Il crollo della sterlina egiziana

 Il mercato ForEX è spesso concentrato sulle coppie “storiche”, quelle in evidenza, il cui andamento è tutto sommato prevedibile, per esempio la coppia EUR/USD oppure la relazione che il dollaro americano intrattiene con le altre monete nel mondo.

Poco frequentemente si prende in esame ciò che accade nei paesi cosiddetti limitrofi, per esempio in Egitto dove il valore della sterlina locale continua a crollare. Il governo, adesso, sta cercando dei rimedi.

Il presidente egiziano, in questi giorni, deve rendere conto ai mercati del deprezzamento della moneta e quindi ha provato a tranquillizzare gli investitori sul fatto che le finanze pubbliche egiziane sono a posto e le riserve di valuta estera sono ai livelli massimi rispetto a quanto sanno far veder gli altri colossi della zona araba.

Il crollo della sterlina egiziana, quindi, deve far riflettere ed investire, ma non preoccupare il Governo che è sicuro che tutto si normalizzerà nel giro di pochi giorni.

Nel frattempo, prima di scoprire se quanto il Governo dice, è realmente possibile, è stata condotta una seconda asta per gli istituti di credito al fine di portare a termine la compravendita di 75 milioni di dollari. A quel punto la sterlina egiziana, rispetto al dollaro americano, è scesa al livello minimo storico di 6,3050.

Fiscal cliff: l’America gioisce

 Ci è voluta una seduta straordinaria del Congresso per la firma dell’accordo sul fiscal cliff che salva l’America dal baratro fiscale e premia gli investitori che hanno avuto fiducia nell’arte diplomatica di Barack Obama, rieletto presidente degli USA proprio a ridosso della scadenza delle agevolazioni fiscali.

Una seduta straordinaria che si è tenuta alla due di notte, in pratica alle otto del mattino, per chi ha seguito la vicenda in Italia. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un accordo, il primo, che consente di evitare il fiscal cliff. Il baratro fiscale prevedeva tagli alla spesa per 607 miliardi di dollari durante tutto il 2013. Adesso questo scenario è archiviato come un brutto sogno: sono salvi i servizi sociali, la difesa e il settore dell’istruzione.

Il Senato ha siglato l’accordo sul fiscal cliff guidato dalla mediazione di Joe Biden che è riuscito a far digerire anche l’aumento delle imposte per i cittadini americani più ricchi. Ora, in un giorno, l’America ha la possibilità di mettere un punto alla questione fiscale, nella speranza che l’impatto delle operazioni di voto, sui mercati, non siano eccessive.

Il primo gennaio, la borsa americana, è rimasta chiusa per i festeggiamenti legati all’inizio dell’anno. La decisione del Senato è stato accolta con favore del presidente Obama. Adesso si aspetta il responso della Camera.

Regno Unito e Stati Uniti: che novità?

 Gli indici manifatturieri sono i primi market mover dell’anno e coinvolgono ed uniscono tutti i paesi del mondo. Proprio a cavallo dell’anno sono stati diffusi i dati che riguardano la Cina e l’Australia ed è stato confermato il rallentamento di una delle più grandi economie mondiali.

Oggi abbiamo già evidenziato come i mercati possano subire un’oscillazione dopo la pubblicazione dei dati degli indici manifatturieri di Spagna ed Italia, dell’indica manifatturiero finale e dei dati preliminari dei prezzi al consumo in Germania.

Adesso dobbiamo prendere in considerazione i dati, sempre legati agli indici manifatturieri, di due economie che hanno un legame molto stretto con l’Europa – quella del Regno Unito e quella americana -, entrambe pronte ad affrontare un momento di crisi nel 2013.

L’indice manifatturiero del Regno Unito. Questi dati sono curati dall’Istituto Markit che oggi, durante la mattinata, proverà a descrivere in modo sintetico quel che sta succedendo nel Regno Unito. L’indice manifatturiero, come l’Italia e la Spagna si assesterà intorno al 50.0. Ci si aspetta una lettura prossima al 49.2. La rilevazione precedente era al 49.1.

L’indice manifatturiero ISM degli USA. Uno dei market mover più importanti di oggi è l’indice PMI manifatturiero dell’Institute for Supply Management (ISM). Si prevede un lieve superamento della soglia media, con un assestamento dell’indice a 50.2 punti, in miglioramento rispetto al mese precedente.

L’indice PMI della zona euro

 S’inizia un nuovo anno d’investimenti con una serie di market mover molto interessanti che da un lato illustrano la situazione industriale dei diversi paesi e dall’altro danno indicazioni d’investimento a chi ha qualche soldo da investire sul mercato.

Dopo l’indice PMI della Cina e dell’Australia che ha caratterizzato l’avvio del 2013, prendiamo adesso in esame quello che succede in Europa. I market mover di oggi, infatti, sono prevalentemente concentrati sull’Eurozona e riguardano il preliminare dei prezzi al consumo per la Germania, l’indice PMI di Spagna e Italia, l’indice PMI finale.

PMI manifatturiero finale. L’indice manifatturiero finale segue di poco l’indice flash che prova ad anticipare in qualche modo le previsioni sulla crescita o decrescita del settore nella zona Euro. Il rilevamento precedente era fissato a 46.3 punti e sembra che ci sarà una conferma dell’indice.

PMI manifatturiero di Spagna e Italia. Gli indici PMI, in genere, sono usati per capire a che punto è la situazione dell’attività manifatturiera nei paesi, provando a prevedere se ci sarà un trend d’espansione o contrazione del mercato stesso. L’indice italiano e quello spagnolo saranno rispettivamente a 44.9 e a 54.3. Per la Spagna, quindi, c’è un lieve peggioramento rispetto al 45.3 precedente, mentre per l’Italia la situazione è invariata.

Prezzi al consumo in Germania. L’indice dei prezzi al consumo, nella versione preliminare, dovrebbe far registrare un lieve miglioramento rispetto al livello precedente. Si tratta in generale del primo dato inflazionistico dell’Eurozona.

Oro, petrolio e cereali: le previsioni Saxo Bank

 Saxo Bank, come ogni anno, propone le sue previsioni shockanti, una serie di anticipazioni forti del mercato che, se si dovessero realizzare, potrebbero sconvolgere l’economia e la finanza internazionali.

Abbiamo visto come in generale Saxo Bank insista sulla noncuranza dei governi rispetto all’impatto sociale delle politiche economiche. I giovani potrebbero fare la rivoluzione e l’anno della frattura sembra avvicinarsi. Sarà già il 2013? Staremo a vedere, intanto Saxo Bank immagina gli scenari del ForEX, proponendo due visioni sulle coppie EUR/CHF e USD/JPY, ma parla anche delle materie prime.

L’oro. Sulle quotazioni dell’oro incideranno il rallentamento dell’economia cinese e di quella indiana che diminuiranno la domanda di lingotti, nonché le prospettive economiche degli Stati Uniti che dovranno far fronte ad una serie di difficoltà finanziarie. Si potrebbe quindi arrivare ad una serie di liquidazioni sull’oro che spingerebbero verso i 1200 dollari l’oncia il prezzo di questo metallo.

Il petrolio. Il prezzo del petrolio calerà fino a quota 50 dollari per barile visto che aumenta la produzione dell’oro nero negli Stati Uniti, per via del rallentamento della crescita globale ci sarà una riduzione dei consumi e i paesi fornitori dell’OPEC, più la Russia, reagiranno con ritardo alla richiesta di riduzione della produzione di petrolio.

La soia. In aumento il prezzo della soia perchè le condizioni meteo ridurranno il raccolto, così com’è avvenuto nel 2012, accadrà anche nel 2013 che i raccolti saranno più esigui. Contestualmente aumenta la domanda di biocombustibile basato proprio sulla soia e questo comporta un aumento dei prezzi del 50 per cento circa.

ForEX: le previsioni shockanti di Saxo Bank

 Saxo Bank ha pubblicato le 10 previsioni shockanti per il 2013, anno che tutti considerano di ripresa dell’economia, ma dove potrebbe aver un impatto decisivo sui mercati e sulle scelte di politica economica, il malcontento espresso dalla popolare.

Fino a questo momento i governi si sono dimostrati noncuranti rispetto alle modifiche introdotte nella società, ma c’è da considerare che non è tutto oro quel che luccica. Vediamo le due previsioni di Saxo Bank riguardo il mercato ForEX, la cui volatilità, in quest’anno appena archiviato, ha lasciato un po’ a desiderare.

Cambio dollaro americano/yen giapponese. Nel mercato ForEX questa coppia di valute è conosciuta come USD/JPY e secondo le previsioni shockanti di Saxo Bank, dovrebbe arrivare a 60.00 nel 2013. Per quale motivo? Perché attualmente il partito liberaldemocratico giapponese vorrebbe rafforzare lo yen e combatte con la visione opposta della Bank of Japan. I mercati si sono posizionati sul versante “debolezza dello yen” ma la moneta giapponese, dopo la perdita di entusiasmo verso il QE americano, sembra volersi affermare come moneta forte. Il prossimo traguardo della coppia USD/JPY sarà 60.00.

Cambio euro/franco svizzero. L’euro è tenuto sotto scatto dalla risoluzione di questioni politiche importanti tra cui le elezioni italiane e la situazione della Grecia. Sembra quindi che la Svizzera voglia togliere il vincolo a 1,20 per il cambio EUR/CHF, con il conseguente raggiungimento dei minimi storici a 0,95.

Le Outrageous Predictions di Saxo Bank

 Saxo Bank, da circa 10 anni, prova ad anticipare i mercati con una serie di previsioni shockanti e contro corrente che dovrebbero essere d’aiuto agli investitori nella definizione degli scenari impossibili. Ha senso quindi tener conto delle Outrageous Predictions?

Sostanzialmente sì, perché se una sola delle previsioni di Saxo Bank si avverasse, l’impatto sui mercati sarebbe rivoluzionario e soltanto chi ha osato credere nell’impossibile o essere più cauto nell’investimento in opzioni binarie, avrà ragione.

L’elemento alla base delle previsioni di Saxo Bank è la noncuranza dei governi rispetto al malcontento della popolazione. Nel mondo e soprattutto in Europa, i sacrifici richiesti ai cittadini per superare la crisi, hanno comportato uno sforzo inaudito. I giovani, adesso, potrebbero non essere più disposti a restare in balia dei mercati.

I governi non sembrano interessati, mentre delle questioni sociali si fa scudo Saxo Bank che archivia il 2012 senza entusiasmo e guarda all’anno appena avviato con una punta di scetticismo. Le dieci previsioni shockanti spaziano dalle materie prime al forEX. 

Si parla per esempio del cambio tra il dollaro e lo yen e del cambio tra l’euro e il franco svizzero, si prende in esame il crollo del prezzo dell’oro e del petrolio e l’aumento del 50 per cento dei prezzi dei cereali e della soia, del default spagnolo e dell’ascesa di Hong Kong, dell’America, delle aziende hi-tech del Giappone e del salto del DAX fino a quota 5000.

Il mutuo differito per le imprese

 Approfittare dei tassi vantaggiosi del momento senza avere l’ossessione del pagamento. Se nelle esigenze di un’azienda c’è proprio questo, allora la risposta giusta al “problema” la fornisce la Banca delle Marche.

L’istituto di credito in questione offre alle imprese un mutuo a tasso fisso con piano d’ammortamento differito che consente all’azienda che lo sottoscrive d’iniziare a pagare “più in là”. E’ sicuramente questo il vantaggio del prodotto anche se la durata massima del mutuo non deve superare i 10 anni.

Il mutuo a tasso fisso con ammortamento differito, permette all’impresa richiedente di avere un certo prestito, equivalente all’80 per cento del valore degli immobili sui cui la banca iscrive l’ipoteca, anche in più soluzioni, prefigurando un finanziamento di medio o lungo termine.

Il piano di rimborso può essere mensile, trimestrale o semestrale e qualora l’impresa accumuli della liquidità nel corso del mutuo, può usare i soldi per l’estinzione parziale del debito, a patto di pagare la commissione relativa. Il tasso differito si riferisce alla possibilità d’iniziare il rimborso in un secondo tempo con uno slittamento di massimo un anno.

Il che vuol dire che un’azienda che abbia scelto un piano d’ammortamento semestrale e voglia far slittare l’inizio del rimborso subito, può iniziare a pagare anche 18 mesi dopo.

Pubblica amministrazione, presenza femminile minore ma più omogenea

Nell’arco del triennio negativo per quanto riguarda il calo dei dipendenti che afferisco alla pubblica amministrazione, si è ridotta in maniera drastica la quota rosa.

Tuttavia, il numero di nonne, seppur più basso, è ora più omogeneo. Le donne sono ora presenti in tutti i comparti. Aumentate in percentuale, hanno infatti raggiunto la soglia del 55% degli occupati nei settori pubblici.

L’aumento della quota percentuale della presenza femminile si spiega con il maggior numero di assunzioni, nonché con il minor numero di cessazioni.

La presenza elevata di donne è destinata a crescere in maniera consistente. In quali settori? Quelli preminenti: Scuola e servizio Sanitario Nazionale in primis. Si procede dunque a gonfie vele verso la parità. Ulteriori passi in avanti sono stati effettuati in altri settori dove la presenza femminile è tradizionalmente minoritaria. Parliamo della Magistratura e l’Universitá. Pur essendo ancora molto limitata, nella carriera Diplomatica si è avuto un apprezzabile incremento della presenza femminile, che risulta in crescita anche nei settori di più recente apertura quali i Corpi di Polizia e le Forze Armate.

Una goccia di sole in un mare buio, dunque, allieta la brutta notizia del calo profondissimo dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Pubblica Amministrazione, nelle scuole il maggior calo

I dati messi a disposizione dalla Ragioneria dello Stato circa il calo dei dipendenti pubblici dell’ultimo anno, parlano molto chiaramente: ci sono infatti 155.000 dipendenti pubblici in meno negli ultimi 3 anni.

Entriamo nel dettaglio dei dati. Noteremo che il trend negativo che si verifica consecutivamente dal 2009 ad oggi porta con sé dei risultati sconcertanti. Dai dati erogati dalla Ragioneria dello Stato si evince che nel 2011 i dipendenti della Pubblica Amministrazione erano 3.282.999 . In sintesi, dunque,  sono quasi 154.000 in meno rispetto quanti erano nel 2008. Quattro anni fa, infatti, erano occupati nelle Pubblica Amministrazione ben 3.436.814 dipendenti.

SCUOLA

Il dato più grave riguarda i tagli degli insegnanti. Dobbiamo nuovamente rifarci al 2010. Il calo rispetto a due anni fa è dell’uno per cento. Nel 2010 i dipendenti pubblici che lavoravano nelle scuole erano infatti  3.315.238. Tuttavia, la Ragioneria dello Stato sottolinea una variante da tenere in considerazione. La variazione totale che risulta dal bilancio del 2011 rispetto al 2010 è più alta, ed arriva al -1,6%. Occorre infatti effettuare il calcolo a parità di enti. Ciò è possibile non tenendo in considerazione gli enti inseriti nella valutazione per la prima volta nel 2011.

La scuola, dunque, rappresenta il segmento della P.A, che ha contribuito più di tutti gli altri alla diminuzione del personale.