Spread ai minimi

 Per spiegare la questione dello spread ai livelli minimi, occorre partire da un concetto molto importante che è quello del flight to quality. Gli operatori finanziari usano questa espressione per indicare un trend di vendite su alcuni asset considerati ad alto rischio con il conseguente acquisto di beni rifugio.

Per fare un esempio si parla di flight to quality quando si scatenano le vendite sui bond al alto rendimento e si acquistano parallelamente bund tedeschi o treasuries americani.

Il fenomeno che abbiamo descritto ha avuto proporzioni ed effetti che possiamo considerare anche devastanti in corrispondenza della crisi dei debiti sovrani, adesso, invece, sembra che si vada in controtendenza e stia tornando nel mercato la cosiddetta propensione al rischio.

Sicuramente hanno influito alcuni eventi su questa situazione: l’accordo sul fiscal cliff, ma anche la decisione d’invertire la tendenza della politica ultraespansiva della FED. A questo punto è successo che si sono attivate le vendite dei beni rifugio e ad avvantaggiarsene sono stati i titoli dei paesi periferici.

I BTp a due anni hanno sperimentato il calo dei rendimenti di 32 punti base, ma anche i rendimenti dei titoli decennali   si sono contratti passando dal 4,5 al 4,26 per cento, con il conseguente assestamento dello spread sui livelli minimi di 272 punti.

Nelle prossime due aste di giovedì e venerdì, dedicate ai titoli a 12 mesi e a medio-lungo termine, questo “mini-spread” subirà il primo test reale.

Assunzioni da Amplifon

Amplifon sta cercando personale per le sue sedi di tutta Italia. L’azienda, nata nel 1950 e quotata in Borsa dal 2001, è, ad oggi, leader mondiale nella distribuzione di apparecchi acustici. Un grande successo dovuto alla capacità dell’azienda di coniugare tecnologie all’avanguardia e la soddisfazione delle esigenze di ogni cliente.

In questo periodo le posizioni aperte da Amplifon sono:

Responsabili relazioni con i clienti per le sedi di Prato, Napoli, Bologna, lamezia Terme (CZ), Borgo San Lorenzo (FI), Empoli e Massafra. Richiesta laurea in Tecniche Audioprotesiche o Audiometriche o titolo equipollente. L”iscrizione al registro di collocamento da almeno 24 mesi costituisce titolo preferenziale.

Consulenti commerciali per le sedi di Roma, Triveneto (Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia), Lombardia (Mantova, Cremona, Como e laghi), Piemonte ( Biella, Vercelli, Novara, Ivrea, Alessandria, Cuneo, Verbania e Borgosesia). Richiesto diploma e esperienza nel ruolo.

Specialista tesoreria per la sede di Milano. L’offerta è rivolta a laureati o laureandi di secondo livello in Economica o in Ingegneria Gestionale

Stage Program Managment Corporate per la sede di Milano. Lo stage retribuito avrà durata di sei mesi ed è rivolto a laureati in Economia o Ingegneria Gestionale.

Per chi fosse interessato ad una delle posizioni aperte da Amplifon, le candidature devono essere effettuate attraverso il form presente sul sito dell’azienda alla pagina Offerte.

Bond spazzatura, rendimenti al 6%

 Si chiamano junk bond e, come dice il titolo stesso, sono dei titoli spazzatura, delle obbligazioni a basso rating ed lato rischio. Attualmente rappresentano una bolla speculativa molto interessante, da studiare che non sembra volersi sgonfiare nell’immediato.

Tutto è stato portato a termine nella settimana in cui i mercati hanno espresso la loro euforia dopo l’accordo raggiunto sul fiscal cliff. Sicuramente si può parlare di performance record, ma record è anche il rendimento dei cosiddetti titoli high yield calcolato dagli indici Barclays, visto che per la prima volta sono scesi sotto la soglia del sei per cento.

Perché si parla tanto di bond spazzatura in questo periodo? Perché siamo di fronte ad uno degli effetti collaterali delle cosiddette politiche anticrisi non convenzionali messe in campo soprattutto dalla FED che ha anticipato di pochissimo le scelte delle altre banche centrali.

Il fatto è che azzerando i tassi d’interesse, mettendo tanta liquidità sul mercato, gli investitori si sono sentiti costretti a cercare nuovi strumenti d’investimento dal rendimento elevato. I bond corporate e i titoli di stato hanno subito la pressione del Quantitative Easing, sono stati oggetto di una “repressione finanziaria”.

Di conseguenza si è moltiplicata l’emissione di titoli spazzatura, particolarmente ricercati dai cacciatori d’investimenti. Nel 2012 ci sono state emissioni pari a 397 miliardi di dollari che sono il 38% in più rispetto al 2011.

Il Fisco accerchia gli evasori

 Il nuovo redditometro che debutterà quest’anno è uno strumento ancora più forte dei suoi predecessori con i quali condivide l’obiettivo: stanare gli evasori. Il Fisco però, ha deciso di affinare le armi a sua disposizione ampliando il numero delle spese da mettere in relazione al reddito dei contribuenti. 

Si va dalle spese per la manutenzione ordinaria di immobili e veicoli fino alle spese sanitarie o a quelle per la coltivazione di un hobby, sia esso la collezione di francobolli piuttosto che l’antiquariato.

Il decreto del Ministero dell’Economia che parla delle nuove voci di spesa del redditometro, prende in esame anche tutti gli elementi che devono essere usati per indicare la capacità contributiva delle persone fisiche. Al reddito complessivo, insomma, contribuiscono molti più elementi rispetto al classico stipendio.

In pratica l’Amministrazione finanziaria si riserva di contemplare le spese per l’acquisto e per il mantenimento di beni e servizi ma anche le quote di risparmio maturate di anno in anno. Qualora sia tirato fuori il cartellino rosso da parte dell’Erario, spetterà poi al contribuente di dimostrare di aver avuto redditi diversi nel periodo d’imposta incriminato, o di aver avuto redditi esenti e quindi esclusi dalla base imponibile.

Un capitolo molto interessante riguarda gli incrementi patrimoniali dei contribuenti cui si uniscono i famosi risparmi.

Più di 100 spese per il redditest

 Il nuovo redditometro o redditest che dir si voglia, è chiamato a scandagliare nelle spese e nei redditi effettuati e dichiarati dall’anno d’imposta 2009 ma la novità sta proprio nelle nuove voci che l’Erario ha messo nel paniere. Negli anni, infatti, anche se si parla soltanto di tre annualità, molto è cambiato.

Il funzionamento del nuovo redditometro non si discosta molto dal precedente modello visto che l’obiettivo resta quello d’individuare i contribuenti che dichiarano redditi di una certa entità e poi spendono troppo o poco. Nel momento in cui ci sono più spese di quelle che realmente sarebbero sostenibili, il Fisco è pronto ad intervenire.

Ma di quali spese si tratta? All’inizio, nel 1992, le voci di spesa considerate erano riducibili ad aerei, imbarcazioni, immobili e autoveicoli. In pratica un nullatenente non poteva avere uno yatch parcheggiato nel porticciolo di casa. Dopo vent’anni, i natanti restano come gli altri beni di lusso, ma si va a considerare anche la sfera degli hobby.

Le utenze, i cavalli o la collezione di francobolli, non possono essere trascurati dal fisco e dove non si possa ricostruire il valore effettivo delle spese, si partirà dalla spesa media calcolata dall’Istat per ciascuna delle 11 tipologie di famigliari.

Le spese che finiranno sotto la lente d’ingrandimento del fisco sono quelle per le riparazioni dei veicoli, i consumi e gli investimenti. In quest’ultima area rientrano siano i beni mobili ed immobili dichiarati, sia le polizze assicurative i contributi volontari, i titoli azionari o le spese per oggetti d’arte e di antiquariato.

Dollaro/Yen: una settimana complessa

 L’avvio dell’anno è stato scandito, soprattutto nel settore Forex, dalle prospettive sul dollaro, dato in crescita, nel primo semestre, su tutte le valute più importanti. Si è detto però che una delle monete in grado di stoppare l’ascesa del dollaro, poteva essere lo yen.

I market mover della prossima settimana, quella che va dal 7 all’11 gennaio, infatti, parlano proprio di queste valute, del dollaro e dello yen. Quest’ultimo ha toccato il livello più basso contro l’USD nella settimana scorsa, un livello che non era più raggiunto dal luglio del 2010.

Gli investitori, per il momento, si tengono alla larga dagli investimenti nello yen visto che si aspetta di conoscere quello che deciderà la Banca del Giappone. Le intenzioni dell’istituto nazionale giapponese sono quelle di allentare la pressione sullo yen e poi sostenere una politica di crescita contro la deflazione.

Il 7 gennaio sarà molto importante per la coppia dollaro/yen perché saranno rilasciati i dati sulla base monetaria, legata ai tassi d’interesse. L’8 gennaio, invece, sempre dagli Stati Uniti arriveranno i dati sul settore privato che danno un’idea della spesa dei consumatori.

Si procederà il 9 gennaio con la pubblicazione dei dati sulle scorte di Greccio e poi con il report settimanale sui sussidi di disoccupazione USA il 10 gennaio.

La settimana del Forex si concluderà con la pubblicazione dei dati sul conto corrente giapponese e dei dati sulla bilancia commerciale.

 

Forex: il primo trimestre del 2013

 Il mercato Forex del primo trimestre del 2013 vede protagonista il dollaro che in relazione alle altre valute, per esempio l’euro o lo yen, è in crescita. A fare questa previsione sono le maggiori banche mondiali, parliamo di Goldman Sachs, HSBC e BNP Paribas.

Una tabella molto interessante pubblicata dal blog economico Babypips riporta le previsioni sul comportamento del dollaro rispetto alle maggiori valute – euro, sterlina, franco e yen – e dimostra che il dollaro americano è in crescendo su tutte le altre monete.

Rispetto al versante europeo si nota che il dollaro è dato in crescita sull’euro, sulla sterlina e sul franco, rispettivamente del 2,6, dell’1,4 e del 2,1 per cento. Ma spaziando oltre si nota che il dollaro è in crescita anche contro l’Aussie o il Kiwi mentre potrebbero determinare una battuta d’arresto della valuta americana soltanto lo Yen e il Loonie.

I trader sono in attesa di comprendere i maggiori movimenti, ma vogliono anche scoprire, come tutti gli investitori, se le banche che hanno diramato queste previsioni, hanno qualche informazione che attualmente sfugge alla finanza. Per esempio non è ancora chiaro se le banche conoscano il futuro degli Stati Uniti e se prevedono una vortice d’acquisti nei confronti del dollaro come conseguenza della risoluzione del fiscal cliff.

America: scontro sul tetto al debito

 L’America ha in qualche modo archiviato il fiscal cliff, nel senso che l’accordo è stato raggiunto, le borse hanno reagito con entusiasmo all’evento ma gli analisti e il FMI ci hanno tenuto a sottolineare che è soltanto il primo passo, riportando il Presidente e il Congresso con i piedi per terra.

Obama, dopo aver seguito tutte le votazioni sul fiscal cliff e dopo aver incassato una mini vittoria sull’argomento, è tornato alle Hawai in vacanza, ma nel suo settimanale discorso diffuso in radio e sul web ha spiegato che nell’agenda economica degli Stati Uniti, adesso, c’è un problema da affrontare con alta priorità: il debito pubblico.

Ecco un virgolettato diffuso da moltissimi giornali, del discorso del Presidente Barack Obama:

“Abbiamo bisogno di fare ancora di più per ridare lavoro agli Americani e dobbiamo anche rimettere il Paese su un percorso che gli consenta di pagare il suo debito, la nostra economia non può più permettersi inutili contrapposizioni o affrontare una nuova crisi pilotata.”

I Repubblicani, in questo momento, stanno facendo pressione per ottenere un corposo taglio della spesa, ma soprattutto un innalzamento del tetto del debito. Su questo punto, però, il Presidente ha detto di non voler negoziare, ma ha in programma una politica fiscale ad hoc per superare l’impasse.

Rate più leggere con l’Euribor ai minimi

 Le rate dei mutui a tasso variabile dipendono molto dalle oscillazioni dell’indice al quale sono legate. Il fatto che l’Euribor a 1, 3 e 6 mesi sia ai livelli minimi, contribuisce ad allentare la pressione del mutuo sulle famiglie che si sono affidate al tasso variabile.

L’avvio del 2013 è stato condito da una serie di rincari e tasse. Tutto come previsto ma chiaramente nessuno ha accettato di buon grado la necessità di tirar fuori più soldi dell’anno passato. Eppure, in controtendenza rispetto a questa serie di rincari, sono in calo le rate dei mutui a tasso variabile.

Gli analisti prevedono che questa situazione, molto vantaggiosa per i mutuatari, non sia del tutto passeggera, al contrario prevedono che duri fino a tutto il 2013.

Tutto dipenderà dai valori che saranno assunti dall’Euribor a 1, 3 e 6 mesi che sono ormai fissi ai livelli minimi pari, rispettivamente, allo 0,11, allo 0,19 e allo 0,32 per cento. Rispetto ai mesi passati questo ribasso dell’indice è stato sicuramente gradito. I potenziali mutuatari, ma soprattutto chi un mutuo variabile l’ha acceso qualche anno fa, sono contenti dell’andamento dei tassi.

Peccato che la stessa tendenza al ribasso, almeno per il momento, non sia condivisa dagli spread applicati dalle banche. Praticamente, considerando un mutuo ventennale, il risparmio sulla rata è stato del 14 per cento in un anno. Niente male!

Il debito della sanità pubblica

La Sanità italiana ha un debito di dimensioni enormi nei confronti dei suoi fornitori. secondo i dati della Cgia di Mestre, dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 miliardi di euro.

Un debito che deriva dall’acquisto di beni e servizi (apparecchiature mediche, siringhe, lavanderia, pasti etc) che è stato conteggiato grazie ai piani di rientro dal disavanzo sanitario organizzati dal ministero della Salute, ma ai quali mancano ancora dei numeri di alcune regioni che, anche se obbligate alla comunicazione, ancora non hanno passati gli ultimi aggiornamenti.

Secondo la Cgia, nel 2011 il debito della sanità pubblica nei confronti dei fornitori privati ammontava a 18 miliardi di lire, un numero che però non considera i debiti di alcune regioni. Per un calcolo più preciso, quindi, ci si è riferiti all’andamento del debito del 2010 e le stime risultanti parlano di pagamenti da effettuare per 37 miliardi di euro.

Ma il problema non è solo il mancato trasferimento di queste cifre, ma i tempi necessari perché questo avvenga. Infatti, nonostante il recepimento della direttiva europea che impone pagamenti al massimo a 60 giorni, le strutture sanitarie italiane hanno un tempo medio di pagamento di 300 giorni.

E la situazione non sembra volgere per il meglio, a causa dell’estensione del Patto di Stabilità che irrigidisce i criteri per i bilanci dei comuni, anche di quelli più piccoli, rendendo ancora più difficile per le amministrazioni locali rispettare i tempi di pagamento.