American Express della Popolare di Sondrio

 La Banca Popolare di Sondrio offre ai suoi clienti privati la possibilità di chiedere all’istituto di credito il rilascio di una carta di credito American Express. Nella descrizione proposta per chi non conoscesse il sistema in questione, si spiega che si tratta di uno strumento di pagamento adatto a chi viaggia ed ha bisogno sia della carta di credito, sia dei servizi ad essa collaterali.

Il circuito American Express, per quel che riguarda l’accettazione della carta, è una garanzia per i richiedenti, visto che è accettata da milioni di punti vendita in tutto il mondo. Ecco il riferimento al viaggio.

Poi è chiaro che è particolarmente indicata per chi deve disporre dei pagamenti anche di entità rilevante e non vuole andarsene in giro con la tasca piena di contanti.

La carta American Express offre sia la possibilità di pagare beni e servizi negli esercizi convenzionati, ma assicura anche l’accumulo di punti per partecipare al programma fedeltà del Club Membership Rewards. In questo modo, ogni volta che sono raggiunte delle soglie di spesa, si ha la possibilità di accedere ad alcuni premi, che sono anche viaggi, buoni e via dicendo.

Sulla carta di credito si può effettuare la domiciliazione delle utenze e dei pagamenti. La carta, sottoposta all’approvazione della banca, è disponibile nelle versioni Verde e Oro.

ConTe propone Clear Box

 Clear Box è un dispositivo telematico che vuole fare in modo che gli assicurati ConTe provino i vantaggi del “controllo satellitare”.

Il dispositivo in questione è curato dal Gruppo MetaSystem ed in particolare dal OCTO Telematics Italia. Di base la tecnologia proposta è quella GPS e GSM/GPRS.

Clear Box, quindi, diventa la scatola nera della macchina dell’assicurato, quindi, in caso di sinistro riesce non solo a fornire la localizzazione del veicolo accelerando le procedure di assistenza, ma riesce anche ad essere d’aiuto nei casi di furto, oppure quando si riceve ingiustamente la comunicazione di una multa stradale.

ConTe promette ai suoi assicurati di fornire loro uno sconto sulla polizza nel caso in cui decidano di installare Clear Box sull’auto. L’installazione del dispositivo, tra l’altro, è gratuita. In più si ottiene uno sconto del 10 per cento sulle polizze incendio e furto e si può evitare l’indecisione sull’attribuzione di responsabilità in caso d’incidente.

Per acquistare la famosa scatola nera è necessario allora rivolgersi ad un consulente della compagnia contattando un numero diverso sulla base del fatto che si è nuovi clienti della compagnia o clienti già registrati nel DataBase di ConTe.

I nuovi clienti devono far riferimento all’800 922 988, mentre i clienti di ConTe devono chiamare l’800 922 239. Il numero è raggiungibile da telefono fisso.

ConTe: le opzioni della polizza auto

 ConTe è una compagnia assicurativa che fa parte del Gruppo Admiral e nel suo carnet di servizi ha a disposizione numerose polizze. Molto interessante la possibilità di personalizzare il servizio dedicato all’auto attraverso la scelta delle opzioni spiegate online dalla compagnia.

L’assicurazione ConTe.it, infatti, offre una polizza assicurativa auto con tre opzioni che possono essere attivate sulla base delle esigenze del cliente e del numero di guidatori da assicurare.

La premessa che bisogna fare e che giustifica le opzioni della compagnia è tutta scritta nell’asterisco riportato in calce alla pagina di presentazione delle tre opzioni:

In caso di sinistro, se alla guida del veicolo si dovessero trovare persone diverse da quelle indicate e previste dalle suddette due opzioni, la Compagnia ha facoltà di rivalersi a norma di legge chiedendo al proprio assicurato il rimborso dell’intero danno risarcito.

Le tre opzioni sono di cui parliamo sono quindi: la lista guidatori, i guidatori maggiori di 28 anni e tutti i guidatori.

Con la prima formula si possono assicurare soltanto i sinistri provocati dai cosiddetti guidatori abituali che sono al massimo quattro più in conducente principale. Al momento della sottoscrizione del contratto devono essere elencati tutti.

Se invece ci sono guidatore con un’età inferiore ai 28 anni, allora occorre usare la seconda formula. Se si tratta di una macchina sulla quale infine volete assicurare tutti i viaggiatori, a vostra disposizione resta l’ultima opzione.

Il Vaticano stoppa le carte di credito

 Il Vaticano, controcorrente rispetto a quello che accade nel resto d’Italia, ha deciso di stoppare tutti i pagamenti che non siano in contanti nel territorio papalino. Il che vuol dire che tutti i sistemi POS che sono gestiti dalla Deutsche Bank ma non sono stati autorizzati da Bankitalia, saranno sospesi.

E’ stata proprio l’autorità di via XX Settembre a disporre la sospensione spiegando che da Deutsche Bank Italia non è mai arrivata la richiesta d’autorizzazione per l’apertura dei POS. Nel 2012, la domanda inviata dall’istituto di credito è stata respinta.

In pratica, all’interno dello Stato Vaticano, nel quale è compreso anche il famoso polo museale, sarà consentito soltanto l’uso dei bancomat interni che, per la cronaca, sono quelli rilasciati dallo IOR. La sospensione è in vigore dal primo gennaio, momento in cui tutti i cittadini che vogliono approfittare dei prezzi “agevolati” offerti dallo Stato Vaticano, devono munirsi di documenti e contanti.

Non sono più ammessi pagamenti con le carte di credito o con i bancomat emessi da un istituto di credito italiano o estero. Si paga in contanti nella farmacia presentando impegnativa del medico e documento d’identità, si paga in contanti anche nei negozi di abbigliamento e di tecnologia, e si paga in contanti ai Musei Vaticani.

Per capire quanti soldi cash transiteranno nelle mani degli operatori, è sufficiente riportare il volume d’affari dei Musei stessi dove nel 2011 erano stati incassati circa 91,3 milioni di euro, in virtù delle spese effettuate da 5 milioni di turisti.

Il Vaticano potrà quindi dotarsi di altri POS ma non appartenenti alle banche italiane per via delle norme sul riciclaggio di denaro.

Visa eterna? Non più

 No pagamenti elettronici dal 1 gennaio. Ci scusiamo per i possibili disagi.

Questa è la frase che compare a chi visita il sito ufficiale dei Musei Vaticani, perché la Bankitalia ha bloccato tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos nello Stato della Città del Vaticano. Per coloro che, a partire dal 1° gennaio di quest’anno, vorranno visitare i Musei o usufruire di uno dei servizi della Città del Vaticano, gli unici pagamenti ammessi sono contanti, assegni e bancomat dello Ior.

Il fatto è semplice: per la Banca Centrale Italiana, lo Stato Vaticano, ai sensi della normativa antiriciclaggio, è un Paese extracomunitario «non equivalente» a fini di vigilanza e di antiriciclaggio.

I Pos dello Stato Vaticano sono forniti dalla Deutsche Bank Italia che, pur essendo un soggetto di diritto italiano e vigilato da Bankitalia, non ha richiesto l’autorizzazione necessaria per farlo e, quando ha tentato di rimediare nel corso dello scorso anno, la Banca d’Italia ha rifiutato l’istanza. I Pos rimarranno bloccati fino a data da destinarsi.

La Banca d’Italia ha messo in atto un’azione impegnativa – il blocco dei pagamenti elettronici viene fatto in caso di sospetto concreto – che mette in evidenza il fatto che la Banca Vaticana non è autorizzata ad operare in Italia, anche se nell’ultimo anno sono stati fatti dei grandi passi per quanto riguarda l’adeguamento giuridico alle norme antiriciclaggio internazionali.

 

 

Cala lo spread: che guadagno?

 Lo spread tra BTp e Bund scende in modo vertiginoso e lo stesso Mario Monti che adesso si è candidato come premier a capo di una compagine moderata di centro, si complimenta con il suo vecchio Esecutivo del lavoro fatto. L’obiettivo che il gabinetto Monti si era dato è stato raggiunto e in effetti si parla di “soglia Monti” per lo spread.

Ma cosa vuol dire che lo spread è sceso? Il calo del differenziale tra i BTp italiani e i Bund tedeschi, equivale banalmente ad un risparmio per le casse dello stato. Per ottenere tale risultato sono state realizzate ben tre manovre per un valore complessivo di 82 miliardi di euro in un anno.

La pressione fiscale, subita dai cittadini, in appena un anno è salita dal 42,5 al 44,7 per cento. Il differenziale da cui partiva Monti era però di 575 punti, oggi siamo arrivati a 283 punti e questo vuol dire che l’Italia si metterà in tasca circa 50 miliardi in più nell’arco di tre anni. Non male.

Per capire meglio la questione è necessario parlare degli interessi pagati dall’Italia per il collocamento dei Bot semestrali. Alla fine del 2011 gli interessi pagati dal nostro paese erano equivalente al 3,25%, nell’ultima asta non sono andati oltre lo 0,94%.

Perde quota il settore auto

 Il comparto delle automotive è fermo, anzi va proprio a marcia indietro ormai da troppo tempo per non catalogare la situazione come preoccupante. Per questo, anche a livello finanziario, a fronte di un recupero degli istituti di credito, si assiste alla progressiva perdita di valore dei titoli automobilistici.

Il mercato automobilistico si è chiuso secondo le peggiori previsioni dell’anno con le immatricolazioni in calo anche nell’ultimo mese dell’anno. Un -22,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2011, che non fa certo piacere alle industrie che fanno dell’auto il loro business.

In generale, nel 2012, le immatricolazioni hanno registrato un saldo negativo del 19,8 per cento. La Fiat, sempre nell’occhio del ciclone anche per via dell’imponenza delle figura di Marchionne, ha perso molto meno delle altre industrie registrando soltanto un -19,4 per cento.

Le quattroruote hanno così attraversato un periodo terribile con le immatricolazioni che sono crollate fino ai livelli di 33 anni fa. La cosa che consola le aziende automobilistiche italiane, ma soltanto parzialmente, è che si tratta di un crollo verificatosi in Italia e anche nel resto d’Europa.

Il calo delle immatricolazioni illustra comunque un comparto economico che stenta a ripartire.

Per quanto riguarda la situazione italiana, la motorizzazione, nel dicembre del 2012, ha immatricolato 86.735 auto, il 22,51% in meno rispetto al 2011. 

Tassa governativa cellulari: è legittima!

 Si discute della tassa governativa sui cellulari da oltre vent’anni. La prima norma che ha legiferato in proposito è stato il Dm 33/1990, vale a dire il Regolamento concernente il servizio radiomobile pubblico terrestre di comunicazione. L’ultimo pronunciamento sulla questione è arrivato dalla Suprema Corte pochi giorni fa per ribadire che la tassa governativa sugli abbonamenti dei cellulari è legittima.

La sentenza è la numero 23052 ed è stata registrata il 14 dicembre scorso. La Suprema Corte ha praticamente fatto qualcosa di “rivoluzionario” nel senso che ha ribaltato completamente il pronunciamento precedente spiegando che

“L’attività di fornitura di servizi di comunicazione elettronica, pur caratterizzata da una maggiore libertà rispetto alla normativa precedente, resta comunque assoggettata ad un regime autorizzatorio da parte della pubblica amministrazione, con la particolarità che il contratto di abbonamento con il gestore del servizio radiomobile si sostituisce alla licenza di stazione radio. Tale permanente regime autorizzatorio, pur contrassegnato da maggiori spazi di libertà rispetto al passato, giustifica il mantenimento della tassa di concessione governativa.”

Tutto nasce dalla richiesta inoltrata da parte di alcuni Comuni che fino a questo momento avevano anche ottenuto delle sentenze favorevoli, riguardo la richiesta di rimborso della tassa di concessione governativa sugli abbonamenti telefonici cellulari. 

La Cassazione ha rigettato così le istanze di rimborso e si è messa dalla parte dell’Amministrazione finanziaria.

Compensi agli amministratori: la normativa

 Siamo all’inizio di un nuovo anno d’imposta e c’è da tirare le somme su diverse questioni al fine di arrivare economicamente preparati alla dichiarazione dei redditi. Una risoluzione molto interessante dell’Agenzia delle Entrate, pubblicata il 31 dicembre scorso, spiega come trattare i compensi degli amministratori.

Una Srl che paghi al liquidatore-socio l’attività da lui svolta, può dedurre dal reddito gli importi versati che invece dovranno essere usati per la determinazione del reddito imponibile di chi li riceve. Il senso della risoluzione n. 113/E è questo.

Anche in questo caso la risoluzione è servita a chiarire una situazione, una domanda posta da una società in liquidazione volontaria in un interpello. Questa società, infatti, aveva dato al proprio liquidatore un compenso e chiedeva se poteva applicare la norma prevista dall’articolo 60 del TUIR che prevede l’indeducibilità delle somme erogate e l’inutilizzo delle stesse per la determinazione del reddito complessivo del socio-liquidatore.

L’Agenzia ha spiegato che c’è differenza, a livello fiscale, tra i compensi che sono erogati ad un imprenditore individuale e quello che succede invece agli amministratori delle Snc, delle SaS e delle società di capitali. Per gli imprenditori individuali si può far riferimento al TUIR, per i soggetti societari, invece, accade esattamente il contrario.

Diritto annuale camerale 2013: sempre uguale

 Ogni anno, le aziende, devono pagare una quota per l’iscrizione alla Camera di Commercio, la cui localizzazione varia in base alla residenza dell’impresa stessa. L’Agenzia delle Entrate ha spiegato che anche per il 2013 l’importo da pagare resterà invariato.

E’ tutto scritto nella nota del 21 dicembre 2012, redatta dal ministero dello Sviluppo Economico che ha spiegato come la taglia del diritto annuale camerale è immutata e dovrà essere corrisposta all’Erario in occasione della scadenza del pagamento del primo acconto delle imposte sui redditi. Insomma, tutto dovrà essere versato entro il 17 giugno 2013.

L’importo è lo stesso da due anni, da quando ne è stata definita l’entità attraverso il decreto interministeriale del 21 aprile. A pagare sono chiamate tutte le imprese iscritte o annotate nell’apposito registro che è conservato in una delle sedi della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura).

Tecnicamente, infatti, il contributo deve essere versato nella circoscrizione territoriale in cui ha sede l’azienda al primo gennaio dell’anno d’imposta. Si deve pagare entro la scadenza della dichiarazione dei redditi, ma il versamento può essere fatto anche entro i 30 giorni successivi, fino al 17 luglio, ma pagando una maggiorazione dello 0,40 per cento.

Per il pagamento occorre usare il modello F24 ed esplicitare il codice tributo “3580“. Il diritto annuale camerale ha una quota fissa che dipende dal tipo d’impresa registrata e una quota variabile calcolata sul fatturato. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono riportate le tabelle di pagamento.