Lavoro e stage presso Philip Morris

Philip Morris International è un grande gruppo che da sempre si contraddistingue per la qualità dei suoi prodotti e per la diversificazione dell’offerta per la soddisfazione del cliente. Philip Morris, infatti, non produce solo sigarette con il suo brand, ma ne ha creato molti altri – Marlboro, L&M, Muratti, Diana, Merit e Chesterfield – che sono leader delle vendite sul territorio nazionale.

La PM Italia S.r.l., la società che gestisce la commercializzazione della Philip Morris International in Italia, sta cercando personale per le sedi di Bologna e Roma. In questo periodo le posizioni aperte sono:

Bologna

Senior Product Engineer: richiesta laurea in Ingegneria dei Materiali o Chimica con 3 / 5 anni di esperienza pregressa. Contratto a tempo indeterminato e stipendio in base all’esperienza.

Information Services e Costumer Service Analyst (Zola Predosa): si richiede laurea in Informatica o Ingegneria Informatica e un anno di esperienza. Contratto di un anno.

Roma

Stage Yes Program: Programma formativo rivolto a  laureati di qualsiasi disciplina con ottima conoscenza della lingua inglese. Dopo il tirocinio di sei mesi (in questo momento il programma è attivo per le aree Illicit Trade Strategy & Prevention e Business Intelligence) c’è la possibilità di ottenere un contratto di lavoro in azienda.

Per candidarsi ad una delle posizioni aperte, sia di lavoro che di stage, visitare la pagina carriere del gruppo.

Vitaldent assume in tutta Italia

Vitaldent è una rete internazionale che esiste da più di 20 anni. Con le sue cliniche specializzate e all’avanguardia offre l’intera gamma dei servizi odontoiatrici completamente personalizzati. Solo in Italia sono presenti più di 70 centri Vitaldent, per un totale di 80 mila pazienti curati.

Il network è in costante espansione e, per ampliare il suo organico composto già da oltre 400 professionisti, sta cercando personale da assumere presso i propri centri in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia RomagnaToscana, Lazio, Umbria, Sicilia e Sardegna.

I profili richiesti sono molti, si va dai medici ai profili più strettamente commerciali e amministrativi. In questo momento la ricerca di personale si concentra sulle seguenti professionalità:

Odontoiatri generici o specializzati in chirurgia orale – implantologia,
Ortodontisti
Igienisti
 dentali
Implantologi
Assistenti alla poltrona
Receptionist
Direttori e Responsabili di struttura
Consulenti

Per maggiri informazioni sulle posizioni aperte, i requisiti necessari e l’invio della candidatura visitare la pagina Lavora con noi del sito dei Vitaldent.

Partita Iva, non ci sarà la ‘Stretta-Fornero’

Elsa Fornero, Ministro del Lavoro, parte piano. L’azione di contrasto delle false partite Iva partirà in maniera soft. I lavoratori che di fatto aprono una posizione Iva per fingere di essere lavoratori autonomi in contesti che in realtà sono di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro subordinato, per il momento non vengono puniti.

Il decreto del Ministero, unitamente alla circolare diramata dall’Ufficio ispettivo dello stesso Ministro Fornero, elenca i casi in cui non si applicherà la presunzione di ‘falsa partita Iva’.

– Qualora la prestazione è svolta da un iscritto a un Ordine professionale;

– Qualora il lavoratore è in possesso di una specifica “competenza”, che (secondo la circolare) può derivare anche dal possesso di una laurea o di un diploma di scuola superiore (liceo o istituto professionale).

I controlli partiranno comunque tra du anni, esattamente il 18 luglio 2014. Perché tutto questo tempo?

Devono per forza trascorrere ben due anni prima che la riforma del lavoro (la cosiddetta legge 92/2012) entri in vigore.

La Riforma ci mette due anni per controllare se sia presente una prestazione di eccessiva prevalenza da parte del lavoratore e resa a un committente soltanto, in esclusiva o in ampissima parte. Lo prevede l’articolo 69/bis. Per ora dunque non ci sarà alcuna Stretta Fornero.

Tutti i numeri della Crisi del Sud

Confindustria, nel suo studio ‘Check up Mezzogiorno’, senza mezzi termini osserva che la crisi si sente maggiormente al Sud.

I dati interni all’analisi sono chiari ed evidenti. Negli ultimi 4 anni la situazione è a dir poco degenerata. Il Pil è calato del 6,8%. Negli ultimi 4 anni è sceso di quasi 24 miliardi di euro.

Le Regioni del Sud non versano in buone condizioni, ragion per cui l’intero Paese conferisce poco peso alle imprese meridionali. L’istat parla del peggior dato storico dal 2006.

Tra Sud e Centro-Nord le differenze continuano ad essere tantissime. Il Sud è sempre più al buio, con la recessione che galoppa. Negli ultimi cinque anni sono crollati posti di lavoro al sud e sono aumentati di 32.000 unità al Nord. Le aziende attive al Sud sono diminuite di gran lunga, facendo registrare un’incredibile contrazione. Il divario con il resto d’Italia, dove c’è un sostanziale equilibrio tra le imprese nate e quelle chiuse, è nettissimo.

La Regione meridionale che se la passa peggio? Sicuramente la Campania. Confindustria rileva che sia questo il territorio in cui si registra la maggior parte di perdita dei posti di lavoro.

Non sono molto da meno le altre regioni.

Le famiglie continuano a impoverirsi. Povertà assoluta. Difficile dunque auspicare un momento di ripresa economica.

Per tutta l’Europa la crescita è lontana, dunque figuriamoci al Sud. Le aziende italiane sono pessimiste e non vogliono puntare sul Meridione. L’Istat fa registrare proprio a dicembre di quest’anno il punto più basso per quanto concerne l’indice di fiducia delle imprese.

 

La Crisi si sente maggiormente al Sud

Grave crollo del Pil del Sud. In quattro anni, dal 2007 al 2011, è diminuito di circa 24 miliardi di euro. Un considerevole meno 6,8%. I dati provengono da uno studio di Confindustria dal titolo “Check-up Mezzogiorno”.

Che la crisi si sente maggiormente al mezzogiorno non è una novità. Il problema è che oltre al danno si è aggiunta anche la beffa. 16.000 imprese hanno chiuso negli ultimi 4 anni, causando una perdita del lavoro per 330.000 persone. Metà delle imprese in questione hanno chiuso in Campania. Nel 2012, inoltre, il tasso medio di disoccupazione è ulteriormente salito dal 13,6% al 17,4%.

Confindustria rileva che la crisi persiste per via del forte calo degli introiti provenienti dagli investimenti pubblici e da quelli privati. 7 miliardi in meno negli ultimi quattro anni, e 8 miliardi di euro in meno per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi nello stesso periodo.

Il Sud dunque è in situazioni drammatiche dal punto di vista occupazionale. Molti giovani decidono di lasciarlo per andare a vivere al Centro, al Nord, o all’estero. Due anni fa 110.000 persone hanno optato per questa (amara decisione). Il capitale umano che rimane sul territorio, però, è inutilizzato.

Confindustria lascia anche un dato che funge da ‘magra consolazione’. L’export del Sud è tornato ai valori pre-crisi, aumentando del 7%. Una cifra superiore del doppio rispetto a quanto accaduto al centro-nord.

Famiglie con poco budget per i saldi

Le famiglie hanno pochi soldi per i saldi. Sembra un gioco di parole, ma in realtà c’è ben poco su cui scherzare.

Già, perché il budget di spesa a disposizione delle famiglie è la metà di quello di 4 anni fa. Nel 2012 è sceso infatti a 224 euro per un intero nucleo familiare.

Nel 2008, invece, la spesa media delle famiglie in regime di saldi eguagliava i 450 euro; per i prossimi saldi in partenza il 2 gennaio, invece, le famiglie spenderanno una media di 224 euro, con una contrazione del 50,2% in soli 4 anni”.

Pochi potranno, dunque, permettersi acquisti onerosi.

I dati provengono dal Codacons, e sono stati diffusi nei giorni scorsi dopo aver effettuato le prime stime sui saldi invernali.

La contrazione delle vendite è dunque evidente. Le famiglie, ormai è palese, non riescono a sopravvivere alle troppe e continue tasse. Dall’Imu alle bollette, passando per le rate da pagare, non rimane spazio per uno sfizio in più.

Così il Codacons osserva che il trend negativo degli acquisti durante il periodo dei saldi proseguirà per tutto il 2013, senza colpi di scena.

Calcio, soggette a Irap le plusvalenze su cessioni milionarie

Cento milioni di Irap. Il mondo del calcio deve pagare. Il tormentone riguardante tassazione o la non tassazione dell’Imposta regionale concernente le attività produttive delle plusvalenze sulle cessioni di calciatori, fa si che l’agenzia delle Entrate si presenti in campo pericolosamente come con un tackle scivolato.

Il Consiglio di Stato ha suggerito al Fisco che eventuali plusvalenze realizzate in occasione della cessione dei contratti di prestazioni sportive dei calciatori siano da prendere in considerazione al momento di determinare la base imponibile Irap.

Quello tra calcio e plusvalenze ottenute con la cessione è un equilibrio fondamentale e ormai più che stabile.

Non parliamo solo delle cessioni dei giocatori più rappresentativi di questo sport. Parliamo anche delle plusvalenze realizzate con le cessioni di talenti giovanissimi, spesso sconosciuti ai più.

Ogni qual volta una società cede un giocatore, registra una grossa plusvalenza di bilancio (chi vende realizza la plusvalenza nell’immediato, mentre chi compra spalma la cifra spesa in cinque anni, in virtù dei regolamenti sulla durata degli accordi contrattuali dei calciatori).

Il fisco, pertanto, ha deciso di indagare su queste diverse centinaia di milioni, concentrando la propria attenzione in due diversi momenti: in primo luogo avviando un’azione di accertamento mirata e successivamente perorando la propria pretesa impositiva nei diversi gradi di giudizio

 

Grillo critica l’agenda-Monti

Beppe Grillo presenta la sua Agenda anti-Monti. Lo fa come di consueto sul suo blog. Il leader del M5S ha pubblicato un programma di sedici punti, in netta contrapposizione rispetto a quello del ‘Professore’.

Grillo si dice preoccupato. Fa gli scongiuri, perché altri cinque anni di Esecutivo Monti porterebbero l’Italia al fallimento economico. Nel contempo elogia, portanto acqua al proprio mulino, la sua agenda.

Sedici punti programmatici. Dalla Legge contro la corruzione all’accesso gratuito a internet. Poi una serie di proposte di natura sociale: tra queste il reddito di cittadinanza, le misure anti-casta (quali ad esempio l’eliminazione dei fondi stanziati ai partiti, l’introduzione di un indice che misuri gli arricchimenti ingiustificati e illeciti dei politici). Per finire con il limite di soli due mandati parlamentari. Una mossa per non far sentire i politici come dei scesi in parlamento.

Grillo contro Monti, nonché contro la politica italiana basata sull’economia. Il fondatore del Movimento a cinque stelle vuole anche un referendum per la permanenza dell’euro, nonché uno stop per le grandi opere “Inutili”. Una su tutte? La Tav.

Così, l’Agenda Anti-Monti diventa un pretesto per realizzare in maniera effettiva la democrazia in un Italia sistematicamente gabbata dai ricchi e dai potenti.

Il programma del leader del Movimento cinque stelle contempla infatti l’ introduzione del referendum propositivo e l’obbligo di discutere in parlamento le leggi nate da un’idea del popolo.

Piazza Affari chiude il 2012 positivamente

 Il 2012 sarà archiviato in modo molto positivo da Piazza Affari e non soltanto perché si prevede un miglioramento delle condizioni economiche dell’Italia per il 2013, con il conseguente calo dello spread sotto i 250 punti. Piazza Affari, dopo due anni di flessione che hanno messo in ginocchio la finanza tricolore, archivia il 2012 con un bilancio davvero positivo.

Borsa Italiana ha aggiornato i dati al 21 dicembre ed ha mostrato che il FTSE MIB storico ha subito un rincaro del 9,79% dall’anno scorso ad oggi con un massimo di quotazione toccato il 19 marzo scorso. In rialzo anche l’indice All Share che è salito dell’8,74 per cento e lo Star che è cresciuto del 15,80 per cento.

Per capire l’importanza di questi incrementi sarà sufficiente ricordare che il FTSE MIB, nel dicembre del 2011 aveva registrato una flessione del 25,28% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda i titoli nel dettaglio, quello che ha vissuto l’anno da protagonista, la cosiddetta regina degli scambi, è stata assolutamente Unicredit che ha archiviato questo 2012 con un business di 89,9 miliardi di euro. I contratti registrati sul titolo sono stati 6,7 milioni. Gli scambi di azioni Unicredit nel 2012 sono stati in media di 2 miliardi di euro.

Il numero delle società quotate in borsa nel 2012 sono state 323, in calo rispetto all’anno passato quando erano 328.

Le previsioni sullo spread italiano

 E’ facile che in questo periodo dell’anno molti investitori vadano alla ricerca dell’affare, del trend da anticipare, dell’analisi che interpreta in modo corretto l’avvio dell’anno finanziario.

Nel 2013 la ripresa non ci sarà dal punto di vista economico, al massimo, a partire dal secondo semestre, dicono gli esperti, inizierà una fase di miglioramento degli indici. Adesso, in questo senso è bene scoprire che fine faranno lo spread e gli altri indici sintetici.

Il 2012 si chiuderà con due aste, quella dei Bot e dei CTZ e poi quella del BTP a 5 e 10 anni. L’anno che si sta per concludere doveva essere addirittura pessimo e si pensava che il nostro Ministero del Tesoro non fosse in grado di coprire con le aste i debiti accumulati e rifinanziare il debito in scadenza.

Si pensi soltanto al fatto che nell’ultima asta del 2011, furono piazzati 2,5 miliardi di BTp a tre anni ad un rendimento record del 7,89 per cento. Oggi che il debito italiano è salito fino a 2 mila miliardi di euro e  ci sono circa 1680 miliardi di titoli italiani in circolazione, non si pensa che il governo centrale non sia in grado di rimborsare il debito.

Riguardo allo spread si pensa che dal 2013 scenderà sotto la quota dei 250 punti.