Il veglione 2012 costerà 2 miliardi di euro

 Appena terminate le stime per la spesa natalizia degli italiani, sono iniziate le previsioni sulle spese di Capodanno. Un sondaggio effettuato dalla Confesercenti-SWG fotografa un veglione ancora dai toni dimessi, ma che fa ben sperare in una ritrovata fiducia degli italiani nella loro economia.

Per un milione di famiglie non parteciperà a nessun festeggiamento, diminuisce, rispetto allo scorso anno, la percentuale di coloro che passeranno il Capodanno in casa (82% nel 2012 contro l’86% del 2011). Cresce la percentuale di coloro che, invece, potranno festeggiare in vacanza o in un locale:

per un 6% di intervistati la parola d’ordine sarà Capodanno a cena fuori al ristorante, una quota in crescita di quattro punti rispetto al 2% del 2011 e che ritorna al livello degli anni pre-crisi.

Nel complesso la spesa sarà di circa due miliardi di euro, circa tre punti percentuali in meno rispetto alla spesa media per il veglione.

Secondo i dati che sono stati riportati dalla Federconsumatori, però, la cena tradizionale arriverà a costare il 4% in più rispetto al 2011, che ha creato due diversi tipi di menù: quello economico, che si aggirerà intorno ai 24,65 euro a persona, e quello classico, per il quale la spesa sarà di 38,7 euro a persona.

2013: sotto controllo le spese telefoniche

 Nel 2013 le spese telefoniche dei contribuenti saranno passate al setaccio perché il fisco ha bisogno di fare chiarezza sulle spese effettivamente sostenute dai cittadini. Per questo motivo, nell’Anagrafe tributaria è previsto un nuovo campo da destinare tutto alla comunicazione.

Le spese telefoniche saranno trattate alla stregua delle altre spese e dovranno essere rendicontate tanto quanto i redditi. Il Fisco avrà il compito di controllare i costi delle bollette e si parla già di telefonometro. Sembra infatti che un’ampia spesa telefonica sottintenda un’evasione fiscale. Nel mirino ci sono sia gli abbonamenti cellulari sia le utenze telefoniche domestiche.

Questo ulteriore strumento messo in campo dall’Agenzia delle Entrate, sarà squisitamente gestito dagli operatori telefonici che dovranno comunicare al Fisco i dati dei contratti aziendali e i dati dei contratti privati, con riferimento alla telefonia fissa, a quella mobile, ai dispositivi satellitari, alle utenze domestiche, alle utenze di uso pubblico e ai cosiddetti contratti business.

Tutte le informazioni, come ha stabilito il Provvedimento 2012/10563, entreranno nell’Anagrafe Tributaria. Tutte le comunicazioni che abbiamo appena elencato devono essere effettuate annualmente entro il 30 aprile, sfruttando il servizio Entratel.

Nel 2011 la scadenza per le comunicazioni era stata spostata al 30 settembre, adesso, invece si è tornati a privilegiare le scadenze più strette. Le informazioni dovranno riportare soprattutto due dati: i consumi fatturati e il credito realmente acquistato.

Precisazione sui benefici prima casa

 Una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate, la numero 112/E del 27 dicembre, spiega che un contribuente, qualora faccia ammenda di una mancanza riguardo l’acquisto della casa principale, può non pagare alcuna sanzione.

Il riassunto appena esposto non esplicita bene i particolari della questione. Andiamo con ordine per capire come mai l’Erario abbia ripreso il filo del discorso delle agevolazioni sulla prima casa.

Il contribuente che ha alienato un immobile acquistato con i benefici “prima casa”, prima di aver fatto trascorrere i cinque anni canonici, ma dichiari entro 12 mesi di non voler acquistare un altro immobile da adibire ad abitazione principale, non deve versare alcuna sanzione. Nella risoluzione che abbiamo citato in apertura, il principio espresso è proprio questo.

L’Agenzia delle Entrate è tornata sul tema delle agevolazioni per rispondere ad un’istanza di consulenza giuridica in cui è stato fatto il caso del contribuente che ha dichiarato di non voler riacquistare un nuovo immobile entro i 12 mesi dall’alienazione della prima casa, rinunciando così all’agevolazione “prima casa”.

Il Dpr numero 131/1986, al comma 4, aveva comunque previsto la decadenza dei benefici dell’agevolazione prima casa, a meno che “il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell’immobile acquistato con i benefici di cui al presente articolo, proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale.”

Nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi

 In base ai calcoli fatti dall’Agi sui nuovi coefficienti di calcolo dei trattamenti contributivi fissati dal Ministero del Lavoro, chi maggiormente risentirà di questa novità saranno coloro che andranno in pensione prima del raggiungimento dei 65 anni di età. Per un montante contributivo complessivo medio di 400 mila euro (lordi), infatti, questa categoria l’assegno pensionistico sarà di 50 euro in meno rispetto a quelli calcolati con i vecchi coefficienti.

Stessa decurtazione anche per i 65 che hanno accumulato 300 mila euro di contributi, per loro l’assegno sarà di 1.254 euro, contro i 1.297 che avrebbe avuto con i vecchi coefficienti.

Questo accade perché i nuovi coefficienti sui quali si calcola l’importo della pensione, oltre a prendere come riferimento l‘età in cui si va in pensione, tengono conto anche i dati anagrafici generali sull’evoluzione della vita media. Per il prossimo triennio (2013/2015) saranno ancora i n vigore i vecchi coefficienti, il calcolo verrà poi effettuato di nuovo per il triennio 2016-2019. Quando l’età pensionabile sarà per tutti di 67 anni, ossia nel 2020, i coefficienti saranno rivisti ogni due anni.

In pratica il totale dei contributi versati dal lavoratore viene rivalutato in base al Pil nominale dell’ultimo quinquennio e la cifra risultante viene trasformata in rendita pensionistica in base ai coefficienti sopra descritti.

6 milioni di pensionati non godranno della rivalutazione delle pensioni

 La riforma Fornero ha cambiato, e continuerà a cambiare, la situazione pensionistica degli italiani. Ciò che per ora si sa di certo è che, per il secondo anno consecutivo, la rivalutazione del rateo non sarà ad appannaggio di quelle pensioni che superano di tre volte l’importo minimo (le pensioni minime passeranno da 481 euro a 495,43).

Secondo un recente studio dello Spi-Cgil saranno sei milioni i pensionati che non godranno della rivalutazione, ciò tutti coloro che hanno un reddito pensionistico mensile di almeno 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Con questo secondo anno di blocco della rivalutazione, questa categoria di pensionati, perderà 776 euro, dopo che già durante lo scorso anno ha subito una perdita di 363 euro. I pochi che godono di una pensione più alta, ad esempio di 1.576 euro netti (2.000 lordi), subirà una perdita totale di 1.498 euro in due anni (478 euro nel 2012 e 1.020 nel 2013).

Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato di un accanimento del governo sulla categoria dei pensionati che, anche se sulla carta hanno un buon reddito pensionistico, non possono certo essere considerati come una categoria di privilegiati,

è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Germania: la crescita sarà lenta, ma ci sarà anche nel 2013

 E’ questo ciò che prevede Hans Heinrich Driftmann, presidente dell’Associazione delle Camere di Industria e Commercio (Dihk), alla ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ (Faz). Secondo Driftmann, infatti, il 2013 la crescita dell’economia tedesca sarà dello 0,7%. Una crescita lenta, ma pur sempre una crescita che eviterà al paese lo spauracchio della recessione.

La Germania, quindi, continua a dimostrare di essere il paese dall’economia più solida in questa parte di Europa, un paese in cui la crisi è arrivata ma che ha avuto tutte le carte in regola per evitare i danni peggiori, soprattutto quelli che la recessione porta al mercato del lavoro, che in Germani resterà solido e che, anzi, prevede tra i 150mila e 200mila nuovi posti di lavoro, soprattutto nel settore dei servizi.

Non è in discussione l’uscita dell’euro. Nonostante negli ultimi tempi si siano levate molti voci, soprattutto a livello internazionale, che vedono nell’abbandono della moneta unica la vera soluzione per uscire dalla crisi, Driftmann parla di un ritorno al marco come di un passo indietro nella costruzione del mercato unico e della libera circolazione delle merci, soprattutto per l’economia tedesca dove le esportazioni sono una buona fetta del Pil.

 

In Spagna aumentano i salari minimi, ma anche i pignoramenti e gli sfratti

 La Spagna sta attraversando un momento davvero complicato. La sua situazione economica è sull’orlo del baratro e, nonostante gli aiuti che giungeranno dall’Unione Europea, il paese è ancora in una situazione di stallo che non prevede miglioramenti nel breve termine.

Per questo il governo spagnolo è tornato sulle sue decisioni e ha proposto un aumento dei salari minimi dello 0,6% a partire dal primo gennaio 2013. I salari base, infatti, erano stati congelati per tutto il 2012 (l’ultimo aumento risale al 2011 quando al governo c’era Zapatero), ma ora, per dare modo alla popolazione di resistere in qualche modo alla crisi, saranno portati dagli attuali 641,40 euro a 645,30, per tentare di recuperare, almeno in parte, la perdita del potere d’acquisto sceso del 4,6% dal 2010.

Ma lo stipendio non è l’unica preoccupazione della Spagna: su base annua è stata evidenziato un aumento degli sfratti (+15,9%) e dei pignoramenti (+18,3%) delle case e delle aziende agricole locali: la crisi non permette più alle famiglie e ai piccoli imprenditori di far fronte ai debiti contratti per l’acquisto delle abitazioni. Stando a quanto riportato dalle autorità giudiziarie iberiche, solo nei primi tre mesi del 2012 sono state predisposte 49.702 procedure di sfratto e 67.537 per il pignoramento.

Aumento dei carburanti in occasione del Capodanno

 Ieri la benzina ha visto lievitare il suo prezzo nelle piazze internazionali (+37 dollari/ton per la benzina che torna a “quota 1.000” e +11,75 per il diesel), salendo da 550 a 569 euro ogni mille litri (si tratta del 3,5% in più). Un grande salto, quindi, che, come sempre accade, porterà ad una revisione al rialzo del prezzo dei carburanti da parte delle maggiori compagnie petrolifere.

A contentere il prezzo del petrolio solo il cambio favorevole tra euro e dollaro.

Così, dopo i salassi delle tasse e i vari aumenti previsti per il prossimo anno, gli italiani dovranno sborsare di più anche per gli spostamenti. In questo momento i prezzi medi nazionali si assestano, per la benzina verde a 1,811 euro/litro e a 1,754 per il diesel. Solo il prezzo del GPL è rimasto quasi immutato, salendo di un solo centesimo per ogni litro (0,878 euro).

Nel dettaglio, parlando sempre di prezzi per la modalità servito,

si va dall’1,800 euro/litro di Eni all’1,811 di Tamoil (no-logo in  leggera salita a 1,692). Per il diesel si passa dall’1,741 euro/litro  di Esso all’1,754 di Shell e Tamoil (no-logo a 1,621). Il gpl infine è tra 0,864 euro/litro di Esso e 0,878 di Q8 (no-logo a 0,827)

Nuovo incontro sul Fiscal Cliff

 L’incontro tra democratici e repubblicani era previsto per il 30 dicembre, ma Obama ha ritenuto opportuno accorciare i tempi e già questa sera ci sarà un primo incontro con i rappresentanti del Congresso. Il tema è sempre lo stesso: trovare un accordo per ridurre il debito del paese e riuscire così ad evitare che scattino automaticamente, a decorrere dal I gennaio 2013, i tagli alla spesa pubblica che metterebbero in serio pericolo la sopravvivenza della classe media a stelle e strisce.

Infatti, proprio ieri è arrivato il monito del Tesoro degli Stati Uniti che avverte che il tetto del debito pubblico sarà raggiunto già prima del 31 dicembre, e non durante il corso del prossimo anno come previsto nel 2011 dall’accordo fatto tra le due fazioni opposte, che però prevedeva anche che entro la stessa data venissero approvate nuove misure per ridurre il deficit (ora è all’8%) e il debito (arrivato ad oltre il 70% del Pil).

Se tutto questo non avverrà, verranno tagliati circa 600 miliardi di dollari al welfare (tra sussidi di disoccupazione, taglia i trasporti e riduzione del personale di sicurezza) e saranno aumentate le tasse sui salari del 2%. Questo vuol dire che l’economia del paese potrebbe perdere 3 punti di Pil, ma vuol dire anche che il deficit della nazione si ridurrebbe al fino al 2% nel 2016: niente recessione, quindi, ma il costo sociale di un mancato accordo sarebbe davvero troppo alto.

Elezioni 2013: l’ipotesi Monti

 Il Presidente del Consiglio dimissionario, Mario Monti, è ancora indeciso sulla sua candidatura o meglio sta creando un po’ di mistero in relazione alla scelta di scendere in campo o meno, anche perché non è molto chiara la sua compagine politica di riferimento.

Lo spread non sembra essere molto influenzato da questa indecisione in materia politica, ma tenere d’occhio le scelte di Mario Monti potrebbe essere importante per determinare una serie di direttrici evolutive della politica economica del nostro paese. Chi investe in opzioni binarie, quindi, non può trascurare questi “particolari elettorali”.

Monti, inizialmente, non aveva intenzione di proseguire con l’esperienza politica e dopo una conferenza stampa in cui ha rigettato l’ipotesi della candidatura, è intervenuto su Twitter ribadendo la necessità di “salire in campo”, di rinnovare anche il modo di fare politica.

E con chi si schiera Mario Monti? Per il momento ha intenzione di essere extra partes ma è chiaro che il suo orientamento è centrista tanto che la lista “Verso la Terza Repubblica” potrebbe presto trasformarsi in “Lista Monti”. Insieme a lui Monti potrebbe vedere candidati anche Luca Cordero di Montezemolo e lo stesso Casini che non si è mai allontanato dal centro moderato.

Il PD di Bersani apre a Monti ribadendo però che nel programma dei democratici ci sono più equità, più lavoro e più diritti. Il PdL si è messo in una posizione diametralmente opposta contrastando Monti su tutti i fronti e muovendo le critiche più acerbe alle tasse finora introdotte.