzione degli ebook in sostituzione dei libri di testo.

Giustizia. Pronta al via anche la notifica telematica per i processi penali e fallimentari. Una sterzata verso il risparmio di soldi e tempo.

L’economia del paese, con queste rivoluzioni digitali potrebbe ridurre le spese e far ripartire l’economia puntando, all’inizio, sulle aziende capaci di progettare, realizzare ed erogare servizi digitali.

Possibili oscillazioni del dollaro alla fine del QE

 Le reazioni del dollaro alla stanchezza della FED che ha vincolato il quantitative easing all’andamento dell’indice di disoccupazione e dell’indice inflazionistico, ormai le sappiano. Ci siamo posti la domanda della necessità di dire basta agli aiuti della Federal Reserve, adesso però è il momento di affrontare altri due quesiti: perché frenare il quantitative easing e con quali effetti sul dollaro.

Tutto nasce dalla spaccatura interna alla FED in considerazione del panorama economico attuale. I membri della Federal Reserve che hanno votato di recente contro l’estensione degli aiuti al dollaro, l’hanno fatto per un motivo molto semplice: non ritengono che con questo strumento si dia davvero una mano all’economia americana. Questo non vuol dire che pensano che il sistema economico americano sia in forma, ma bisogna trovare nuove risorse strumentali.

Iniettare liquidità nell’economia USA, tra l’altro, potrebbe non essere efficace e sul lungo periodo determinare una crisi finanziaria più profonda di quella vissuta pochi mesi fa. Alla domanda sul perché dell’interruzione del QE, allora, si può rispondere che è necessario al fine di trovare nuove soluzioni e strumenti più efficaci.

Il dollaro, dopo lo stop del sistema FED, potrebbe recuperare terreno dopo aver perso appeal configurandosi come valuta rifugio. Nel 2013 ci potrebbe essere la fine del rally del dollaro.

Forex: il primo trimestre del 2013

Reazioni del dollaro alla stanchezza della FED

 La FED potrebbe decidere da un momento all’altro che gli aiuti al dollaro non sono infiniti e quindi porre un limite agli interventi in materia di politica monetaria. Se lo aspettano un po’ tutti dopo la diffusione delle minute FOMC.

La scorsa settimana sono stati diffusi dei documenti in relazione alla politica monetaria da adottare da parte della Federal Reserve e si è scoperto che in seno alla “banca centrale” americana c’è una frattura: da un lato coloro che vorrebbero segnali ancora più netti di sostegno alla moneta americana, dall’altro coloro che invece sperano in un comportamento totalmente diverso della FED.

A questo punto occorre capire come si evolve il mercato valutario e che legame c’è tra ripresa e quantitative easing. La FED, sembrava quasi normale che portasse avanti il QE di lungo o infinito periodo. Una politica che senz’altro fa comodo alle aziende ma che danneggia l’economia dopo un po’. Per cui è stato proposto di mettere un punto al processo già da fine anno.

La FED ha reagito introducendo un legame tra i tassi d’interesse e il dato sull’occupazione e l’inflazione, in modo da non procedere su questa direttrice fino alla fine del 2015 indiscriminatamente. Se il tasso di disoccupazione scendesse al di sotto del 6,5% e se l’inflazione restasse al di sotto del 2,5%, la FED potrebbe stoppare gli aiuti al dollaro.

► Fiscal cliff, operazione Twist e proiezioni FOMC

I segni ambigui del mercato del lavoro USA

 Il mercato del lavoro americano non è poi così facile da interpretare. Sicuramente i report diffusi settimanalmente sono utili per rispondere alla domanda: come si muovono i dollari, ma potrebbe essere ancora più interessante scoprire il legame tra andamento del mercato professionale e ripresa economica USA.

Il problema è che dai report si evincono segnali non sempre indicativi di un unico trend. Per esempio a dicembre, se si decontestualizza l’analisi dei dati Non-Farm Payrolls, si scopre che i nuovi posti di lavoro “non agricoli” creati, sono stati più di quanti ci si aspettasse con uno scarto consistente di ben 5 mila unità.

Il mercato del lavoro, però, suggerisce un trend generale differente. Il punto di partenza sono i dati sulla creazione di posti di lavoro forniti dall’Automatic Data Processing: gli analisti si aspettavano la creazione di 134 mila nuovi posti di lavoro mentre ne sono stati creati ben 15 mila. Molti investitori si aspettavano allora un crescendo parallelo dei dati sui NFP.

Invece, per quanto riguarda i lavori non agricoli, c’è stato un dato molto vicino a quello indicato dagli analisti. Poi, nel 2012, in generale, c’è stato un calo di 13 mila posti di lavoro nel settore pubblico, come effetto dei tagli alle spese.

Consumi elettronica in ripresa grazie all’Asia

 L’Asia continua a crescere e a produrre ricchezza. Ed è in questi paesi che si concentreranno maggiormente le vendite di apparecchi elettronici, soprattutto di smartphone e tablet.

Tassa governativa cellulari: è legittima

Se nel 2011 la crescita di questo mercato ha visto una contrazione dell’1% del volume delle vendite, per quest’anno appena iniziato le prospettive sono molto diverse. A dirlo una ricerca effettuata dalle imprese del settore dell’elettronica riunite nell’associazione Cea e dall’ufficio di ricerca Gfk che è stata presentata a Las Vegas in occasione dell’apertura del salone internazionale del Ces, secondo la quale la spesa mondiale per gli apparecchi elettronici in grado di connettersi ad internet nel 2013 raggiungerà quota 1.100 miliardi, con una concentrazione importante nei mercati asiatici (44% della spesa mondiale).

Samsung batte Nokia

Questa differente distribuzione delle vendite di apparecchi elettronici – le vendite maggiori saranno per smartphone (+22%) e tablet (+25%) – è dovuta a due motivi principali. Da un lato l’allargamento della gamma di prodotti disponibili, soprattutto di prodotti a prezzi vantaggiosi, e, dall’altro, una diversa scelta negli acquisti: le famiglie, piuttosto che acquistare un televisore o una macchina fotografica, acquisteranno un table, ritenuto in grado di espletare entrambe le funzioni.

 

 

Paesi in crescita nel 2013

 La classifica stilata dall’Economist Intelligence Unit (EIU) – società indipendente che fa capo al gruppo dell’Economist –  riserva delle grandi novità: in questo 2013 il paese che crescerà di più in assoluto è Macao, piccola regione sotto il controllo amministrativo della Cina, che, grazie alla legalizzazione del gioco d’azzardo, vedrà una crescita del Prodotto Interno Lordo pari al 14%.

Anche le altre posizioni della classifica sono riservate a paesi lontani dal vecchio continente. Al secondo posto c’è, infatti, la Mongolia – la cui economia sarà spinta dallo sfruttamento dei giacimenti di rame e oro – seguita dalla Libia, sulla scorta del cambio ai vertici del governo.

A seguire troviamo Gambia, l’Angola e Bhutan e, solo al settimo posto, la Cina, il cui PIL crescerà dell’8%.

Una classifica a parte è stata fatta per l’Europa. Il Vecchio Continente soffre e i suoi paesi non hanno buone prospettive. La Grecia sarà il paese che dovrà affrontare le maggiori difficoltà, e con lei anche la Spagna e il Portogallo. Ma alla fine di tutto c’è anche una buona notizia: l’Italia, con tutti i suoi problemi, potrebbe avere un anno migliore di quello dell’Olanda.

E gli Stati Uniti? Nessun posto in classifica per la federazione di Obama. Il Fiscal Cliff è stato evitato, ma la situazione rimane in stallo.

Sindacati contro McDonald’s

 Ne avevamo parlato anche noi qualche giorno fa. 3000 nuovi posti di lavoro grazie a McDonald’s Italia a partire da quest’anno, pubblicizzati attraverso un’imponente operazione di marketing che prende spunto dal primo articolo della nostra Costituzione:

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. 3.000 nuovi posti li mettiamo noi.

Ma questa campagna pubblicitaria non è piaciuta alla Cgil che parla di un inganno vero e proprio: secondo il sindacato, infatti, l’offerta di McDonald’s riguarderebbe solo contratti che prevedono poche ore di lavoro e in orari notturni o nei festivi. Quindi, è vero che i posti di lavoro ci sono, ma sono di scarsa qualità.

Ovviamente McDonald’s non ha lasciato l’accusa senza risposta e fa sapere che la multinazionale

McDonald’s crede in questo Paese e per questo oggi investe, aprendo in Italia oltre cento nuovi ristoranti. Stiamo assumendo a tempo indeterminato, non licenziando e consideriamo fuori luogo queste critiche. Forse la Cgil potrebbe rivolgere la propria attenzione a quelle aziende che non offrono contratti altrettanto sicuri o che licenziano. In questo periodo non sono poche.

E anche Elsa Fornero è dello stesso avviso: meglio un posto di lavoro a poche ore settimanali che nessun posto di lavoro. L’importante è creare del movimento nel mercato del lavoro e non ci si può aspettare che un’azienda, anche se si tratta di una grande multinazionale, proponga contratti a tempo indeterminato in un periodo di tale incertezza economica.

Revisione dello standard di liquidità per le banche

 Il comitato di Basilea, si è riunito nei giorni scorsi e ha deciso che le banche avranno più tempo per adeguarsi agli standard di liquidità (Lcr). Gli attivi al momento disponibili dovranno essere utilizzati per sostenere l’economia reale.

Banche: chiesto il rinvio di Basilea3

La decisione, seppur sofferta, ha un fine molto importante: in un periodo di crisi, e in alcuni casi di vera e propria recessione, la stretta del credito, dovuto alla mancanza di liquidità delle banche, avrebbe rischiato di soffocare l’economia europea. Infatti, in questi ultimi tempi, le banche hanno dovuto utilizzare le loro riserve per l’acquisto di titoli di stato, un’attività che, se da un lato aiuta le amministrazioni centrali, mette in difficoltà l’economia reale (imprese e cittadini) che si vedono rifiutare la concessione di prestiti e mutui per le loro attività.

Fed indecisa sul riacquisto dei bond: i mercati reagiscono male

Quindi le regole sono state cambiate e l’adeguamento al Liquid coverage ratio avverrà a più scaglioni, a partire dal gennaio del 2015, con una copertura iniziale pari al 60% che, gradualmente fino al 2019, salirà al 100%. Un approccio più flessibili, quindi, necessario per evitare che un adeguamento immediato si trasformasse in una ennesima stretta al finanziamento delle attività economiche.

 

 

 

Rimborso record dalle banche americane per i mutui immobiliari

 18,5 miliardi. Questo è l’ammontare del rimborso record che alcune delle più grandi banche americane dovranno versare come indennizzo a coloro che, a causa di insolvenze nei pagamenti dei mutui immobiliari, hanno avuto la casa pignorata.

La faccenda è piuttosto complicata. Tutto inizia, in realtà tutto si conclude, con la grande bolla speculativa del settore immobiliare scoppiata in America tra il 2007 e il 2008. In quel periodo tantissimi cittadini che avevano chiesto un mutuo per l’acquisto della casa si trovarono nell’impossibilità di onorarlo e le banche, ovviamente, iniziarono immediatamente le procedure per riavere indietro i loro soldi.

Dal momenti che le banche avevano una certa fretta di recuperare il denaro, molte delle procedure furono falsate (un esempio è l’utilizzo incondizionato delle firme robotizzate: i funzionari, molto spesso, neanche si curavano di leggere le pratiche).

Ora si è arrivati ad un accordo tra le banche che hanno usato questi metodi (tra le quali figurano JP Morgan Chase, Citibank e la Bank of America) e le autorità federali di vigilanza, che ha portato ad un maxi rimborso di 18,5 miliardi di dollari. 3,3 miliardi finiranno direttamente nelle tasche delle famiglie con la casa pignorata e 5,2 miliardi saranno destinati a coloro che hanno difficoltà con le rate dei mutui.