Notizie ufficiali sul buyback da Atene

 La Grecia ha raggiunto l’obiettivo di 31,8 miliardi di euro durante l’asta di buyback che è stata prorogata di un giorno ed è relativa ai titoli di Stato ellenici. Le fonti della notizia sono due: le televisioni di stato greche e le fonti bancarie del paese.

Questo obiettivo raggiunto consente ad Atene di ridurre il debito di circa 21 miliardi di euro, avendo messo in campo soltanto 10 miliardi di euro che le sono stati imprestati dal fondo salva stati.

Peccato che il prezzo proposto per l’operazione di buyback non sia sufficiente per ridurre anche il debito della Grecia che nel 2020 dovrà essere uguale almeno al 124 per cento del PIL. Questo obiettivo, che forse non sarà raggiunto dipende dal fatto che il prezzo pagato di 33,5 centesimi è stato più alto del previsto.

A questo punto, rispetto alla vigilia dell’operazione, si deve già far fronte ad un buco inaspettato di 450 milioni di euro.

Secondo gli analisi, preso atto dei risultati dell’operazione di buyback, si può prevedere che ci sia stata una riduzione del debito sul Pil di 9,5 punti rispetto agli 11 punti preventivati, ma soprattutto si può prevedere che nel 201 il debito scenderà soltanto al 126 per cento rispetto al 124% che era venuto fuori dall’accordo con il Fondo Monetario Internazionale.

Belgio: tassi sotto zero

 Novità nel settore dei titoli di Stato e dei bond: anche il Belgio ha messo in vendita titoli di stato con rendimento negativo, così come prima avevano fatto anche Germania e Francia. Eppure il rapporto debito/PIL del Belgio è molto elevato, benché il paese possa essere felice di un deficit molto contenuto.

Non capita spesso di conoscere un paese che ha messo in vendita titoli di stato con un rendimento negativo anche perché gli acquirenti, a patto di conoscere in anticipo un’inversione di tendenza, non sono poi così disposti a comprare titoli che renderanno meno del prezzo d’acquisto.

In genere i rendimenti negativi sottolineano che il paese è in un’ottima condizione finanziaria. E questo è quello che si deduce da quanto è successo al Belgio che è entrato nel ristrettissimo insieme dei paesi che possono vantare rendimenti negativi, prima composto solo da Francia e Germania nell’Eurozona.

Il Belgio ha collocato 1,211 miliardi di certificati di deposito registrando rendimenti negativi dello 0,0316% per i titoli in scadenza il 14 marzo 2013. Sono stati inoltre piazzati sul mercato 210 milioni di titoli con scadenza al 19 dicembre 2013 e con rendimento -0,0039. L’ammontare collocato è stato di 1,001 miliardi su un’offerta praticamente del doppio del valore.

Il Belgio ha un rapporto debito/PIl pari al 97,8 per cento ma vanta un deficit del -3,7%.

Krugman sul fiscal cliff

 Secondo un autorevole giornalista americano che cura un blog tra le colonne del Washington Post, l’accordo sul fiscal cliff sta prendendo forma, nel senso che le ipotesi per dare vista ad una tregua tra Repubblicani e Democratici passa necessariamente da alcuni punti fermi.

L’accordo sul fiscal cliff secondo Ezra Klein passa dall’aumento della tassazione dei redditi più alti, che dovrebbe incrementare l’aliquota fino al 37 per cento, e dall’aumento dell’età minima per accedere al programma di assicurazione medica degli Stati Uniti. Attualmente al Medicare si accede dopo aver compiuto 65 anni.

Obama sostiene questi temi da diverso tempo, anche durante la campagna elettorale ha affrontato i problemi descritti ma secondo Krugman il fiscal cliff con queste basi determina un costo altissimo per la popolazione americana.

L’economista è scettico sulla strategia politica relativa al settore sanitario perché prevederebbe un costo aggiunti di due dollari al giorno per lo Stato, per ogni cittadino che ha superato i 65 anni. Con i fondi federali, ogni giorno, per queste persone si risparmia un solo dollaro.

Secondo Krugman non è molto sensato nemmeno l’aumento delle aliquote fiscali visto che da gennaio, per effetto della conclusione del programma di agevolazioni firmato da Bush Jr, ci sarà un aumento dei tassi. Krugman si chiede allora se davvero è questo il nocciolo del fiscal cliff.

Come chiuderà il dollaro

 Chi sta cercando qualche indicazione per gli investimenti del 2013 probabilmente si chiede anche che “fine faranno” le valute più interessanti, ovvero come chiuderanno il 2012 monete quali l’euro e il dollaro. Consideriamo esclusivamente la moneta americana.

Un buon analista partirà dalla considerazione che la Federal Reserve ha lanciato a settembre il terzo Quantitative Easing che passerà alla storia come QE-4ever. Con questa operazione la Fed lancia l’acquisto di titoli garantiti da un’ipoteca di 40 miliardi dollari al mese in modo illimitato, nel senso che non è stata definita la data ultima del piano d’acquisti.

Sembra che gli attori del mercato, in questo ultimo tratto del 2012 stiano mettendo nel conto totale anche 45 milioni di dollari in più per gli acquisti da completare entro il 31 dicembre. Questa scelta nasce dalla considerazione che alla scadenza dell’Operation Twist, senza una sostituzione, l’effetto del Quantitative Easing sarà molto ridotto.

Il QE-4 di 45 miliardi di dollari, sommato alla classica tranche da 40 mia porta il totale degli acquisti fino a 85 miliardi. Una cifra ingente ma le prospettive economiche della Fed potrebbero essere molto ottimistiche visto che arrivano dati positivi sia dal mondo del lavoro (riduzione del tasso di disoccupazione), sia dall’indice di fiducia dei consumatori.

Per quanto riguarda il dollaro, la decisione della Fed di aumentare il finanziamento di bilancio potrebbe sostenere il dollaro ma si procederà con “troppi” acquisti, allora potrebbe iniziare il rally della moneta. Un impatto importante lo avranno anche le proiezioni economiche della Fed.

La ripresa di piazza Affari

 La borsa di Milano si è ripresa bene rispetto a quanto visto all’inizio della settimana, paralizzata dall’annuncio delle dimissioni di Mario Monti. Il mercato azionario nostrano, infatti, ha concluso ieri una giornata di rialzo. Il miglioramento si lega alla flessione dello spread che è arrivato a quota 330 punti.

Il calo del differenziale si deve al risultato dell’asta Bot ma adesso si aspetta la decisione della Fed riguardo l’acquisto di altri bond utili a sostenere l’economia del Vecchio Continente.

Nel frattempo è proprio la borsa di Milano a guidare la sessione di rialzi condivisa dagli altri mercati europei. Milano guadagna l’1,15 per cento. Vanno bene anche Madrid, Londra e Francoforte che chiudono rispettivamente con +0,83, +0,32 e +0,33 per cento.

L’attesa della decisione della Federal Reserve ha un effetto positivo anche sulla borsa di Wall Street dove il Dow Jones chiude sopra il livello di parità. Peccato che i rialzi siano bloccati dal fatto che sul fiscal cliff la politica a stelle e strisce non riesca ad andare avanti.

Nella nostra borsa, invece, che come abbiamo visto ha chiuso in positivo, sono in rialzo i titoli bancari, guadagnano terreno anche Mediaset e Impregilo Ord, nonché Telecom Italia. Perdono quota, invece, le azioni Parmalat a causa degli avvisi di garanzia inoltrati ad alcuni manager in relazione all’acquisizione di Lactalis.

Hsbc: multa da 1,9 miliardi di dollari negli USA

 La più grande banca europea per la capitalizzazione, l’Hsbc, è stata coinvolta in uno scandalo finanziario con l’accusa di riciclaggio e per gli inquirenti non è stato difficile dimostrare la colpevolezza di questa banca. Non era però ancora arrivato il “conto”, nel senso che non erano state definite le sanzioni pecuniarie per il reato commesso.

Adesso dagli Stati Uniti è arrivata la conferma del fatto che si tratta di un bel gruzzoletto: circa 1,9 miliardi di dollari che l’istituto britannico con radici in Cina dovrà corrispondere alle autorità americane.

Il capo d’accusa è molto corposo: la banca si sarebbe posta come strumento per il riciclaggio del denaro sporco dei narcotrafficanti messicani. In più sembra che l’Hsbc abbia agevolato la concessione di finanziamenti all’indirizzo di banche saudite che hanno a loro volta delle connessioni con le organizzazioni terroristiche. Infine all’Hsbc si contesta l’attività di autorizzazione di circa 25 mila operazioni a favore dell’Iran, pratica assolutamente vietata dalle norme americane.

La sanzione pecuniaria definita dopo l’accordo con Standard Chartered è stata accettata di buon grado dal CEO dell’Hsbc che ha spiegato di aver messo da parte già circa 1,5 miliardi di dollari per far fronte alle richieste dei giudici americani. La spesa è più ingente del previsto ma i conti del gruppo non sono ancora a rischio.

Modello Eas entro il 31 dicembre

 L’Agenzia delle Entrate è clemente con gli enti non commerciali che sono in ritardo nella presentazione del modello Eas e concede loro fino al giorno di San Silvestro per mettersi in regola, inviando e pagando la sanzione.

Gli enti non commerciali di tipo associativo che hanno dimenticato di presentare il modello Eas entro la scadenza prevista, non perdono l’opportunità di beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dall’Erario ma hanno tempo per regolarizzare la posizione fino al 31 dicembre 2012.

Contestualmente alla presentazione del modello dovranno pagare una sanzione pari a 258 euro. Sono tenute al pagamento esclusivo della sanzione, senza dover trasmettere di nuovo il modello, le organizzazioni che hanno tardato nell’invio dei documenti.

Questo tipo di precisazione è arrivato con la risoluzione 110/E del 12 dicembre con cui l’Agenzia delle Entrate ha cercato di fornire spiegazioni alle domande poste dal Forum del terzo settore.

Per applicare dunque la cosiddetta remissione in bonis gli enti non commerciali di tipo associativo devono rispettare dei criteri definiti, per esempio possedere i requisiti indicati nella disciplina che s’intende applicare, eseguire l’adempimento mancato entro il termine di presentazione della prima dichiarazione utile, versare la sanzione prevista di 258 euro.

La scadenza per la presentazione del modello Eos e i tempi per la remissione in bonis (presentazione del modello Eas + pagamento della sanzione) dipendono dalla data di costituzione dell’ente non commerciale. Una tabella esplicativa è fornita su FiscoOggi.

Accordo Erario-CIA sui servizi online

 L’Agenzia delle Entrate ha siglato un accordo con la Confederazione italiana agricoltori, con Coldiretti e con Confagricoltura al fine di monitorare l’attività sul territorio, promuovere l’uso dei servizi online tra gli agricoltori e offrire loro in cambio un canale privilegiato di contatto con l’Erario.

L’obiettivo principale, dunque, è quello di generare meno fila agli sportelli e rispondere più velocemente alle domande poste dagli agricoltori, attraverso l’incentivazione degli strumenti informatici online. Tra tutti gli strumenti deve essere sicuramente spinto quello relativo alla registrazione dei contratti d’affitto dei fondi rustici.

E’ questo il nucleo dell’accordo tra Agenzia delle Entrate, CIA, Coldiretti e Confagricoltura. L’Erario ha preso un impegno con questa categoria di lavoratori: analizzare tutte le istanze di riesame in autotutela, fornite tramite Civis e tramite PEC, e fornire una risposta alle stesse entro 10 giorni. Le Entrate si sono impegnate anche nel miglioramento della procedura di registrazione telematica del contratto di affitto dei fondi rustici ed ha aperto un canale privilegiato di dialogo con gli agricoltori per far sì che usino gli strumenti telematici ed evitino le file agli sportelli.

La CIA, la Coldiretti e Confagricoltura hanno aderito totalmente ai principi dell’accordo e si sono impegnate a promuovere tra gli iscritti l’uso dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, sensibilizzando tutti all’uso di canali Civis e Pec per la richiesta di assistenza su cartelle esattoriali e comunicazioni varie. 

Consulenti del lavoro: altre nove causali

 Nel modello di pagamento unificato per versare i contributi dovuti dai professionisti delle sedi che hanno già stipulato una convenzione con l’Agenzia delle Entrate, va indicato il codice tributo che finisce con il “00”.

In questi ultimi mesi sono state molte le adesioni da parte dei Consigli provinciali dell’Ordine dei consulenti del lavoro alla convenzione che, siglata il 17 febbraio 2011, ha stabilito una relazione tra l’Agenzia delle Entrate e il Consiglio nazionale degli ordini dei consulenti del lavoro.

Di conseguenza è cresciuto il numero dei codici tributo da usare per il versamento tramite il modello F24 dei contributi che i professionisti “del lavoro” devono per l’esercizio della loro attività professionale.

Una recente risoluzione dell’Agenzia delle Entrate, la numero 109/E emanata l’11 dicembre 2012, ha istituito dunque altre nove causali da usare negli F24 relative ai Consigli delle città di Modena, Piacenza, Lecce, Vercelli, Macerata, Nuoro, Como, Rieti e Perugia. Per definire il codice è necessario inserire la sigla della città di riferimento e poi il doppio zero.

Nella stessa risoluzione si danno indicazioni per la compilazione del modello di pagamento unificato, dove devono essere sempre presenti: la causale del versamento nella sezione “Altri enti previdenziali e associati”, il “codice ente”, il “codice sede”, il “codice posizione” e il “periodo di riferimento” del contributo da corrispondere all’Erario.

Minore capacità reddituale: servono le prove

 L’Agenzia delle Entrate, in base ad alcuni parametri definiti per legge, valuta la congruità tra spese e redditi di un certo contribuenti. Per far sì che alcuni redditi siano eliminati dal reddito complessivo, c’è necessità di portare delle prove certe.

Sull’argomento è intervenuta di recente la Corte di Cassazione con la sentenza numero 21398 del 30 novembre 2012. E’ stato stabilito che davanti ad un accertamento dell’Agenzia delle Entrate che applica dei parametri specifici per le verifiche, il contribuente, per provare che il suo reddito è diminuito, deve fornire prove certe, per esempio distinguendo accuratamente il tempo dedicato all’attività di lavoro dipendente, da quella dedicata all’attività di lavoro autonomo.

Il fatto che ha originato il pronunciamento. L’Agenzia delle Entrate ha rilevato che i redditi dichiarati da un contribuente nel 1998 erano inferiori a quelli derivanti dall’applicazione dei parametri contenuti nel Dpcm 29/1996. Il reddito da lavoro autonomo è stato portato da 14534 a 50653 euro e al contribuente è stato chiesto di pagare maggiori imposte, le sanzioni, gli interessi e gli accessori.

Il contribuente ha dichiarato di aver svolto l’attività di lavoro autonomo in via residuale ed ha fatto ricorso alla Commissione tributaria prima e alla Cassazione poi, ma il ricorso è stato respinto, poiché il contribuente avrebbe dovuto portare prove certe del minor reddito conseguito, evitando dichiarazioni vaghe, relative per esempio all’uso personale e non più promiscuo dell’auto di lusso o considerando prevalente l’attività da lavoro dipendente.

All’Erario servono prove certe, quindi indicazione di orari, tempi di esecuzione delle prestazioni, impegni rifiutati o impossibili da svolgere per mancanza di tempo. Giustificazioni più precise avrebbero potuto evitare la sentenza tributaria.