2013: niente ripresa e tanti rincari

 Il 2013 non sarà l’anno che segna l’uscita dell’Italia dalla crisi economica, anzi sarà caratterizzato da un percorso molto complesso fatto di rincari per i cittadini. A dirlo è l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori che prevede, per l’anno prossimo, una spesa di 1490 euro in più per ogni famiglia.

Partiamo da una considerazione semplice: l’aumento dell’IVA. L’incremento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto, determina un aumento dei prezzi dei prodotti, anche dei beni di prima necessità, quelli di cui gli italiani, difficilmente, possono fare a meno.

L’aumento dell’IVA scatta a luglio ma ci sono delle tasse che incideranno anche nella prima parte dell’anno. Possiamo citarne due a titolo esemplificativo: il canone RAI che cresce di 1,5 euro e la nuova tariffa dei rifiuti che dovrà assorbire anche le spese per il territorio.

Parlando di rincari è chiaro che non si possono escludere tutti gli aumenti legati al mondo dei mutui e a quello delle assicurazioni. I tassi, mediamente, sono al 4,88 per cento e rispetto alla media europea sono maggiorati di 139 punti percentuali. Il costo dei finanziamenti è dunque superiore per gli italiani rispetto ai colleghi dell’UE. I nostri connazionali pagano circa 72 euro in più al mese che si traducono in un rincaro di 864 euro annui.

Un discorso analogo può essere fatto per l’assicurazione auto che incide molto sui bilanci famigliari, assorbendo il 5 per cento del reddito totale di 30 mila euro.

Yen e dollaro americano: come si muovono oggi

 Il mercato ForEX è uno dei più indicati per chi vuole avviarsi sulla strada del trading online. Basta saper riconoscere gli elementi che possono incidere sull’andamento delle valute e verificare con attenzione il rispetto delle previsioni o gli eventuali elementi di rottura.

Nel mercato ForEX di oggi sono sicuramente rilevanti gli andamenti dello yen e del dollaro americano che potrebbero essere influenzati da una serie di pubblicazioni. Iniziamo dalla moneta giapponese.

Sullo yen, nella giornata di oggi, incideranno sicuramente la pubblicazione dei prezzi al consumo nella versione core, la pubblicazione dell’indice della produzione industriale preliminare e i dati sulle vendite al dettaglio. Nel primo caso, se il dato pubblicato sarà superiore alle aspettative, ci potrebbe essere un effetto rialzista sullo yen. In genere il dato sui prezzi al consumo nella versione core anticipa bene l’indice dei prezzi al consumo nazionale.

Sulla produzione industriale gli analisti sono più cauti e parlano di una contrazione dello 0,5 per cento ma una lettura superiore alle aspettative potrebbe sempre avere un effetto positivo sullo yen. Infine le vendite al dettaglio: anche qui una lettura superiore alle aspettative degli analisti potrebbe avere un effetto rialzista sulla valuta.

Riguardo il dollaro americano, il dato in grado d’incidere sul valore della moneta è quello sulle vendite pendenti del settore immobiliare che misura il tempo necessario per concludere una compravendita. Se il tempo si è accorciato si può dire che il mercato stia per ripartire e se questo dato è superiore alle attese, allora l’effetto rialzista sul dollaro è assicurato.

Credito Bergamasco: mutuo geniale per la seconda casa

 Il Credito Bergamasco offre un mutuo “geniale” a tasso variabile con condizioni esclusive per chi ha intenzione di passare all’acquisto della seconda casa. Le condizioni esclusive sono riservate ai frequentatori del portale MutuiOnline.

In generale questo tipo di mutuo è rivolto ai privati che non hanno superato gli 80 anni alla scadenza del contratto ed hanno bisogno soltanto del 50 per cento del minore tra valore commerciale certificato dalla perizia e valore dichiarato nel preliminare di compravendita.

Il piano d’ammortamento può essere di 10 oppure di 15 anni ma quel che importa è il calcolo del tasso che è formato dall’Euribor 3 mesi/365 cui si deve aggiungere uno spread che è del 3,05% per i mutui di durata decennale e sale al 3,15% per i mutui di 15 anni. Il tasso d’ingresso è aggiornato ogni mese.

Alle spese bisogna poi aggiungere quelle d’istruttoria che sono pari allo 0,90% dell’importo erogato con un minimo di 250 euro per i mutui da rimborsare in 10 anni e sale all’1 per cento dell’importo erogato per i mutui a 15 anni.

Nella definizione del TAEG confluiscono anche le spese di perizia, 320 euro e le spese periodiche, ad esempio quelle da sostenere per l’incasso della rata.

Con il mutuo è offerta anche la polizza incendio del fabbricato e si iscrive un’ipoteca sull’immobile pari al 200 per cento del valore del capitale erogato.

Il peggior Natale degli ultimi 10 anni

 

 L’ultima stima sui consumi per il Natale del 2012 era stata fatta dalla Coldiretti, che aveva preventivato una spesa totale di 2,5 miliardi di euro che si sarebbero concentrati soprattutto nel settore dell’alimentazione, con una preferenza netta verso i prodotti del Made in Italy. E così è stato.

La Codacons nel suo ultimo monitoraggio sui consumi degli italiani ha rilevato un calo della spesa per abbigliamento, calzature e arredi pari al 20%. Salvo, come previsto, solo il settore alimentare. Secondo la Codacons le famiglie hanno dovuto tirare la cinghia: i regali sono stati di meno e meno costosi, gli alberi e le case sono state addobbate con ciò che si aveva dagli anni precedenti ma al gusto della buona tavola non si è rinunciato. La spesa per i pranzi e le cene di Natale, infatti, è aumentata del 5%.

Male anche le vendite per i settori della ristorazione, della cultura e del turismo, mentre hanno resistito piuttosto bene il settore giocattoli, e quello dell’informatica e dell’hitech.

Archiviata la pratica del Natale – con tutti d’accordo nel descriverlo come il peggiore degli ultimi 10 anni – la Codacons rivolge l’attenzione al prossimo anno e

In assenza di una inversione di tendenza, il 2013 si candida ad essere come ‘l’annus horribilis’ sul fronte dei consumi, con pesanti ripercussioni per il settore del commercio e per milioni di attività.

Tutti i rincari del 2013

 Legge di Stabilità, riforma del lavoro, riforma delle pensioni. Tutto cambia nel 2013, l’Italia cercherà di rimettersi in sesto dopo il terremoto economico di questi ultimi tempi e, per rimpolpare le casse dello Stato che ha bisogno di fondi per mettere in atto le sue riforme, si ricorre, nuovamente, alle tasche dei cittadini che ancora non si sono ripresi dagli ultimi salassi.

Vediamo nel dettaglio tutti i rincari previsti nel 2013.

Aumento del canone Rai

Il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso un aumento di 1,5 euro per il canone della televisione pubblica, che così arriverà a toccare quote 113,50 euro, che potranno essere pagati in un’unica soluzione entro il 31 gennaio 2013, oppure due rate o quattro rate. Nel caso di due rate semestrali (importo euro 57.92) le scadenze sono il 31 gennaio e il 31 luglio, se si decide di farne quattro l’importo sarà di 30,16 euro ognuna da versare entro il 31 gennaio, il 30 aprile, il 31 luglio e il 31 ottobre.

Aumento delle tariffe postali

L’aumento delle tariffe postali è stato approvato con la delibera 640 dell’Agcom “Approvazione della manovra tariffaria di Poste Italiane”. Dal primo gennaio 2013 la spedizione di una cartolina aumenterà del 15% (da 60 centesimi a 70), quella di una lettera del 35% (da 1,40 a 1,90 euro) e la spedizione di una raccomandata passera dagli attuali 3,30 euro ai 3,60.

Dal primo gennaio 2013 spedire una cartolina costerà il 15% in più (da 60 centesimi a 70), una lettera media standard il 35% (da 1,40 a 1,90 euro), mentre la raccomandata passa a 3,60 euro da 3,30. Previsti aumenti anche per i bonifici.

Ma non solo le spedizioni saranno più costose. Poste Italiane ha previsto anche un aumento per i titolari di conto corrente postali. Il canone del Banco Posta+ passerà, infatti, da 30,99 euro a 48 euro.

Aumento per i depositi e i conti correnti

Questo aumento riguarda solo le società e aziende, che, per avere un conto corrente, dovranno pagare 26,2 euro. Il canone del servizio passa infatti dagli attuali 73,8 euro ai  100. Rincari anche su titoli,  i buoni fruttiferi postali e strumenti finanziari, per i quali l’imposta aumenterà dello 0,05%, dallo 0,10 allo 0,15%.

Aumento delle multe

Gli automobilisti dovranno fare particolare attenzione alla guida, per non incorrere in sanzioni molto salate. Dal 2013, infatti, sono previsti rincari per la maggior parte delle sanzioni: il divieto di sosta passerà da 39 a 41 euro, l’eccesso di velocità (fra i 10 e i 40 km/h oltre il limite) da 159 a 168 euro, chi sarà trovato senza cintura di sicurezza dovrà sborsare 80 euro invece che 76 e, infine, l’uso del cellulare senza auricolare costerà 161 euro al posto degli attuali 152.

Aumento dei pedaggi autostradali

Ancora una bella stangata per gli automobilisti. Oltre al rincaro delle multe, anche i pedaggi autostradali saranno più costosi. In particolare saranno interessate le tratte di Mestre (+17%), la A4 tra Venezia e Trieste, la A23 (Palmanova-Udine Sud), la tangenziale di Mestre e la A28 (Portogruaro-Pordenone-Conegliano) che costeranno dall’11 al 13% in più.

La quantificazione degli aumenti

A questi rincari, secondo Adusbef e Federconsumatori, si devono aggiungere le nuove tasse (vedi Imu e Tares) e altri aumenti (biglietti dei treni, rc auto, bollette) che sono conseguenza diretta degli aumenti precedentemente analizzati, che toglieranno altri 1500 euro dalle tasche dei cittadini. Andando oltre le percentuali, le due associazioni hanno quantificato il reale ammontare dei rincari del 2013, che saranno:

+299 euro per l’alimentazione
+83 euro per treni e servizi locali
+118 euro per servizi bancari, mutui, bolli, tasse
+132 euro su carburanti
+115 euro per tutti i derivati del petrolio
+61 euro per rc auto
+38 euro per le tariffe autostradali
+31 euro per le tariffe aeroportuali
+39 euro per il gas
+11 euro per l’elettricità
+26 euro per l’acqua
+64 euro per i rifiuti
+44 euro per i riscaldamenti
+163 euro di addizionali territoriali
+94 euro per la scuola
+114 euro per le tariffe dei professionisti
+58 euro per il canone Rai

per un totale di 1.490 euro.

F24, sanzioni e ravvedimento nell’acconto IVA

 L’acconto IVA è un momento molto importante per i contribuenti ma è bene sapere che non tutti sono tenuti al pagamento di quest’imposta, anzi, esistono numerose eccezioni, di cui abbiamo già parlato, approfondendo poi i tre metodi per il calcolo dell’acconto, quello storico, quello previsionale e quello analitico.

Anche per il pagamento dell’acconto IVA è necessario disporre un F24. Una volta fatti i calcoli è necessario versare il tributo in modalità telematica, anche perché si tratta dell’unico modo ammesso. La somma risultante non può essere rateizzata ma può essere compensata con i crediti d’imposta.

Diversamente rispetto alle liquidazioni periodiche, i contribuenti che pagano l’acconto non devono applicare alla stessa la maggiorazione dell’1 per cento. I codici tributo da inserire nell’F24 sono il 6013 per i contribuenti mensili e il 6035 per i contribuenti trimestrali.

Se per un motivo qualsiasi siete in ritardo nel pagamento dell’acconto dovete pensare già al fatto che vi sarà chiesto di pagare una sanzione amministrativa in genere pari al 30 per cento dell’acconto dovuto. La sanzione scende al 2 per cento nel momento in cui si corre ai ripari entro 15 giorni dalla scadenza del pagamento.

Uno sconto sulla penalità è pensato anche per chi corre ai ripari entro 30 giorni dal ricevimento dell’avviso dell’ufficio.

Il ravvedimento operoso, per l’acconto IVA, è previsto a patto che l’irregolarità non sia stata già accertata.

 

Scadenza contratti precari: migliaia di lavoratori in allarme

 L’entrata in vigore della riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero è molto vicina. Il I gennaio del 2013 si inizieranno a vedere gli effetti delle nuove regole del mercato del lavoro e a farne le spese per primi saranno i precari, sia del settore pubblico che di quello privato, che hanno i contratti in scadenza il 31 dicembre.

Le proiezioni fanno venire i brividi: centinaia di migliaia di persone impiegate con contratti precari, come le collaborazioni a progetto o le associazioni in partecipazione, nella maggior parte dei casi si troveranno senza lavoro o, se lo avranno ancora, le condizioni saranno molto peggio delle attuali. E’ la denuncia che ha fatto il Nidil Cgil, secondo cui le imprese e le aziende  invece di trasformare il precariato in una forza lavoro stabile, approfitterà delle lacune delle nuove leggi per impiegare i lavoratori con partita Iva o con i voucher.

Le persone a rischio, secondo gli ultimi dati dell’Inps che si riferiscono al 2011, sono 1.464.950 in totale, fra concorrenti ed esclusivi. Una situazione che resta più grave nel privato che nel pubblico, dove la Legge di stabilità ha previsto una proroga del contratto di sei mesi per i precari che hanno già una collaborazione di almeno 36 mesi.

 

Tre modi per calcolare l’acconto IVA

 Per il calcolo dell’acconto IVA da versare oggi, si possono usare tre metodi di calcolo dell’importo da versare tramite il modello F24. Tutto dipende dalle scelte del contribuente che però, in prima battuta, deve capire se è tenuto ad effettuare il versamento o meno.

In un articolo precedente abbiamo preso in esame le eccezioni legate all’acconto IVA ma si può avere uno sguardo completo sull’argomento leggendo l’articolo di FiscoOggi in proposito.

Tornando ai metodi per il calcolo dell’acconto IVA sono tre: il metodo previsionale, quello analitico e quello storico. Partiamo dall’ultimo dei tre.

Il metodo storico. E’ il metodo maggiormente usato dai contribuenti perché si basa sugli importi determinati, desunti dai pagamenti precedenti. L’ammontare dell’acconto è pari all’88 per cento dell’imposta dovuta per l’anno precedente al lordo dell’acconto.

Il metodo previsionale. E’ quello che parte da una serie di supposizioni ovvero da quanto il contribuente pensa di realizzare complessivamente in un anno e la percentuale dell’anticipo è pari all’88 per cento del tributo totale. Sicuramente è indicato per chi pensa di avere un volume d’affari minore di quello realizzato nell’anno precedente.

Il metodo d calcolo analitico prevede che si paghi il 100 per cento dell’imposta e si basa sull’attività effettivamente svolta in un anno, sugli acquisti e le vendite registrati dal primo al 20 dicembre per i contribuenti mensili e dal primo ottobre al 20 dicembre per i trimestrali.

 

Acconto IVA: le eccezioni

 Il termine ultimo per pagare l’acconto IVA è oggi ma c’è sempre qualcuno che si prende qualche giorno in più ed è costretto a fare il ravvedimento, calcolando un interesse in più. Per tutti vogliamo fare chiarezza, con l’aiuto dell’Agenzia delle Entrate, riguardo le eccezioni e i criteri generali dell’acconto IVA.

L’acconto IVA deve essere versato dai contribuenti mensile e trimestrali che periodicamente devono liquidare l’imposta, che nel 2011 risultavano a debito e che nel 2012 sono stati attivi. L’acconto deve essere versato per evitare che poi si aggiungano sanzioni ed interessi.

Non sono esenti da questo appuntamento con l’erario nemmeno coloro che vogliono applicare l’IVA per cassa e che per la prima volta hanno scelto questo regime.

La prima eccezione riguarda l’importo, se non supera i 103,29 euro, non deve essere pagato. Non devono inoltre versare l’anticipo coloro che hanno aperto la partita IVA nel 2012, quelli che hanno cessato l’attività entro il 30 novembre 2012 se sono mensili ed entro il 30 settembre se sono trimestrali.

Non sono interessati dal pagamento dell’acconto nemmeno i soggetti che nella dichiarazione annuale IVA erano a credito, né i titolari di partita IVA che sanno di chiudere a credito anche il 2012. Non devono pagare nemmeno coloro che usufruiscono del regime agevolato, di quello semplificato o i vecchi minimi. Per tutte le altre eccezioni potete consultare il sito FiscoOggi.

Le spese insensate non si possono detrarre

 Una sentenza della Corte di Cassazione ha spiegato che le spese insensate non possono essere dedotte dalla cassa dei professionisti, perché non rispettano le regole di una gestione ragionevole e quindi possono essere recuperate dall’Amministrazione finanziaria.

La sentenza che ha “legiferato” in tal senso è la numero 22579 dell’11 dicembre. Il contribuente aveva fatto ricorso contro i limiti messi dall’amministrazione finanziaria alla libera deducibilità dei costi per i professionisti. In pratica non potevano essere dedotti i costi di locazione non calibrati sul reddito dichiarato e comunque versati in anticipo rispetto alle scadenze contrattuali.

Secondo il criterio di cassa queste spese non possono essere dedotte perché si configurano come spese antieconomiche. Ora, le maggiori imposte che per questo principio il contribuente è tenuto a versare all’Erario, possono essere recuperate dall’Amministrazione.

L’Ufficio accertatore, secondo un articolo del Tuir, può “compiere una verifica incidente sull’inerenza dei costi all’attività svolta e, addirittura, sulla congruità dei costi medesimi“. Questo è plausibile, perché, come spiega più in là nella sentenza la Corte di Cassazione:

“le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali, contributivi e di utilità sociale, sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito”.