Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: la trasparenza

 Poter controllare quello che succede ai propri risparmi, una volta che sono stati investiti  non è faccenda agevole soprattutto per chi non si occupa giornalmente di questioni finanziarie.

La mancanza di informazione è spesso, infatti, tra le principali cause di un basso rendimento di un investimento. Decidendo di affidare i proprio risparmi ad una società di gestione, il rischio di una cattiva performance del portafogli si assottiglia  in quanto i fondi di investimento e i loro gestori sono regolamentati con apposite leggi sulla trasparenza.

In base a questa regolamentazione ogni giorno i singoli investitori possono sapere come stanno andando i loro titoli anche solo leggendo il giornale e controllando i NAV (net asset value) che vengono pubblicati giornalmente sui quotidiani (il NAV che si trova sui giornali è quello del giorno prima, in quanto prima di essere pubblicato deve essere sottoposto a rigidi controlli).

La normativa italiana, inoltre, obbliga le società di gestione a valorizzare il patrimonio con cadenza almeno settimanale e molto spesso le società fanno questa operazione anche con cadenza giornaliera, in modo che gli investitori possano essere sempre al corrente di ciò che accade ai loro soldi.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Autonomia

Controllo

Diversificazione

 

Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: la diversificazione

 La differenza dell’investimento tra un singolo titolo e l’investimento in un fondo comune sta nel fatto che, grazie proprio alla composizione stessa del fondo che distribuisce il capitale su più fronti, nel caso in cui uno dei titoli presenti nel portafogli dovesse andare in perdita questa perdita sarebbe bilanciata dai rendimenti che comunque si continuano ad avere sulle altre attività presenti e che hanno delle buone performance.

Questa possibilità data dall’investimento in un fondo comune si definisce come diversificazione, ossia l’investimento su un numero alto di titoli diversi per capitalizzazione, mercato e settore di appartenenza. Ovviamente non si tratta di una possibilità data solo dai fondi di investimento comune, anche un investitore singolo può creare un portafogli ben diversificato, ma è un’operazione che comporta la necessità di un investimento molto grande per l’acquisto dei diversi strumenti.

Affidando i propri risparmi ad un fondo comune il costo della diversificazione viene spalmato sul capitale di tutti gli investitori.

Inoltre la diversificazione è possibile non solo all’interno di un singolo fondo. Ogni investitore, infatti, può anche decidere di frammentare il suo capitale in più fondi di investimento che, in questo modo, andrebbero a bilanciare la correlazione tra i mercati.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Autonomia

Controllo

Trasparenza

 

Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: il controllo

 La sicurezza dei fondi comuni di investimento deriva da diversi fattori, uno di questi è la vigilanza su questi fondi che è stata prevista dal legislatore, molto più ampia e attenta di quella che è stata prevista per altre tipologie di investimento.

Tra le varie istituzioni che sono state messe a controllo dei fondi comuni di investimento sono la Consob e la Banca d’Italia. La prima si occupa di vigilare sul rispetto delle regole da parte delle società di gestione del risparmio, in particolar modo per quanto riguarda le informazioni sui vari prodotti che sono date ai clienti.

La seconda, invece, si occupa dell’approvazione dei regolamenti interni alle diverse società e vigila sulla stabilità del patrimonio e sulle metodologie di contenimento del rischio applicate.

Oltre a questo controllo istituzionale le società di gestione del risparmio sono anche periodicamente sottoposte al controllo della documentazione contabile da parte di società di revisione e anche da parte della banca depositaria che vigila sull’emissione e sul rimborso delle quote del fondo.

Altra sicurezza per gli investitori sta nel fatto che anche gli intermediari sono controllati. In questo caso si tratta di un controllo ante in quanto, per poter proporre e vendere legalmente i prodotti del risparmio gestito è necessaria l’iscrizione in appositi albi della Consob.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Autonomia

Diversificazione

Trasparenza

 

Perché i fondi di investimento comune sono sicuri: l’autonomia

 I fondi comuni di investimento sono una modalità di gestione del risparmio che ha un ottimo grado di sicurezza. Questo accade per una serie di motivi, legati alla dinamiche del mercato e alle caratteristiche dei fondi stessi, tra le quali una molto importante è quella della separazione del patrimonio investito da quello della società che lo gestisce.

Grazie a questa separazione del patrimonio imposta per legge a tutela degli investitori, non si corre il rischio, come può succedere, ad esempio, per le obbligazioni di veder perduto il capitale investito se l’emittente dei titoli ha dei problemi finanziari che non le permettono di far fronte al debito contratto.

Questo, nei fondi comuni di investimento, non è possibile proprio grazie alla loro autonomia. Le società che gestiscono l’investimento, infatti, hanno una specie di cassa comune, separata da quella in cui è ‘contenuto’ il capitale della società stessa, in cui vanno a confluire i soldi dei singoli investitori.

In questo modo, se la società di gestione del risparmio dovesse fallire la cassa comune sarebbe comunque tutelata e, nella peggiore delle ipotesi, agli investitori saranno distribuiti i ricavi della banca depositaria sul capitale in proporzione al numero di quote detenuto da ogni singolo partecipante.

Tutti i motivi della sicurezza dei fondi di investimento comuni:

Controllo

Diversificazione

Trasparenza

Annuario Istat: sempre meno lavoro tra i giovani

 L’Istat ha pubblicato il suo Annuario e, tra i tanti dati sull’Italia, ad attirare l’attenzione sono proprio quelli sull’occupazione. Ancora un disoccupato su tre per gli under 35 (per un totale di circa un milione di persone) e tra gli under 29 la preponderanza di disoccupati tra i laureati, che si assottiglia con l’aumentare dell’età quando il gap viene quasi completamente colmato.

L’Istat ha riportato i dati relativi al 2011 secondo i quali il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 29 anni raggiunge per i laureati il 16% e per i diplomati il 12,6%, per una media in questa fascia d’età che si attesta al 14,4%.  Non considerando l’età, ma incrociando solo i dati relativi all’occupazione media con il titolo di studio il tasso di disoccupazione per i laureati è del 5,4% mentre per i diplomati il tasso complessivo è del 7,8%.

Nel complesso l’Annuario dell’Istat mette in evidenza una situazione che non è molto diversa da quella registrata nel 2010: il tasso totale di disoccupazione resta all’8,4%, con punte al sud. Anche il tasso di inattività è stabile al 62,2%. A risentirne maggiormente le donne del Mezzogiorno.

C’è anche una buona notizia, ossia la crescita degli occupati nella fascia di età 35/54 anni che ha fato registrare un aumento di 143mila unità.

Carpisa cerca personale

Nata nel 2001, Carpisa ha saputo leggere le esigenze delle nuove generazioni in fatto di pelletteria e accessori e con le sue collezioni che garantiscono un’ottima qualità del prodotto ad un prezzo vantaggioso ha saputo crearsi una base solida che le ha permesso di arrivare, ad oggi, a possedere una rete franchising di 500 punti vendita in Italia e di altri trentacinque all’estero.

In questo periodo Carpisa è alla ricerca di personale da inserire nei punti vendita di Lazio, Liguria e Toscana sia come personale addetto alla vendita che con ruoli direttivi.

Le offerte attive sono:

Addetti alla vendita per le sedi di Genova, Sanremo, Barberino di Mugello (FI), ai queli è richiesta una precedente esperienza nel ruolo, la conoscenza delle lingue, orientamento al cliente e flessibilità per quanto riguarda gli orari di lavoro.

Store manager e responsabile punto vendita per le sedi di Genova, Sanremo, Roma, Fiumicino (RM), Barberino di Mugello (FI). Ai candidati è richiesta esperienza pregressa nel ruolo, capacità organizzativa e doti comunicative e relazionali.

Per inviare la propria candidatura consultare la pagina Lavora con noi del sito di Carpisa, dove si possono trovare maggiori informazioni sulle offerte di lavoro e le modalità di invio del curriculum.

BCE: la sfida del 2013

 Draghi porta avanti la sfida della Banca Centrale Europea accumulando su questo ente sovranazionale una serie di incarichi interessanti che fanno presagire un 2013 ricco di novità. Una prospettiva decisamente importante soprattutto per chi investe sugli indici UE.

La BCE potrebbe trovare nuova linfa grazie ai nuovi poteri di controllo del settore bancario. E’ questo che si aspetta Mario Draghi, presidente della BCE, parlando ai deputati europei. Per la moneta unica, nel 2013, questa nuova funzione di supervisione delle settore bancario e il consolidamento del fondo ESM, saranno determinanti.

Perché la supervisione va di pari passo con l’ESM? Per un semplice motivo: perché il sistema bancario sarà monitorato dalla BCE che potrà poi ricapitalizzare direttamente gli istituti tramite il fondo ESM. Questo vuol dire che il cane che si morde la cosa è stato fatto fuori e il circolo vizioso che imponeva un legame innaturale ed infinito tra banche e debiti governativi, è all’epilogo.

Prima dell’accordo erano infatti i governi a doversi fare carico dell’insolvenza degli istituti di credito, aggravando contestualmente la situazione del debito pubblico.

Secondo Draghi il 2013 sarà comunque un anno molto fragile per l’economia europea, per questo la sfida sarà sul medio e lungo termine e si giocherà sulla capacità della BCE di riequilibrare l’economia nelle diverse aree dell’Eurozona.

Allievi direttore supermercato per Esselunga

Tra le più grandi società italiane operanti nella grande distribuzione, Esselunga sta puntando su nuove risorse, laureandi e laureati, ai quali offre la possibilità di un percorso formativo come direttore di supermercato per le aree Panificazione, Panificazione, Macelleria, Gastronomia, da inserire in uno dei 140 punti vendita presenti sul territorio.

Le offerte di formazione e lavoro attive sono:

Allievi direttori di negozio per le sedi di Emilia Romagna, Lombardia, Verbania, Torino, Novara, Biella, Asti, Alessandria, Toscana. La ricerca è rivolta a candidati anche senza esperienza diretta: laureati in Scienze Politiche, Management d’Impresa, Scienze Turistiche, Scienze Motorie e diplomati in Tecnico Agrario, Tecnico Commerciale, Tecnico Industriale, Tecnico per Geometri, Tecnico per il Turismo, Tecnico Alberghiero, e Licei.

Allievi repartisti per le sedi di Varese, Pavia, Monza e Brianza, Lecco, Cremona, Como, Brescia, Bergamo, Milano, Reggio Emilia, Piacenza, Parma, Modena, Bologna da iserire nei reparti Macelleria, Gastronomia, Panificazione e Pescheria. Per candidarsi è sufficiente la licenza media, il diploma o una qualifica professionale.

Allievi responsabili bar per le sedi di Verbania, Novara, Varese, Monza e Brianza, Lecco, Brescia, Bergamo, Milano, Piacenza, Parma, Bologna, ai quali è richiesta licenza media, qualifica professionale o diploma di scuola secondaria di secondo grado.

Per chi è interessato alle posizioni indicate la candidatura va inviata tramite i form presenti alle pagine offerte di lavoro nei supermercati offerte di lavoro in sede del sito della società.

La Svezia dice ancora no all’euro

 L’integrazione, in Europa e la solidarietà tra gli stati membri dell’UE, sono elementi essenziali per portarsi fuori dal recinto rischioso della crisi del debito che sta condizionando l’evoluzione e la ripresa del Vecchio Continente.

Secondo diversi analisti l’anno prossimo ci sarà effettivamente una ripresa in Europa e in Italia e sarà il nostro paese a cavarsela e ad illustrare la via della salvezza agli altri stati fratelli. Intanto però, bisogna far fronte alla crisi del debito e alla crisi della fiducia riposta nell’euro.

La moneta unica non è più considerata il deus ex machina per il salvataggio tanto che ci sono paesi che pur facendo fisicamente parte dell’Eurozona, rifiutano l’euro.

Basta pensare alla Svezia che è un caso a parte nel nostro panorama perché è entrata nell’Unione europea soltanto nel 1995 ed in seguito ad una consultazione popolare. All’epoca del referendum, il 52,3% degli svedesi votò a favore dell’ingresso nell’UE.

Fu firmato un tratto di adesione all’Unione Europea che in genere obbliga gli stati firmatari ad accogliere entro un tempo determinato anche la moneta unica. Il trattato firmato dalla Svezia, invece, non ha un termine ultimo quindi il paese ha pensato di lanciare una consultazione popolare sull’argomento. Nella prima, quella del 2003, gli svedesi rinunciarono alla moneta unica.

Nell’ultima consultazione, il novembre scorso, l’euro è stato ostacolato dall’82,3 per cento dei votanti. Si tratta di un nuovo record.

Incasso record per l’Imu, allo Stato sono arrivati 24 miliardi di euro

 Scaduto il termine ultimo per il pagamento dell’Imu – per chi non lo ha fatto vale la pena affettarsi per poter usufruire degli sconti sulle multe con il ravvedimento operoso – le casse dello Stato traboccano di euro. Il gettito totale dell’imposta sulla casa è stato di 24 miliardi di euro, tre in più rispetto a quanto previsto dall’esecutivo.

Si tratta ancora di un bilancio provvisorio, i dati reali arriveranno solo il prossimo anno, ma, come detto anche dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, è possibile che il dato sia destinato a salire, proprio in virtù di tutti coloro che non hanno completato il pagamento della terza rata e che lo faranno in futuro aggiungendo all’importo base la penale per il ritardo.

Non si sa quanti saranno i soldi che entreranno nelle casse dello stato grazie ai ritardatari, ma, sempre nel’opinione di Grilli “le entrate superiori alle attese potrebbero essere salutari per i nostri conti“.

Secondo le stime del Sole 24 Ore il gettito totale dell’Imu è di 23,2 miliardi, dei quali 11,8 miliardi (quindi circa il 50% del totale) arrivano dalle regioni del Nord, 4,91 miliardi sono quelli derivati dal super saldo, cioè la terza rata la cui aliquota è stata decisa dai comuni, molti dei quali hanno optato per quella massima, e 980 milioni di euro arrivano dall’Imu sulle prime case.