Pratico e vantaggioso: il variabile di Deutsche Bank

 Il mutuo a tasso variabile di Deutsche Bank è uno dei più convenienti della serie, recensito da Mutuionline. Si rivolge alle persone fisiche residenti in Italia da almeno 3 anni che non hanno superato i 75 anni alla scadenza del mutuo. E’ un prodotto finalizzato all’acquisto della prima o della seconda casa, da usare anche per la copertura delle spese di ristrutturazione.

Deutsche Bank, di recente finita nel mirino di Bankitalia per l’apertura dei POS nel Vaticano, offre la possibilità di sottoscrivere un vantaggioso prodotto a tasso variabile per finanziare fino all’80 per cento del valore dell’immobile calcolato come il minore tra valore di perizia e valore indicato nel compromesso.

Nel caso sin cui si usi il prodotto per le spese di ristrutturazione, il loan to value scende al 40 per cento del valore di perizia fino a coprire al massimo il 100 per cento delle spese. Anche in questo caso, si parte da un finanziamento minimo che è pari a 50 mila euro.

Il tasso di questo mutuo è variabile ed è determinato in base all’ancoraggio al parametro EURIBOR a 3 mesi cui si deve aggiungere uno spread del 2,85 per cento. Il tasso d’interesse è poi ricalcolato con cadenza trimestrale. Nel computo del TAEG occorre poi aggiungere le spese d’istruttoria, perizia, l’imposta sostitutiva e le varie assicurazioni.

Il variabile con cap che conviene è di CheBanca!

 Mutuisupermarket è uno dei pochi portali che parla dei mutui a tasso variabile con cap e propone la lista delle migliori offerte del periodo. Dopo il classico prodotto supervantaggioso di WeBank, stavolta troviamo l’offerta CheBanca!

Il tasso di questo prodotto è del 3,69 per cento ed è composto dall’Euribor a 3 mesi pari allo 0,19 per cento cui si somma lo spread del 3,50 per cento. Calcolati gli interessi bisogna però aggiungere le spese iniziali e l’imposta sostituiva per arrivare al TAEG che è del 3,91 per cento.

Nel TAEG sono comprese infatti le spese iniziali per istruttoria del mutuo, perizia dell’immobile e sottoscrizione dell’assicurazione scoppio ed incendio, e l’imposta sostitutiva che di base ammonta a 350 euro ma si calcola come lo 0,25 per cento dell’importo del mutuo erogato in caso di acquisto della prima casa, oppure come il 2 per cento nel caso di acquisto della seconda casa.

Tra i vantaggi del prodotto sono enunciati: l’erogazione del mutuo a momento dell’atto, la possibilità di accreditare la rata del finanziamento sul conto corrente e il tetto massimo fissato al 6,30 per cento.

Nella scheda di Mutuisupermarket si evince che l’importo minimo del mutuo è di 50 mila euro, mentre l’importo massimo non può superare l’80 per cento del valore dell’immobile, che corrisponde al minore tra prezzo d’acquisto e valore di perizia.

Mutuo Domus Varibile di Intesa Sanpaolo

 Il mutuo Domus Variabile di Intesa Sanpaolo è uno dei migliori mutui a tasso variabile del periodo perché offre delle condizioni vantaggiose che saranno a portata di mano per i contribuenti fino al 31 marzo prossimo. Tanto per avere un’idea della convenienza del prodotto, riportiamo tassi e costi del mutuo in questione.

Il TAEG è del 3,72% e comprende gli interessi, le spese iniziali, le spese ricorrenti e l’importa sostitutiva. Gli interessi sono calcolati su un tasso del 3,41 per cento che è il risultato della somma tra lo spread dell’istituto di credito al 3,30 per cento e l’Euribor a 1 mese che è fermo sul livello 0,11 per cento.

Le altre spese sono quelle iniziali pari a 1735,5 euro e comprendono istruttoria, perizia e assicurazione scoppio e incendio. Quest’ultima ha un valore complessivo di 885,50 euro. In più bisogna sommare le spese ricorrenti pari a 467,5 euro e l’imposta sostitutiva di 350 euro.

Il prezzo scontato resterà tale fino al 31 marzo e sarà a disposizione di quanti accenderanno in filiale un mutuo a tasso variabile. Tra i vantaggi del prodotto il portale Mutuisupermarket che ne effettua la recensione cita: le opzioni aggiuntive a condizioni promozionali e l’erogazione alla stipula.

Il mutuo può essere usato per l’acquisto della prima o della seconda casa.

Sincerità e parallelismi nel fiscal cliff

 La questione del fiscal cliff è stata affrontata per diverso tempo e secondo numerose sfaccettature anche perché dalla risoluzione di questa impasse, in qualche modo, dipende il futuro dell’America.

Ora l’America è sicuramente una delle economie più importanti del mondo che ha un legame molto stretto anche con l’Europa. Abbiamo già visto che siano molti gli economisti che dichiarano un parallelismo tra la crisi americana e quella europea, ma abbiamo anche considerato che, per trovare una soluzione, qualora ci sia, la domanda principale a cui rispondere è: perché non basta l’accordo sul bilancio. 

Adesso è arrivato il momento di affrontare il fattore sincerità che si lega al discorso politico. Torniamo un po’ alle previsioni di Roubini che ha ribadito la centralità della politica nell’economia del futuro, un po’ come la politica era stata fondamentale nei paesi in via di sviluppo, così lo sarà in America.

La classe politica sarà capace di essere sincera con il proprio elettorato? In Europa, la Merkel ed Hollande hanno evitato di affrontare le questioni più spinose con l’elettorato e una linea simile è stata adottata anche da repubblicani e democratici.

Il problema in questo caso specifico si lega al fatto che si devono toccare dei punti molto delicati del sistema sociale, quale ad esempio il comparto pensioni, o il settore sanitario.

Fiscal cliff: perché non basta?

 L’accordo sul bilancio dell’America è stato finalmente raggiunto ma l’economia americana, pur essendosi allontanata dal precipizio, adesso, non trova sufficiente le misure previste in questo documento tampone. A bocciare il contenuto di questo accordo è il FMI stesso.

Per l’America, dicono gli analisti, si sta prefigurando un periodo di crisi molto simile a quello che ha attraversato l’Europa che invece adesso sembra arrivata alla fine del percorso di espiazione dei demeriti finanziariL’Economist fa un parallelo tra l’America e l’Europa ma la domanda giusta è: perché questo accordo non è sufficiente? Soltanto risolvendo questo quesito si possono trovare la basi per la ripartenza americana.

L’accordo non basta perché è temporaneo e questo comporta che siano stati posticipati tutti i problemi seri. Nel breve termine, consideriamo anche due mesi, il compromesso che i Repubblicani e i Democratici hanno preso davanti al Congresso, potrebbe venire meno.

Tutti si sono concentrati molto sugli scambi: cosa concedere alla controparte per ottenere qualcosa che si era messo nel proprio programma, mentre è stato perso di vista l’obiettivo comune che è mettere sotto la campana di vetro della sicurezza, il sistema fiscale americano.

Nonostante la versione un po’ romanzata dell’accaduto, le perplessità restano e possono incidere sul sentiment degli investitori e quindi sui mercati.

Fiscal cliff: ma esiste una soluzione?

 L’accordo sul fiscal cliff ha tenuto con il fiato sospeso l’America e il resto del mondo perchè è stato un momento molto delicato per l’America. Alla fine Barack Obama è riuscito a strappare la firma del documento al Congresso ma adesso ci si chiede se sia davvero stato fatto tutto.

La risposta è chiaramente negativa perché la firma sul fiscal cliff mette soltanto una pezza alla situazione finanziaria degli States ma, come spiegano tanti economisti, non risolve i problemi strutturali dell’America. L’Economist teme che la situazione americana diventi molto simile a quella europea.

Anzi, la rivista economica americana titola proprio L’America diventa Europea per sottolineare le analogie nella gestione della crisi tra America ed Europa: tanto nel Vecchio Continente prima, quanto negli States adesso, le questioni più urgenti da risolvere sono state posticipate.

Molti, soprattutto gli investitori che dislocano i risparmi in base al sentimento riservato a determinati paesi, si chiedono quindi se si può nutrire ancora fiducia negli Stati Uniti e se la soluzione della crisi è davvero possibile.

Fortunatamente in America non si deve affrontare la crisi del debito, ma bisogna intervenire per riequilibrare il rapporto tra gettito fiscale e spese, con un riferimento ad hoc per la sanità. La soluzione ci sarà soltanto se la politica riuscirà a prendere il toro della crisi per le corna.

 

 

La crisi dell’Eurozona sul viale del tramonto

 Abbiamo preso in considerazione le previsioni di Wien e Roubini in merito ai possibili scenari finanziari dell’anno prossimo. La loro attenzione si è concentrata molto sugli indici, ad esempio sull’incremento del prezzo del grano, oppure sulla riduzione dello S&P 500, oppure ancora sul ruolo che giocherà la politica.

Adesso spostiamo l’attenzione sul versante europeo visto che per troppo tempo abbiamo trascurato gli aggiornamenti sulla crisi dell’Eurozona, invece, è molto importante prendere atto dei segnali che arrivano dai report del mese di dicembre.

In base agli ultimi dati, infatti, sembra che si possa confermare l’uscita dalla crisi da parte dell’Europa. Peccato che non si possa parlare ancora di ripresa, questa secondo prospettiva è ancora piuttosto lontana.

I dati positivi di dicembre sono quelli del Markit Composite PMI dell’Eurozona che dà una misura degli aspetti dinamici del tessuto economico del paese evidenziando l’attività economica delle imprese in Europa. Questo indice, nel mese di dicembre ha fatto un balzo in avanti passando dal 46.5 al 47.2. Si tratta della lettura più alta da marzo in poi.

Secondo un economista del Markit, questa è la conferma che si sta uscendo dalla crisi, che il peggio è passato, anche se è un po’ complicato capire in che direzione sta andando l’Europa. Le prospettive, dunque, sono ancora poco chiare.

Nouriel Roubini, un altro guru ha parlato

 Byron Wien non è l’unico guru della finanza che in questo inizio d’anno è stato consultato da giornali ed esperti per capire un po’ meglio i trend dell’anno prossimo. Molto ascoltata anche la versione del 2013 che ha dato Nouriel Roubini.

Quest’ultimo, a colloquio con una giornalista del New York Times, ha centrato molto l’attenzione sul ruolo della politica, trascurando alcuni dettagli, che invece sono alla base dell’indagine di Wien, come ad esempio il programma nucleare dell’Iran, o la leadership cinese.

Nouriel Roubini invece, come abbiamo accennato, riporta l’attenzione dal mercato protagonista del 2012, all’azione politica che ha modellato e continuerà a modellare il sistema economico e finanziario anche nel 2013.

Secondo Roubini, fino a questo momento, la politica era stata cruciale negli affari dei paesi in via di sviluppo, ma adesso torna ad essere al centro dei discorsi finanziari perché può vanificare gli sforzi fatti per la ripresa, ma può anche combattere i movimenti contrari al progresso finanziario.

La politica, materialmente, può influire anche sul tessuto imprenditoriale, magari detassando l’attività delle imprese o approvando politiche monetarie e fiscali più accomodanti.

Roubini spiega infine che la politica ha la possibilità di ridurre ai minimi termini le diseguaglianze di reddito anche se non si sa come si procederà in questo senso nell’anno 2013.

 

Le altre previsioni di Byron Wien

 Byron Wien, il guru di Wall Street, ha fatto le sue dieci previsioni sull’economia americana e globale, prevedendo gli scenari possibili per il 2013. Abbiamo già preso in esame cinque punti molto interessanti: l’energia nucleare iraniana, le banche, lo S&P 500 sotto i 1300 punti, le difficoltà delle banche, il crollo del prezzo del petrolio e le mosse pro-immigrazione dei Repubblicani.

Le altre previsioni partono invece dalla considerazione della situazione cinese, del raccolto del grano, delle quotazioni dell’oro, delle variazioni del Nikkei e della crisi dei listini europei. Andiamo con ordine sviscerando questi punti.

La situazione cinese. La nuova leadership in Cina, è stata affidata ad un gruppo politico che vuole combattere conto la corruzione per far sì che il PIL torni a crescere almeno fino al 7 per cento. Sicuramente il sistema sociale e sanitario cinese ha subito dei miglioramenti, resta da capire cosa ne pensano gli investitori. Per il momento si rileva un incremento del 20 per cento della fiducia.

Sia le quotazioni dell’oro che del grano saliranno nel 2013 perché, nel primo caso, subiranno l’instabilità dei mercati finanziari e arriveranno a quota 1900 dollari l’oncia, nel secondo caso è tutto legato al meteo che ha ridotto i raccolti in modo sensibile.

Il quarto punto di questa breve disamina delle previsioni di Byron Wien riguarda il Nikkei per il quale si prevede il superamento della quota 12.000. Infine restano lacune e incertezze per quanto riguarda i listini europei che sulla scia di Wall Street hanno perso il 10 per cento.

Byron Wien e 5 previsioni sul mercato

 Byron Wien, a Wall Street, è considerato un vero guru della finanza, per questo le sue previsioni, in tutto 10, sul 2013, sono tenute in grande considerazione dagli analisti. Per avere un assaggio delle sue indicazioni che possono diventare molto utili a tanti investitori, ne abbiamo esplicitate cinque.

Il primo punto è sicuramente l’energia nucleare iraniana perché l’Iran sta subendo delle forti sanzioni e delle pressioni a livello diplomatico ma sembra che delle fonti accreditate abbiano confermato l’esistenza di un missile nel paese. A questo punto sia l’America che Israele devono iniziare una politica di contenimento.

La seconda previsione molto utile per chi investe in opzioni binarie, riguarda il livello dell’S&P 500 che dovrebbe perdere terreno abbassandosi sotto la soglia dei 1300 punti.

Le banche sono al terzo posto nelle preoccupazioni dell’economista perché subiranno una battuta d’arresto legata al calo delle attività finanziarie.

Sicuramente sarà molto interessante tenere d’occhio anche le quotazioni del petrolio che potrebbero subire una sensibile riduzione perché gli Stati Uniti, nel volersi rendere autonomi dal Medio Oriente, hanno intenzione di aumentare la produzione di oro nero facendo arrivare il prezzo del petrolio Wti a 70 dollari al barile.

Sempre con riferimento all’America, secondo Byron Wien è necessario anche tenere d’occhio la prossima campagna pro-immigrazione del Repubblicani che vogliono tornare in corsa con il sostegno del voto degli immigrati in America nel 2016.